giovedì 28 gennaio 2016

MARTA ROBIN, MISSIONE “SUICIDIO» - Capitolo 76 - Tratto da " Il Bambino nascosto di Medjugorje " di suor Emmanuel


Marta Robin (1902-1981)


Cari figli... Desidero avvicinarvi Sempre più a Gesù e al suo Cuore ferito, perché siate capaci di capire l'amore senza misura che è dato per ognuno di voi. Per questo, cari figli, pregate, perché dai vostri cuori sgorghi una fonte di amore su ogni uomo e su quelli che vi odiano e vi disprezzano; così, con l'amore di Gesù, sarete capaci di vincere ogni miseria in quel mondo di dolore, che è senza speranza per quelli che non conoscono Gesù” (25.II.1991).
 
Avevo già avuto il privilegio di incontrare Marta personalmente in quattro occasioni. Una quinta volta, padre Finet mi ha portata con sé per assistere alla Comunione settimanale di Marta. Un membro del Foyer ci accompagnava. Nell’intimità di questo avvenimento grandioso, abbiamo semplicemente pregato un Rosario dopo aver espresso alcune intenzioni molto importanti per la Chiesa e per il mondo. La Comunione di Marta si è svolta in un silenzio adorante, poi ci siamo ritirati. Lo sapevamo: Marta andava in estasi non appena riceveva l’ostia. Era vietato pregare con lei i misteri dolorosi, poiché questo la faceva andare in estasi immediatamente, e un’estasi dolorosa.
Quel giorno Marta mi ha fatto toccare con mano quello che doveva divenire più tardi il mio pane quotidiano a Medjugorje: capire quanto il soprannaturale sia naturale per coloro che amano Dio!

