Mattina
del 28 maggio, venerdì.
Dice
Gesù:
«Questa
è una lezione tutta per te. Io sono il tuo Maestro e tu lo
riconosci. Questo tuo riconoscimento mi dà gioia. Ma voglio che tu
riconosca tutta la profondità di quello che faccio in te. Molte cose
ti ho insegnato e molte ancora te ne insegnerò perché sei ancora
molto lontana dall’essere come Io ti vorrei. Una delle ultime cose
insegnate è stata la potenza del silenzio. Te l’ho fatta capire
mostrandoti.
Ma
che faccio davanti ai miei accusatori di ora e di un tempo, davanti a
Pilato, e ai Pilati, che non mi accusano e, umanamente, non mi
vogliono male, ma che non mi difendono per paura. Ho visto che tu hai
capito quella lezione e che eri desiderosa di imitarmi, pure
riconoscendo che da te sola non ci saresti mai riuscita. Questo tuo
desiderio a questa tua umiltà mi hanno indotto ad operare. Io opero
sempre quando vedo la disposizione di uno ad essere operato. Non sono
soltanto Maestro; sono anche Medico e so, come medico, che nessuna
visita e nessuna diagnosi sono sufficienti a guarire se il malato si
rifiuta di assoggettarsi al medico.
Non
è la parola che salva: è l’opera. Allora Io ti ho operato
stringendoti al mio Cuore. Ama il mio Cuore, Maria, perché è esso
quello che ti ha sanato da uno dei tuoi principali difetti: quello
della veemenza, della resistenza, della mancanza di pieghevolezza
alle cose di ogni ora. Noiose, urtanti, ingiuste, è vero. Ma che
occorre far divenire utili, giuste, amate, pensando alla vita eterna
dove le ritroverete. Stretta sul mio Cuore, e tu sai in che mattina,
esso ti ha non soltanto parlato , ma ti ha purificato con le sue
fiamme. Onde la tua umanità si è mutata, perdendo molto
dell'umanità - potrei dire: della ferinità - vostra e acquistando
molto dell'umanità mia. Altre cose opererò in te, se ti vedrò
sempre volonterosa e umile, come altre ne ho operate per renderti
più gradita al Padre nostro. Di molte ti sei accorta d’essere
guarita e da Chi. Di altre non te ne sei accorta tanto la mia mano è
stata lieve. Ma pensa questo, per non sbagliare, quando ti guardi con
stupore vedendo che le tue braccia mettono penne mutandosi in ali:
tutto il bene che vedi essere nato dove prima erano erbacce e bronchi
di male è mio, te l’ho donato Io. Da te non avresti potuto nulla
nonostante il tuo buon volere. Di quest’ultima cosa operata in te
per cui sei diventata la mia imitatrice nel silenzio che è
prudenza, che è carità, che è sacrificio, e che mi piace più
di un incenso, me ne hai dato lode proclamando che Io avevo fatto la
grazia. Questo riconoscimento mi spinge ad operare di più. Sono
Maestro e Medico, ma sono anche Padre. E se non fossi l’Uomo-Dio
vorrei dire: sono Madre per voi tutti perché come una madre Io vi
porto, vi nutro, vi curo, vi istruisco, piango su voi, di voi mi
glorio. L’amore di un padre è già diverso. L’amore di una
madre è l’amore degli amori, dopo quello di Dio. È per questo
che sulla croce vi ho dati alla Mamma mia. Non vi ho affidati al
Padre, dal quale, morendo, vi riscattavo. Vi ho dati alla Mamma
perché eravate informi o appena nati e vi era bisogno di un seno di
Mamma per voi. Siate, sii per me una figlia che riconosce le cure
date alla sua puerizia spirituale. Osserva i nati di donna: poche
luci nel pensiero rudimentale di un neonato, ma tu lo vedi sorridere
e accarezzare la mammella da cui gli viene il latte. Osserva i nati
delle bestie: amano il grembo materno che li nutre, amano l’ala che
li copre. Tu, donna figlia di donna, tu, creatura fatta a somiglianza
di Dio, non essere inferiore ai nati degli animali. Riconosci sempre
il seno mio che ti alleva, nutre e istruisce, e amalo di un amore che
mi compensa e mi spinge a sempre più curarmi di te. Non ti stancare
di amare. Tu sai che voglio dire. Non ti stancare di amare se non
vuoi che Io mi stanchi di operare. Va’ in pace, ora. Ricorda,
ascolta e ama. Sai cosa voglio dire. Cosi mi farai contento. Sono
Gesù, il Gesù che è il Salvatore.»
31
maggio 1 943. Immediatamente dopo la S. Comunione.
