E se
adesso riflettiamo, possiamo dire che anche nel nostro tempo è
necessario dire un «no» alla cultura ampiamente dominante della
morte. Un’«anticultura» che si manifesta, per esempio, nella
droga, nella fuga dal reale verso l’illusorio, verso una felicità
falsa che si esprime nella menzogna, nella truffa, nell’ingiustizia,
nel disprezzo dell’altro, della solidarietà, della responsabilità
per i poveri e per i sofferenti; che si esprime in una sessualità
che diventa puro divertimento senza responsabilità, che
diventa una «cosificazione» - per così dire - dell’uomo, che non
è più considerato persona, degno di un amore personale che esige
fedeltà, ma diventa merce, un mero oggetto. A questa promessa
di apparente felicità, a questa «pompa» di una vita apparente che
in realtà è solo strumento di morte, a questa «anticultura»
diciamo «no», per coltivare la cultura della vita. Per questo il
«sì» cristiano, dai tempi antichi fino ad oggi, è un grande «sì»
alla vita. Questo è il nostro «sì» a Cristo, il «sì» al
vincitore della morte e il «sì» alla vita nel tempo e
nell’eternità.
Benedetto XVI - 8 Gennaio 2006
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