martedì 28 novembre 2023

Il Presepe vivente di Greccio

Il pittoresco borgo di Greccio, 90 chilometri a nord di Roma, nella valle reatina, difficilmente avrebbe trovato posto nella memoria della gente, se non fosse stato per il famoso evento del "Presepe vivente" di san Francesco (1181-1226). Circondato da boschi di querce, Greccio era certamente uno dei luoghi preferiti dal santo con il suo eremo incastonato come un nido in una parete rocciosa. Lì, nel 1223, tre anni prima di morire a soli 45 anni, Francesco volle celebrare un Natale indimenticabile e proclamare il messaggio natalizio in un modo unico, che toccò i cuori delle persone, allora come oggi.

Fin dal suo soggiorno in Terra Santa nel 1919 e, in particolare, dalla visita a Betlemme, il grande amante del Crocifisso aveva una particolare predilezione per l'infanzia di Gesù e per la festa della nascita del Divino Bambino, che chiamava "la Festa delle feste" e che celebrava con inesprimibile devozione. Come è scritto nella sua prima biografia, da quel viaggio in poi, Francesco desiderò perfino che, nel giorno della festa in cui Dio si era fatto bambino, "i poveri e i mendicanti fossero saziati dai ricchi, e che i buoi e gli asini ricevessero una razione di cibo e di fieno più abbondante del solito". Quando un frate obiettò che, se il Natale cadeva di venerdì, non si doveva mangiare carne, Francesco lo contraddisse energicamente e disse che in quel giorno anche "i muri dovevano mangiare carne".

Il 1223, anno del "Natale vivente" a Greccio, era stato un anno difficile per il quarantaduenne Francesco, che, nella disputa con la Curia romana, aveva dovuto accettare tagli e compromessi molto dolorosi per la stesura della regola del suo Ordine. Forse proprio per questo motivo, il Poverello d'Assisi pensò che in quell'anno la nascita di Cristo a Betlemme dovesse essere rappresentata, davanti a lui e a tutto il popolo, nel modo più genuino possibile e fedele all'originale; non solo per illustrare meravigliosamente l'evento della salvezza in una regione molto simile a quella della Palestina, ma anche per condividere personalmente con gli spettatori i disagi e le privazioni del Divino Neonato. Per questo la celebrazione doveva avvenire all'aperto, nel freddo invernale della campagna, precisamente a Greccio, dove Giovanni Velita, suo caro amico e generoso benefattore, aveva donato al santo e ai suoi frati minori quella roccia boscosa su cui si erano stabiliti.

Questo nobile amico del cuore, di buona reputazione e di alto livello, fu convocato dal santo a Fonte Colombo poco prima di Natale. Seguiamo ora le note di san Tommaso da Celano (ca. 1190-1260), entrato a 25 anni nell'Ordine mendicante francescano. Egli, in occasione della canonizzazione di Francesco ad Assisi, il 16 luglio 1228, due anni dopo la morte del santo, fu incaricato da Papa Gregorio IX di scrivere la prima biografia del fondatore del suo Ordine. Così, nel giro di un anno, Tommaso da Celano scrisse la "Vita prima S. Francisci", la "Prima descrizione della vita di san Francesco". Grazie a molti testimoni oculari ancora in vita, nel XXX capitolo, egli poté riprodurne fedelmente anche l'indimenticabile evento natalizio del 25 dicembre 1223.

Circa due settimane prima della festa della Natività, il beato Francesco, come spesso faceva, lo chiamò a sé e gli disse: 'Se vuoi che celebriamo a Greccio il Natale di Gesù, precedimi e prepara quanto ti dico: vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l'asinello'. Appena l'ebbe ascoltato, il fedele e pio amico se ne andò sollecito ad approntare nel luogo designato tutto l'occorrente, secondo il disegno esposto dal santo.

E giunge il giorno della letizia, il tempo dell'esultanza! Per l'occasione sono qui convocati molti frati da varie parti; uomini e donne arrivano festanti dai casolari della regione, portando ciascuno secondo le sue possibilità, ceri e fiaccole per illuminare quella notte, nella quale s'accese splendida nel cielo la Stella che illuminò tutti i giorni e i tempi. Arriva alla fine Francesco: vede che tutto è predisposto secondo il suo desiderio, ed è raggiante di letizia. Ora si accomoda la greppia, vi si pone il fieno e si introducono il bue e l'asinello. In quella scena commovente risplende la semplicità evangelica, si loda la povertà, si raccomanda l'umiltà. Greccio è divenuto come una nuova Betlemme.

