QUESTA
TUA INUTILE VITA
Quante
volte, dopo una scorsa al giornale, una sosta al televisore o alla
radio, con la bocca amara, ti sarai buttato a sedere dicendo: "Tutto
va male! Sempre di male in peggio! Più niente da fare!" E avrai
ricominciato il tuo rosario d'imprecazioni contro le magagne del
governo, la rivalità dei partiti, l'impotenza delle forze
dell'ordine, gli scioperi a catena, la contestazione dei
giovani, le scuole occupate da rivoltosi, gli scassi per rapina, gli
assalti alle banche, i sequestri di persone, il traffico della droga,
la tratta delle bianche e altre belle cose.
Proprio
più nulla da fare! E ti rinchiudi avvilito in te stesso,
immerso in una egoistica solitudine. Pensi che la tua sia la
protesta di un galantuomo, mentre è la vigliaccheria di un
rinunciatario. Sei il soldato che si rifiuta di combattere. La
sentinella che abbandona il posto. Il male c'è, ma non bisogna
abbandonarsi alla deriva. Esso va combattuto col contributo di quanti
seriamente lo detestano. Tu invece contribuisci ad aggravarlo.
La
tua è una visione troppo unilaterale. Nel mondo ci sono anche i
buoni. C'è anche del bene. Unisciti con quelli. Spargi tu pure semi
ed opere di bontà: non tutti saranno insensibili alla loro presa.
Sii uomo di carattere. Sii cristiano autentico: come tale tu disponi
di risorse incalcolabili. Sappi metterle a frutto. Sappi sentire
ed abbracciare le tue responsabilità di uomo e di credente. Il tuo
lavoro sarà meno vistoso; ma frutterà, e nella misura che saprai
credere nella forza dinamica e sotterranea del bene. C'è Dio con te.
Non lo dimenticare!
RICORDA:
"L'uomo è stato creato per lodare, riverire e servire Dio
nostro Signore, e ciò facendo, salvare la sua anima" (S.
Ignazio, Es. spir.).
GESU'
HA DETTO: "Un uomo, in procinto di partire, chiamò i
propri servi e affidò loro i suoi beni. Ad uno diede cinque talenti,
a un altro due ad un altro uno... Subito, quello che aveva ricevuto
cinque talenti li trafficò e ne guadagnò altri cinque. Colui che ne
aveva ricevuto due ne guadagnò altri due. Chi ne aveva ricevuto uno
solo scavò una fossa e lo nascose. Il padrone, al ritorno, dopo di
aver lodato e rimunerato i primi due, rimproverò severamente il
terzo servo malvagio e fannullone (Mt. 25, 14-30).
ALLA
RICERCA DI DIO
Alexis
Carrel, chirurgo e fisiologo francese, sebbene ancora non
credente in Dio, scriveva: "Ti ringrazio, Signore, di avermi
conservato la vita più a lungo che a tanti miei compagni di un
tempo. Concedimi, prima di chiudere il libro, ch'io vi legga quello
che ancora non so. E' stato un deserto la mia vita, perché non ti ho
conosciuto. Fa che il deserto fiorisca, anche se è autunno.
Nell'oscurità in cui vado brancolando io ti cerchi senza posa.
Sebbene cieco, mi sforzo di seguirti: Signore, indicami la strada".
A
chi lo cerca con sincerità Dio va sempre incontro, e il Carrel
s'incontrò difatti con Dio. Il deserto della sua vita fiorì presto
nella primavera delle gioie cristiane. E tu che leggi, a che punto
sei nei tuoi rapporti con Lui? Conservi ancora la fede in cui forse
sei stato educato? E se l'hai lasciata affievolire o perdere, ne sei
davvero contento? Non lo credo. In te rimane sempre una sete
irresistibile di felicità, che s'identifica con un'attrazione forse
inconsapevole verso Dio. E se non è Lui il tuo centro di gravità,
tu brancoli nel buio. La felicità che cerchi fuori di Lui presto o
tardi si rivela un pessimo surrogato.
Avrai
sentito dire e ripetere che "Dio è morto". Ma chi lo grida
a voce più alta non fa che esprimere la collera di colui che non
riesce a disfarsi del tutto del pensiero di Dio che,
abbandonato, non abbandona chi lo rinnega. Disfarsi di Dio non
è, come si vuol far credere, una liberazione, ma una disgrazia.
Pensa alla felicità di tutti quelli che approdano a Lui, dopo di
averne sperimentato la lontananza!
RICORDA:
"Le altre cose sopra la faccia della terra sono create per
l'uomo e perché lo aiutino a conseguire il fine per cui è creato"
(S. Ignazio, Es. spii.).
GESU'
HA DETTO: (Gesù e la samaritana al pozzo di
Sichem)."Donna, dammi da bere". "Come!
tu che sei giudeo chiedi da bere a me che sono samaritana?".
"Se tu conoscessi il detto di Dio e chi è colui che ti dice
"dammi da bere", l’avresti pregato tu, ed egli ti
avrebbe dato un’acqua viva... Chiunque beve di quest’acqua (del
pozzo) avrà sete ancora, ma chi beve dell'acqua che io gli darò non
avrà sete in eterno". "Signore, dammi questa acqua,
affinché non abbia più sete e non venga fin qui ad attingere"
(Giov. 4).
DOVE
TROVARE GESU' CRISTO
"Sono
sazio di giorni, scrisse Gide poco prima di morire, e non so più
come usare il breve tempo che mi resta. In certi momenti, se mi
lasciassi andare, mi metterei a urlare dalla disperazione".
Aveva scritto I nutrimenti terrestri e di questi si era
esclusivamente pasciuto, a sazietà. Era vissuto tutto e solo per sè,
ermeticamente chiuso per gli altri. Si era bloccata la via che porta
a Cristo e, con Cristo, a Dio: quella di vivere per gli altri.
Dio,
infatti, spirito altissimo e invisibile, si è reso visibile nel
Figlio suo Gesù Cristo, col quale si è inserito nella nostra
umanità per salvarla. "Chi vede me, ha detto Egli stesso, vede
il Padre". E' lui che ci porta a Dio e unendoci a sé, ci
unisce al Padre. Ma dove si trova oggi Gesù Cristo? Egli ha
voluto identificarsi con i poveri, i miserabili, i deboli, gli
ammalati, i disoccupati, gl'ignudi, i prigionieri, gli sfruttati, i
morenti di fame, gli orfani e i reietti dalla società. E' giunto a
dire: "Quello che avrete fatto a uno di questi, lo avrete fatto
a me". Sono i suoi prediletti: andare verso di essi è
andare a Lui, respingere uno di essi è respingere Cristo.
Dovunque
c'è un fratello da soccorrere, da confortare, da salvare, ivi è
Gesù che ti aspetta. Quanti increduli, in seguito a un atto di
generosità, specie con poveri infermi, hanno trovato Dio! Si
tratta, in fondo, di un incontro di amore. Ma nessuno può
giungere ad amare Dio che non si vede, se non sa amare il prossimo
che vede e col quale convive. E' scritto che Dio paga anche un
bicchiere d'acqua con moneta celeste.
RICORDA:
"L'uomo tanto ha da usare delle cose create quanto lo aiutano
per il suo fine, tanto deve astenersene quanto gli son di ostacolo
nel conseguire il suo fine" (S. Ignazio, Es. spie.).
GESU’
HA DETTO: (All'ultimo giorno il re dirà a coloro che sono
alla sua destra): "Venite o benedetti dal Padre
mio... ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, sete mi avete dato
da bere, sono stato forestiero e mi avete accolto, nudo e mi avete
ricoperto, malato e mi avete visitato..." E a quelli di
sinistra: "Andatevene lontano da me maledetti... ho avuto
fame e non mi avete dato da mangiare, sete e non mi avete dato da
bere, forestiero e non mi avete accolto, nudo non mi avete
ricoperto... " (Mt. 2 5, 34-43 ).
