1.
Il salmo che cantiamo al Signore, a quanto mi sembra, si adatta molto
bene ai santi martiri. Ma se, come dobbiamo essere, siamo membra di
Cristo, ci renderemo conto che esso si riferisce a noi tutti. Chi
semina nelle lacrime miete nella gioia. Nell'andare andavano e
piangevano spargendo la loro semente, ma nel tornare venivano con
allegrezza portando i loro covoni 1.
Dove vanno e da dove vengono? Cosa seminano fra le lacrime? Cosa sono
i semi e cosa i covoni? Vanno alla morte e vengono dalla morte. Vanno
nel giorno della loro nascita [al cielo], vengono nel giorno della
resurrezione. Seminano le opere buone, mietono la ricompensa eterna.
Nostra semente, dunque, è ogni bene che facciamo; nostri covoni la
ricompensa che riceveremo alla fine. Se però semi buoni sono le
nostre opere buone, perché fra le lacrime, mentre Dio ama chi dona
con gioia 2?.
La prodigalità dei santi martiri.
2.
Da questo notate fin dal principio, o carissimi, come queste parole
in maniera eminente si riferiscono ai santi martiri. Nessuno infatti
fu mai tanto prodigo quanto coloro che donarono se stessi, come dice
l'apostolo Paolo: Io
stesso mi spenderò per le vostre anime 3.
Fecero dono di se stessi confessando a Cristo e adempiendo col suo
aiuto quanto fu detto: Ti
sei assiso a un grande banchetto; sappi che ti è necessario
preparare di tali cose 4.
Qual è il grande banchetto se non quello da cui riceviamo il corpo e
il sangue di Cristo? Cosa significa: Sappi
che ti è necessario preparare di tali cose? Non
forse quello che precisa il beato Giovanni: Come
Cristo ha dato la vita per noi, così anche noi dobbiamo dare la vita
per i fratelli 5?
Ecco quanto furono prodighi. Ma forse che perirono? Dal Signore
infatti erano stati rassicurati anche circa la sorte di un solo dei
loro capelli 6.
Può perire la mano, se non perisce un pelo? Può perire la testa, se
non perisce un capello? Se non perisce un ciglio, può perire
l'occhio? Ricevuta dunque una così grande assicurazione, fecero
l'offerta di se stessi. Pertanto, finché abbiamo tempo seminiamo
opere buone, dicendo l'Apostolo che chi
semina scarsamente, scarsamente raccoglie 7.
Dice: Senza
stancarci, finché abbiamo tempo facciamo del bene a tutti,
specialmente ai fratelli nella fede 8.
E ancora: Nel
fare il bene non stanchiamoci, poiché a suo tempo mieteremo 9.
Chi manca di seminare non godrà nella mietitura.
Cristo è modello dei martiri.
3.
Ma perché "fra le lacrime " se tutte le nostre opere buone
debbono contenere allegrezza 10?
In effetti, dei martiri può dirsi che seminarono fra le lacrime.
Essi combatterono con fortezza e incontrarono grandi tribolazioni.
Tant'è vero che Cristo per consolarli nelle loro lacrime, si
immedesimò con loro, si trasfigurò in loro e disse: La
mia anima è triste fino alla morte 11.
Certamente, miei fratelli! Il nostro Capo, almeno a quanto mi sembra,
si abbassò al livello delle sue membra più deboli, affinché queste
membra deboli non disperassero della loro sorte. Come comporta
infatti la fragilità umana, all'avvicinarsi della morte esse si
sarebbero turbate e avrebbero pensato di non appartenere a Dio,
poiché se gli fossero appartenute, avrebbero gioito. Per questo
motivo Cristo, prima di loro, disse: L'anima
mia è triste fino alla morte. Padre, se è possibile, passi da me
questo calice 12.
Chi parla così? Dov'è la sua potenza? e come mai tale debolezza?
Ascoltate chi dice: Ho
il potere di abbandonare la mia vita e ho il potere di riprenderla.
Nessuno me la toglie, ma sono io a deporla per poi riprenderla 13.
Questa onnipotenza era triste, sebbene facesse ciò che non avrebbe
fatto se non l'avesse voluto. Lo fece per suo potere, non perché
così comportava la sua condizione; lo fece perché volle, non perché
prevalsero i giudei. Trasfigurò quindi in se stesso le membra del
suo corpo, che son deboli; e forse proprio di tali membra, cioè
delle più deboli era stato detto: Chi
semina fra le lacrime miete nella gioia 14.
