Dice
Gesù:
«Molti,
se molti leggessero quello che ti dètto, troverebbero che delle
espressioni sono un po’
forti, quasi impossibili alla loro vista
umana. Il Padre se ne stupirà meno perché, come mio servo,
sa che
nulla è impossibile a Dio, anche certe forme di condotta verso le
anime che non sarebbero
seguite dagli uomini che misurano le cose e
le applicano secondo una falsariga e un modello creato
da loro. Cioè
sempre imperfetti.
Quando
Io dico : “Ti ho tanto amata che ho persino accontentato i tuoi
capricci...”, dico una frase che farebbe sgranare gli occhi a molti
e farebbe applicare critiche irrispettose a Me e giudizi
poco
piacevoli a te. Eppure è così, e questo avvenne per una mia vista
giustissima.
Quando
Io ti volli per Me, povera Maria, eri così umana e l’umanità che
avevi avuto intorno a te
era ancor più umana di te stessa e ti
aveva sempre più appesantita, di modo che eri proprio una
piccola
selvaggia. Se Io allora ti avessi chiesto quello che ti ho chiesto
dopo, e specie quello che
voglio da te, ora per ora, adesso, tu
saresti fuggita spaventata.
Ma
Gesù non fa mai paura. Gesù coi suoi figli cari è un padre di
un’amorevolezza perfetta; di
una amorevolezza divina, perché se
Gesù fu uomo e dell’uomo conobbe i sentimenti, Egli è sempre
stato ed è Dio, e perciò nei sentimenti raggiunge la perfezione di
Dio.
Allora
Io per avvicinarti e perché tu ti avvicinassi senza timore e con
sempre più amore, ho
seguito la regola in uso fra gli uomini per
conquistare i bimbi scontrosi. Ti ho offerto e donato tutto
quanto
desideravi. Erano inezie alle volte, delle altre erano cose grandi.
Ebbene: il tuo Gesù te le ha
date.
Qualche
volta sognavi ad occhi aperti e davi per certo il sogno. Un uomo ti
avrebbe smentita
facendoti passare per pazza e insincera. Io, Dio,
ho mutato i tuoi sogni in certezze per non avvilirti
al cospetto del
mondo. In tal modo ho ottenuto che tu ti affezionassi talmente a Me
da giungere a
quello che sei ora: una cosa sperduta in Me,
inscindibile da Me.
Tu,
essere finito e imperfetto, non esisti più con le tue limitazioni e
imperfezioni umane, perché
sei assorbita, e da te stessa ti sei
fatta assorbire, da Me. Vedi Me in ogni cosa piacevole,
spiacevole,
lieta, triste, che ti accada. Agisci guardando il mio Viso. Sei
affascinata del mio Viso.
Potrei
guidarti con lo sguardo. Con anche meno: il battito del mio Cuore,
del mio Amore, ti guida.
Vivi
del mio amore. Vivi nel mio amore. Vivi per il mio amore.
Quando
hai una gioia mi corri incontro ridendo a dirmi grazie. Quando hai un
bisogno tendi la
tua mano chiedendolo. Quando hai un dolore mi vieni
sul Cuore per piangere. Sei talmente convinta
che
Io sono il tuo Tutto, che prendi decisioni, che hai confidenze che
alla corta vista umana
potrebbero parere imprudenze e pazzie. Ma tu
sai che Io sono il tuo Tutto. Un Tutto-Dio e che posso
tutto, e ti
fidi.
E’
proprio questa confidenza assoluta che mi spinge a compiere per te
continui piccoli miracoli,
perché è la confidenza di chi mi ama
quella che apre il mio Cuore di Dio per farne scendere torrenti
di
grazie.
Sei
mia perché Io ti ho saputo prendere, perché ho saputo fare della
tua povera umanità
avvilita un capolavoro della Misericordia. Sei
mia, la mia piccola Mia. Eri di tante cose. Vivevi per
le
sollecitudini umane. Soffrivi, morivi nella carne e nell’anima
perché sei un’anima che il mondo
non sazia e non sapevi trovare
la via. Adesso sei mia, solo mia. E anche sulla croce sei felice
perché
hai chi ti ama come vuoi tu. Hai Me, tuo Dio e tuo Sposo,
tuo Gesù.»
