
Prima della sua conversione, il trentacinquenne canonico agostiniano Dirk-Henning Egger, del monastero di Paring, nei pressi di Ratisbona, era un giovane immerso nell'oscurità del mondo; grazie ad una decisione ispirata, sostenuto dalla Sacra Scrittura e attirato dall'amorevole esempio di una famiglia cattolica, ha conosciuto l'amicizia di Dio. Ecco il suo racconto.
Sono cresciuto in Baviera, a Mindelstetten, un piccolo luogo di pellegrinaggio dove è vissuta santa Anna Schffer. Quando ero bambino, nella mia famiglia prendevamo in giro le persone che andavano ogni giorno in chiesa, perché, anche se eravamo evangelici, praticamente noi vivevamo da atei. Io non sapevo nulla di Dio e di Gesù e tutto quello che era cattolico era strano per me. Poi abbiamo cambiato casa diverse volte e nell'adolescenza è stato difficile farmi degli amici. Rosso di capelli, timido e introverso, a scuola ero vittima di bullismo. Così mi sono sempre più rinchiuso, incapsulato in me stesso e avevo una sola via d'uscita: la musica.
A 15, 16 anni traducevo e scrivevo testi per un gruppo musicale satanista heavy-metal. Non ero propriamente satanista perché non credevo in qualcosa di soprannaturale; il diavolo faceva semplicemente parte di questo tipo di musica e io lo trovavo "molto cool". Completamente solo nella mia camera, questo era l'unico modo per sfogare la mia aggressività e la mia frustrazione.
Con la famiglia ci siamo trasferiti poi a Berlino, dove ho vissuto otto anni e ho continuato ad andare a scuola. Anche qui ero l'outsider, l'estraneo, ma in più circondato da altri tipi di persone. Sicuramente Berlino è il paradiso di tutti i rocker e i fan del metal, perché tutti i gruppi internazionali si esibiscono lì, però interiormente io stavo sempre peggio.
L'unica cosa che potevo fare bene oltre alla musica, era studiare, motivo per cui a scuola ero piuttosto bravo. Già dalla seconda elementare volevo fare il medico, era il mio sogno. Ho conseguito il diploma di maturità a Berlino, in realtà un ottimo diploma, ma alla fine non abbastanza buono per studiare medicina. Quindi ho preso qualche semestre di pausa e ho lavorato in un ospedale e in una casa di riposo. Ricordo ancora bene: quando dopo un anno e mezzo - avevo 19 anni - ho chiesto a che punto fossi nella lista d'attesa per un posto all'università, la signora al telefono mi ha detto: "Le sue possibilità sono pessime come all'inizio". Ho messo giù la cornetta e sono caduto in un buio enorme. Per la prima volta mi sono reso conto che non avevo mai pensato ad un'alternativa. Mi arrovellavo il cervello: cosa so fare in realtà? E cosa voglio nella vita? Non ne avevo idea e molto rapidamente sono giunto alla domanda: perché sono al mondo? Cosa significa tutto questo? Non avevo risposte e sono arrivato al punto di pensare seriamente di uccidermi, perché mi dicevo: che muoia ora o tra 50 anni, non importa, perché dopo è comunque tutto finito… Grazie a Dio non l'ho fatto. Invece è avvenuta la prima grande svolta nella mia vita. Devo aggiungere, però, che avevo il mio migliore amico in Baviera, Josef, e lo andavo a trovare regolarmente durante le vacanze. In Baviera raccontavo sempre quanto di bello facevo a Berlino, e a Berlino che avevo una ragazza in Baviera, e così via. La cosa peggiore era che erano tutte bugie, solo per paura del rifiuto e che si potesse pensare che io non fossi "cool". In questo buco di insensatezza, "sono rientrato in me stesso", come si dice nella parabola del figliol prodigo, e per la prima volta ho pensato: forse devo cambiare qualcosa in me, forse non dipende sempre solo dagli altri, dallo "stupido" sistema di assegnazione dei posti all'università, ecc., ma anche da me.
