domenica 26 marzo 2023

IL PRINCIPE AUGUSTO CZARTORYSKI… Beatificato a Roma da Giovanni Paolo II il 25 aprile 2004.


San Giuseppe Cafasso, che vi abbiamo presentato nell'ultimo numero del Trionfo del Cuore, a tutti quelli che a Torino dichiaravano pazzo il suo pupillo don Bosco e definivano follia il suo fiorente apostolato per la gioventù, replicava: "Lasciatelo fare. Ah! Se si sapesse quanto pesa quel don Bosco... La sua opera farà indiscutibilmente un gran bene nel mondo!". Un frutto di questo apostolato fu p. Augusto Czartoryski che, grazie alla sua coraggiosa donazione, "acquistò" molte vocazioni e un nuovo territorio missionario.


Il principe Augusto nacque a Parigi il 2 agosto 1858 in una delle più antiche e più importanti famiglie dell'alta nobiltà polacca. Nel 1830, suo nonno, il maresciallo del regno Adam Czartoryski, detto "il re di Polonia non incoronato", era stato condannato a morte, a causa della sua partecipazione alla storica insurrezione del novembre contro la Russia, e costretto a fuggire in fretta con la sua famiglia, mentre la sua amata Polonia scompariva dalla cartina geografica europea. Dopo quasi 30 anni di esilio parigino, nella residenza di famiglia, il palazzo Hotel Lambert, ci fu grande gioia per la nascita del nipote Augusto, erede tanto desiderato del figlio di Adam, il principe Ladislao e della sua tenera moglie, la principessa Maria Amparo Munoz, figlia della regina spagnola Maria Cristina. Fin da subito sul principino Augusto, futuro beato, furono riposte tutte le speranze di suo padre e di tutti i polacchi in esilio, che sognavano la rinascita della loro patria e che per questo scopo lavoravano con tutte le loro forze. Ma i disegni di Dio su questo bambino erano diversi!

Nel 1864 a soli 29 anni, la tubercolosi ( si portò via la principessa Maria Amparo e Gucio, (come Augusto era amorevolmente chiamato in famiglia), che allora aveva sei anni, sentirà per tutta la vita la mancanza di questa madre dolcissima e pia. Lei gli lasciò un'eredità regale e purtroppo anche la sua malattia. Su consiglio dei medici, il principe Ladislao, preoccupato, mandò suo figlio sulle montagne svizzere con la loro aria fresca, poi anche nelle calde regioni mediterranee di Capri e della Sicilia, della Spagna e dell'Egitto, e perfino ai margini del deserto del Sahara in Nord Africa; tuttavia tutte le cure poterono solo lenire la malattia, ma non guarirla definitivamente. In ogni caso la salute non era il principale obiettivo del giovane timido e intelligente, perché il suo cuore sensibile era rivolto a cose di maggior valore. Come sua madre, anche il piissimo Gucio non provava nessun gusto per la ricchezza e la vita aristocratica. Conformemente al proprio rango, il principe ereditario fu istruito in francese e polacco nelle lingue moderne, nella letteratura, nella musica, nella filosofia, nella danza, nell'equitazione e nella scherma, fu educato ai modi più signorili e preparato così al suo futuro compito. Ma quest'anima semplice, di grande bontà di cuore e dal carattere fermo, fin dall'infanzia cercava solo il silenzio, Dio e la sua vocazione. Ne è una prova la Prima Comunione del principe tredicenne, ricevuta nella città di Sieniawa nella Polonia del sud, dove i suoi illustri avi e sua mamma riposavano nella cripta dell'ultimo castello di proprietà della famiglia Czartoryski. La grande festa organizzata in suo onore diede fastidio ad Augusto ed egli, sospirando, disse al suo anziano precettore Hipolit Blotnicki che lo aveva ben preparato all'incontro eucaristico con Gesù, ma che gli stava accanto sempre e dappertutto: "Non potrebbe lasciarmi in pace almeno in questo giorno, io e il Signore?".


