Tema: Vedere
C'era una volta, sui tetti rossi di un
grande condominio, un'antenna della televisione che faceva con molta
diligenza il suo dovere. Era un'antenna centralizzata e doveva quindi
trasmettere le immagini sui televisori di tutti gli alloggi. Erano
anni che si trovava lassù e ormai conosceva tutti. Ogni giorno
mandava nei televisori del condominio le immagini che catturava
nell'aria, quelle immagini che lei sola vedeva e sentiva. Era infatti
circondata da un turbinio continuo di colori e suoni invisibili a
tutti, ma non a lei. Li ordinava e li trasmetteva agli apparecchi
televisivi. La sua giornata cominciava prestissimo. Il commendator
Bepoli del secondo piano si svegliava alle sei e voleva vedere un
telegiornale. Nico e Mario, i fratellini del terzo piano volevano i
cartoni animati alle otto e li guardavano standosene beatamente a
letto. Quanto li invidiava la buona antenna! Specialmente d'inverno,
quando fischiava un vento gelido e i ghiaccioli l'appesantivano e
doveva aggrapparsi con tutte le sue forze alle tegole per rimanere
ben dritta e non rovinare le immagini. Poi venivano i telefilm e le
telenovele che commuovevano tanto anche lei. «Matrimonio proibito»
per le sorelle Bellotti del terzo piano, «Perla Nera» per
l'abbondante signora Sirano del piano terra e «Dolore, lacrime e
sconquassi» per il ragioniere in pensione Russo, che guardava le
telenovele, ma non voleva farlo sapere a nessuno. Poi Beautiful e
Karaoke per Lilli, la figlia ventenne dei signori Dolcetti del quinto
piano. E così via, per tutto il giorno e buona parte della notte:
partite, film, documentari, videoclip, varietà, e perfino «tribune
politiche» (le più pericolose, perché rischiava sempre di
addormentarsi). La più bella trasmissione della vita Ogni volta che
c'era un televisore acceso, l'antenna entrava in un appartamento e
non si limitava a mandare le immagini richieste, ma approfittava
degli occhi elettronici del televisore per dare una sbirciatina
all'interno. Molti lasciavano il televisore acceso mentre facevano
altro e la nostra antenna imparò a conoscere le persone del suo
palazzo, anche oltre i gusti televisivi di ciascuno. Così si accorse
che c'erano tante cose che non andavano. «E se non ci penso io», si
disse «non troveranno mai un rimedio. Non se ne accorgono neppure,
questo è il vero guaio!». Prese la sua decisione. Raccolse tutte le
forze, si concentrò fino a cigolare come una banderuola arrugginita,
e realizzò la più bella trasmissione della sua vita. Invece di
prendere le immagini all'esterno, cominciò a prenderle in un
appartamento e a trasmetterle in un altro. Con un suo progetto.
Cominciò dalle sorelle Bellotti. Invece della telenovela preferita
videro improvvisamente sullo schermo del loro televisore una
vecchietta, che fissava una fotografia, con infinita tristezza. «Sarà
una nuova telenovela», disse la sorella maggiore. «Ma quella è la
vecchietta del quarto piano!», esclamò la minore. «E’ una diva
della tv?». «Ma no, quella è proprio la sua casa. Guarda le
finestre». Si misero a guardare con attenzione. La vecchietta aveva
gli occhi pieni di lacrime. Si asciugò gli occhi con un angolo del
grembiule. Mangiò qualche cucchiaiata di minestrina, controvoglia,
sempre guardando la fotografia appoggiata alla bottiglia dell'acqua.
«Io non l'ho mai neanche salutata», disse la maggiore delle sorelle
Bellotti. «Deve essere tremendamente sola», fece eco la minore.
«Perché non la invitiamo a prendere il caffè?», disse la
maggiore. «E due biscotti», aggiunse la minore. «Andiamoci
subito», disse la maggiore. Le due sorelle si alzarono e per la
prima volta in tanti anni dimenticarono la loro telenovela. In
quattro si litiga meglio. Nico e Mario si stavano dedicando al loro
sport preferito che consisteva nel litigare per tutto. Il televisore
trasmetteva un documentario sugli animali, che improvvisamente si
interruppe. «Guarda», disse Nico. «C'è una nuova pubblicità».
Erano apparsi due ragazzini che giocavano nella loro stanza. «Ma...
ma...», balbettò Mario. «Quelli sono i figli del portinaio!». «E
quello è il gioco rotto che abbiamo buttato nella spazzatura ieri».
«E quelli sono i miei giornalini vecchi». Nico e Mario rimasero in
silenzio. «Giocano con quello che noi buttiamo via...», disse Nico.
«Chiamiamoli a giocare con noi!», replicò Mario. «In quattro si
litiga meglio che in due», concluse Nico. «Mamma, saremo in quattro
a merenda», gridarono insieme e uscirono. La graziosa Lilli si
pettinava e sospirava per Fiorello, il divo della tv che le faceva
battere il cuore. Insieme a Ridge di Beautiful. Com'erano
scintillanti loro, altro che quei brufolosi ragazzi del gruppo
parrocchiale. Così noiosi. Meglio zitella che sposare uno di quelli.
Ma ecco che la sua trasmissione preferita si interruppe e sui
teleschermo apparve una stanzetta semplice ma ordinata. Con qualche
cosa di familiare. Chino sul tavolo, un ragazzo con i capelli
cespugliosi studiava su un grosso libro di giurisprudenza. Si intuiva
chiaramente che cascava dal sonno, ma stringeva i pugni e leggeva e
rileggeva. «Oh cielo!», fece Lilli. «Quello è il ragazzo del
quinto piano, che fa il fattorino ai Grandi Magazzini... Di giorno...
Mi saluta tutte le volte che lo incrocio sulle scale... e io non l'ho
mai degnato di uno sguardo... Ma quanto sono stupida... Mamma»,
gridò all'improvviso «posso invitare un amico per il pranzo di
Natale?». In tutti gli appartamenti del condominio succedeva la
stessa cosa. Persone che vivevano nella stessa casa, che si
incrociavano tante volte al giorno su scale, pianerottoli e
ascensori, che magari vivevano nello stesso appartamento,
improvvisamente «si vedevano» per la prima volta. E in alto sul
tetto, l'antenna spossata, ma felice, gongolava, preparandosi a fare
di nuovo il suo dovere e trasmettere la puntata di «Sentieri».
Riflessione
Viviamo in una società dove si pensa unicamente a se stessi. Sempre presi dal lavoro e sempre indaffaranti a cercare di guadagnare più soldi possibile.
Riflessione
Viviamo in una società dove si pensa unicamente a se stessi. Sempre presi dal lavoro e sempre indaffaranti a cercare di guadagnare più soldi possibile.
Ci
lamentiamo spesso dell'indifferenza degli altri....ma noi, cosa
facciamo?
Quante
volte usciamo da casa e non ci accorgiamo delle persone che ci
passano accanto? A volte basta un semplice sorriso o un "ciao"
detto con il cuore. Ma non c'è bisogno di uscire fuori, basta
guardare anche dentro casa, in famiglia o al lavoro... trascorriamo
con tanti, diverse ore del giorno ma alla fine è come se non
esistessero. Facciamo soffrire tante persone con questo nostro
modo di comportarci. Allora... se non vogliamo essere anche noi visti
come un bel soprammobile, sforziamoci ad andare oltre il nostro naso.
Come possiamo dire di amare Dio se non vediamo la Sua immagine nel
volto degli altri?
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