Questa notte è chiara come pieno giorno e dolce agli uomini e agli animali! La gente accorre e si allieta di un gaudio mai assaporato prima, davanti al nuovo mistero. La selva risuona di voci e le rupi imponenti echeggiano i cori festosi. I frati cantano scelte lodi al Signore, e la notte sembra tutta un sussulto di gioia. Il santo è lì estatico di fronte al presepio, lo spirito vibrante di compunzione e di gaudio ineffabile. Poi il sacerdote celebra solennemente l'Eucaristia sul presepio e lui stesso assapora una consolazione mai gustata prima.

Francesco si è rivestito dei paramenti diaconali perché era diacono, e canta con voce sonora il santo Vangelo: quella voce forte e dolce, limpida e sonora rapisce tutti in desideri di cielo. Poi parla al popolo e con parole dolcissime rievoca il neonato Re povero e la piccola città di Betlemme.

Spesso, quando voleva nominare Cristo Gesù infervorato di amore celeste lo chiamava 'il Bambino di Betlemme', e quel nome Betlemme' lo pronunciava riempiendosi la bocca di voce e ancor più di tenero affetto, producendo un suono come belato di pecora. E ogni volta che diceva `Bambino di Betlemme' o 'Gesù', passava la lingua sulle labbra, quasi a gustare e trattenere tutta la dolcezza di quelle parole.

Si manifestano con abbondanza i doni dell'Onnipotente, e uno dei presenti, uomo virtuoso, ha una mirabile visione. Gli sembra che il Bambinello giaccia privo di vita nella mangiatoia, e Francesco gli si avvicina e lo desta da quella specie di sonno profondo. Né la visione prodigiosa discordava dai fatti, perché, per i meriti del santo, il fanciullo Gesù veniva risuscitato nei cuori di molti, che l'avevano dimenticato, e il ricordo di lui rimaneva impresso profondamente nella loro memoria. Terminata quella veglia solenne, ciascuno tornò a casa sua pieno di ineffabile gioia.

Il fieno che era stato collocato nella mangiatoia fu conservato, perché per mezzo di esso il Signore guarisse nella sua misericordia giumenti e altri animali. E davvero è avvenuto che in quella regione, giumenti e altri animali, colpiti da diverse malattie, mangiando di quel fieno furono da esse liberati.

Oggi quel luogo è stato consacrato al Signore, e sopra il presepio è stato costruito un altare e dedicata una chiesa ad onore di san Francesco, affinché là dove un tempo gli animali hanno mangiato il fieno, ora gli uomini possano mangiare, come nutrimento dell'anima e santificazione del corpo, la carne dell'Agnello immacolato e incontaminato, Gesù Cristo nostro Signore, che con amore infinito ha donato se stesso per noi. Egli con il Padre e lo Spirito Santo vive e regna eternamente glorificato nei secoli dei secoli. Amen".

Questo è il racconto, di Tommaso da Celano, del primo Natale vivente" della Chiesa Cattolica, che a quel tempo stette molto a cuore a san Francesco e che da allora è stato fonte di ispirazione per i "presepi viventi" in tutti i continenti.

Tuttavia, quanto siano inestricabilmente legati Betlemme e il Calvario, il legno della mangiatoia e il legno della croce, lo sperimentò lo stesso Francesco appena un anno dopo il "Natale vivente", quando nel settembre del 1224 sul Monte La Verna divenne portatore delle ferite visibili del suo amato Signore, che, come Crocifisso, sotto forma di serafino alato, gli impresse le stimmate.


Oltre al suo “cuore, la piccola grotta scavata nella roccia, considerato il luogo originale della celebrazione del presepe vivente, nel santuario di Greccio è possibile ammirare una collezione di presepi provenienti da tutto il mondo e di diverse culture.






Tratto dalla rivista “IL TRIONFO DEL CUORE” – Novembre e Dicembre 2023

www.familiemariens.org




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