«Quando
un’anima giunge ad essere così mia, l’amore le tiene posto di
Legge e di
Comandamenti. Divini l’una e gli altri, ma che fanno
ancora sentire la loro presenza. Sono come le
bardature messe alla
vostra animalità perché non si impenni e vada nei precipizi.
Ma
l’Amore non ha peso. Non è una briglia che esercita coercizioni. È
una forza che vi conduce
liberandovi anche dalla vostra umanità.
Quando un’anima ama realmente, l’Amore le tiene luogo
di tutto.
È come un piccolo bimbo nelle braccia della sua mamma che lo nutre,
lo veste, lo
addormenta, lo lava, lo porta a spasso o lo mette nella
cuna per suo bene. L’Amore è la
mistica nutrice che alleva le
anime destinate al Cielo.
Se
per un miracolo speciale, voluto per 3/4 dalla vostra volontà -
perché senza la vostra volontà
certi miracoli non possono, non
devono accadere - e per un quarto dalla mia benignità, tutte le
anime divenissero viventi solo per lo spirito, ossia tutte degne del
Cielo, Io direi per la terra la
parola “Fine” per potervi
portare tutti al Cielo prima che un nuovo fermento di umanità
corrompesse di nuovo qualcuno dei più deboli fra di voi. Ma
disgraziatamente questo non accadrà
mai. Anzi sempre più
spiritualità e amore muoiono sulla terra.
Per
questo le anime che sanno vivere nella spiritualità e nell’amore
devono toccare i vertici dello
spirito, della carità a del
sacrificio - perché il sacrificio non manca mai in questa trinità
di cose
necessarie per essere miei discepoli veri - e riparare per
le altre che hanno sterilito spirito e amore
nei loro cuori.
Riparare,
consolare, soffrire. Saranno le vittime quelle che salveranno il
mondo.»
13
giugno 1943
Dice
Gesù:
«Perché
lo Spirito Santo possa scendere e operare liberamente in un cuore,
bisogna coltivare in
se stessi la carità, la fedeltà, la purezza,
la preghiera e l’umiltà.
I
miei Apostoli si prepararono alla sua venuta con queste virtù unite
ad un intenso raccoglimento.
Per
imparare il medesimo, come per imparare le altre virtù, non avevano
che da guardare Maria, la
Madre mia. In Essa lo spirito di
raccoglimento era intensissimo. Anche nelle occupazioni della vita
Ella
sapeva vivere raccolta in Dio e sua grande gioia era potersi isolare
nella contemplazione , nel
silenzio, nella solitudine.
Dio
può parlare ovunque. Ma la sua Parola giunge a voi, mortali, le cui
capacità di recezione
sono limitate, molto meglio quando potete
essere in solitudine che non quando intorno a voi il
prossimo parla,
si muove, si agita sovente in meschinità umane. Doppio merito e
doppia grazia se
potete udire Dio anche fra il tumulto. Ma anche
doppia, tripla fatica.
Però
tu, Maria, non contravvenire alla santa carità e alla santa pazienza
per l’idea di udire Me.
Allora mutileresti il frutto di queste lezioni. Nulla, neppure il
pensiero di udire la mia Voce, ti
deve rendere poco pronta ad
esercitare condiscendenza e pazienza col tuo prossimo. Ti pare di
perdere il filo del mio dire?
Ti
rammarichi perché capisci di aver dimenticato qualche gemma del mio
dire? Oh! fidati di Me!
Io
te la farò ritrovare, e più bella di prima perché legata con l’oro
della carità e circondata dalle
perle della pazienza sminuzzata in
infiniti atti, ma tutti, tutti preziosi.
Ricordati
che “tutto quello che fate al prossimo lo fate a Me, Gesù”.
Perciò sappi uscire dal tuo
colloquio con Me per ascoltare i
bisogni, anche delle volte molto inutili, del prossimo, sempre con
un sorriso e con buona volontà. Tu avrai il merito della carità
esercitata e loro non si
scandalizzeranno vedendo te irritata per
aver dovuto lasciare la preghiera.
Maria
Ss. sapeva, senza alterarsi, uscire dalla meditazione, dalla
preghiera, dai soavi colloqui
con Dio - e tu puoi pensare a che
altezze essi attingessero - ed occuparsi del prossimo senza perdere
di
vista Dio e senza fare capire al prossimo che Ella era disturbata.
Maria sia il tuo modello.