SALVARTI
L'ANIMA
Il
filosofo Kierkegaard ha scritto: "L'amore di Dio e l'amore del
prossimo sono due porte le quali non possono che aprirsi e chiudersi
insieme". Per amare ti è stata data un'anima, la parte
immortale che dà vita a cotesto corpo destinato a ridursi in un
cadavere, in uno scheletro, in un pugno di polvere. In vista di
questa triste realtà dell'uomo terrestre, Gesù ha detto: "Che
vale all'uomo guadagnare tutto il mondo, se perde la sua anima?"
Questa verità è la sola che dà un significato e uno scopo alla tua
vita: salvare l'anima nell'esercizio. di quel duplice amore.
Il
cervello elettronico può offrire all'uomo possibilità
incalcolabili: le imprese spaziali possono essere l'indice di tutto
un mondo che cambia. Ma in mezzo a tutto questo, la parola
ammonitrice di Gesù è quella che ti richiama al centro del tuo più
alto e irreversibile interesse. Praticamente Gesù ti fa capire
che, salvando l'anima, tutto è salvo; perdendola, tutto è perduto.
Ed egli ha fatto di tutto per metterti in condizione di salvarla,
cominciando con dare la vita per il suo riscatto. L'opera di
questa salvezza è tutta nelle tue mani; fino a che punto te ne
preoccupi? Abbagliato dal miraggio esclusivo della carriera, dei
godimenti, della ricchezza, vai avanti senza badare dove andrai a
finire, e così ti accorgerai del precipizio soltanto quando già
tutto sarà perduto, e rimediare sarà affatto impossibile. Il
ricco Epulone passò tutta la vita nei bagordi e si dannò;
Lazzaro la passò negli stenti e fu salvo. Scegli. Se questa
notte dovessi morire, che cosa sarebbe di te? Che cosa vorresti aver
fatto?
RICORDA:
"L'uomo ha in realtà una legge scritta da Dio nel suo cuore,
obbedire alla quale è la dignità stessa dell'uomo e secondo la
quale egli sarà giudicato" (Vat. 11, G.S., n. 16).
GESU'
HA DETTO: "C'era un ricco al quale i suoi possedimenti
fruttarono molto, e tra sé andava ragionando: - Che cosa debbo fare,
non ho più dove riporre i miei raccolti... Demolirò i granai, mi
fabbricherò altri più ampi e vi radunerò tutti i miei prodotti.
Poi dirò all'anima mia: ormai possiedi beni per molti anni,
riposati, mangia, bevi e divertiti -. Allora Dio gli disse: - Stolto,
proprio questa notte uscirai di vita e quanto hai accumulato di chi
sarà? - Così di chi tesoreggia per sé..." (Lc. 12,
16-21).
IL
PIU’ TERRIBILE ASSASSINO
"Il
riconoscimento della onnipotenza divina e della nostra nullità,
ammonisce il padre Daniele Considine, dovrebbe rendere impossibile il
peccato. Ad ogni momento noi riceviamo il dono della vita. Non
potremmo esistere per cinque minuti - anzi nemmeno per un attimo - se
fossimo abbandonati a noi stessi. Quale pazzia e quale cattiveria da
parte della creatura levarsi - col peccato - contro Dio, quando ogni
istante della vita è un dono di Lui! "
Eppure,
se c'è cosa che si commette con la più grande disinvoltura è il
peccato, in ogni campo e di tutte le specie. Come si commette il
peccato? Da una parte c'è la volontà divina che impone l'osservanza
di una legge o il divieto di una cattiva azione, in cosa grave;
dall'altra c'è il tuo capriccio. Tu preferisci quest'ultimo, e il
peccato è fatto. E questo, mentre Dio ti mantiene sospeso a
quel filo di vita e ti conserva efficienti le facoltà con cui
l'offendi. E' la rottura di uno stato di amicizia, dello stato di
grazia, dei rapporti di amore con cui Dio ti si è donato.
Ma
comprendi che cos'è un peccato grave? Peggio d'una pugnalata al
cuore. Questa ti ammazza la vita del corpo, quello ti ammazza la
vita divina dell'anima. Ti toglie la grazia di Dio. Nel battesimo e
nella confessione hai ricevuto il bacio di Dio. Il peccato è invece
il bacio di Satana. E dopo un peccato, visto che il Signore non ti ha
colpito, hai preso coraggio a continuare ad offenderlo. Chissà da
quanti anni! Ma Dio, quanto più pazientemente tollera, più
severamente colpisce. Presto Iddio può finirla con te.
RICORDA:
"L'aspetto più sublime della dignità umana consiste nella
sua vocazione alla comunione con Dio... così che l'ateismo va
annoverato tra i fatti più gravi del nostro tempo" (Vat. Il,
G.S., n. 19).
GESU'
HA DETTO: "Non temete quelli che uccidono il corpo e
altro non vi possono fare. Ora vi dico io chi dovete temere: temete
colui (Dio) che dopo di avervi tolta la vita, ha il potere di
precipitarvi nella geenna (nell'inferno). Ecco, vi dico, chi dovete
temere... Inoltre vi dico: chi professerà di appartenere a me in
faccia agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà come
suo davanti agli angeli di Dio. Ma chi lo rinnegherà davanti agli
uomini, sarà egli pure rinnegato davanti agli angeli di Dio"
(Lc. 12, 4-9).
QUANDO
MENO L'ASPETTI
Sai
perché dopo di aver commesso uno o più peccati gravi, te ne rimani
tranquillo? Perché non rifletti che da un momento all'altro ti può
venire addosso la morte. Di colpo, questo mondo scompare, lì stesso
dove sei spirato Dio ti giudica e in un istante, o salvo o dannato.
La tua eternità dipende da come ti trovi al momento della
morte. E' l'esame di tutta la vita; un esame che non ammette
riparazioni: riprovato una volta, respinto per sempre.
Al
"basta" della morte, quello ch'è fatto è fatto. Dio che
ti ha atteso con pazienza e indulgenza di Padre, ti si rivelerà
allora con l'esigenza di un giudice. Se in vita lo avrai trattato
come se non esistesse, lo troverai tremendamente vivo. Se lo avrai
riconosciuto, servito e amato da figlio, la morte sarà per te la
lacerazione di un velo che ti scoprirà la infinita tenerezza e
l'amore di un Padre. Sarà la porta che si apre, sia pure con
dolorosi scricchiolii, e dà libera uscita all'anima che lascia
l'esilio per la patria.
Vi
sono uomini che hanno sorriso alla morte, perché in vita se ne son
reso familiare il ricordo e si sono preparati al suo incontro.
Prepararsi alla sua venuta, ecco il tuo compito. "Vigilare e
tenersi pronti" ha detto Gesù. Ed ora, qual è il tuo
atteggiamento di fronte alla morte? Non vuoi pensarci? Questo
non ritarda di un istante la sua venuta! Rimandi la tua preparazione
al domani, ma lo avrai? Pensa ad aggiustare i tuoi conti con Dio,
mentre Dio te ne dà il tempo. Egli ti promette il suo perdono,
ma non ti assicura il tempo di abusare come vuoi della sua pazienza.
RICORDA:
"Il cristiano certamente è assillato dalla necessità di subire
la morte... ma come si assimila alla morte di Cristo, così anche
andrà incontro alla risurrezione" (Vat. il, G.S. n. 22).
GESU'
HA DETTO: "Vigilate, perché non sapete in qual giorno
verrà il vostro Signore... Il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che
voi non supponete... Ma se un servo malvagio dice in cuor suo: "Il
padrone ritarda, e si mette a picchiare i servi suoi compagni, a
mangiata e bere con gli ubriaconi, il padrone del servo verrà nel
giorno in cui quello non l'aspetta e nell'ora che quello non conosce,
e lo punirà severamente, facendogli subire la sorte degli ipocriti:
là saran pianto e stridor di denti" (Mt. 24, 42-51).