A volte, Gesù ha dato a padre Finet un segno della sua impazienza amorosa verso Marta. Non aspettava che finisse la preghiera: «Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa, ma dì soltanto una parola e io sarò salvato»: fuggiva dalle mani del sacerdote per volare verso Marta e posarsi da solo sulle sue labbra! Marta percepiva Dio e le anime in modo stupefacente. Un giorno una signora molto ricca è entrata in camera sua. Questa signora è di bell’aspetto, si esprime facilmente e gode di un grande successo negli ambienti più colti. Non appena mette piede nella stanza, Marta esclama: «Oh, signora, lei ha un’anima immonda!». È ovvio che la signora riceve lo choc della sua vita! In seguito, si impegnerà a cambiare le basi della sua esistenza, grazie alla preghiera di Marta'. Un’altra volta una mia amica entra in camera sua. È la sua prima visita. Marta esclama subito, con una gioia evidente: «Oh, Chantal, venga subito a darmi un bacio!». (Bisogna sapere che occorreva prendere mille precauzioni per non urtare il letto di Marta, perché il minimo colpo le causava un’ulteriore sofferenza). Ma Marta ha riservato un regime speciale a Chantal e in seguito ha sviluppato un’amicizia molto profonda con lei. Perché lei?
Questo resta il segreto del Re. Chantal, è vero, mostrava una carità straordinaria verso i più reietti come verso i più ricchi.
Un giorno padre Finet incarica un sacerdote del Foyer di andare a portare la Comunione a Marta perché deve assentarsį. Questo prete si siede accanto a Marta per iniziare il Rosario con lei, ma Marta lo interrompe: «Padre, Gesù non c’è!». Il sacerdote la rassicura.
«Ma si, Marta, Gesù c’è, ho portato la teca... ce l’ho addosso».
«Gesù non c’è!», insiste Marta.
Allora il sacerdote tira fuori la teca che aveva appeso al collo, la apre... «Oh, Marta! Ha ragione! Mio Dio, mi sono dimenticato di metterci dentro l’ostia stamattina!». Questa percezione della presenza reale di Cristo nell’ostia è sempre un motivo di stupore per me. Purtroppo anche i satanisti possono percepire se un’ostia è consacrata o no. Ma nel loro caso è Satana che li informa, avendo conservato le sue componenti angeliche. Gli angeli, buoni o cattivi, sanno dov'è Gesù. Satana sghignazzerebbe di un satanista che gli portasse un’ostia non consacrata per profanarla. Marta vedeva queste realtà nascoste ai nostri occhi e tutto il suo cuore cercava di “soccorrere” Gesù-ostia facendo riparazione e adorando. Da parte mia, ho rivolto spesso questo rimprovero a Gesù: «Signore, mi hai presa come sposa e non sono nemmeno capace di discernere se sei o non sei in un tabernacolo! La sposa non è colei che conosce il corpo del suo sposo? Che sposa sono per te, Gesù, io che non riconosco nemmeno se si tratta del tuo Corpo o di un pezzo di pane inerte?». Ho un bel constatare che non sono l’unica in questa situazione e che perfino sacerdoti santi di mia conoscenza non sono più avanti di me — questo mi addolora. Ho sicuramente bisogno di questo dolore, Gesù lo permette per mantenermi nella piccolezza, perché altrimenti sarei ben capace di abusare di questo dono cadendo nell’orgoglio... Povero Gesù.! Egli priva se stesso, privando noi; preferisce proteggerci dalle nostre chine pericolose!
Tu, la spagnola!
Marta dava prova di una profonda compassione per le persone sofferenti! Le sentiva a distanza e soffriva con loro, intercedendo giorno e notte per le più deturpate, in particolare quelle che parevano precipitarsi a occhi chiusi verso l’Inferno. Aveva perfino chiesto a Gesù di farla stare alla porta dell’Inferno per convincere le anime a non andarci. Quando le veniva affidata una persona nell’afflizione, non la mollava. Si poteva tornare vent'anni dopo e lei chiedeva allora con la sua vocina infantile: «E il tale, come sta ora?». Aveva un affetto particolare per i piccoli e i poveri, che vedeva schiacciati sotto il peso della durezza diffusa, della cattiveria umana e di questa freddezza tipica di una società materialistica. Vedeva misticamente le migliaia di suicidi che si susseguivano, in particolare quelli di tanti giovani torturati dal vuoto interiore. Li accompagnava nella loro agonia e intercedeva per loro. Un giorno ha confidato alla nostra meravigliosa amica Estelle Sabatin, molto vicina alla mia Comunità, una cosa davvero inaudita, tranne che nella vita di padre Pio: «Estelle, se vedi qualcuno che vuole suicidarsi, digli di chiamarmi nel suo cuore e io andrò ad aiutarlo!». Estelle non lascia cadere nel dimenticatoio questa perla. Alcuni anni dopo, una giovane donna si abbandona fra le sue braccia in preda alla disperazione. Senza famiglia, sballottata fin dall’infanzia da un istituto all’altro nella regione parigina, il povero cuore di Lorette non ha fatto che sanguinare fin dalla nascita. La parola “famiglia” la fa sognare, ma tutto sembra coalizzarsi contro di lei. Schiacciata dalla successione infernale delle porte chiuse davanti alla sua miseria, non vede più nessuna ragione per continuare a vivere. Estelle fa del suo meglio per consolarla e aiutarla concretamente; le parla del Signore e le rivela anche la sua famosa perla. Marta deve intervenire!