Anche
nella preghiera i miei Apostoli non avevano che da guardare Maria per
imparare
come si prega per ottenere da Dio. E così per tutte le
altre virtù necessarie a preparare la discesa del
Paraclito. Anche
ora il Consolatore scende con maggiore veemenza quanto più uno
spirito è
preparato a riceverlo.
Maria,
la piena di grazia, non aveva bisogno di preparazione alcuna. Ma Ella
vi ha dato
l’esempio. È vostra Madre e le madri sono il vivente
esempio per i figli.
Maria
era già piena di Spirito Santo. Era la sua Sposa e dello Sposo
conosceva tutti i segreti. Ma
in Maria nulla doveva apparire diverso
dagli altri. Io stesso, che ero Dio, mi assoggettai sulla terra
alle
leggi della natura: ebbi fame, sete, freddo, fui affaticato, ebbi
sonno; ma Io stesso, che ero Dio,
mi assoggettai sulla terra alle
leggi del morale: sentii tedio, paura, tristezza, gioii
dell’amicizia,
inorridii del tradimento, tremai fino a sudare
sangue al pensiero di quello che avevo a soffrire,
pregai come un
umile uomo bisognoso di tutto.
Anche
Maria perciò ricevette, in forma palese, lo Spirito Santo. Anche le
più grandi anime
devono seguire la via che tutti seguono, nelle
manifestazioni esterne, si intende, senza
singolarità, senza darsi
delle pose che altro non sono che superbie ammantate di umiltà
ipocrita.
Semplicità
sempre perché lo Spirito venga a voi con piacere. E poi saper
trattenere lo Spirito Santo
con una purezza vivissima . Egli non
sosta dove vi è impurità. Infine fedeltà alle sue ispirazioni.
Egli
è, dirò così, l’Apostolo eterno e divino che predica
instancabilmente alle anime la dottrina
del Cristo, che ve la
illumina e spiega. Ma se è male accolto, se le porte dei cuori gli
vengono
serrate davanti, se è ricevuto con ira, Egli fa quello che
Io dissi ai miei Apostoli: se ne va e la sua
pace torna a Lui mentre
voi ne rimanete senza.
Dio
non si impone fuorché in casi speciali. Egli è sempre pronto a
intervenire in vostro aiuto. Ma
vuole da voi desiderio di riceverlo,
volontà di ascoltarlo, coraggio di seguirlo, generosità di
confessarlo. Allora Egli vi abbraccia, vi penetra, vi solleva, vi
accende, vi deifica, vi fa cambiare la
vostra povera natura animale
in una tutta spirituale, vi indìa e come un’aquila a volo vi porta
in alto,
nei regni della Luce, in plaghe di purezza, vi avvicina al
Sole della carità e ve ne scalda, finché
vi apre le porte del suo
Regno per una eternità di beatitudine.»
22
giugno 1943, ore 23,30.
Dice
Gesù:
«Uno
dei segreti per raggiungere la santità è questo: non mai
distogliere la mente da un pensiero
che deve reggere tutta la vita:
Dio. Il pensiero di Dio deve essere come la nota su cui tutto il
canto
dell’anima
s’intona.
Hai visto come fanno gli artisti? Si muovono, vanno,
vengono, sembra che non guardino giù dal
palcoscenico. Ma in realtà
non perdono mai d’occhio il maestro di musica che dà loro il
tempo.
Anche
l’anima, per non sbagliare e per non distrarsi - cosa che la
farebbe sbagliare - deve tenere
l’occhio dell’anima sempre fisso
in Dio. Parlare, lavorare, camminare, ma l’occhio mentale non
deve
perdere di vista Iddio.
Secondo
punto per raggiungere la santità: non perdere mai la fede nel
Signore.
Qualunque
cosa avvenga, credere che avviene per bontà di Dio. Se è cosa
penosa, anche cattiva,
e perciò voluta da forze estranee a Dio,
pensare che Dio la permette per bontà.
Le
anime che sanno vedere Dio ovunque, sanno anche cambiare tutte le
cose in moneta eterna.
Le
cose cattive sono monete fuori corso. Ma se le sapete trattare come
si deve, esse divengono
legali e vi acquistano il Regno eterno.
Sta
a voi rendere buono ciò che non è buono; fare delle prove,
tentazioni, disgrazie - che fanno
rovinare del tutto anime già
crollanti - tanti puntelli e fondamenta per edificare il tempio che
non
muore.