Dice
Gesù:
«Sai
perché ti impressioni anche di una inezia e non vorresti
commetterla? Perché Io sono in te. Dove sono Io non vi può
sussistere nulla che abbia neppure le più lontane parentele
coll’impuro. La sensibilità di un’anima data a Me è tale che
la più esigua ragnatela di male le è pesante, insopportabile,
ripugnante più di un mare di fango a chi non è con Me. Ma questo
non per merito dell’anima. Unicamente perché la sono Io. Il merito
dell’anima, se mai c'è, è uno solo: quello della sua buona
volontà di tenermi e tenersi in Me. Ricordalo e non ti gloriare di
quello che non è tuo ma è mio. Umiltà sempre se Io devo agire.
Agli occhi del mondo tu sei candida come neve alpina. Ma agli occhi
miei sei ancora bigia per la polvere che ti ricopre. Come è formata
la polvere? Di particelle cosi minuscole che ad occhio nudo non si
vedono. Ma tante messe insieme fanno uno strato grigio che offusca e
sporca le cose. Non occorre avere addosso i massi per morire di
soffocazione o per apparire brutti. Anche un mucchio di polvere può
uccidere per asfissia e abbruttisce sempre.
I
massi sono i peccati mortali. La polvere i peccati veniali. Anche le
imperfezioni sono polvere; più fina, ma sempre polvere. E bisogna
levarla perché se si accumula, per quanto ogni sua molecola sia
impalpabile, insignificante, finisce per asfissiare l’animo a
renderlo sporco. Il mondo non la vede. Io si. Vi sono cose candide,
all’apparenza, ma che non lo sono. Vi sono cose pure,
all’apparenza, ma che non lo sono. Non per loro volontà, ma
perché altre volontà le hanno macchiate e corrotte. Finché vi è
vita vi è pericolo. È la stessa vita che è pericolo. Guarda la
neve. Come è bianca! S’è formata alta, nel mio cielo. Guarda il
giglio. Come è perlaceo! La sua seta l’ho creata Io. Ma se tu
guardi neve e giglio con un microscopio vedi quanti germi impuri si
sono mescolati, nel cadere attraverso gli spazi, prima di posarsi
sulla terra, nel più candido fiocco di neve; vedi quante
microscopiche scaglie di polvere deturpano la seta angelica del
giglio testé schiuso. E per la neve e il giglio, come cose
inanimate, non v'è colpa se ciò avviene. Ma per l’anima
ragionevole si. Essa può vigilare a provvedere. Come? Usando
l’amore. L’amore è il microscopio dell’anima. più uno ama
Me e vede le cose attraverso di Me, e più vede le macchioline della
sua coscienza. Queste non mi allontanano perché Io so come siete
fatti. Ma non mi allontanano se l’anima le subisce come inevitabili
ma non le provoca e anzi cerca subito di mondarsi. Ricordalo sempre.
Io resto. Anzi tu devi cercare di avermi il più spesso, anche
sacramentalmente. Non c'è che il mio Sangue che lavi il bigio della
tua anima e la renda degna del Re, di Me. Hai visto quando Io non ti
venivo portato cosa è successo... Solo la mia potenza, operando un
miracolo continuo, ha potuto portarti avanti lo stesso, mantenerti la
vita dello spirito sotto la polvere che si accumulava e che non
veniva mondata dal mio Sangue. Ma non bisogna pretendere e osare
troppo! Io ti ho salvata per scopi miei che non vanno giudicati e
neppure scrutati. Ora tutto torna nella regola perché il miracolo è
l’eccezione. E tu devi pascerti di Me per essere sempre più degna
di Me, mettendoci di tuo: infinito amore, tutto quello che puoi
spremere da tutto il tuo essere fino a rimanere esausta, infinita
volontà di bene, infinita attenzione, infinita umiltà,
riconoscendo il tuo niente e il mio Tutto, e infinita volontà di
purezza. Su questa mi basta questo, per ora, e la separo dalla
volontà in generale di proposito, come volontà eccelsa. Siamo in
tempo di allarmi e se non vigilate il nemico vi colpisce. Ma che
sono le bombe e gli attacchi nemici, che uccidono solo il corpo,
rispetto alle insidie del Nemico che vuole uccidere la vostra anima?
Quell’anima che Io ho ricomprata a prezzo di un Dolore e di un
Sangue che non hanno prezzo! Monta sul mio monte, afferrati alla mia
Croce e vigila per te, su te, su molti. E prega. Io ti amo e
l'ilarità che senti in te è la prova del mio amore e che tu mi
accontenti abbastanza. Quando Io sono in pace con un cuore, do pace a
gioia. Questo è il segno. Riguardo al futuro... Cosa vuoi sapere,
povera anima?! Non sei lontana dalla verità, e stamane l’hai
sfiorata... Ma avresti il coraggio di conoscerla piena? Ringrazia la
mia misericordia che, per ora, te la nasconde in buona parte. Prega.