PENSA
CHE L'INFERNO C'È
"La
più bella astuzia del diavolo, ha detto Carlo Baudelaire, sta nel
persuaderci che egli non esiste". E aggiungiamo: che non esiste
nemmeno l'inferno. Ha già ottenuto che di questo si parli oggi
sempre meno, e in modo molto cauto e riservato, dai sacri oratori e
in qualche catéchismo. Eppure l'inferno è una verità tremenda
della fede. Nel Vangelo la troviamo ripetuta più volte sulle labbra
di Gesù. Da Lui sappiamo che l'inferno c'è, che è eterno, che
c'è un fuoco inestinguibile e altri tormenti. Gesù dunque
vuole che gli uomini conoscano il tragico destino in cui possono
andare a cacciarsi, col rifiutare l'amore di Dio e la grazia
salvatrice che loro offre.
L'uomo,
finché vive, può con la sua libertà scegliere se stesso e
rifiutarsi coscientemente a Dio, respingere l'amore di Dio. Se
persevera in questa scelta fino alla fine, la morte non farà che
confermarlo irrevocabilmente in essa, e sarà l'inferno. Finito
il tempo, sarà finito anche il tempo delle scelte: il dannato non
muterà più, anzi non potrà più mutare la sua decisione. La sua
volontà rimarrà fissata per sempre nella sua scelta ostinatamente
mantenuta.
Pur
conoscendo l'infinita amabilità di Dio e la beatitudine eterna da
lui perdute, il dannato resterà legato al suo rifiuto, al suo
peccato, e questo sarà l'inferno del suo inferno. Comprende ora
tutta la sua stoltezza, ma senza detestarla. Pensa che ci voleva così
poco per evitare la sua dannazione, eppure si attacca ad essa
come è attaccato al suo peccato. L'ostinato rifiuto opposto in vita
alla grazia e all'amore è divenuto ora un irrigidimento
irreversibile, un'autocondanna a vivere senza amore, senza Dio.
RICORDA:
"Tutti compariremo al tribunale di Cristo... e alla fine
del mondo ne usciremo chi ha operato il bene a risurrezione di vita,
chi ha operato il male a risurrezione di condanna" (Gio. 5, 29).
GESU'
HA DETTO: "Il Figlio dell'uomo (Gesù) è il seminatore
del buon grano. Il campo è questo mondo. Il buon grano sono i figli
del regno. Il loglio sono i figli del maligno... Il nemico che lo
semina è il diavolo... Alla fine del mondo il Figlio dell'uomo
manderà gli angeli che toglieranno via dal suo regno tutti gli
scandali e tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella
fornace di fuoco. I giusti invece splenderanno come il sole nel
regno del Padre loro" (Mt. 13, 37-43).
CONFIDA
IN GESU' CRISTO
Stanco
del tuo peso di colpe, spesso ti sarà sorto il desiderio di
liberartene: quel desiderio ti viene dal Cuore di Gesù Cristo. Ma
oppresso dai tuoi peccati, hai dubitato della divina misericordia,
e questo dubbio ti è insinuato da Satana. Vedi il suo doppio giuoco:
prima ti attira al peccato facendoti sperare nella misericordia; poi
t'induce a disperare della misericordia per sottrarti al perdono
del peccato. Prima la presunzione, poi la disperazione: due pessime
vie per perderti.
Eppure
c'è tanta misericordia anche per te: una misericordia che supera
tutte le tue colpe. "Se tutti i peccati che si possono
commettere, dice S. Caterina da Siena, fossero radunati in una sola
creatura, sarebbero meno che una goccia d'aceto in mezzo al mare.
Così sono i peccati rispetto alla divina misericordia, purché
l'anima voglia tornare a riceverla con vera e santa disposizione
e con dispiacere della colpa commessa".
Cìò
che taglia la via della misericordia è la paura di non essere
perdonati, è il fare a Dio il torto di crederlo un padrone offeso,
che spia il momento di farla pagare, e non già un Padre buono
desideroso di perdonare. Ricorda le parabole del figliuol
prodigo e del buon pastore.
Ripensa
alla donna del banchetto presso Simone e al buon ladro! Peccarono
gravemente Pietro e Giuda; ma Pietro confidò ed è santo, Giuda
disperò e finì male. Dopo tante colpe, ecco la riparazione più
ambita da Gesù: credere alla sua misericordia e lasciarti perdonare.
Chi cerca la pecorella smarrita, non può respingere quella che lo
cerca.
RICORDA:
"Dio ha tanto amato il inondo da dare il suo Figlio unigenito...
Mandò il Figlio non per condannare il mondo, ma affinché il
mondo sia salvo per mezzo di lui" (Giov. 3, 16-17).
GESU'
HA DETTO: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico,
ma gli ammalati... Non son venuto a chiamare i giusti ma i peccatori
(Mt. 9, 12-13)... Il Figlio dell'uomo è venuto a cercare e
salvare ciò che si era perduto (Lc. 19, 10)... Vi dico che si
fa gran gioia dinanzi agli angeli di Dio per un peccatore che si
pente (Lc. 15, 10)... Vi dico che in cielo vi sarà maggiore
contentezza per un peccatore che si pente, che per novantanove giusti
i quali non hanno bisogno di penitenza (Lc. 15, 7).
SULLA
VIA DEL RITORNO
Per
salvarti hai bisogno soprattutto di queste due cose: amare Dio e
conservare nell'anima il sigillo della sua amicizia, la grazia
santificante, con l'osservanza dei tuoi doveri verso di Lui e degli
obblighi verso il tuo prossimo. Hai perduto la sua grazia col
peccato? Per riacquistarla devi ricorrere a una buona confessione. Se
ne parla così male. Eppure è una vera tavola di salvezza nel
naufragio della colpa. E' il sacramento del perdono, col quale, a chi
è sinceramente pentito ed ha il proposito di non ricominciare
daccapo, si perdona tutto. E si perdona sempre.
Nessun
re di questo mondo ha mai pensato a istituire un tribunale al quale
possano presentarsi tutti i pregiudicati del regno e in gran segreto
accusare a determinati funzionari i propri delitti, con la promessa
categorica di cambiar vita, e subito rimaner perdonati; anche il suo
casellario tornerà pulito come prima delle sue malefatte. Dio invece
ha istituito questo sacramento di riabilitazione.
Guarda
i prodigi della confessione. Il peccato scava un abisso tra te e Dio,
la confessione lo colma. Il peccato uccide in te la vita di grazia,
la confessione la risuscita. Ti ridona i meriti, il diritto al
paradiso, Dio. Al confessore bisogna, sì, dir tutto ciò che ricordi
di grave, e tra le cose gravi metti i peccati di omissione, ciò che
potevi e non hai fatto per i poveri, i disoccupati, i senza alloggio,
gl'infermi, gli abbandonati. Parla male della confessione chi non la
frequenta. Praticala e sarà non solo un articolo della tua fede, ma
anche oggetto del tuo amore.
RICORDA:
"Purificate i vostri cuori nel Sacramento della Riconciliazione.
Mentiscono quelli che accusano l'invito della Chiesa alla penitenza
come proveniente da una mentalità repressiva. La Confessione
sacramentale non costituisce una repressione, ma una liberazione, non
ripristina sensi di colpa, ma cancella la colpa, scioglie il male
commesso e dà la grazia del perdono". (Giovanni Paolo II).
