sabato 14 giugno 2025

Nessun sacrificio era troppo grande

 


Dal 20 maggio 1990, giorno della beatificazione di Pier Giorgio Frassati (1901-1925), la sua immagine, svelata allora in Piazza San Pietro, è conosciuta in tutto il mondo: un giovane uomo di bell'aspetto tra le cime alpine, in tenuta sportiva e scarponi da montagna, con la pipa all'angolo della bocca, appoggiato al suo bastone. A prima vista, dietro l'aspetto naturale di questo allegro alpinista, non si sospetterebbe un Beato. Ma a conoscerlo meglio, si scopre in lui un giovane eroicamente amorevole, di cui il santo Papa Giovanni Paolo II ha detto: "È un uomo del nostro secolo, un uomo moderno, un uomo che ha amato tanto! ". O con le parole della sorella Luciana: "Tutto ciò che aveva in tasca era per gli altri; così come tutto ciò che era nel suo cuore" .

Nato a Torino nel 1901, Pier Giorgio crebbe insieme alla sorella minore Luciana nel benessere borghese del Regno d'Italia. Suo padre Alfredo Frassati, fondatore e direttore del quotidiano "La Stampa", che grazie al suo impegno divenne uno dei maggiori quotidiani d'Italia, era molto occupato e raramente a casa. Sua madre, pittrice di professione, educò i figli molto severamente.

Luciana raccontò: "Persino la fame non ci era estranea. Per inventati motivi igienici ci era proibito mangiare e bere tra i pasti, cosicché io, per superare in qualche modo i lunghi intervalli, ero costretta a masticare terra e a rubacchiare grissini o, se ero fortunata, zollette di zucchero... Pier Giorgio non partecipava mai a tali furti. Già allora aveva una chiara percezione di ciò che era proibito".

I due fratelli erano profondamente diversi, eppure inseparabili. Pier Giorgio era un bambino estremamente sensibile, con uno spiccato senso di giustizia e pieno di compassione per i poveri e i bisognosi. Sebbene in famiglia ricevesse poca formazione religiosa - suo padre si dichiarava agnostico e la madre andava a Messa la domenica con i figli solo perché si confaceva al suo ceto sociale - Pier Giorgio si interessava a tutto ciò che aveva a che fare con la fede. Dalla nonna imparò a pregare per le Anime del Purgatorio e nelle sue sofferenze infantili e giovanili cercò sempre rifugio in Gesù. Rafforzato dai sacramenti, crebbe non solo il suo amore personale per Dio, ma anche la consapevolezza di consolare il Signore stesso nei poveri. Aveva sette anni quando un giorno si trovò a vedere suo padre mentre mandava via un mendicante ubriaco che gli chiedeva pane e lavoro. In lacrime raccontò: "È passato Gesù e papà l'ha mandato via".

Essere buono con tutti

Fin da piccolo Pier Giorgio ebbe qualcosa di speciale. Non voleva ferire nessuno a nessun costo, men che meno i suoi genitori, che gli chiedevano molte rinunce e un'obbedienza assoluta. Era convinto di compiere così la volontà di Dio, non contraddicendo i suoi genitori, anche se questo comportava per lui grandi sacrifici. Essere buono con tutti, era il suo motto. Aveva solo undici anni quando la preoccupazione per i bambini che vivevano in miseria lo rese pieno di inventiva. Raccoglieva carta stagnola, biglietti del tram e francobolli per inviarli ai missionari, che in cambio ricevevano denaro e aiutavano così i bambini poveri. Una volta insistette per comprare un abito più economico di quello che sua madre aveva scelto per lui, per poter dare ai poveri il denaro risparmiato. Con tanta naturalezza rinunciava a piccole cose per poter dare una gioia agli altri, come, ad esempio, a una succosa pera durante un'escursione in montagna, per darla a un altro bambino, nonostante lui stesso avesse fame e sete. Quando, dopo aver cambiato scuola, gli fu possibile ricevere la Comunione ogni giorno, Pier Giorgio, grazie anche alla fedele recita del rosario, divenne ancora più sensibile ai bisogni delle persone e più comprensivo verso le loro debolezze. Diceva: "Gesù nella santa Comunione mi fa visita ogni mattina. Io gliela rendo, con i miei poveri mezzi, visitando i poveri". La futura scrittrice Carola Prosperi ricordò un episodio dei tempi di scuola che rivela il suo cuore buono e misericordioso: "Un giorno vidi Pier Giorgio uscire da scuola, e un compagno gli gettò la cartella per terra. Pier Giorgio la raccolse, senza dire una parola. Il padre, che camminava dietro di lui, lo rimproverò: 'Sei davvero un vigliacco a lasciarti trattare così'. Ma il ragazzo lo guardò con uno sguardo che gli fece capire che certamente non era stata la viltà a spingerlo ad agire così".