Non seminava infatti fra le lacrime quel grande araldo di Cristo che
diceva: Io
infatti
sto per essere immolato e il tempo della mia dipartita è prossimo.
Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho
conservato la fedeltà. Per il resto, mi attende la corona della
giustizia, la
corona ricavata con i manipoli. Dice: Mi
attende la corona della giustizia, che mi attribuirà in quel giorno
il Signore, giudice giusto 15.
Come se dicesse: Egli mi accorderà il provento, come io per lui mi
spargo a guisa di semente. Queste parole, miei fratelli, a quanto ci
è dato comprendere, son parole di uno che gioisce, non di uno che
piange. Forse che quando parlava così era fra le lacrime? Non era
forse simile a quel donatore dall'animo lieto che Dio ama 16?
Riferiamo dunque queste parole ai deboli, di modo che nemmeno essi,
che seminano fra le lacrime, si disperino. Sebbene infatti seminino
fra le lacrime, passeranno il dolore e il gemito. Passa la tristezza,
che ha il suo limite, e verrà il godimento senza limiti.
Il pianto è retaggio dei mortali.
4.
Ed ecco, o carissimi, in che senso mi sembra che a tutti si
riferiscano le parole: Chi
semina nelle lacrime raccoglie con gioia; nell'andare andavano e
piangevano spargendo la loro semente; ma nel tornare venivamo con
allegrezza portando i loro covoni 17.
Ascoltatemi, se con l'aiuto del Signore potrò spiegare come a tutti
si riferisca l'espressione: Nell'andare
andavano e piangevano 18.
Dal giorno della nascita noi andiamo. Chi infatti sta fermo? Chi non
è costretto a camminare da quando è entrato in questa vita? Nacque
bambino, crescendo cammina. La morte è la fine, alla quale si deve
arrivare, ma con allegrezza. Chi infatti non piange in questa vita
tribolata, se lo stesso neonato incomincia a vivere nel pianto? È
vero infatti che il bambino, quando nasce, esce dalle strettezze del
grembo materno alla spaziosità di questo mondo, passa dalle tenebre
alla luce. Eppure, in quel momento in cui dalle tenebre viene alla
luce sa già piangere, non sa ridere. La vita presente infatti è
tale che, anche quando vi si gode, devi temere che essa ti inganni.
Quando ti tocca a piangere, prega perché possa uscire [dal pianto].
Passa infatti la tribolazione, ma un'altra è pronta a venire. E gli
uomini ridono e gli uomini piangono; ma è da compiangersi il fatto
che gli uomini ridano [poiché il pianto è la norma]: uno piange per
un danno subito, un altro piange la sua sventura perché è stato
messo in carcere, un terzo piange per la perdita di qualcuno dei suoi
cari. Questi piange per un motivo, quegli per un altro. Il giusto
perché piange? Per questi motivi insieme. Il giusto infatti
compiange, animato dalla verità, tutta questa gente che piange
sterilmente. Piange su coloro che piangono e su coloro che ridono.
Difatti, chi piange per cose vane piange insulsamente, e chi ride per
cose vane ride a suo danno. Il giusto dunque piange in ogni caso,
quindi piange più di tutti gli altri.
Non desidera la patria il pellegrino che non versa lacrime.
5.
Ma torneranno
nell'allegrezza portando i loro covoni 19.
Ecco quindi l'uomo giusto, allegro per aver fatto un'opera buona.
Certo egli è allegro. Dio
infatti ama chi dona con gioia 20.
Quando invece piange? Quando nell'orazione affida [a Dio] le sue
opere buone. Il salmo vuol sottolineare le preghiere dei santi, le
preghiere dei pellegrini, le preghiere di coloro che soffrono mentre
sono ancora in vita, le preghiere di chi ama e geme e sospira la
patria eterna, finché nella sua visione non siano saziati coloro che
adesso si trovano nell'afflizione. Difatti, miei fratelli, finché
siamo nel corpo, siamo pellegrini, lontani dal Signore 21.
Non desidera la patria il pellegrino che non versa lacrime. Se brami
ciò che ancora non possiedi, versa lacrime. Come infatti potrai dire
a Dio: Hai
posto le mie lacrime dinanzi ai tuoi occhi 22?
Come potrai dire a Dio: Le
lacrime son diventate il mio pane di giorno e di notte 23?