Il tempio di Dio in voi al presente, il tempio della beatitudine nel
futuro, nel mio Regno.»
23
giugno, ore 9-10.
Dice
Gesù:
«Nell’altro
incontro eucaristico ti ho fatto vedere cosa è l’Eucarestia. Oggi
ti mostrerò un’altra
verità eucaristica. Se l’Eucarestia è il
cuore di Dio , Maria è il ciborio di quel Cuore.
Guarda
mia Madre, eterno ciborio vivo in cui scese il Pane che viene dal
Cielo. Chi mi vuole
trovare, ma trovare con la pienezza delle doti,
deve cercare la mia Maestà e Potenza, la mia
Divinità, nella
dolcezza, nella purezza, nella carità di Maria. È Lei che del suo
cuore fa il ciborio
per il cuore del suo e vostro Dio.
Il
Corpo del Signore si è fatto corpo nel seno di Maria, ed è mia
Madre che con un sorriso ve lo porge come se vi offrisse il suo
amatissimo Pargolo deposto nella cuna del suo purissimo, materno
cuore. È gioia di Maria, nel Cielo, darvi la sua Creatura e darvi il
suo Signore. Con il Figlio vi dà il
suo cuore senza macchia, quel
cuore che ha amato e sofferto in misura infinita.
È
opinione diffusa che mia Madre non abbia sofferto altro che
moralmente. No.
La
Madre dei mortali ha conosciuto ogni genere di dolore. Non perché lo
avesse meritato. Era
immacolata e l’eredità dolorifica di Adamo
non era in Lei. Ma perché, essendo Corredentrice e
Madre di tutto
l’umano genere, doveva consumare il sacrificio fino al fondo e in
tutte le forme.
Perciò
soffrì, come donna, le inevitabili sofferenze della donna che
concepisce una creatura, soffrì
stanchezze della carne appesantita
del mio peso, soffrì nel darmi alla luce , soffrì nell’affrettata
fuga, soffrì mancanza di cibo, soffrì caldo, gelo, sete, fame,
povertà, fatica. Perché non avrebbe
dovuto soffrire se Io, il
Figlio di Dio, soggiacqui alle sofferenze proprie dell’umanità?
Essere
santi non vuole dire essere esenti dalle miserie della materia.
Essere redentori, poi, vuol
dire essere particolarmente soggetti
alle miserie della carne che ha sensibilità dolorifiche. La
santità
e la redenzione si esplicano e si raggiungono con tutti i modi, anche
con dei mali di denti,
per esempio. Basta che delle miserie carnali
la creatura se ne faccia un’arma di merito e non di
peccato.
Io
e Maria, delle miserie della natura umana abbiamo fatto tanti pesi di
redenzione per voi.
Anche
ora soffre mia Madre quando vi vede così sordi alla grazia, ribelli
a Me. Santità, lo ripeto,
non vuole dire esclusione del dolore, ma
anzi vuol dire imposizione del dolore. .
Ringrazia
dunque Maria, che mi ti dà con un sorriso di madre, per tutto il
dolore che l’esser mia
Madre le ha portato. Non ci pensate mai a
dire grazie a Maria nel cui seno divenni carne! Quella
Carne che ora
do a voi per nutrirvi alla vita eterna.
Basta:
contempla e adora Me raggiante nell’Eucarestia, nel trono vivo che
è il petto di Maria, la
purissima Madre mia e vostra.»
Ora
spiego io. Domenica, anzi no. Venerdì 18 mi pareva di vedere Gesù a
fianco del letto, gliene
ho accennato. Ma non faceva nulla. Domenica
20, prima che venisse lei , mentre c’era lei e dopo la
sua venuta
per la Comunione, mi pareva di vedere Gesù, non più a fianco del
letto, ma in fondo allo
stesso, che mi dava Lui la particola. Ma non
aveva pisside in mano: aveva il suo Cuore e mi dava
come particola
il suo Cuore levandoselo dal petto. Era di una maestà a di una
dolcezza infinita. Mi
spiegò poi il significato della visione.
L’avrà trovato nel quaderno in data 20 giugno.
Stamane
vedo la Madonna. Pare seduta, sorridente con amore, e mestizia però.