Accompagnato da santi

Nel 1874, quando aveva 16 anni ed era un ragazzo alto e sottile come un giunco, il principe Augusto ebbe un nuovo santo insegnante, il grande uomo di preghiera e futuro carmelitano Raphael Kalinowski, (1835-1907), che in breve tempo conquistò la completa fiducia del ragazzo malaticcio. Kalinowski non solo istruì intellettualmente il suo studente, ma, come una vera e propria guida spirituale, lo formò soprattutto interiormente nell'anima. Di particolare importanza fu la lettura, che fecero insieme, delle biografie di due giovani santi gesuiti: quella del ricchissimo principe italiano Luigi Gonzaga e quella di un connazionale di Augusto, Stanislao Kostka, che proveniva dall'alta nobiltà polacca. Entrambi avevano preferito la santità alla nobiltà e all'anima del giovane principe ereditario parlavano con il loro motto: "Ad maiora natus sum - Sono nato per cose più grandi". Presso l’Hotel Lambert, frequentato assiduamente da principi della Chiesa, poeti e compositori come Liszt e Chopin, Kalinowski fece la conoscenza dell'ebreo convertito Hermann Cohen, pianista di grande fama, diventato carmelitano con il nome di p. Agostino Maria del SS. Sacramento. Affascinato dalla spiritualità del Carmelo, lo seguì in questo ordine. Non sorprende che il principe Ladislao rimproverasse severamente il suo primogenito ventenne: "Tu conduci una vita da monaco e non quella che si addice ad un giovane della tua età. Ricordati che la tua condizione ti impone dei doveri a cui non potrai sottrarti". Augusto mostrò buona volontà, ma, alludendo alle molte feste e banchetti aristocratici che obbedientemente frequentava, scrisse al padre: "Le confesso che sono stanco di tutto ciò. Sono divertimenti inutili che mi angustiano. Mi è molesto esser obbligato a far conoscenze in tanti banchetti".

Determinante per la vocazione al sacerdozio e allo stato religioso fu il primo, memorabile incontro del principe Augusto con don Bosco. Dal 31 gennaio al 31 maggio 1883, il 68enne fondatore dei Salesiani intraprese un viaggio molto stancante attraverso tutta la Francia alla ricerca di elemosine; ovunque lo precedeva la fama della sua santità. Il 18 maggio 1883 l'apostolo della gioventù accolse l'invito nel palazzo dei Czartoryski dove nella cappella di famiglia, alla presenza di sette principi, celebrò la Santa Messa assistito dal principe Ladislao e dal figlio Augusto 24enne. Il padrone di casa ebbe uno scambio di idee con l'esperto pedagogo sulla fondazione di scuole in Polonia e dopo anche Gucio chiese un incontro a quattr’occhi. Don Bosco guardò fisso il principe e disse: "È da molto tempo che desideravo fare la sua conoscenza".

Da quel momento Gucio ripose in lui la sua anima e il suo avvenire. Anche se il santo non gli diede subito una risposta chiara sulla sua vocazione, consigliandogli semplicemente di pregare fedelmente, tra i due nacque un'assidua corrispondenza. Il condensato di tutte le lettere che da Torino partirono verso Parigi per il principe si può riassumere in queste parole scritte da don Bosco il 26 gennaio 1885: "Se il desiderio dello stato ecclesiastico è molto forte nell 'anima del principe, sarebbe bene rinunziare all'amministrazione dei beni paterni. Se invece non è ancora definitivamente radicato, allora il principe farà molto bene adattandosi ai desideri del padre ed accettando l'ordinamento di tutte le successioni". In una parola il principe, che al tempo aveva 27 anni, doveva prendere da solo una decisione con tutte le conseguenze e lo fece: voleva vivere solo per il Signore. Dopo aver tentato di prendersi cura dell'amministrazione dei beni di famiglia in Polonia, maturò la decisione definitiva di diventare sacerdote. Il 5 luglio 1886 accompagnò il padre a Torino, dove già molte volte aveva partecipato ai ritiri di don Bosco. Il principe Ladislao chiese al santo di iniziare l'opera salesiana in Polonia ed egli profeticamente rispose: "Verremo, verremo anche da voi... appena avremo le persone adatte" . Don Francesia, presente al colloquio, si rivolse a Gucio con i suoi modi scanzonati: "Signor principe, venga lei a farsi salesiano. Don Bosco aprirà subito una casa in Polonia! " . E proprio questa frase fu decisiva per il principe che cercava chiarezza!


Un sacerdozio sofferto

Nessuno poteva presagire quale dura lotta, quanta preghiera, quale resistenza e perseveranza sarebbero state necessarie l'anno seguente al principe Augusto, prima di poter entrare con grande risolutezza, il 17 giugno 1887, nell'Ordine Salesiano, nonostante la forte opposizione della sua famiglia. Durante un'Udienza privata, Papa Leone XIII lo aveva decisamente incoraggiato a farlo: "Andate quindi da Don Bosco, o caro figliolo. Sì, sì, andateci, e diventerete un santo".

I Czartoryski, tuttavia, continuarono a non lasciare nulla di intentato pur di riportare a casa il loro principe, portatore della loro speranza nella corona polacca. Anche cinque mesi dopo, il 24 novembre 1887, quando Augusto, solo due mesi prima della morte di don Bosco, nella Basilica di Maria Ausiliatrice, ricevette con gioia dalle sue mani l'abito dell'Ordine, anche allora padre, matrigna, fratelli, una zia e il medico di famiglia arrivarono per tentare nuovamente di dissuaderlo dalla sua vocazione. La sera don Bosco gli sussurrò all'orecchio confortandolo: "Coraggio, mio principe. Oggi abbiamo riportato una magnifica vittoria. Ma posso anche dirle, con grande gioia, che verrà un giorno in cui lei sarà sacerdote e per volontà di Dio farà molto bene alla sua patria".