La Pentecoste è vicina. Riguardo al Padre digli: “Colui che vive
in carità e in purezza è già su un calvario e mi piace. Sta a
Me dare, nel modo che voglio, a ognuno la croce che gli spetta”.
Vai. Ti do la mia pace.»
1
° giugno 1943.
Dice
Gesù:
«Per
essere salvati, o poveri uomini che tremate di paura, basterebbe che
voi, come veri figli e non come bastardi di cui Io sono Padre
soltanto di nome mentre il vero padre è l’altro, sapeste rapire
al mio Cuore una scintilla della mia Misericordia. E non desidererei
che di farmela rapire. Sto col petto aperto perché possiate giungere
più facilmente al mio Cuore. Ho dilatato la ferita della lancia nel
mio Cuore perché voi possiate entrare in esso. E non giova. Ho fatto
servire le vostre infinite offese come coltello di sacrificatore per
sempre più riaprirla perché l’Amore sa fare questo. Anche il
male lo fa divenire bene, mentre voi, di tutto il bene che vi ho dato
- sinanche Me stesso vi ho dato che sono il Sommo Bene - ve ne
servite in modo cosi osceno che diventa per voi strumento di male.
Sto col mio Cuore aperto che goccia sangue, come dai miei occhi
gocciano lacrime. E cadono, sangue e pianto, inutilmente sulla terra.
La terra è più benigna di voi al suo Creatore. Apre le sue arene
per ricevere il Sangue del suo Dio. E voi, invece, mi chiudete il
vostro cuore, unico calice dove Esso vorrebbe scendere per trovare
amore e dare gioia a pace. Guardo il mio gregge... Mio? Non più
mio. Eravate le mie pecorelle e siete uscite dai miei pascoli...
Fuori avete trovato il Maligno che vi ha sedotti e non vi siete più
ricordati che a prezzo del mio Sangue Io vi avevo radunati a salvati
dai lupi a dai mercenari che vi volevano uccidere. Sono morto Io per
voi, per darvi la Vita e la Vita piena come Io l’ho nel Padre. E
voi avete preferito la morte. Vi siete messi sotto il segno del
Maligno ed esso vi ha mutato in selvatici caproni. Non ho più
gregge. Il Pastore piange. Solo qualche agnella fedele m’è
rimasta, pronta ad offrire il collo al coltello del sacrificatore per
mescolare il suo sangue, non innocente ma amante, al mio
innocentissimo, ed riempire il calice che sarà alzato nell’ultimo
giorno, per l’ultima Messa, prima che siate chiamati al tremendo
Giudizio. Per quel Sangue e per quei sangui, all’ultima ora, Io
potrò mietere la mia ultima messe fra gli ultimi salvati. Tutti gli
altri... Serviranno da strame per i riposi dei demoni e per ramaglia
nell’incendio eterno. Ma le mie agnelle saranno con Me. In un posto
scelto da Me per il loro beato riposo dopo tanta lotta. Diverso il
posto loro da quello dei salvati. Per i generosi vi è un posto
speciale. Non fra i martiri e non fra i salvati. Sono meno dei primi
e molto più dei secondi e stanno in mezzo, tra le due schiere.
Perseverate, voi che mi amate. Quel posto merita ogni presente fatica
perché è la zona dei corredentori, a capo dei quali è Maria, mia
Madre.» Dice ancora Gesù:«Credono che la penitenza sia una cosa
inutile, sorpassata, una quieta mania. Non c'è che penitenza e amore
che abbiano peso agli occhi di Dio per arrestare gli avvenimenti e
deviarli. Avete bisogno più di amore che di pane. Ma per il pane vi
arrabattate a procurarvelo, rubandovi il tozzo l’uno con l’altro
come cani affamati, e siete poco dissimili, in realtà, da essi,
pronti come siete a dilaniarvi per un pugno di terra e per un fumo
d’orgoglio. Mentre per acquistare e possedere l’amore non fate
nulla. Non ve ne curate. Ma sapete, o disgraziati, cosa fate
trascurando l’amore? Perdete Dio, il suo aiuto in terra, la sua
vista in cielo. Cosa devo fare per farvi capire questo se i miei
flagelli non bastano, se le mie bontà non servono? Come devo fare
scendere il Paraclito, in quale forma, perché vi investa a vi salvi?
Se il globo di fuoco portato dal vento veloce scendesse, per una
nuova Pentecoste, su ognuno di voi - non dividendosi in fiammelle che
furono bastanti, allora, su dei poveri pescatori, rozzi e ignoranti
ma amanti di Me - scendesse pieno su ognuno di voi, non basterebbe lo
stesso ad accendervi di Dio. Prima dovreste sgombrare l’anima dai
vostri falsi dei, e non lo volete fare perché li preferite a Me, Dio
vero. Siete perduti, se un miracolo non si compie. Volgetevi e
pregate l’Amare.»
Nessun commento:
Posta un commento