Ha
il manto scuro che le scende dal capo, aperto sulla veste pure scura,
sembra marrone. Alla
vita ha una cintura scura. Sembrano tre toni
di marrone. In testa, sotto al manto, deve avere un
velo bianco
perché ne intravedo un lieve filino.
Sul
mezzo del petto raggia un’Ostia grandissima e bellissima. E -
quello che costituisce il
mirabile della visione - pare che
attraverso le Specie (che qui paiono come un quarzo bellissimo:
sono
pane, ma paiono cristallo brillante) appaia un bellissimo bimbo. Il
Bimbo-Dio fatto carne.
La
Madonna, che ha le braccia aperte per tenere aperto il manto, guarda
me e poi china il volto e
lo sguardo adoranti sull’Ostia che
sfavilla nel suo petto. Nel suo petto, non sopra al petto. È come
se, per dei mistici raggi X, io potessi vedere nel petto di Maria, o
meglio è come se dei raggi X
facessero apparire al di fuori quello
che è dentro a Maria. Quasi Questa fosse di un corpo senza
opacità.
Non so spiegare.
Insomma
io vedo questo e Gesù me lo spiega . La Vergine non parla. Sorride
solo. Ma il suo
sorriso è eloquente come mille parole e più
ancora.
Come
mi piacerebbe saper dipingere per fargliene copia e fargliela vedere.
E soprattutto le vorrei
fare vedere le diverse luminosità. Sono
tre: una, di una pacata soavità, costituita dal corpo di
Maria, è
l’involucro esterno e protettore della seconda, raggiante e viva
luminosità costituita dalla
grande Ostia. Una luce vittoriosa,
direi, per usare parola umana, la quale fa da involucro interno al
Gioiello divino che splende come fuoco liquido di una bellezza che
non si descrive e che è, nella sua infinita bellezza, infinitamente
dolce, ed è il piccolo Gesù che sorride con tutte le sue carni
tenerelle e innocenti per la natura sua di Dio e per la età sua di
infante.
È
uno splendore, questo terzo, sotto i veli degli altri due splendori,
che non c’è paragone a
descriverlo. Bisogna pensare al sole, alla
luna, alle stelle, prendere le luci diverse di tutti gli astri,
farne un unico vortice di luce che è oro fuso, diamante fuso, e
questo dà una pallida similitudine di
quanto vede il mio cuore in
quest’ora beata. Cosa sarà il Paradiso avvolto da quella luce?
Ugualmente
non c’è paragone atto a dire la dolcezza del sorriso di Maria.
Regale, santo, casto,
amoroso, mesto, invitante, confortevole...
sono parole che dicono uno e dovrebbero dire mille per
accostarsi a
quello che è quel sorriso verginale, materno, celeste.
24
giugno 1943.
Dice
Gesù:
«Adesso
hai capito cosa volevo dirti con quei richiami biblici e quale
attinenza con te essi
avessero . Hai capito perché dico che questo
“è il tuo piccolo Oreb di prima a di dopo”. Frase che ti
aveva
tenuto la mente occupata per molti giorni e che nella tua ignoranza
biblica non riuscivi a
spiegare. Hai anche capito perché da ieri
mattina Io ti sussurri che tu per molto tempo hai fatto
quello che
già fece il mio antico Servo e Profeta. Per la fatica che ti è
costata la ricerca del passo
che ti si riferisce, non dimenticherai
più l’episodio.
Quando
il Padre ubbidì ad una ispirazione mia - perché tutto quanto è
bene per le anime si
compie per mia ispirazione - e ti portò la
Bibbia perché tu la conoscessi, avrei potuto anche dirti
dove
trovare il passo a cui accennavo. Ma sarebbe stato troppo facile. Ho
voluto che trovassi da te
per persuaderti sempre più che questo non
è un inganno, ma è verità.
Sei
così sospettosa! Ti ho dovuta condurre lentamente, molto lentamente
al punto dove sei ora
perché ti impuntavi, per paura, come una
capretta restia. È per questo che alla tua preghiera di
ieri ho
risposto dicendo quelle parole. Non credi forse che avverrebbe così?
Sì.
Per colpirmi gli uomini hanno coraggio. Ma per venirmi accosto,
attratti dal mio amore, no.