«Sai, ho una grande amica vicino a Valence che si chiama Marta. È vicinissima a Dio, è una vera santa. E Dio le ha fatto un dono molto raro: quando qualcuno sente il desiderio di suicidarsi, ebbene, può chiamarla in aiuto, lei sente la sua voce nella propria anima e va a soccorrerlo. Allora, tienilo a mente, d’accordo? Se vedi che stai per fare una sciocchezza, chiamala, verrà!».
La giovane donna non ha nessuna cultura religiosa, ma come i veri poveri, il suo cuore a nudo sa vibrare alle caratteristiche di Dio: la bontà, la bellezza, il desiderio di soccorrere chi è nell’afflizione... registra l’informazione a modo suo e riprende con un po’ più di coraggio la sua strada costeggiata da spine. Un giorno, ingannata dalle false promesse di un uomo forse non molto più fortunato di lei, Lorette si ritrova incinta e abbandonata. Lotta, tuttavia, per tenere la bambina malgrado le pressioni che immaginiamo, poiché,pensa, è l’inizio della sua vera famiglia: una bimba tutta sua, sua figlia! Ma anche allora subisce uno choc: è ritenuta troppo povera per allevare la bambina, che le viene tolta per essere messa in un istituto dell’Oise. Ha il diritto di vedere la figlia in modo molto limitato: la sua “piccola” sarà allevata – allevata male da estranei.
Passano due anni, Lorette spera di recuperare sua figlia, ma la disoccupazione cronica e la mancanza di un domicilio fisso non la aiutano affatto. Quando fa un nuovo tentativo, le fanno Sapere che ci sono pochissime speranze. Il troppo stroppia e Lorette cede. Di notte il sonno la abbandona e di giorno erra senza meta, sfinita, a pezzi, disperata. Una mattina, all’alba, come un automa, si dirige verso il Pont des Arts. Parigi dorme ancora, non c’è nessuno all’orizzonte... Lorette dà la scalata alla balaustra per gettarsi nella Senna. Non ha ancora alzato la seconda gamba, quando la conversazione con Estelle riemerge improvvisamente dalla memoria come un flash.«Oh, la signora di Estelle», pensa, «la santa... se la chiamassi!?». Ma Lorette ha dimenticato il suo nome, le insonnie la tradiscono. Tuttavia le viene in mente un particolare: abita Vicino a Valence! Lorette si mette allora a gridare a pieni polmoni: «Tu, la spagnola di Valenza, vieni in mio aiuto!!». Ed ecco, Marta è lì. Benché invisibile agli occhi di Lorette, con un’infinita delicatezza materna la rimette su due piedi e la fa sedere. Lorette è calma, improvvisamente le viene in mente l’immagine di sua figlia. Morire? No, non è la soluzione! «Toh, se andassi piuttosto a trovare la mia bimba a Compiègne, è sabato, questo mi farà cambiare idea», pensa. Lorette non ha un soldo in tasca e la metropolitana è troppo cara per lei. Allora cammina, cammina verso nord di Parigi, e più cammina, più le tornano le forze. «SÌ», dice tra sé con una pace insolita, «è una buona idea andare a trovare la mia piccola!».· All’uscita di Parigi fa l’autostop e un’auto si ferma. Lorette sorride all’uomo: «Va verso Compiègne?». «Sì, salga!». Silenzio intimidito. L’uomo ha un’aria gentile, semplice. Dopo alcuni minuti chiede: “Va proprio a Compiègne?”. «Eh... no, ad alcuni chilometri da lì, ma mi lasci a Compiègne, andrà bene, saprò arrangiarmi!». «Ah, bene, perché io vado a Mortefontaine». |«Mortefontaine!!!? Ma è proprio accanto al posto in cui Vado io!». «Allora, bene, le do uno strappo fino a lì, non è niente per me!». Lorette rivela il suo segreto a quell’uomo così gentile; passerà la giornata con sua figlia, gliel'hanno tolta, la vita non è facile, ma quella bimba è tutto per lei... «E Stasera, come ritorna a Parigi?», chiede l’uomo. «Oh, stasera? Allo stesso modo, farò l’autostop prima de calare della notte, ci sono abituata!».| «No! Anch`io devo tornare a Parigi verso le 19.00, verrò a prenderla, è più semplice!». Passeranno ancora diversi anni prima che Lorette ritrovi Estelle per caso in un viale di Parigi, in uno di quei giorni di grazia che soltanto il cielo sa combinare. Lorette racconta tutto... «Ah, bene», chiede Estelle, «allora quella sera la signora ha avuto l’autista fino a casa! E poi?». «E poi... stavamo bene insieme. Anche lui ne aveva passate di cotte e di crude nella vita. Era veramente gentile con me...)». «E allora?». «Allora ci siamo sposati. Io ho potuto riprendere la “piccola”. Toh, guarda le foto...». Alcuni mesi dopo, quando fa visita a Marta, Estelle le racconta tutta la faccenda di Lorette. E Marta ricorda benissimo quella mattina sul pont des Arts, all’alba, e quella pecorella insanguinata che gridava il suo male di vivere e che aveva talmente di meglio da fare che sprofondare nella Senna! Di persone come Lorette ce ne sono migliaia, soprattutto nella fase “pre-Senna”. Ma di persone come Marta... Chi si alzerà per operare con lei e moltiplicare così gli scampati alla disperazione?



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