San
Beda il Venerabile
Nato
a Jarrow, in Inghilterra, san Beda (circa 673-735) fu chiamato il
Venerabile già durante la sua vita. Tutti amavano ed ammiravano
questo monaco sacerdote, umile, fervente e sapiente. Egli era stato
affidato all'età di sette anni ad un monastero di Northumbrie e vi
era divenuto monaco. Passò tutta la vita a Jarrow, e nel vicino
monastero di Wearmouth, amante dello studio e dell'insegnamento. I
suoi numerosi trattati ci trasmettono la dottrina dei Padri, specie
di sant'Agostino. La sua opera più importante è di carattere
storico: Storia della Chiesa in Inghilterra.
Gesù
vide un uomo chiamato Matteo seduto al banco della gabella e gli
disse: «Seguimi» (Mt. 9, 9). Lo
vide non tanto con gli occhi del corpo, quanto con lo sguardo
interiore del suo amore... Vide il pubblicano, lo predilesse, lo
prescelse e gli disse: «Seguimi»; ossia imitami.
Chiedendogli di seguirlo, lo invitava meno a camminar dietro di lui
che a viver come lui; poiché Chi dice di star in Gesù Cristo
deve anche vivere come è vissuto lui (1
Gv. 2, 6)... Matteo si alzò e
lo seguì. Nulla di strano che il pubblicano, al primo
imperioso invito del Signore, abbia abbandonato la sua avidità di
beni terreni e che, trascurando i valori temporali, abbia aderito a
Colui ch'egli vedeva libero da ogni ricchezza. Ciò avvenne perché
il Signore, che lo chiamava dall'esterno con la sua parola, lo
commoveva nei recessi più intimi della sua anima, spandendovi la
luce della grazia spirituale perché lo seguisse...
E mentre Gesù era a tavola in casa, ecco che molti pubblicani e peccatori vennero a mettersi a tavola con Lui e coi suoi discepoli (Mt. 9, 10). La conversione d'un solo pubblicano spalancò la via della penitenza e del perdono a molti pubblicani e peccatori... Fu davvero un fausto presagio: colui ch'era predestinato ad essere in seguito apostolo e dottore tra i pagani, trascina dietro a sé, con la sua conversione, i peccatori nel sentiero di salvezza; e questo ministero della Buona Novella ch'egli avrebbe dovuto assumere solo dopo aver progredito nella virtù, lo intraprende sin dai primi momenti della sua fede. Cerchiamo di comprender più profondamente l'avvenimento riferito. Matteo non ha offerto al Signore solo un ristoro corporale nella sua dimora terrena, ma gli ha preparato un convito nel suo cuore con la sua fede e il suo amore, come ne dà testimonianza Colui che ha detto: Ecco ch'io sto alla porta e busso: se uno sente la mia voce e mi apre, io entrerò da lui e cenerò con lui e lui con me (Apoc. 3, 20).
Sì, il Signore sta alla porta e bussa allorché rende il nostro cuore intento alla sua volontà, sia mediante la voce di chi insegna, sia con una ispirazione interiore. Noi schiudiamo la porta all'invito della sua voce allorché diamo il nostro libero consenso ai suoi avvertimenti interiori o esteriori e quando mettiamo in atto ciò che abbiamo capito di dover fare. Ed egli entra per ristorarsi, lui con noi e noi con lui, perché egli dimora nel cuore degli eletti, con la grazia del suo amore, per nutrirli incessantemente con la luce della sua presenza, affinché essi elevino progressivamente le loro aspirazioni e perché egli stesso si ristori con il loro zelo per il cielo, come fosse il cibo più delizioso.
E mentre Gesù era a tavola in casa, ecco che molti pubblicani e peccatori vennero a mettersi a tavola con Lui e coi suoi discepoli (Mt. 9, 10). La conversione d'un solo pubblicano spalancò la via della penitenza e del perdono a molti pubblicani e peccatori... Fu davvero un fausto presagio: colui ch'era predestinato ad essere in seguito apostolo e dottore tra i pagani, trascina dietro a sé, con la sua conversione, i peccatori nel sentiero di salvezza; e questo ministero della Buona Novella ch'egli avrebbe dovuto assumere solo dopo aver progredito nella virtù, lo intraprende sin dai primi momenti della sua fede. Cerchiamo di comprender più profondamente l'avvenimento riferito. Matteo non ha offerto al Signore solo un ristoro corporale nella sua dimora terrena, ma gli ha preparato un convito nel suo cuore con la sua fede e il suo amore, come ne dà testimonianza Colui che ha detto: Ecco ch'io sto alla porta e busso: se uno sente la mia voce e mi apre, io entrerò da lui e cenerò con lui e lui con me (Apoc. 3, 20).
Sì, il Signore sta alla porta e bussa allorché rende il nostro cuore intento alla sua volontà, sia mediante la voce di chi insegna, sia con una ispirazione interiore. Noi schiudiamo la porta all'invito della sua voce allorché diamo il nostro libero consenso ai suoi avvertimenti interiori o esteriori e quando mettiamo in atto ciò che abbiamo capito di dover fare. Ed egli entra per ristorarsi, lui con noi e noi con lui, perché egli dimora nel cuore degli eletti, con la grazia del suo amore, per nutrirli incessantemente con la luce della sua presenza, affinché essi elevino progressivamente le loro aspirazioni e perché egli stesso si ristori con il loro zelo per il cielo, come fosse il cibo più delizioso.
Homélies
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