GESU'
HA DETTO: "La sera di quel giorno (della risurrezione),
mentre le porte del luogo dove si trovavano i discepoli erano chiuse
per paura dei giudei, Gesù, venne, stette in mezzo a loro e disse:
'Pace a voi!' Dopo di che, mostrò le mani e il costato... Poi disse
di nuovo: Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando
voi'. E ciò detto, alitò su di essi e disse: Ricevete lo spirito
Santo, a chi rimetterete i peccati, saranno rimessi; a chi li
riterrete, saranno ritenuti' " (Gio. 20, 19-23).
NELLA
GIOIA DEL PADRE
Ricorda
ciò che fece quel padre della parabola quando si vide ritornare a
casa il figlio che lo aveva abbandonato. Pazzo di gioia lo fece
rivestire a nuovo, gl'infilò al dito l'anello della ricuperata
amicizia e ne festeggiò il ritorno con un banchetto straordinario.
Osserva come Gesù ci parli spesso di questa gioia rumorosa: gioia di
famiglia, gioia di vicinato, gioia tra gli angeli in paradiso.
E'
perché il peccato non nuoce soltanto a chi lo commette, ma per la
solidarietà di quest'ultimo col Corpo mistico, il suo gesto
diventa un malessere di tutto il corpo, ferisce tutta la Chiesa,
diventa una disgrazia di famiglia. Così, un ritorno dal peccato
si converte in gioia e benessere di tutti. Ed ecco colui che
fino a poco fa era stato peccatore, al suo ritorno viene ammesso tra
tutte le anime in grazia al banchetto eucaristico, dove Gesù dà a
mangiare la sua carne e a bere il suo sangue. Guarda che cosa ha
saputo inventare il suo desiderio di ridonarsi e di stare con te!
Un
convertito dall'ateismo, Andrea Frossard, ha detto: "Una cosa
sola mi sorprese, l'Eucaristia; non che mi sembrasse incredibile; ma
mi stupiva che la carità divina avesse trovato questo modo inaudito
per comunicarsi, e soprattutto che avesse scelto, per farlo, il
pane, che è l'alimento del povero. Di tutti i doni profusi davanti a
me dal cristianesimo, era certo il più bello". Quanto
diventerai migliore, cibandoti spesso di questo pane, che è
convito di amore, sorgente di grazia, pegno di vita eterna. Ti senti
debole contro il peccato? L'Eucaristia ti farà invincibile.
RICORDA:
"Se la Chiesa si guarda bene dall'abolire la conservazione del
SS.mo Sacramento... è evidente che esisterà anche un culto privato
del SS.mo Sacramento conservato nel tabernacolo" (K. Rahner,
Missione e grazia).
GESU'
HA DETTO: "Io sono il pane vivo disceso dal cielo; chi
mangia di questo pane, vivrà in eterno, e il pane che io darò è la
mia carne per la vita del mondo. In verità, in verità vi dico: se
non mangerete la carne del Figlio dell'uomo e non berrete il suo
sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il
mio sangue, ha la vita eterna, e io lo risusciterò nell'ultimo
giorno. Poiché la mia carne è vero cibo, e il mio sangue è vera
bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e
io in lui" (lo. 6, 51-56).
PIU'
CONTATTO CON DIO!
Dopo
aver gustato la gioia del ritorno alla grazia di Dio e alla pace
della coscienza, la prima preoccupazione è quella di premunirti
contro le rinnovate seduzioni del peccato. Hai bisogno, perciò,
dell'aiuto continuo della grazia divina. Quest'aiuto il Signore
te lo promette e te lo vuol dare, alla sola condizione che sappia
domandarglielo...
Col
ritorno alla grazia, una lampada si è riaccesa; ma bisogna
alimentarla. Questo alimento consiste specialmente nella
preghiera, che stabilisce il tuo contatto con Dio: contatto personale
e necessario, senza del quale non c'è vita cristiana. Di
solito, contro la preghiera si adducono difficoltà che sono sulle
labbra di tutti: una è la mancanza di tempo. Il tempo è assorbito
da tante cose: esigenze domestiche, professionali, sociali,
politiche, economiche, culturali, sentimentali. Appuntamenti,
riunioni, svaghi, passeggiate. E così si perde di vista l'affare che
è al di sopra di tutti: amare Dio ed essere eternamente con Lui.
Pregare
è prima di tutto adorare, lodare Dio e chiedergli che sia
santificato il suo nome, che venga il suo regno. Ma se vuoi che Dio
ascolti la tua preghiera, offrila non solo per te, ma riempila di
amore, pregando prima di tutto per gli altri: i poveri, gli oppressi,
i disperati, quelli che non pregano mai, quelli che bestemmiano...
"Pregare per qualcuno, ha scritto Gustavo Thibon, è come
aderire al tempo stesso a Dio e all'uomo, è come realizzare il
perfetto equilibrio tra questi due amori". "Chi prega
certamente si salva, dice Sant'Alfonso, chi non prega si danna".
RICORDA:
"E' solamente per mezzo della preghiera che realizziamo
quell'armoniosa corrispondenza tra il corpo, lo spirito e il
pensiero, dalla quale deriva alla nostra debole natura una fortezza
incrollabile" (A. Carrel, La preghiera).
GESI1'
HA DETTO: "Chiedete, e vi sarà dato: cercate, e
troverete; bussate, e vi sarà aperto" (Mt. 7, 7). "Tutto
quello che domanderete, con fede, per mezzo della preghiera,
l'otterrete" (Mt. 21, 22). "Vigilate e pregate,
per non entrare in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è
debole" (Mt. 26, 41). "In verità vi dico: qualunque
cosa domanderete al Padre, egli vela concederà nel mio nome"
(lo. 16, 23). "Se due di voi si accorderanno sulla terra per
domandare qualsiasi cosa, questa sarà loro concessa dal Padre mio,
che è nei cieli" (Mt. 18, 19).
UN
RIMEDIO DI EMERGENZA
Si
calcola che, ad ogni minuto primo, alcune migliaia di anime passano
al tribunale di Dio: tutte in regola con Lui? Quanti, son colpiti da
morte improvvisa e senza nessun aiuto spirituale! In tali frangenti
si vorrebbe avere un sacerdote, ma non si fa in tempo. Non c'è
nessun altro rimedio?
Nel
febbraio 1927 il Prof. Bianchi tiene all'Università di Napoli
una conferenza a un uditorio d'illustri membri della Facoltà medica,
tra i quali il Prof. G. Moscati. Finito di parlare, il Bianchi è
colto da trombosi, ma fa in tempo a fissare lo sguardo sul Moscati.
Questi gli corre vicino e nel cupo interrogativo che sovrasta
quell'anima stata fino allora lontana da Dio, le suggerisce l'atto di
contrizione, che il morente ripete come può. Subito dopo il
Cardinale Ascalesi dirà: "il Prof. Bianchi si è salvato,
perché al suo fianco si è trovato un missionario quale è il Prof.
Giuseppe Moscati".
Ecco
il rimedio di emergenza, di fronte a una morte improvvisa, l'atto di
contrizione. Come si fa? Vedi: tu puoi pentirti dei tuoi peccati
soprattutto per due motivi: 1) per il male che hai fatto a te
stesso, perché ti sei meritato l'inferno; 2) e per il dispiacere
recato a Dio, offendendo un Padre così buono. Se ti penti per il
primo motivo, il tuo dolore è buono e basta a salvarti se unito
alla confessione. Se invece ti penti di vero cuore per l'altro
motivo, il tuo dolore, unito al desiderio della confessione, se
potrai farla, basta ad ottenerti il perdono. Ma cessato il pericolo,
appena potrai, dovrai confessarti. Impara a ripetere spesso:
"Gesù mio, misericordia".
RICORDA:
"Tutti sanno come il padre ha giudicato il figlio che era
partito ed è ritornato: chi piangeva di più era il padre" (C.
Péguy).