La prima cosa che mi sono prefissato - non so da dove venisse questo impulso, forse dallo Spirito Santo - è stata: la smetto di mentire! Non voglio più memorizzare tutte queste storie e a chi ho raccontato cosa, voglio semplicemente dire la verità. Per quanto spiacevole fosse smettere radicalmente, perché alcune bugie ovviamente "sono venute a galla", è stato bellissimo, perché interiormente mi sono tolto un enorme peso dal cuore. Mi sono sentito libero come mai prima, e solo perché non mentivo più! Bene, ho pensato, ora hai cambiato solo una cosa e ti senti così bene. Cos'altro potresti cambiare in te? Mi è venuto in mente che questa cosa del non mentire l'avevo già sentita da qualche parte. Vero, i Dieci Comandamenti! In Baviera ne avevamo parlato una volta durante l'ora di religione protestante. E dopo una ricerca infinita nella Bibbia, ho letto solo questo passo: "Io sono il Signore tuo Dio, che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto", seguito dai Dieci Comandamenti, punto. E all'improvviso mi è venuta un'idea: il mondo sarebbe così bello se tutti si comportassero seguendo i comandamenti! Io stesso mi ero reso conto di quanto bene faccia, se si osserva solo questo unico comandamento di non mentire; e se poi ci si potesse anche aspettare che tutti gli altri dicano solo la verità, quello sarebbe il paradiso in terra! E all'improvviso ho avuto una certezza assoluta: questa è la verità. Dio esiste! Nessuno se l'è inventato e la Bibbia non è solo un libro antico. Certo, ne sapevo ancora poco, ma capivo che era tutto vero e quindi ho deciso: okay, vivo questi comandamenti - e in qualche modo ora sono credente... In quello stesso periodo mi ha chiamato il mio amico dalla Baviera chiedendomi se potevo tornare a trovarlo, perché la sua famiglia coltivava luppolo e durante il periodo del raccolto c'era sempre bisogno di lavoratori. Così ci sono andato, guadagnando anche dei soldi. Fino a quel momento ero sempre stato in vacanza da Josef, una vita "easy", uscivamo e "facevamo festa". Ma questa volta si trattava di lavoro, e ho pensato: ora sono curioso di vedere come sarà. Perché il motivo per cui mi piaceva tanto andarci era che mi godevo molto l'atmosfera in quella famiglia. Venivo da una famiglia "normale", avevo un fratello; ma nella famiglia allargata di Josef era in qualche modo diverso, così pieno di pace, non so come descriverlo. Ho lavorato per due settimane e mezzo come mai prima nella mia vita. Alla fine di questo periodo - sono rimasto altri tre, quattro giorni -mi sono reso conto che in famiglia erano ancora così, nonostante il lavoro. Prima avevo sempre pensato: beh, quando l'ospite se ne va, anche loro tornano "normali", non devono più recitare questo mondo perfetto. Ma in quel momento mi rendevo conto: sono davvero così! E per la prima volta mi sono chiesto: ma perché sono così? E ho capito: perché sono credenti e si attengono ai Dieci Comandamenti. Quello che avevo pensato poco tempo prima (quanto sarebbe bello il mondo se tutti si comportassero di conseguenza) in realtà lo stavo sperimentando dal vivo in questa famiglia! Eppure, non avevano mai cercato di convertirmi, vivevano semplicemente la loro fede, andavano a Messa la domenica, mentre io dormivo. Mi accettavano così com'ero, con questi capelli lunghi e le magliette nere. Chiunque altro forse avrebbe detto: "Oh Dio, come si fa a portare a casa un ospite del genere? " . Ma mi accettavano semplicemente, come se fossi il loro quinto figlio. E lì è scattata per la seconda volta la scintilla: è così che voglio vivere, cioè da cattolico! Il 1 aprile 2010 mi sono convertito, era un Giovedì Santo.
La prima cosa che ho letto è stato il Catechismo della Chiesa Cattolica. Avendo sempre liquidato con scetticismo tutto ciò che era cattolico come "strano", non volevo diventare cattolico "così, tanto per" e "comprare a scatola chiusa"; no, ora volevo capire. Ho iniziato a leggere e non ho trovato nulla di "strano", al contrario, ogni pagina era per me come una rivelazione. Tutto era così logico - capivo di cosa si trattava veramente!
Nell'autunno del 2010 sono tornato da Berlino in Baviera e ho conosciuto diverse comunità e movimenti giovanili cattolici. Tutto questo mi ha aiutato ad approfondire il mio rapporto con Dio; e più si vive con decisione l'amicizia con Lui, meglio si può ascoltarlo e capire cosa vuole da noi. E così, ad un certo punto, ho sentito il suo bussare: che ne dici del sacerdozio? Ma a questo pensiero cadevo totalmente nel panico! Tutto, tranne quello, non mi sentivo affatto capace. Tuttavia, capivo sempre di più: se Dio lo vuole, allora mi darà tutto ciò di cui ho bisogno. Dio non chiama i capaci, ma rende capaci i chiamati!
E così, nel 2013, nemmeno tre anni dopo essere diventato cattolico, sono entrato in monastero, nella comunità in cui Dio mi aveva guidato, e nel 2020 sono stato ordinato sacerdote. In questo processo di conoscenza più intima di Gesù, sono stato guarito da molte cose, da tutte le ferite, dai
torti subiti e dalle dipendenze dentro di me, e ho potuto riconoscere: non sono affatto solo, ma la solitudine non è altro che l'opportunità di stare in due con Dio. Sì, spesso dietro le ferite più grandi si nascondono meravigliosi tesori e talenti che devono ancora essere scoperti. È come se fossi stato risuscitato dai morti, da questa vita senza senso che quasi mi era costata la vita, e ora sono felice e grato di poter trasmettere gratuitamente ciò che ho ricevuto gratuitamente: la fede e la gioia che ne deriva.
Nel suo monastero, il canonico Dirk Egger è maestro dei novizi e incoraggia i giovani a scoprire come un tesoro nella propria vita l'opera di Dio e la ricchezza della Chiesa.
Tratto dalla rivista “IL TRIONFO DEL CUORE” Luglio-Agosto 2025
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