Credono
ciecamente nel Male e nel Principe del Male. Quello lo seguono senza
paura, non appena
si manifesta in una delle sue infinite forme dagli
infiniti nomi. Ma non credono, o credono molto
malamente,
nel Bene e nel Dio del Bene, e davanti alle sue manifestazioni
fuggono. Sono coperti di
colpe e imitano Adamo quando si nascose al
Creatore dopo avere peccato nell’Eden.
Per
non avere paura della mia Voce e del mio Volto bisogna avere l’anima
sgombra di colpe
gravi. Le imperfezioni permettono ancora che in voi
sussista quel minimo di coraggio che vi
permetta di udire, senza
tramortire, la mia Parola. Se per meritarla aveste dovuto essere
senza
imperfezioni, nessun mortale l’avrebbe udita, tolta mia
Madre.
Tu,
lo vedi? Tu hai dovuto prima subire una vera opera di ricostruzione e
di bonifica spirituale
fatta da Me, ed aiutata da te, per potere
arrivare a meritare e a sopportare la mia Parola e la mia
Vista.
Cosa logica. Peccato, anche veniale, vuol dire parentela col demonio.
Dove è demonio non
può essere Dio.
I
peccatori potrei terrorizzarli con una apparizione tremenda in cui
apparissi il Dio irato che
giudica e punisce. E qualche volta l’ho
fatto per conquistare dei singoli cuori che volevo proprio
per Me e
che solo con quel mezzo avrei preso. Ma sono casi rari. Preferisco
attirare con l’Amore. E l’Amore non è sentito da chi ha un amore
colpevole col demonio. Ecco perché non mostro alle turbe
il mio
Volto tutto amore. Lo serbo a chi mi ama dando a costoro la missione
di parlare ai più sordi
ripetendo la mia Parola, chiedendo a
costoro di divenire piccole copie di Me: Carità e Redenzione,
Innamorato e Vittima.
Io
verrò, per tutti, un giorno. L’ultimo. Ma solo coloro la cui anima
sarà stata purificata in vita
dall’amore potranno sostenere,
senza precipitare nell’abisso, il mio Volto, il mio Sguardo, la
mia
Voce il cui tuono farà sconvolgere i firmamenti e tremare gli
abissi.»
Ora
spiego io, altrimenti lei non ci capisce nulla.
Una
diecina di giorni or sono, forse più che meno, sentii dire dalla
cara, adorata Voce, mentre
nel dormiveglia pensavo a Lui: “Tu sei
sul tuo piccolo Oreb. Ricordalo”. Da allora, molte volte
avevo
sentito ripetere, tutta per me, la frase:
“Questo è il tuo
piccolo Oreb di prima e di dopo”.
Per
quanto tormentassi la mia testa per spremere una luce storica e
geografica, non trovavo nulla.
Volevo
chiederne a lei, perché avevo capito che era qualcosa di biblico
come la faccenda dei giusti . Ma proprio quando mi ero decisa a
chiedere a lei, ecco che lei mi porta la Bibbia. Oh, bene!
mi
dissi. Ora troverò. E pazientemente ho cominciato a leggerla, decisa
di leggerla dalla prima
all’ultima parola. Ma non avevo, per ora,
trovato nulla.
Ieri
mattina, dopo avere scritto le parole di Gesù e descritto, con
parole mie, la visione, feci
questa preghiera: “O Gesù, perché
non mostri a tutti quanto sei divinamente bello e divinamente
buono?
Se gli uomini ti vedessero così come ti vedo io, non potrebbero non
capire la tua Bontà
infinita ed amarti di un amore che li farebbe
buoni. Marta vorrebbe che tu mostrassi il tuo
Volto irato per
spaurire . Io, invece, ti chiedo di mostrare il tuo Volto amoroso
per conquistare
come hai conquistato me”.
E
Gesù ha risposto: “Sarebbe inutile. L’amore non è capito. Se
apparissi così, chi mi deriderebbe
e chi fuggirebbe. Non l’hai
fatto tu pure? Per anni ed anni mi sei sfuggita. Eppure ti apparivo
sempre con veste d’amore nei sogni e nelle ispirazioni. Per altri
anni hai sempre avuto paura delle
manifestazioni mie, e quando Io mi
avvicinavo facevi come il mio antico Servo a Profeta: ti
nascondevi
il volto per non vedermi. Ti ho dovuta preparare con una pazienza
infinita e anche
adesso, in fondo, hai un po’ di paura che ciò
sia un inganno. E hai la mia pace! Pensa che farebbero
coloro che
non hanno la mia pace ma la guerra demoniaca in cuore...”.