GESU'
HA DETTO: "Due uomini salirono al tempio a pregare: l'uno
fariseo, l'altro pubblicano. Il fariseo, stando ritto, così pregava
tra sé: ti ringrazio, o Dio, che non sono conte gli altri uomini,
rapaci, ingiusti, adulteri e anche come quel pubblicano là. Digiuno
due volte in settimana e pago le decime di quanto possiedo. Il
pubblicano invece, stando lontano, non osava neppure alzar gli occhi
verso il cielo, ma si picchiava il petto dicendo: O Dio, sii propizio
a me peccatore! Vi dico: costui tornò a casa giustificato, e l'altro
no; perché chi si esalta sarà umiliato, chi si umilia sarà
esaltato" (Lc. 18, 10-14).
SAPER
LEGGERE IL CROCIFISSO
Trattare
l'immagine del Crocifisso come un gingillo di lusso rasenta
quasi l'empietà! Ma tu guardalo con fede, fissalo devotamente e
lasciati prendere da questo grande sconfitto divenuto, proprio lì
sulla croce, un invincibile conquistatore. Quelle mani non hanno
sparso che benefici, ed ora sono squarciate da chiodi. Quei piedi si
stancarono nell'andare egli diffondendo il Vangelo del Regno e
in cerca di ciò che era perduto, ed ora son confitti nell'immobilità
più atroce. Quella fronte maestosa e divinamente bella è deturpata
da sputi, dal sudore, da grumi di sangue.
Inchiodato
sulla croce, il supplizio degli schiavi e degli assassini, il suo
corpo è scosso da brividi angosciosi e da spasimi inimmaginabili.
Egli non è più un uomo, ma un cencio di uomo. E contro di Lui che
agonizza sale l'insulto unanime e disumano della folla. Guardalo
con fede questo agonizzante! E' il Figlio di Dio, ed ora sembra
che Dio lo abbia abbandonato. Il Benedetto del Padre si è fatto per
te maledizione.
Quale
è stata la sua colpa? Quella di averti amato, di essersi caricato di
tutti i tuoi peccati e di aver offerto la vita per salvarti. E' stato
crocifisso per te. Agonizza e muore per te. Quelle
spine,
quei chiodi, quelle ferite son l'opera delle tue mani. E quelle
labbra, bruciate dalla sete, non invocano su di te il castigo, ma il
perdono. Ridottosi alla povertà più nuda, ti ricolma di ricchezze
divine. Morto, ti garantisce la risurrezione. Puoi confortarne
l'agonia, solo se ti lasci salvare e lo aiuti a salvare gli altri.
RICORDA:
"Saremo tanto più animati a far grossa guerra al peccato quanto
più guarderemo il dolce Signore crocefisso e considereremo che
per il peccato si è lasciato uccidere" (S. Caterina da Siena).
GESU'
HA DETTO: "Dio ha amato a tal punto il mondo, da dare il
suo Figlio unigenito, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma
abbia la vita eterna... Chi crede in lui non è condannato, ma chi
non crede è già condannato, perché non ha creduto nel nome
dell'unigenito Figlio di Dio... La luce è venuta nel mondo, e gli
uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere
erano cattive. Chi infatti opera il male odia la luce, e non si
accosta alla luce, per paura che le sue opere siano smascherate"
(lo. 3, 16-?0).
UN
DONO DEL CUORE DI CRISTO
"Vi
dico, scrive S. Caterina da Siena, che l'anima la quale si
riposi nel cuore di Cristo, consumato e aperto per amore, si
renderà simile a Lui, cioè non potrà fare altro che amare e,
vedendo in sé tanta eccellenza e fuoco di Spirito Santo, si
inebrierà talmente dell'amore del suo Creatore fino a perdere
totalmente se stessa". La forza di attrazione che il culto al
Cuore di Gesù ha avuto sulle anime, specialmente dopo le
devastazioni del giansenismo, ha scritto pagine meravigliose.
Molta
parte ha avuto nella diffusione di questo culto la promessa fatta da
Gesù a S. Margherita Alacoque il 13 ottobre 1687 "Io ti
prometto che il mio amore onnipotente concederà a tutti quelli che
si comunicheranno il primo venerdì del mese, per nove mesi di
seguito, la grazia della penitenza finale; essi non morranno nella
mia disgrazia, né senza ricevere i loro sacramenti, facendosi
il mio cuore un asilo sicuro in quell'ultimo momento".
Non
è una polizza di assicurazione che dia un'assoluta certezza. Ma
siccome questa pia pratica è stata approvata dalla Chiesa,
possiamo avere in essa una tranquilla fiducia. Gesù la dice "un
eccesso di misericordia" che la sua divina generosità può ben
permettersi verso le anime. Quanti cristiani ha portato alla mensa
eucaristica questa devozione! Per quanti di essi è stata l'inizio di
una vita più cristiana! I missionari ci parlano spesso del fervore
eroico con cui tanti neofiti praticano i primi nove venerdì. Quanto
cammino intraprendono. E tu' Non lasciarti intimidire dai derisori di
questa promessa, che misurano il Cuore di Cristo dalla
piccolezza del proprio cuore.
RICORDA:
"Una devozione al S. Cuore che non si sviluppa in una carità
generosa verso il prossimo tutto, potrebbe esser considerata
sospetta: il secondo comandamento è simile al primo" (G.
Courtois).
GESU'
HA DETTO: "Venite a me voi tutti che siete tribolati e
oppressi, e lo vi conforterò. Prendete su di voi il mio giogo, e
fatevi miei discepoli, perché io son dolce e umile di cuore e
troverete il riposo per le anime vostre; perché il mio giogo è
soave, e il mio peso è leggero (Mt. 11, 28-30)... "Io
sono la luce del mondo: chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma
avrà la luce della vita" (lo. 8, 12). "Se rimanete
in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete ciò che volete
e vi sarà fatto" (lo. 15, 7).
LA
MADONNA NELLA TUA VITA
"Maria,
leggiamo nel Vaticano II, perché Madre santissima di Dio, che prese
parte ai misteri di Cristo, per la grazia di Dio esaltata, dopo il
Figlio, sopra tutti gli angeli e gli uomini, viene dalla Chiesa
giustamente onorata con culto speciale". Maria è il dono
più caro che Dio, dopo Gesù, potesse farci. E' la più ricca di
tenerezza, perché doveva essere la Madre nostra. Gesù è il capo,
Maria è il cuore della famiglia cristiana.
Come
Madre di Gesù, ottiene da Lui quanto le chiede. Come Madre nostra, è
pronta a darci tutto ciò che le domandiamo. Tutti i tesori di grazie
acquistati da Gesù sono affidati alle sue mani. Essa non ha alcun
ufficio di giudice, ma solo di Madre e dispensatrice di grazie.
Nessuno ha fatto ricorso a Lei senza esserne in qualche modo
esaudito. I peccatori più induriti han sempre diritto di figli
sul suo cuore di Madre, ed esso ha i palpiti più misericordiosi per
le anime più traviate. Anche se tu fossi tra le anime più perdute,
la Madonna può fare di te un capolavoro della sua misericordia.
"Sembra
che Dio, dice il padre Considine, le abbia dato il diritto materno di
formare i suoi figli a propria somiglianza, purché essi abbiano la
volontà di riceverla". Disse il Signore a S. Caterina da
Siena: "Questa dolcissima Madre è come un'esca posta dalla mia
bontà per prendere e salvare le umane creature". Questa Madre
sa bene quello che costi al Figlio suo. Affidati al suo cuore di
Madre. Dove entra la Madonna, c'è tutto, e tu falla entrare
nella tua giornata, nel tuo lavoro, nella tua vita. Invocala con
cuore di figlio. Non ti verrà mai meno.