L’autorità dell’amore

Nel frattempo, la situazione familiare diventava sempre più difficile. Già dal loro fidanzamento, i genitori avevano frequenti divergenze di opinioni e spesso erano stati sul punto di separarsi. Per i figli, questo era un dolore costante. Pier Giorgio voleva contribuire alla pace in famiglia soprattutto attraverso la sua amorevole e silenziosa sopportazione. Ma nemmeno sua madre riconosceva le sue virtù. Pensava che fosse un sognatore, uno poco intelligente, in poche parole, un figlio deludente. "Posso testimoniare", dichiarò più tardi, "che in tutte le dispute familiari rimase sempre mite e paziente, e secondo il giudizio dei suoi amici anche a scuola e nel gruppo degli studenti. Mite nell'accettare ogni mia critica, non solo da ragazzo, ma anche da giovane uomo... Per esempio, gli dicevo sempre che perdeva tempo... Lui non solo accettava l'accusa, ma non cercava nemmeno di scusarsi". Suo padre Alfredo percepì qualcosa della silenziosa e umile autorità dell'amore che suo figlio irradiava. Un giorno confidò ai suoi collaboratori: "Pier Giorgio mi impressiona, come se avessi a che fare con qualcuno più vecchio di me. Non so cosa sia, ma, come ho detto, a volte mi incute soggezione. Non mi sono mai sottomesso a ordini... Una sola persona ha autorità su di me, e questo è mio figlio". Nessuno seppe mai quali sofferenze interiori Pier Giorgio sopportasse in silenzio a causa della mancanza d'amore dei suoi genitori.

Durante la Prima Guerra Mondiale, la famiglia Frassati continuò il suo stile di vita lussuoso, come se il dramma della guerra fosse solo "un periodo strano con molte vacanze" . Pier Giorgio, invece, andava per strada ad aiutare la gente semplice. Prestò assistenza materiale e spirituale negli ospedali, adornò le tombe dei caduti con fiori e consolò dove poteva. Dopo la fine della guerra, sviluppò ulteriormente la sua attività caritativa e divenne membro di diverse associazioni cattoliche, come l'Azione cattolica, la Congregazione Mariana e la Conferenza di San Vincenzo. Uno dei suoi professori, Agostino Marchisio, che per due anni lo accompagnò nelle visite ai poveri, ricordò: “Andava a caccia di vestiti, distribuiva pacchi e aiutava ovunque potesse. La sua carità si esprimeva più nei fatti che nelle parole e irradiava un sorprendente calore umano. Era l'amico dei poveri". Anche a livello politico era molto attivo e si impegnava senza compromessi per i valori cristiani a favore degli emarginati e dei deboli. Non c'è da stupirsi se un'anima così si sentisse attratta dal sacerdozio.

Un cuore sacerdotale

Suor Celeste, che Pier Giorgio conosceva fin da piccolo, era a conoscenza della sua lotta interiore per la vocazione. Ma sua madre era assolutamente contraria al fatto che il figlio diventasse prete! Lo vedeva a La Stampa come successore del padre o altrove nel mondo con una carriera brillante. Così, a causa dell'opposizione materna, Pier Giorgio comprese a malincuore che evidentemente non era la volontà di Dio realizzare il suo ardente desiderio di diventare prete e missionario. Solo Dio sa quanto gli sia costata questa rinuncia! Ancora una volta si sottomise docilmente e cercò un'altra via per poter esprimere il suo zelo apostolico. Dopo la maturità conseguita brillantemente nel 1918, si iscrisse al Politecnico di Torino alla facoltà di ingegneria mineraria. Durante un soggiorno in Germania, confidò alla signora Rahner, madre del noto teologo gesuita Karl Rahner, la motivazione della sua scelta professionale: "Sarò ingegnere minerario per poter ancora di più servire Cristo tra i minatori ... Voglio aiutare la mia gente e lo posso fare meglio da laico che da prete” . Questo gli sembrava corrispondere. Così non avrebbe ferito l'amore neanche nei confronti della sua famiglia.

