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giovedì 24 dicembre 2015

L'angelo del Signore parla a san Giuseppe in sogno e gli svela il mistero dell'incarnazione; si narrano inoltre le conseguenze di questo annuncio. Tratto da “La mistica citta' di Dio” - Libro IV - CAPITOLO 3 - di Suor Maria di Gesù ( Venerabile Maria di Gesù di Agreda ) - Singolarissima figura di donna, religiosa, mistica, scrittrice, della Spagna del XVII secolo, la cui fama ha superato i secoli e i continenti.



CAPITOLO 3
397. Il dolore della gelosia afferra talmente chi ne è avvinto, che spesso, anziché scuoterlo, lo mantiene come in uno stato di veglia e gli toglie il riposo ed il sonno. Nessuno soffrì questa passione come san Giuseppe, anche se nessuno ne avrebbe avuto minor motivo, se egli avesse allora conosciuto la verità. Era dotato di grande conoscenza e luce per comprendere la santità della sua sposa divina e le sue qualità, che erano inestimabili. Presentandosi dei motivi che lo obbligavano a lasciare il possesso di un bene così grande, ne seguiva necessariamente che quanto maggiore era la conoscenza di ciò che perdeva, tanto più grande fosse il dolore di lasciarlo. Per questa ragione il dolore di san Giuseppe superò tutto quello che a questo proposito hanno sofferto gli altri uomini; nessuno infatti tenne maggiormente in considerazione là sua perdita, e nessuno poté conoscerla e valutarla come lui. Nonostante ciò, vi fu una grande differenza tra la gelosia di questo servo fedele e quella degli altri che patiscono una simile tribolazione. Infatti questa passione aggiunge al veemente e fervido amore una grande preoccupazione di conservare ciò che si ama; a questo sentimento segue per naturale necessità il dolore di perdere l'oggetto del nostro amore e l'immaginare che qualcuno potrà togliercelo. Questa sofferenza è quella che comunemente si chiama gelosia. Ora, nei soggetti che hanno le passioni disordinate per mancanza di prudenza e di altre virtù, tale pena di solito provoca diversi effetti d'ira, di furore e d'invidia contro la stessa persona amata, o contro quello che impedisce la corrispondenza dell'amore, sia questo male o bene ordinato. Pertanto si sollevano le tempeste di immaginazioni e di sospetti infondati e stravaganti, che vengono generati dalle stesse passioni e che danno origine alle velleità di bramare e di detestare, di amare e di pentirsi; l'irascibilità e la concupiscenza sono in continua lotta, e non possono essere dominate dalla ragione e dalla prudenza, perché questa sorta di male oscura l'intelletto, perverte la ragione ed allontana la prudenza.

Crescono i sospetti di san Giuseppe; egli decide di lasciare la sua sposa e prega con questa intenzione. Tratto da “La mistica citta' di Dio” - Libro IV - CAPITOLO 2 - di Suor Maria di Gesù ( Venerabile Maria di Gesù di Agreda ) - Singolarissima figura di donna, religiosa, mistica, scrittrice, della Spagna del XVII secolo, la cui fama ha superato i secoli e i continenti.