RICORDA:
"La corona del Rosario, preghiera semplice e profonda, ci
educa a fare di Cristo il principio e il termine non solo della
devozione mariana, ma di tutta la nostra vita spirituale" (Paolo
VI)
DAL
CANTICO DELLA MADONNA - "L'anima mia glorifica il
Signore, e il mio spirito esulta di gioia in Dio, mio Salvatore.
Perché egli ha riguardato la bassezza della sua serva, e per questo
tutte le genti mi chiameranno beata. Colui ch'è potente ha fatto a
me cose grandi, ed è santo il suo Nome. La sua misericordia va di
generazione in generazione su quelli che lo temono. Egli opera
potentemente col suo braccio, e disperde quelli che s'inorgogliscono
nei pensieri del loro cuore. Rovescia dal trono i potenti, ed esalta
gli umili" (Lc. 1, 46-53).
AMIAMO
LA SANTA CHIESA
Voluta,
con disegno eterno dal Padre, fondata dal Verbo incarnato,
animata dallo Spirito Santo, la Chiesa è insieme una società
visibile di uomini chiamati da ogni parte e senza discriminazioni
a formare il popolo di Dio, ed è un mistero perché oggetto di
rivelazione divina, depositaria della parola e della grazia di
Cristo, e sacramento di salvezza per tutti. Dobbiamo amarla con
tenerezza questa Chiesa, in cui tutti siamo membri dell'unico
Corpo di Cristo e fratelli di una sola famiglia.
Nel
Vaticano II essa ha preso una più piena coscienza di sé, della sua
vera natura, della sua missione, e mentre guarda al suo futuro
eterno, s'immerge come mai nella realtà del mondo quale risulta
configurato dal progresso scientifico, dalle contrastanti ideologie,
dai suoi molti problemi: la giustizia sociale e la fame, la guerra e
la pace, i paesi sottosviluppati.
Volendo
realizzare il piano divino nel mondo, con un'apertura mai vista, ha
impostato con esso un dialogo basato su reciproco rispetto, per
arricchirsi delle esperienze del mondo e a sua volta dargli
quanto occorre per salvarne i valori autentici di umanità e di
cultura, per cooperare alla soluzione dei suoi problemi e, in clima
di assoluta libertà, portare a tutti il messaggio evangelico.
All'attuazione di tutto questo, la gerarchia voluta da Cristo a guida
e servizio del popolo di Dio, fa appello alla collaborazione di tutti
i laici per agire nelle realtà terrene: famiglia, vita sociale,
cultura. Senza guardare con pessimismo le difficoltà, va avanti
fiduciosa nell'assistenza divina, mirando specialmente alla salvezza
delle anime.
RICORDA:
"Il travaglio della Chiesa è la salvezza del mondo, che non può
essere salvato se non dalla Chiesa: noi non siamo il Cristo-Chiesa se
non siamo salvatori" (M. Delbrèl. Noi delle strade).
GESU'
HA DETTO: "Tu sei Pietro, e su questa pietra io
edificherò la mia Chiesa; e le forze dell'inferno non prevarranno
contro di essa. E darò a te le chiavi del regno dei cieli, e tutto
ciò che legherai sulla terra sarà legato in cielo, tutto ciò che
scioglierai sulla terra sarà sciolto in cielo (Mt. 16, 18-19). Pasci
i miei agnelli... Pasci le mie pecorelle (lo. 21, 17)... Andate e
ammaestrate tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre e
del Figlio e dello Spirito Santo, e insegnando loro ad osservare
tutto ciò che vi ho detto" (Mt. 28, 19-20).
CHI
E' IL SACERDOTE
Avrai
inteso parlare del prete senza fede, del prete orgoglioso, del prete
ribelle che pretende umiliare il suo vescovo, che vuol far della
chiesa una sala da spettacoli mondani, che si esalta per il popolo di
Dio allo scopo di offendere la Chiesa di Dio, che strilla contro il
celibato e che passa clamorosamente a nozze. Preti così ce ne sono
stati più o meno sempre, ma sono tuttora eccezioni. Se Gesù
stesso, nel piccolo numero di dodici, ne ha avuto uno che l'ha
tradito e un altro che lo ha rinnegato, quale meraviglia! ...
Animati,
invece, dal vero spirito del Vangelo, vi sono dei preti che hanno
compreso il loro impegno di servizio, che sanno di esser preti e
fratelli di tutti, che si battono per un mondo migliore, che non si
chiudono in canonica, ma scendono tra i poveri, tra gli umili, i
baraccati, i disoccupati, gl'infermi. Un prete come questi è una
benedizione, ed oggi specialmente è un autentico testimone di
Cristo. Pensa: egli è un uomo come noi, di carne e di miseria
come noi. Ma Dio gli ha affidato una missione e poteri divini.
Consacra
un po' di pane e di vino, ed ecco rinnovato il sacrificio del
Calvario. Assolve un'anima dal peccato, e quell'anima si
purifica. Figlio di uomini, ha il potere di renderci figli di Dio.
Debole, dispone di che fortificarci. Povero, ci colma di ricchezze
infinite. Mortale, può darci l'immortalità. Rappresentante di
Cristo, nessuno è più amato e odiato di lui. Maledetto, ci
benedice. E' detto nemico del popolo e contribuisce come pochi a
redimerlo. Caduto, perché debole come tutti, spietatamente lo si
calpesta. Ma chi sono i suoi nemici? I viziosi, i prepotenti, i
tiranni, gli ignoranti e i beneficati.
RICORDA:
"La vostra vita dia sempre una aperta testimonianza alla vostra
parola. Non dimenticate mai chi siete: uomini senati da un sigillo
indelebile, votati perdutamente a Dio "(K. Rahner, Disc. Ai
sacerdoti).
GESU'
HA DETTO: "Non foste voi a scegliere me, ma io ho scelto
voi (Io. 15, 15). Come il Padre ha mandato me, così io mando
voi (Io. 20, 21). Voi siete il sale della terra, voi siete la
luce del mondo (Mt. 5, 13-14). Chi ascolta voi, ascolta me;
chi disprezza voi, disprezza me (Lc. 10, 16). Se il mondo vi
odia, sappiate che prima di voi ha odiato me (Io. 15, 17). Nel
mondo avrete tribolazioni; ma confidate: io ho vinto il mondo
(Io. 16, 33).
OGNI
UOMO E' MIO FRATELLO (Paolo VI)
"E'
necessario, scrive Carlo Péguy, salvarsi insieme, arrivare
insieme al buon Dio. Non si può arrivare a trovare il buon Dio gli
uni senza gli altri. Bisogna pensare, perciò, anche agli altri.
Lavorare un poco anche per gli altri. Cosa ci dirà se ritorneremo
gli uni senza gli altri?" Sono interrogativi che guastano il
sonno. Hanno una serie di applicazioni vastissime. Di fronte a certe
situazioni non si può essere uomini e rimanere inerti, cristiani e
fare i rassegnati.
Il
mondo è travagliato da problemi di disparità abissali. Si pensi
alla sperequazione tra stipendi di milioni e stipendi di fame.
Aristocratici del benessere che, in una sola notte di
gozzoviglie spendono somme da sfamare un quartiere di poveri.
Coppie cariche di costosissime pellicce e di preziosi, mentre a
poca distanza v'è un'umanità che ha fame, ha freddo e manca di
tutto. E che dire dinanzi al divario tra i "popoli
dell'opulenza" e i "popoli della fame"`?
Si
è accertato che di tre milia.di di uomini, uno mangia bene e due
sono malnutriti e soffrono la fame. Cause del fenomeno pauroso
la cattiva distribuzione delle ricchezze, l'egoistica
insensibilità dei benestanti, le cifre vertiginose spese ogni
anno per gli armamenti e la guerra. Nel 1969 si sono spesi a questo
scopo 200 miliardi di dollari: una somma da sussidiare tante opere di
redenzione sociale. Una sola la chiave della soluzione:
insegnare agli uomini ad amarsi, cominciando da noi cristiani.
