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venerdì 23 gennaio 2015

L’INDURIMENTO del cuore - Sac. Cornelio A Lapide





CHE COSA È L'INDURIMENTO. - «Qual è che si chiama cuore indurito? domanda S. Bernardo, e risponde: È quello che non inorridisce di se medesimo, perché non sente più nulla. È quello che la compunzione non ispezza, la pietà non ammollisce, le preghiere non commuovono, le minacce non scuotono, i flagelli intristiscono. Esso è ingrato ai benefizi, sordo ai buoni consigli, spietato nel giudicare, spudorato nelle cose disoneste, temerario nei pericoli della salute, inumano con i suoi simili, superbo con Dio, dimentico del passato, non curante del presente, imprevidente del futuro. Del passato altro non ricorda che le ingiurie ricevute, perde il presente, chiude gli occhi sull'avvenire, eccetto che per vendicarsi. E per comprendere tutti in una parola i mali di così orrendo male, si chiama cuore indurito quello che non ha nessun timore di Dio, nessun rispetto agli uomini (De Consid., lib. I)».
L'indurimento è: 1° la malizia di colui che vuole peccare e non fare il bene; 2° un così forte ed ostinato attaccamento a ciò che è proibito, che non si vuole abbandonarlo né per ammonizioni, né per consigli, né per minacce, né per promesse, né per ricompense, né per castighi, né per ispirazioni, né per grazie.
Un cuore indurito: 1° non vuole comprendere, per timore di dover fare il bene (Psalm. XXXV, 3). Medita l'iniquità ad animo calmo, tiene il piede in tutte le strade non buone; non si rifiuta ad alcuna ribalderia (Ib. 4). 2° Si rallegra quando fa il male e gode dei più enormi delitti (Prov. II. 14). Quando uno si compiace delle cose vergognose è arrivato al fondo della disgrazia; poiché è disperata la guarigione di colui che fa dei vizi un affetto, un abito... 3° Il cuore indurito corre tutta la via del male, si burla di Dio e della virtù... 4° Il suo peccato diventa quasi indistruttibile, incurabile la sua piaga... 5° Non arrossisce dei suoi fatti per quanto maliziosi e vergognosissimi... 6° E incorreggibile... 7° Dio l'abbandona, lo rigetta. lo disprezza, lo maledice... 8° Flagellato da Dio, non sente più nulla, ha soffocato perfino i rimorsi... 9° L'abito gagliardo e inveterato di fare il male gli rende quasi impossibile fare il bene e schivare il peccato... 10° S. Paolo dice che un tal cuore accumula sopra di sé il furore di Dio, che è abbandonato al reprobo senso; lo chiama figlio di perdizione, vaso destinato all'esterminio. pieno di furore, che trabocca nei peggiori misfatti... 11° Questo cuore aggiunge iniquità ad iniquità, peggiora di più in più la deplorevole e disperata sua condizione, macchiandosi di sempre nuove immondizie, tuffandosi di ora in ora, di momento in momento, sempre più profondamente nella sterminata cloaca delle più vituperose e laide passioni...

martedì 10 giugno 2014

LUOGO SANTO - Sac. Cornelio A. Lapide


 
ZELO PER IL LUOGO SANTO. - «Signore, dice il Salmista, io ho amato il decoro della vostra casa e il luogo in cui dimora la vostra gloria; mi sento divorare dallo zelo per l'onore della vostra casa» (LXVIII, 10). «O quanto sono amabili e cari i vostri padiglioni, Signore delle virtù! L'anima mia muore del desiderio di entrare negli atrii del Signore. Il passero trova una dimora e la tortorella un nido in cui deporre i suoi pulcini; per me, o Dio delle virtù, mio Re, mio Dio, sono nido e dimora i vostri altari» (Psalm. LXXXIII, 1, 3-4).
Gesù Cristo si è mostrato ardentissimo di zelo per la santità della casa del Padre suo... Tutti i santi, tutti i veri cristiani hanno sempre spiegato zelo grandissimo per il luogo santo, per il tempio, sia nel frequentarlo, sia nell'ornarlo, sia nello starvi con ogni modestia, raccoglimento, rispetto interiore ed esteriore, ecc.
SANTITÀ DELLA CASA DI DIO. - «Sarà dunque credibile che Dio abiti veramente su la terra?», esclamava Salomone quando ebbe fabbricato il tempio di Gerusalemme: «Abiterà dunque questa casa, quel Dio che né il cielo, né i cieli dei cieli possono contenere?» (III Reg. VIII, 27). «Sì, gli rispose il Signore, io ho veramente santificato questa dimora che tu mi hai fabbricato, affinché io ponessi qui per sempre il nome mio; e i miei occhi e il mio cuore saranno qui tutti i giorni» (II Reg. IX, 3).
Tu, o Signore dell'universo, pregavano i sacerdoti che purificarono il tempio ai giorni di Giuda Maccabeo, tu che non hai bisogno di nessuno, hai voluto che il tempio, luogo di tua abitazione, fosse in mezzo a noi. Ed ora, o Santo dei Santi, conserva pura e santa questa casa» (II Mach. XIV, 35-36). «Io inonderò di gloria la casa in cui risiede la mia maestà» (ISAI. LXI, 7), disse il Signore, quindi a ragione il Salmista esclamava: «La santità conviene alla vostra dimora, o Signore, per tutta la durata dei giorni» (Psalm. XCII, 7).La casa dove abita la maestà e la gloria di Dio è la chiesa, sono i templi; sia perché questi splendono per marmi, oro e gemme, e i re e i principi e il mondo intero vi si, prostra per adorarvi Dio; sia perché Dio vi abita corporalmente, vi si offre la santissima e nobilissima vittima di espiazione e il Signore vi manifesta la sua presenza e maestà con un'infinità di prodigi e di grazie che opera a favore dei cristiani. Tutto nelle nostre chiese è santo e invita alla santità: l'acqua benedetta..., il fonte battesimale..., i tribunali di riconciliazione..., il pergamo.., la croce..., la tavola eucaristica..., gli altari..., e principalmente il tabernacolo dove si conserva giorno e notte il santissimo Sacramento del corpo, del sangue, dell'anima, della divinità di Gesù Cristo.