Grazie alla sua straordinaria bontà, Pier Giorgio divenne presto amico di molti studenti, specialmente di quelli con maggiori difficoltà. Se qualcuno aveva bisogno di qualcosa, gli si diceva: "Vai da Pier Giorgio, ti aiuterà". Divenne letteralmente una "centrale di favori". Del gruppo dei suoi amici più intimi faceva parte anche Laura Hidalgo, una ragazza per la quale Pier Giorgio iniziò a provare profondi sentimenti. Ma sua sorella Luciana dovette comunicargli che un matrimonio con una ragazza di condizioni sociali così modeste, e per di più cattolica, sarebbe stato insopportabile per la madre. E Pier Giorgio accettò anche questo sacrificio per l'unità della sua famiglia: "Distruggere una famiglia per crearne una nuova sarebbe un assurdo e una cosa alla quale non è neanche il caso di pensare. Sarò io il sacrificato". Gli era chiaro: se avesse sposato Laura, ciò avrebbe comportato la separazione definitiva dei suoi genitori, che si trovavano già in una profonda crisi.

Nonostante queste grandi sofferenze interiori, lo studente non smise di donarsi agli altri. Sua sorella scrisse di lui: "Si può veramente dire che viveva tra gli amici e per i suoi amici: chiamava amico il giardiniere, il povero, la domestica, un capostazione che aveva visto appena due volte. E tutti erano veramente suoi amici. Era così accattivante che bastava un attimo per stabilire un legame di affetto tra lui e loro". In effetti, spesso bastavano poche parole scambiate da Pier Giorgio con qualcuno, e già aveva conquistato un amico, perché si comportava in modo tale che ogni differenza svaniva all'istante. Ma nel profondo era l'amore di Cristo che, attraverso Pier Giorgio, toccava l'anima dell'altro.

Verso il compimento

Quando improvvisamente lo zio morì e il suo posto nell’amministrazione de La Stampa rimase vacante, il padre di Pier Giorgio desiderò che fosse lui ad assumere quell'incarico. Con le lacrime agli occhi accettò di abbandonare la professione di ingegnere minerario, alla quale stava preparandosi con tanto impegno. Aveva già rinunciato al sacerdozio, poi a Laura, il suo grande amore, così ora rimetteva nelle mani di Dio anche la professione da lui scelta con l'apostolato ad essa connesso! Fu come una lotta mortale, un morire ancor prima del suo ritorno alla casa del Padre. Già da qualche tempo Pier Giorgio soffriva ripetutamente di forti mal di testa, che però aveva sopportato in silenzio ignorandoli, fino a che non fu più possibile. I medici gli diagnosticarono una poliomielite, che probabilmente aveva contratto durante la visita ad un malato. Gli restavano solo pochi giorni, pieni di grandi sofferenze interiori ed esteriori. Poiché contemporaneamente anche la nonna era in fin di vita, nessuno si curò di lui. Anzi, tre giorni prima della sua morte, la madre lo rimproverò: "È incredibile, ogni volta che abbiamo bisogno di te, ci pianti in asso! ". Lui tacque. La notte prima della morte della nonna, Pier Giorgio cadde tre volte mentre cercava di andare nella sua stanza per pregare con lei.

Due giorni dopo non riuscì più ad alzarsi. Con le ultime forze organizzò ancora servizi di assistenza, poté confessarsi e comunicarsi.

Ma ogni aiuto medico arrivò troppo tardi. Pier Giorgio morì il 4 luglio 1925 a 24 anni. I genitori rimasero non poco stupiti quando al suo funerale vennero migliaia di persone a loro sconosciute, povere e ricche, tutte quelle che lui - a loro insaputa - aveva aiutato. Ma forse il frutto più grande della sua dedizione e della sua amorevole sofferenza fu la decisione dei suoi genitori di non separarsi per amore del figlio; anzi, il padre iniziò lentamente a intraprendere un cammino di fede. Pier Giorgio Frassati sarà proclamato santo domenica 3 agosto 2025, al termine del Giubileo dei giovani in programma a Roma dal 28 luglio al 3 agosto.

Il 20 maggio 1990, nell'omelia per la beatificazione, Papa Giovanni Paolo II definì Pier Giorgio un "uomo delle Beatitudini" capace di "trasmettere amore e pace ai suoi fratelli e sorelle. Ripeteva continuamente che vale veramente la pena sacrificare tutto per servire il Signore, e testimonia che la santità è possibile per tutti, che solo la rivoluzione della carità può accendere nei cuori la speranza di un futuro migliore".


Tratto dalla rivista “ IL TRIONFO DEL CUORE” Maggio-Giugno 2025

Sito www.familiemariens.or




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