Cominciare dal nostro piccolo, da noi stessi. Un buon esame di
coscienza può indicarci tante cose.
RICORDA:
"Se uno dice: io amo Dio e non ama il suo fratello è un
bugiardo, perché non può amare Dio che non vede chi non ama il
fratello che vede" (1 Giovanni, 4, 20).
GESU’
HA DETTO: "Mio comandamento è che amiate l’un altro
come Io ho amato voi" (Io. -15, 12). Siate
misericordiosi com'è misericordioso il Padre vostro (Lc. 6,
36). Se non perdonate agli altri, nemmeno il Padre vostro vi
perdonerà i rostri peccati (M t. 6, 15 ). Amate i rostri
nemici e fate del bene a chi vi odia (Lc. 6, 27). Quanto è
difficile, a chi si appoggia alle ricchezze, entrare nel Regno di
Dio! (Mc. 10, 24). Vendete ciò che avete e fatene elemosina
(Lc. 12, 33). Ciò che avrete fatto a uno di questi minimi tra
i miei fratelli, l'avete fatto a me".
NEL
MISTERO DI DIO
Vi
sono situazioni e momenti in cui la fede in Dio ha particolarmente
bisogno di esser sostenuta dalla grazia per non vacillare. Di fronte
a tutto il male che c'è nel mondo - cataclismi paurosi con migliaia
di vittime, ingiustizie sociali irremovibili, sfruttamenti dei
deboli, malvagi che trionfano, disprezzo d'ogni legge divina ed umana
- viene incontenibile la domanda: ma Dio vede tutto questo? E se lo
vede, perché lo permette? Dov'è la sua Provvidenza?
Guardiamoci
anzitutto di non attribuire a Dio le conseguenze dei nostri peccati
personali e sociali. Per prima cosa sappiamo riconoscere le
nostre responsabilità. Inoltre dobbiamo ricordare che il modo
con cui il Signore governa il mondo appartiene al suo mistero e la
nostra intelligenza è impari a comprenderlo. Alla luce della fede
sappiamo intanto che egli è Padre, che infinitamente ci ama,
che è potenza, è sapienza, è giustizia infinita, che se
permette il male, ne conosce gli scopi e saprà a suo modo trarne
beni che non sempre possiamo prevedere.
Egli
guarda le cose dalle altezze dell'eternità, noi dal buio fondo del
tempo. Egli nel loro intimo valore e rapporti misteriosi, noi secondo
le apparenze immediate e spesso fallaci. A Lui non sfugge nulla.
Nulla gli accade per caso. Tutto regola e dirige ai suoi fini, i
quali egli solo conosce. Guarda quelli che tessono un tappeto:
da una parte, che disegni magnifici! Dall'altra che groviglio
disordinato di nodi e di fili! Ma è da questo disordine che nasce
quel disegno. Solo nell'eternità vedremo la saggezza del suo
governo.
RICORDA:
"Seguiamo passo passo le disposizioni della Provvidenza,
non appena vediamo ciò che domanda. Dio sa meglio di noi quel che ci
conviene. Lasciamo tutto a Dio e tutto andrà bene" (P. De
Caussade).
GESU
HA DETTO: "Non vi affannate per la vostra vita di che
mangerete, né per il vostro corpo di che vestirete... Guardate
i corvi, che non seminano, né mietono, né hanno dispensa o granaio,
eppure il Signore li nutre. E voi quanto valete più di essi!
... Guardate i gigli, come crescono; e non lavorano, né filano...
Che se Dio così riveste l'erba che oggi è nel campo e donati si
butta nel forno, quanto più voialtri, gente di poca fède:'...
Cercate dunque prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte
queste cose vi saranno date per giunta" (Lc. 12, 22-31 ).
NELLA
MORSA DELLA SOFFERENZA
Quando
la tribolazione si abbatte su di te, non ribellarti. Cerca di capirne
il mistero. Prendila dalle mani di Dio e finirai per sopportarla e
amarla. "Dio vi ha visitate", disse Fra Cristoforo a Lucia
quella mattina che andò a monte il matrimonio. Proprio così: la
sofferenza è una visita di Dio. E' la porta più sicura per la quale
Egli entra nelle nostre anime. "Quante persone osserva il Curato
d'Ars, saranno dannate per essere state troppo felici a questo
mondo! Quante, invece, saranno salve per avervi molto sofferto!"
"Nel
gioco della vita, scrive Mons. Sheen, la carta del dolore è la più
disprezzata, mentre è quella che vale di più". Ma il dolore,
se non è visto alla luce della fede, è un problema senza soluzione.
"Cosa fate a letto, piccola pigrona?" chiedeva la superiora
a S. Bernardetta. "Adempio al mio incarico". "Quale?".
"Di esser malata". Per la santa soffrire era come lavorare,
cooperare alla salvezza delle anime. In vista di questa
cooperazione, "Cristo, ha detto Paolo VI, non mostra
soltanto la dignità del dolore, ma lancia una vocazione al dolore".
Certo,
è sconcertante vedere degl'innocenti che soffrono. Ma è proprio la
loro sofferenza quella che vale di più ai fini di Dio. Eppoi, guarda
sul Calvario: Chi più santo di Gesù? Chi più innocente di
Maria? Le pagine più belle sulla sofferenza le hanno scritte
proprio quelli che hanno sofferto di più: perché ne hanno compreso
l'efficacia trasformatrice e il valore. Soffrire con Cristo,
assimilarsi a Cristo. E' rispondere all'imperativo di Gandhi:
"Non predicate il Dio che morì 2.000 anni fa; mostratelo come
vive in voi, oggi!". E il malato è un ostensorio di Cristo.
IL
MIO PENARE è una chiavina d'oro... piccola, ma che apre un gran
tesoro.
E'
croce; ma è la croce di Gesù: quando l'abbraccio, non la sento più.
Non
ho contato i giorni del dolore: so che Gesù li ha scritti nel suo
cuore.
Vivo
momento per momento, e allora il giorno passa come fosse un'ora.
Mi
han detto che, guardata dal di là, tutta la vita un attimo parrà.
Passa
la vita, vigilia di festa; muore la morte... il Paradiso resta.
Due
stille ancora dell'amaro pianto, e di vittoria poi l'eterno canto.
P.G. BIGAZZI S.1.
LA
REALTA' DEL BATTESIMO
La
vita cristiana s'inizia col battesimo, detto sacramento di rinascita,
perché, come dai genitori si riceve la vita naturale, così
dall'acqua e dallo Spirito Santo si riceve nel battesimo la vita
soprannaturale, quella della grazia. Il primo effetto del
battesimo è d'inserirci nel Mistero pasquale: come, infatti, Gesù
morì per distruggere il peccato e risuscitò alla gloria, così
il battesimo ci fa morire al peccato e con Gesù ci fa risorgere a
una nuova vita.
Il
bambino che viene portato al battesimo reca con sé la macchia
d'origine, il peccato originale, e se adulto, può essere colpevole
anche d'altri peccati da lui commessi. Compiuto il rito, quando
ne ritorna, il peccato è scomparso, la sua anima è rivestita dalla
grazia, lo Spirito Santo sceso in lui lo ha unito intimamente a Gesù
Cristo, rendendolo fratello di lui, partecipe della sua santità.
Inoltre, per mezzo di Gesù, di figlio qual è dell'uomo, lo fa
divenire anche figlio adottivo di Dio, elevato alla vita stessa di
Dio, col diritto di chiamarlo Padre e di essere un giorno, insieme
agli angeli e ai santi, erede della felicità eterna nel paradiso.