lunedì 17 marzo 2014

GIUSTIZIA


CHE COSA S'INTENDE PER GIUSTIZIA
Per giustizia s'intende, 1° una virtù speciale che consiste pel rendere a ciascuno quel che è dovuto...; 2° la riunione di tutte le virtù, il che conduce alla perfezione. In questo senso l'uomo giusto è perfetto.

DIO È LA GIUSTIZIA PER ESSENZA

In verità, dice S. Pietro, Dio non è punto accettatore di persone (Act. X, 34). S. Paolo ripete la medesima cosa (Rom. II, 11); il Signore dice di sua propria bocca nell'Apocalisse: «Io sono Colui che scruta le reni e i cuori; e renderò a ciascuno secondo le sue opere» (Apoc. II, 23).
«Signore, esclama il Savio; tutto voi avete disposto in peso, numero e misura; ed essendo la giustizia per essenza, tutto giustamente regolate» (
Sap. XI, 21) - (Id. XII, 15). «I giudizi del Signore sono pesati a giusta bilancia» (Prov. XVI, 11); e non vi è nessuno che possa, o vivo o morto, sottrarsi alla mano dell'Onnipotente (II MACH. VI, 26); ed anche le genti che non lo cercano, avranno da sottostare all'impero della sua giustizia vendicatrice
(
Eccli. XXXIX, 28). «Né mai, come nota S. Agostino, Iddio permette l'onta della colpa, senza che faccia risaltare l’onore della giustizia (Enchirid.)».
«Voi dite che la via del Signore non è retta. Udite, o figli d'Israele: È forse la mia via che non è giusta, o non piuttosto le vostre vie sono storte? Ah disgraziati! sappiate che per questo io giudicherò ciascuno secondo le opere sue» (EZECH. XVIII, 29-30). Quel che diceva Dio ad Israele, lo dice pure a tutta l'umanità.
Il cibo che al palato sano è piacevole, riesce penoso alla gola ferita; offende l'occhio debole o infermo quella luce che rallegra e conforta la pupilla sana e vigorosa; così pure è in uggia ai malvagi la giustizia di Dio, che loro tornerebbe graditissima se fossero buoni.

BEATO CHI DESIDERA E PRATICA LA GIUSTIZIA

Disse Gesù Cristo: «Beati quelli i quali hanno fame e sete della giustizia, perché ne saranno saziati» (MATTH. V, 6); avere fame della giustizia vuol dire desiderare le cose celesti e divine, mantenere inviolato l'altrui diritto... Per mezzo di questa fame e di questa sete, si acquista la santità, si arriva alla perfezione...
«Se tu segui la giustizia, tu la raggiungerai, dice il Signore, e te ne vestirai come di un manto di gloria; ed essa ti proteggerà in eterno, e nel giorno della manifestazione troverai in essa un appoggio» (Eccli. XXVII, 9). «Beati quelli che osservano l'equità e che praticano in ogni tempo la giustizia!» (Psalm. CV, 3).

BISOGNA AMARE LA GIUSTIZIA

«Amate la giustizia, voi che giudicate la terra», dice il Savio (Sap. I, 1); e ricordatevi che il vero zelo prende per corazza la giustizia, per elmo l’infallibile giudizio e prende l'equità come scudo impenetrabile (Id. V, 19-20).
Tobia ammoniva suo figlio di non fare agli altri quello che non avrebbe voluto fatto a sé (TOB. IV, 16). La Sacra Scrittura fa osservare che Davide, re d'Israele, rendeva giustizia a tutto il popolo (II Reg. VIII, 15). S. Paolo avvisa i cristiani di Tessalonica che non soverchino o ingannino i loro fratelli nei contratti, perché Dio è vendicatore di tutti i torti (I Thess. IV, 6).
Sapete come Dio vendica molte volte le ingiustizie fatte al prossimo? «Disponendo, risponde il Savio, che l'ingiusto, il frodatore, il calunniatore, il barettiere, siano presi al loro medesimo laccio e patiscano danno per ragione dei loro propri fatti» (Sap. XI, 21); essendo sentenza irrevocabile di Dio che ciascuno abbia tormento da quello in cui pecca (Ib. 17).
S. Bernardo dice: «Se l'uomo non fa il bene che deve, patisce il castigo del male che ha voluto. E così, per un'ammirabile disposizione della Provvidenza, ne segue che se noi abbandoniamo la giustizia, essa non ci abbandona, mentre trae vendetta di tutte le prevaricazioni, di cui ci siamo resi colpevoli (
Serm. in Cant.)».
Non abbisognano molti discorsi, né molte leggi, dice il Crisostomo; sia la vostra volontà legge a voi medesimi. Volete voi che gli altri vi facciano del bene? fatene voi agli altri. Volete ottenere misericordia? concedetela al prossimo. Vi piace essere lodati? lodate. Vi piace essere amati? amate. Siate giudici e legislatori a voi medesimi. Quello che a voi dispiace, non fatelo agli altri. Vi dispiacciono gli affronti? non vi permettete d'insultare il prossimo. Voi non soffrite di essere ingannato? Non ingannate gli altri.

Padre Cornelio A Lapide