Il suo padre spirituale non vide il principe diventare "il più umile di tutti i novizi", tra semplici muratori e ragazzi di strada. A 30 anni, il 2 ottobre 1888, Augusto prese solennemente i voti dell'Ordine, dopo aver rinunciato per iscritto a tutti i titoli nobiliari e ai diritti di successione. La sua famiglia era assolutamente contraria, anche a causa della sua precaria salute, ma Augusto disse: "In piena libertà ho voluto emettere i voti, e l'ho fatto con grande gioia del mio cuore. Da quel giorno, vivendo in Congregazione, godo una grande pace di spirito, ringrazio il Signore di avermi fatto conoscere la Società Salesiana e di avermi chiamato a vivere in essa". In Polonia questa notizia esplose come una bomba e in breve tempo i primi candidati salesiani polacchi arrivarono entusiasti a Torino. Il 2 aprile 1892, a 33 anni, Augusto Czartoryski ricevette l'ordinazione sacerdotale a Sanremo. Nessuno dei suoi familiari andò alla cerimonia, ma quattro settimane dopo, il giorno della festa nazionale polacca, il neo sacerdote ebbe la gioia di celebrare la prima Messa per tutta la sua famiglia e di dare a tutti, anche al padre, il principe Ladislao, la santa Comunione, il che equivalse ad una tacita riconciliazione. La tubercolosi tuttavia faceva inarrestabilmente il suo corso. Gucio accettò del tutto consapevolmente la malattia, la debolezza e l'impotenza come la sua missione di sofferenza e offri tutto per far fruttificare il molteplice apostolato della famiglia salesiana nelle scuole e negli affollati oratori già fondati. Dopo appena un anno, l'8 aprile 1893, p. Augusto morì tranquillamente seduto sulla poltrona appartenuta a don Bosco. "Che bella Pasqua! ", furono le sue ultime parole ad un confratello.


Una spiga con 120 chicchi

In occasione dei suoi funerali, diverse celebrazioni si svolsero anche ad Alassio, Parigi e Cracovia mentre la cerimonia funebre vera e propria, presieduta da don Rua, ebbe luogo a Torino nella Basilica di Maria Ausiliatrice. Lì tra i partecipanti ci fu anche la zia di Augusto, la principessa Marcellina Czartoryska e nel "Bollettino Salesiano", la rivista di don Bosco, del maggio 1893, si poté leggere quanto segue: "Quando la Principessa Marcellina uscì dalla chiesa, l'attendeva una grata sorpresa. Erano riuniti i 120 giovani polacchi, i quali da quei lontani paesi erano venuti ad arruolarsi sotto la bandiera di don Bosco. Dissero nella loro lingua alla Principessa che, avendo udito raccontare in Polonia che il Principe Augusto aveva abbandonato gli agi della sua famiglia per farsi salesiano, s'era acceso nel loro cuore il desiderio di imitarne l'esempio, sormontando innumerevoli difficoltà che attraversavano i loro disegni... La Principessa commossa ebbe per loro le più delicate espressioni di riconoscenza". In modo evidente si avverarono ancora una volta le parole di Gesù sul chicco di grano che cade in terra, muore e così porta molto frutto! Nell'Ordine salesiano, il sacrificio della vita da parte del principe Augusto Czartoryski produsse immediatamente "una spiga con 120 grani": 120 nuove vocazioni dalla sua patria!

Cinque anni dopo i salesiani polacchi aprirono la loro prima casa ad Auschwitz. In Polonia ci furono subito nuovi sacerdoti e suore salesiani impegnati nell'educazione dei giovani. Uno di loro, il nobile August Hlond, lavorò come insegnante e direttore in diverse scuole salesiane, divenne cardinale e primate della Polonia. Negli anni durissimi della Seconda Guerra Mondiale, nella parrocchia salesiana di Cracovia, fu un padre salesiano ad insegnare il latino ad un giovane operaio che voleva diventare sacerdote: Karol Wojtyla. Nel 1942 Karol entrò nel seminario clandestino e in seguito, il 25 aprile 2004, divenuto Giovanni Paolo II beatificò il suo connazionale, il principe Augusto Czartoryski. In questa occasione il Papa indicò soprattutto ai giovani l'esempio di santità del principe polacco che tenacemente, saldamente e con entusiasmo, "seguendo la voce della chiamata, scopre la bellezza del ministero sacerdotale".


Tratto da “IL TRIONFO DEL CUORE” Marzo-Aprile 2023 – www.familiemariens.org




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