Nel
libro dei Proverbi sta scritto che chi fa la carità al
povero, fà un prestito al Signore che gli ripagherà
la buona azione (Prv 19, 17).
C’è
chi, nell'abbondanza dei suoi beni, dona agli altri; costui, a causa
della sua filantropia,
merita di essere lodato dagli uomini. Lui infatti è un uomo giusto,
dato che appartiene alla giustizia compartire con chi manca nel
necessario.
C’è
chi, nella sua mancanza e necessità, dona agli altri benché ciò
fosse per lui necessario; costui merita di essere lodato ancora di
più dagli uomini. Lui è infatti buono e giusto.
C'è
chi, sia nell'abbondanza sia nel bisogno, dona agli altri per amore
al Signore. Costui è giustificato dai suoi peccati (Sir 3, 29) e
ripieno della bontà dell'Altissimo. Non sarà misurato secondo la
misura degli uomini, ma secondo la misura del Signore (cfr. Sal
38,5ss; Ger 10,24; Lc 6,36-38). Non godrà della lode destinata a
perire (cfr. Sap 2,4-5), perché la parola dell'uomo è come un
soffio che il vento porta via (cfr. Sal 93, 11; Gb 7,7.16), ma gioirà
con la lode che esce dalla bocca di Dio (cfr. Sir 44, 1ss), con la
Parola che sussiste eternamente (1 Pt 1,24-25; cfr. Bar 4, 1; Lc 21,
33; Gv 1, 1-2). Perché
chi fa la carità al povero, fà un prestito al Signore che gli
ripagherà la buona azione
(Prv 19, 17). Chi
è buono con gli uomini, è buono per gli uomini . Chi è giusto con
gli uomini, è giusto tra gli uomini. Ma chi opera
la carità,
è
santo agli occhi del Signore (cfr.
I Gv 4, 7-21). E chi fa la caritä al povero, fa
un prestito al Signore che gli ripagherà la buona azione (Prv 19,
17).
Altro
è amare mio padre perché è mio padre: ciò mi permette di essere
buon figlio e di vivere secondo giustizia; altro è amare mio padre
perché è il mio prossimo: questo mi permette di essere buon
cristiano e di vivere secondo il comandamento divino. Altro è
compartire i miei beni con i poveri perché sono commosso dal loro
bisogno: ciò mi rende grande e generoso; altro invece è compartire
ciò che possiedo perché ho ascoltato Cristo che disse:
ebbi fame e mi avete dato da mangiare; ebbi sete e mi avete dato da
bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito,
malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi (Mt
25,35-36). Questo
mi ha reso partecipe del regno
preparato per noi fin dalla fondazione del mondo (Mt 25,34). E
il Re dei re aggiungerà:
in verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo
di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me (Mt 25,
40). O
si!,
chi fà la caritä al povero, fa un prestito al Signore che gli
ripagherà la buona azione (Prv 19, 17).
Dice
Clemente Alessandrino: “ Perché non useremo ciò che Dio ha
foggiato?'; e ancora: “È a mia disposizione, perché non ne
godrò?"; e “Per chi è stato creato, se non per noi?'. Ecco
espressioni di gente che è perfettamente all'oscuro della volontà
di Dio... Dio ha condotto la nostra stirpe umana alla comunione,
dando per primo le sue cose ed elargendo a tutti gli uomini in
comune, come aiuto, il suo Logos, e facendo tutto per tutti...
Dire:
‘Ne ho a disposizione e me ne sopravanza, perché non me la godrò?
non è né umano né sociale. Ecco invece la prova dell'amore: 'Ne ho
a disposizione, perché non ne darò ai poveri?. Un uomo così, che
adempie il precetto amerai il tuo prossimo come te stesso è
perfetto. Questa è la vera gioia, il tesoro saggiamente accumulato.
Ma le spese per le proprie voglie vane non contano come spese, ma
come perdite" (Il Pedagogo II, 119-120).
O
si! Veramente sì! Chi fa la carità al povero, fa un prestito al
Signore che gli ripagherà la buona azione (Prv 19. 17).
E
breve il tempo di questa vita, e breve ancora di più il possesso dei
beni temporali (I Cor 7, 29-31). È addirittura instabile la signoria
sulle cose materiali. “Tutti siamo forestieri, dice San Giovanni
Crisostomo... Il possesso è una semplice parola; in realtà noi
tutti siamo padroni di beni altrui, e sono nostri solo quelli che
abbiamo mandato avanti; ma quelli che restano quaggiù, non sono
nostri, bensì dei viventi; anzi, spesso ci abbandonano mentre siamo
ancora in vita. Sono beni nostri solo le belle opere spirituali,
l'elemosina e la bontà. Gli altri vengono detti beni esterni anche
dai pagani; sono infatti fuori di noi. Facciamo dunque che siano
dentro di noi! Non possiamo partircene prendendo le nostre ricchezze,
ma possiamo andarcene con le mostre elemosine : o meglio, mandiamole
avanti, perché ci preparino un posto nelle dimore eterne"
(Omelia sulla 1 Tim 11, 2 ) . Perché è
vero, verissimo che chi fa la carità al povero, fa un prestito al
Signore che gli ripagherà la buona azione (Prv 19, 17),
Senza
ritardo, quindi, comincia a compartire di cuore ciò che hai con gli
altri: chi ha denaro sia generoso con chi è più povero di
lui; chi è coraggioso sia sostegno per chi è abbattuto
nell’animo; chi è forte si prenda cura dei deboli; chi
è sapiente trasmetta la sua conoscenza a chi ancora rimane
nell'ignoranza; chi ė giusto sia anche operatore di pace in
mezzo agli uomini; chi è puro divenga fuoco e luce che faccia
a tutti innamorarsi di Dio che è Bello e Casto, chi vive dalla
preghiera innalzi i carnali verso le realtà celesti; chi ha
conosciuto Dio sia testimonianza della Maestà Gloriosa del
nostro Creatore; chi ha esperimentato la dolcezza di Cristo
sia balsamo che guarisca le ferite dei cuori; chi è santo
faccia sovrabbondare la grazia dov'è abbondato il peccato; chi
vive nella Luce faccia scomparire le tenebre e l'ombra di morte.
Perché
l'elemosina è sempre gradita al Signore (Tb 12, 8-9), e trasforma
ciò che è nulla, ciò che è poco, ciò che passa in un tesoro che
non andrà mai perduto (Lc 12, 33). Davvero è così: chi
fa la carità al povero, fa un prestito al Signore che gli ripagherà
la buona azione
(Prv 19, 17).
don Fernando Maria Cornet - Tratto
dal libro “ Meditazioni sui misteri”.
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