Per
il battesimo, il cristiano entra in vitali rapporti con le tre divine
Persone. Dallo Spirito, che abita in lui come in un tempio a ciò
consacrato, viene progressivamente configurato al Figlio, per mezzo
del quale ha accesso al Padre. Egli, quindi, conclude il Concilio
Vaticano II "deve mantenere e perfezionare, vivendola, la
santità che ha ricevuta" (LG 40). Questo spogliarsi
dell'uomo vecchio, del peccato, per vestirsi, come dice san
Paolo, dell'uomo nuovo, di Gesù Cristo, è un processo che ha inizio
col battesimo e prosegue per tutta la vita, sino alla morte.
Richiede, una lotta continua contro le opere di morte insinuate dal
mondo, dal demonio, dalla carne.
L'ABORTO:
NULLA DI PIU NEFANDO!
«
Dio, padrone della vita, ha affidato agli uomini l'altissima
missione di proteggere la vita: missione che deve essere adempiuta in
modo degno dell'uomo. Perciò la vita dev'essere protetta con la
massima cura fin dal momento della concezione; l'aborto, come
l'infanticidio, sono abominevoli delitti » (Vat. II, G.S.).
«
Come non riaffermare solennemente che la vita dell'essere umano è
sacra, fin dal suo sprigionarsi sotto il cuore della madre, al
momento del concepimento? Come dimenticare che proprio in quest'anno
consacrato al fanciullo, il numero delle vite soppresse nel grembo
materno ha raggiunto culmini paurosi? E' una silenziosa
ecatombe, che non può lasciare indifferenti non dico noi
uomini di Chiesa, noi cristiani e cristiane del mondo intero, ma
altresì i responsabili della cosa pubblica, le persone pensose
dell'avvenire delle nazioni... Io scongiuro gli uomini consapevoli
della dignità insopprimibile di questi uomini non ancor nati, a
prendere una posizione degna dell'uomo, perché questo oscuro
periodo, che minaccia di avvolgere di tenebre la coscienza
umana, possa essere finalmente superato » (Giovanni Paolo Il, 23,
XII, 1979).
«
Non c'è disposizione umana che possa legittimare un'azione
intrinsecamente iniqua, né tanto meno obbligare chicchessia a
consentirvi. La legge infatti ripete il suo valore vincolante
dalla funzione che essa - in fedeltà alla legge divina - svolge a
servizio del bene comune; e questo, a sua volta, è tale nella misura
in cui promuove il benessere della persona. Di fronte pertanto ad una
legge che si ponga in diretto contrasto col bene della persona, che
rinneghi anzi la persona in se stessa, sopprimendone il diritto a
vivere, il cristiano, memore delle parole dell'Apostolo Pietro
al cospetto del Sinedrio: - Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli
uomini! - non può che opporre il suo civile ma fermo rifiuto! »
(Giovanni Paolo II, 26, 1, '80).
Quante
lacrime di commozione per i milioni di bambini, che ogni anno
muoiono di fame. e per il sangue che i terroristi spargono sulle
nostre strade, e non si piange su tanti milioni d'innocenti
che quasi ogni giorno si uccidono, e legalmente, nel seno
materno!
LA
VERITA' ALL'AMMALATO GRAVE
Vedere
che un Tizio, senz'accorgersene, è minacciato da un pericolo
gravissimo e imminente, e non avvertirlo, è cosa affatto disumana.
Ora, la stessa qualifica meriterebbero coloro che sono attorno a
un infermo colpito da malattia mortale, a rapido decorso, e
volutamente si astengono dal rivelarglielo, anzi fanno di tutto,
mediante la sciagurata "bugia pietosa", per illuderlo.
"Per non impressionarlo", dicono. E intanto non temono
d'impressionarlo convocando attorno a lui altri medici, oltre
l'ordinario, e specialisti per tenere consulti urgenti, seguiti forse
da immediati interventi.
In
una circostanza così tremendamente seria, quando il tempo sta per
sciogliersi nell'eternità, non si pensa al torto che s'infligge a un
tale ammalato. Si dimentica che egli è soggetto di diritto,
e se si affida ad esperti per conoscere la diagnosi esatta del
suo male, ha un diritto inalienabile di sapere, nel modo più
conveniente, si capisce, il suo vero stato di salute. La formula
sistematica della simulazione e dell'inganno viola interessi maggiori
dell'infermo, mette in pericolo beni radicali, definitivi ed eterni
del paziente. Egli può aver assoluto bisogno di mettersi in regola
con Dio, di regolare situazioni che implicano ingiustizie e
peccati.
E'
dovere quindi dei parenti, dei sanitari, del sacerdote, a cui si può
affidare l'incarico, di dirgli con graduale delicatezza la verità,
profittando del tempo ancora disponibile, ma prima che non sia troppo
tardi. Se tale rivelazione può esser dolorosa, ha pure in sé
un contenuto di ricchezze incalcolabili per chi muore e per chi
resta: per quello la serenità di un preparato incontro con Dio, per
questi la pace della coscienza. Farsi cooperatori di una
condanna eterna non è certo pietà e benevolenza, ma crudele
tradimento! E dicasi lo stesso di quelli che impediscono a un malato,
per lasciarlo tranquillo... gli ultimi sacramenti.
RICORDA:
"Se c'è un momento in cui l'uomo ha bisogno di conoscere quel
che succede, per quanto amaro sia, è proprio quello che precede
la morte. Potrebbe avere qualcosa di decisivo da dire e da fare per
sé o per gli altri che, una volta spirato, non potrebbe più né
dire ne fare. E forse, da quel qualcosa di decisivo potrebbe
acquistare un significato un'intera esistenza apparentemente
insignificante" (G. K. Chesterton, La sfera e la Croce).
Con
approvazione ecclesiastica
NON
ABBIATE PAURA DI DIO
"Pensate
a Dio con benevolenza, con rettitudine, abbiate buona opinione
di Lui... Non dovete credere che egli perdoni difficilmente... La
prima cosa necessaria per amare il Signore è di crederlo degno di
amore... Quanti, in fondo al cuore, pensano che ci si possa
intendere facilmente con Dio? ..
"Molti
lo pensano inaccessibile, permaloso, facilmente disgustato ed
offeso. Eppure questo timore gli dà grande pena... Vorrebbe forse
nostro padre vederci vergognosi e tremanti alla sua presenza? Tanto
meno il Padre celeste... Una madre non fu mai così cieca ai difetti
della sua creatura come il Signore lo è davanti ai nostri
mancamenti...
"Dio
è infinitamente più pronto a compatire e ad aiutare, che a punire e
a biasimare... Non potete peccare per eccesso di confidenza in Dio:
non temete quindi di abbandonarvi con troppa totalità al suo
amore... Se ve lo immaginate difficile e inavvicinabile, se
avrete paura di Lui, non lo amerete...
"I
peccati passati, una volta detestati non costituiscono più
nessun ostacolo tra noi e Dio... E' assolutamente falso pensare che
Egli conservi rancore per il passato... Egli perdona tutto e non
importa quanto abbiate tardato prima di venire al suo
servizio... In un momento Dio vi aiuterà a rimediare a tutto un
passato…". (Dai pensieri di P.D. Considine)
"A
che servirebbe, fratelli miei, se uno dicesse di avere la fede, ma
non ne avesse le opere? Potrebbe forse una tale fede salvarlo? Se un
fratello o una sorella si trovassero nudi e mancanti del cibo
quotidiano, e uno di voi dicesse loro: `Andate in pace, riscaldatevi
e saziatevi', ma non desse loro il necessario per il corpo, a che
servirebbe`? Così pure la fede, se non ha le opere, è per se stessa
morta... Voi vedete, dunque, come l'uomo è giustificato per le
opere e non per la fede soltanto... Come il corpo senza spirito è
morto, così pure la fede senza opere è morta"
(San
Giacomo, 2,14-26).
Dal
sito http://www.preghiereagesuemaria.it/
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