Udito
questo mi sono detta: qui occorre cercare assolutamente chi è questo
Servo e Profeta e
cosa è l’Oreb. E ieri sera mi sono dedicata ad
una passeggiata biblica.
Ho
cercato nei profeti. Niente. Ho trovato il nome di Oreb e ho capito
che era un monte. Ma era
troppo poco. ] Su e giù, giù e su. Avevo
la testa che mi scoppiava e non trovavo nulla. È venuto
l’allarme
e io, dopo avere pregato per i bombardati, ho ripreso la mia
scorreria biblica. Non trovavo
nulla. Sfido io! Mi ero partita da
Giosuè in poi! Ero convinta, nella mia enorme ignoranza, che
Mosè
non c’entrava e... lo trascuravo.
Visto
che proprio non trovavo nulla, ho pregato lo Spirito Santo di farmelo
trovare. Ero decisa di
sapere nella notte a costo di arrivare a
mattina sfogliando la Bibbia. E lo Spirito Santo m’ha detto:
“Leggi l’Esodo”. Ho trovato subito. Ero lì vicina, perché
sono alla fine della Genesi, e andavo a
cercare lontano! Ora so e
sono contenta. E chi lo immaginava che l’Oreb era il Sinai? Nella
mia
asineria sapevo che Mosè era andato sul Sinai e perciò dicevo:
“Mosè non c’entra!”
Ecco
perché Gesù dice che questo è il mio piccolo Oreb di prima a dopo
e che io sembro il suo
Servo e Profeta. Infatti qui ho trovato la
voce di Dio; infatti ci sono montata senza pensare a Dio,
seguendo
una via comune, come Mosè dietro al suo gregge; infatti quando meno
me l’aspettavo ho
ricevuto là le parole di Gesù e... mi sono
coperta la faccia perché non ardivo guardarlo. Ora
però ho
imparato a guardarlo. Mi ci ha avvezzato. E sull’Oreb ci torno
volentieri. Ecco spiegato.
Grazie,
Padre, di avermi dato modo di leggere la Bibbia. Questo mi renderà
meno ochetta e
capirò meglio.
Dice
ancora Gesù, oggi 24 giugno:
«Anche
oggi che è la festa del mio Corpo divino, Satana mi ha colpito nelle
mie Chiese e nei
miei figli. Non passo trionfalmente, Ostia di Pace,
per le vostre contrade, su tappeti di fiori, fra canti
di osanna.
Cado fra le macerie, nel fragore d’inferno dell’odio contro la
Carità, scatenato con tutta
la sua forza.
I
fiori di oggi, Corpus Domini del tempo dell’ira, sono i miei figli
uccisi. E beati, fra questi,
coloro che cadono innocenti e che la
loro morte senza rancore diviene bella come un martirio. Non
si vede
il mio Sangue fra il sangue degli uccisi. Io resto col mio candore di
Ostia. È il sangue degli
altri che mi spruzza, come è la crudeltà
degli asserviti al Nemico che mi ferisce e ferisce con Me
coloro che
sono ostie come Me. Dal più grande fra voi - dritto come su una
mistica croce fra il
tempio e il cielo, e ferito, sputacchiato,
trafitto, flagellato, come il suo Signore, dalla menzogna
venduta al
Nemico - al più piccolo bimbo sgozzato come un agnello innocente. Ma
queste ostie non
sono immolate inutilmente. In loro non è macchia
di odio. Sono le vittime. Beati in eterno d’essere
le vittime!
Nei
miei figli più cari, nei figli veri, sta il mio segno. Vi ho segnati
tutti, voi che mi amate e che
Io amo. Più della tiara che
l’incorona, quel segno è divinamente indicatore sulla fronte del
mio
Pietro attuale , nel Pontefice di Pace in cui non vive lievito
di odio. Più di ogni aureola quel segno
splende sul capo delle
vittime che cadono con Me sotto le armi di Satana e che sono i
precursori del
II° avvento di Cristo.
E gli stessi angeli delle
chiese colpite che pregano, adorando le Particole travolte,
raccolgano le
anime innocenti che avranno il loro pianto consolato
in Cielo.»
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