Fratelli,
io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in
maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà,
dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo
a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo
della pace.
Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti.
A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Per questo è detto: «Asceso in alto, ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini». Ma cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose.
Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo.
Parola di Dio
Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti.
A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Per questo è detto: «Asceso in alto, ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini». Ma cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose.
Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo.
Parola di Dio
Riflessione
Paolo
si autodefinisce “prigioniero a motivo del Signore”... e
sembra che ne sia pure molto fiero!!! A dire il vero non ha tutti i
torti, perché lui non è schiavo di nessuno, la sua prigionia è
accettata liberamente ed è stato lui stesso a consegnare la sua vita a Gesù. Quando siamo schiavi e
prigionieri del mondo siamo veramente in prigione, mentre quando siamo prigionieri del Signore siamo veramente liberi.
E
così Paolo, dopo questa presentazione un pochetto “particolare”,
che a dire il vero non è molto promettente – non a tutti infatti
verrebbe in mente di seguire i suoi consigli sapendo la fine che ha fatto lui: finire in prigione. Caro Paolo, non potevi iniziare
la lettera in modo più soft?... Ad esempio: "Io, amico caro e speciale
del Signore, vi esorto...".
Comunque,
nonostante l'inizio un po' avventuroso, Paolo offre alcune indicazioni molto utili per vivere in pienezza
il nostro battesimo, per uno stile di vita consono alla
nostra vocazione: "Sforzati di presentarti davanti a Dio
come un uomo degno di approvazione, un lavoratore che non ha di che
vergognarsi, uno scrupoloso dispensatore della parola della verità"
(2 Tim 2, 15).
Ognuno
di noi è stato scelto da Dio e ognuno di noi ha
l'onore di essere Suo figlio. Dunque, se vogliamo presentarci un giorno
davanti a Lui "Santi e immacolati nell'amore", dobbiamo cercare di
rigare diritto. Uno degli impegni più grandi di ogni vero
cristiano, non è: fare, fare, fare... ma piuttosto "lasciarci fare", è pensare a quello che Dio ha
fatto e continua a fare per noi, è guardare come ama Lui e non accontentarci di come non amiamo noi.
Per
vivere bene alla presenza di Dio, Paolo elenca una serie di virtù
che dovremmo coltivare nel giardino del nostro cuore:
umiltà, magnanimità, dolcezza, pazienza e infine l'impegno per restare
uniti. Non sono dunque ammissibili, l'orgoglio, la vanità, la
pigrizia, la durezza, la maldicenza... tutte cose che minacciano l'unità della Chiesa portando discordia e divisione tra fratelli; così il disegno
di Dio va in frantumi e non si rende a Lui una buona
testimonianza.
Come
ha detto Papa Francesco durante
la Recita del Regina Cæli in Piazza San Pietro il
3/05/2015:
“Ciascuno di noi è un tralcio dell’unica vite; e tutti insieme
siamo chiamati a portare i frutti di questa comune appartenenza a
Cristo e alla Chiesa. [...]Tutti, a seconda delle nostre vocazioni
particolari, partecipiamo all’unica missione salvifica di Cristo".
Ascoltiamo
allora le parole di Gesù in Matteo 11, 29: "Imparate
da me, che sono mite e umile di cuore". Tutto ciò che siamo e che abbiamo, è un dono gratuito... impariamo allora a
non sollevarci troppo da terra, a non cercare la gloria degli
uomini, perché
Gesù
sa come farci scendere dal piedistallo,
e a suo tempo lo farà... Impariamo ad accettare tutto ciò che ci capita senza
lamentarci troppo, a sopportare le ingiustizie senza agitarci troppo
e a portare “volentieri” - non sempre è facile - i pesi che
gli altri ci scaraventano addosso. A questo punto può essere utile una
semplice domanda: "Quanto mi sopporta Gesù?"... Me, TANTISSIMO!!!
Allora anch'io devo sopportare gli altri!!!... "Rivestitevi
dunque, come amati di Dio, santi e diletti, di sentimenti di
misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza;
sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno
abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi
ha perdonato, così fate anche voi" (Col 3, 12-13).
Chiediamo
al buon Dio la fede e la forza di impegnarci a conservare l'unità dello Spirito con i fratelli, che Lui ci leghi con il vincolo della pace, che Lui ci renda attenti alla loro vita e i nostri rapporti siano veri e sinceri.
Molto spesso invece ci limitiamo a saluti e parole di convenienza... Ciao
come va... Oh, mi dispiace... e adesso come farai... vedrai che tutto si
sistemerà... Salutami tanto i tuoi... Io ti voglio bene anche se non
ti chiamo... Io ti sono vicino... Se hai bisogno
chiama... Terribile!!! Questa è pura indifferenza!!! La realtà è
che siamo duri di cuore... Vediamo molto bene il nostro fratello in
difficoltà, ma pretendiamo di
sistemare la nostra coscienza con due parole caruccie e superficiali. Proviamo a riflettere su questo
versetto (1 Cor 12, 26)... "Quindi se un membro soffre,
tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le
membra gioiscono con lui".
Tutti
noi siamo dei tasselli che, uniti insieme, formano il puzzle più
bello del mondo... Ognuno
di noi da un contributo alla crescita di questo puzzle. Ma se pensiamo di volerci sbarazzare di un pezzo che a noi sembra
inutile, o
che non ci piace,
non porteremo mai a termine il lavoro per cui siamo stati chiamati da
Dio... tutte le nostre buone intenzioni e fatiche rischiano di essere sterili, inutili, dannose...
Preghiamo
ancora il buon Dio di purificare il nostro cuore per renderlo libero
dal nostro "io", per renderlo aperto all'incontro con i fratelli, saremo così accolti nella gioia di Cristo risorto.
Vorrei
concludere la mia povera riflessione con un pensiero di San Gregorio
di Nissa preso “Dall'Omelia sul Cantico dei cantici”: “Gesù benedice i suoi discepoli,
conferisce loro ogni potere e concede loro i suoi beni. Fra questi
sono da includere anche le sante espressioni che egli rivolge al
Padre. Ma fra tutte le parole che dice e le grazie che concede una ce
n'è che è la maggiore di tutte e tutte le riassume. Ed è quella
con cui Cristo ammonisce i suoi a trovarsi sempre uniti nelle
soluzioni delle questioni e nelle valutazioni circa il bene da fare;
a sentirsi un cuor solo e un'anima sola e a stimare questa unione
l'unico e solo bene; a stringersi nell'unità dello Spirito con il
vincolo della pace; a far un solo corpo e un solo spirito; a
corrispondere a un'unica vocazione, animati da una medesima
speranza”.
Pace
e bene
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