Son diventate mio pane: hanno consolato chi gemeva, hanno cibato chi
aveva fame. Le
lacrime son diventate il mio pane di giorno e di notte 24.
Perché? Mentre
mi si dice tutto il giorno: Dov'è il tuo Dio? 25.
Qual giusto non versa di queste lacrime? Chi non le versa non si
dispiace d'essere pellegrino. Con che faccia potrà raggiungere la
patria colui che, assente, non l'ha sospirata? Non è forse vero che
tutti i giorni ci si dice: Dov'è
il tuo Dio? Imparate,
fratelli miei, imparate ad essere del numero dei pochi. Vivete bene,
camminate per la via di Dio 26,
e vedrete che vi toccherà ascoltare [il motteggio]: Dov'è
il tuo Dio? 27.
Udendo questo, sarete felici, mentre sarete infelici se voi proferite
tali parole. Ecco, quando noi facciamo l'apologia della fede
cristiana, ci si ribatte: Sì, da quando si predica ovunque il nome
di Cristo non è forse vero che i mali si son moltiplicati? Cosa
suonano queste parole se non: Dov'è
il tuo Dio? Chi
le ascolta geme per il fatto che chi le pronunzia va in rovina.
Le lacrime dei santi e quelle dei peccatori.
6.
Ci sono le lacrime dei fedeli, le lacrime dei santi, di cui sono
indizio le loro preghiere. Ecco uno che agisce bene ed è contento.
Eppure piange, piange perché possa operare il bene, piange perché
ha agito bene. Col pianto impetra l'opera buona, col pianto
raccomanda [a Dio] l'opera buona compiuta. Sono dunque frequenti le
lacrime dei giusti, ma adesso durante la via. Forse che ci saranno
anche in patria? Perché non in patria? Perché tornando
vengono con allegrezza portando i loro covoni 28.
Viene la felicità; forse che torneranno le lacrime? Quanto invece a
coloro che quaggiù piangono vanamente, vanamente anche ridono,
dissipati dietro le loro cupidigie: quando sono frodati piangono,
mentre esultano quando possono frodare. Piangono anche loro durante
la presente via, piangono anche loro, ma non nella gioia. Tornando
invece vengono con allegrezza portando i loro covoni. Coloro
che non hanno seminato nulla, cosa potranno raccogliere? Certo,
qualcosa raccolgono, ma quello che hanno seminato. Quanti hanno
seminato spine raccoglieranno il fuoco e non passeranno dal pianto al
riso, come i santi, i quali nell'andare
andavano e piangevano spargendo la loro semente ma nel tornare
vengono nell'allegrezza 29.
Quelli passeranno da un pianto a un altro pianto, dal pianto misto a
riso al pianto senza riso. Cosa infatti accadrà loro? dove andranno
dopo la resurrezione? Cosa capiterà loro se non quanto diceva il
Signore: Legate
loro le mani e i piedi e cacciateli fuori nelle tenebre 30?
Suvvia! cosa seguirà a questo? Ci saranno forse le tenebre e non ci
sarà il dolore? Forse andranno a tastoni ma non proveranno dolore?
Non vedranno, ma forse che non saranno tormentati? Tutt'altro! Non ci
saranno solo le tenebre, non sarà loro tolta solamente la facoltà
di vedere di cui prima godevano; sarà in più dato loro qualcosa per
cui debbano gemere in eterno. Non considerare cosa da poco le
tenebre, chiunque tu sia, o peccatore solito non ad aborrire ma a
ricercare le tenebre per compiere le tue azioni cattive e sfogare la
lussuria dei tuoi adulteri, solito a godere tutte le volte che la
lucerna ti si spegne. Non avrai delle tenebre che ti consentiranno di
godere, allietarti e immergerti nei piaceri carnali. Non saranno così
quelle tenebre. Ma come saranno? Lì
ci sarà pianto e stridore di denti 31.
Chi tormenta non verrà meno, come non verrà meno chi è tormentato.
Chi applica il supplizio non si stanca, e colui che lo riceve non
morrà. Saranno dunque eterne le lacrime di coloro che vissero così;
e il gaudio dei santi sarà pure eterno, quando nel
tornare verranno nell'allegrezza portando i loro covoni 32.
Al tempo della messe diranno infatti al loro Signore: Signore, col
tuo aiuto abbiamo fatto quel che ci avevi comandato; tu dacci quel
che ci avevi promesso.
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