CAPITOLO 2
388. San Giuseppe, nella tempesta dei pensieri che tumultuavano nel suo rettissimo cuore, procurava talvolta con la sua prudenza di cercare un po' di calma e di riprendere vigore nella sua tormentosa angoscia, discorrendo fra sé e cercando di mettere in dubbio il nuovo stato della sua sposa. Ma da ciò lo distoglieva ogni giorno di più l'ingrossamento del grembo verginale, che col tempo si andava manifestando con maggiore evidenza. Il glorioso santo non trovava pace e passava dal dubbio, di cui andava in cerca, alla certezza veemente, nella misura in cui avanzava la gravidanza. Con la naturale progressione del suo stato, la celeste Principessa era sempre più florida, in modo che non si poteva dar luogo a dubbi di altra sorta d'indisposizione, giacché la sua gravidanza divina in tutte le maniere andava perfezionandola in avvenenza, salute, agilità e bellezza. Quindi nel santo divenivano maggiori i motivi del sospetto, più forti i lacci del suo castissimo amore e la sua pena, senza poter allontanare tutti questi affetti che contemporaneamente, in diverso modo, lo torturava-no. Infine lo vinsero a tal punto, che giunse a persuadersi del tutto dell'evidenza. E benché il suo spirito si conformasse sempre alla volontà di Dio, nella carne senti il sommo del dolore che provava nell'anima, per cui giunse fino a non trovare più alcuna via d'uscita alla sua tristezza. Si sentì abbattuto nelle forze, pur senza giungere ad una precisa infermità, di modo che assunse un aspetto macilento e gli si vedeva sul volto la profonda tristezza e malinconia che lo affliggeva. Poiché egli la soffriva da solo senza procurarsi il sollievo di comunicarla ad altri o di sfogare per qualche via l'oppressione del suo cuore, come ordinariamente fanno gli altri uomini, la tribolazione che il santo pativa veniva ad essere più grave e meno riparabile.

lunedì 21 dicembre 2015

San Giuseppe viene a sapere della gravidanza di Maria vergine, sua sposa, ed entra in grande apprensione sapendo di non avere in essa alcuna responsabilità..... Tratto da “La mistica citta' di Dio” - Libro IV - di Suor Maria di Gesù ( Venerabile Maria di Gesù di Agreda ) - Singolarissima figura di donna, religiosa, mistica, scrittrice, della Spagna del XVII secolo, la cui fama ha superato i secoli e i continenti.



CAPITOLO 1

375. Era già in corso il quinto mese della divina gravidanza della Principessa del cielo, quando il castissimo Giuseppe suo sposo cominciò a riflettere sull'ingrossamento del suo grembo verginale, perché nella perfezione naturale e nella delicata costituzione della sua sposa umilissima, come ho detto in precedenza, si poteva scoprire agevolmente ogni eventuale cambiamento. Un giorno, mentre Maria santissima usciva dalla sua stanza, san Giuseppe la guardò con particolare attenzione e comprese con maggiore certezza la novità, senza che il ragionamento potesse smentire ciò che agli occhi era già evidente. L'uomo di Dio restò ferito nel cuore con un dardo di dolore, che lo penetrò fin nella sua parte più intima, senza trovare resistenza alla forza delle sue ragioni. La prima era l'amore castissimo, ma molto intenso e vero, che aveva per la sua fedelissima sposa, nella quale fin dal principio il suo cuore aveva più che confidato; inoltre, col piacevole tratto e con la santità senza pari della grande Signora, questo vincolo dell'anima di san Giuseppe si era sempre più confermato nella stima di lei. Siccome ella era tanto perfetta nella modestia e nell'umile maestà, il santo, oltre al diligente riguardo di servirla, aveva un desiderio, quasi connaturale al suo amore, di vedersi corrisposto dalla sua sposa. E il Signore dispose ciò in questo modo, affinché, per essere ricambiato, il santo mettesse una maggiore sollecitudine nel servire e stimare la divina Signora.
376. San Giuseppe soddisfaceva questo compito come fedelissimo sposo e dispensatore del mistero che tuttavia gli era nascosto. Quanto più era intento a servire e a venerare la sua sposa e quanto più il suo amore era purissimo, castissimo, santo e giusto, tanto maggiore era il desiderio di vedersi da lei corrisposto. Ciò nonostante non glielo manifestò mai, sia per la riverenza alla quale lo obbligava l'umile maestà della sua sposa, sia perché quella sollecitudine non gli era mai pesata per la sua piacevole conversazione e la sua purezza più che angelica. Quando però si trovò in questo frangente, venendogli attestata dalla vista la novità che non poteva negare, la sua anima restò divisa per la sorpresa. Tuttavia, per quanto sicuro che nella sua sposa vi era quel nuovo fatto, non diede al giudizio più di quanto non poteva negare agli occhi. Essendo uomo santo e retto, sebbene vedesse l'effetto, sospese il giudizio riguardo alla causa; se, infatti, si fosse persuaso che la sua sposa era colpevole, senza dubbio sarebbe morto di dolore.