Si apprezza tanto poco la vita, anzi tanto spesso la si disprezza, perché la si riguarda dal punto di vista del proprio egoismo. Si guarda solo alla vita presente ed alla sete di godere. Or siccome questa vita non è che un fugace passaggio ed è una prova, se non si guarda alla sua realtà l'anima si smarrisce, si sente infelice e disprezza la vita.
Una
cometa non passa nella nostra visuale che per continuare il suo
percorso gigantesco attraverso i cieli... Noi siamo come mobilissime
comete, tutte vapori di luce, che hanno un movimento vorticoso, che
camminano per condensarsi e diventare un astro del cielo.
La
nostra vita è il punto dove deve avvenire, dirò così, il
condensamento: qui ciò che era solo gratuito dono di Dio, deve
diventare nostra consistenza, sotto la pressione divina della grazia;
qui l'anima, che esce dalle mani di Dio, è lanciata nel cielo
soprannaturale, e gira intorno ai punti di gravitazione, cioè
intorno al Redentore vivente, alla Chiesa, alle grazie che
scaturiscono dalla Redenzione finché non sia diventata un astro
soprannaturale.
Che
cosa grande è dunque la nostra vita, questo impercettibile attimo
verso del quale si concentrano e convergono le anime, scaturienti
dall'onnipotente amore di Dio! Queste anime sono come faville
luminose, che escono immacolate ed incandescenti dall'infinita
potenza di Dio, e si rinchiudono in un piccolo corpo, come è
imprigionata la corrente di una dinamo. Quella corrente deve muovere
la dinamo, deve aggiungersi ad una nuova corrente, deve diventare
gigantesca, deve mutarsi in un'onda elettrica, che ritorna nella
immensità del cielo...
L'anima
racchiusa nel corpo pare schiava, ed invece è operaia. Essa vi trova
il mezzo per santificarsi, poiché il Redentore, prendendo la umana
carne, mutò in grazia ogni atto della sua vita corporale. Vi trova
il Sangue di Gesù che la purifica, vi trova la Passione di Gesù che
come sole si riflette e si rifrange in tutte le pene del nostro
corpo..., vi trova il mezzo per soprannaturalizzarsi e conquistare la
vita eterna! Che cosa grande è dunque questa nostra vita, che è il
preludio breve della vita eterna! Considerate l'infinito amore di Dio
nel crearci e nel darci la vita presente.
Questa
vita che voi sprezzate come un tedio, come un peso, è invece come il
palpito del suo Cuore divino... Egli felicissimo in se stesso, volle
farci partecipi della sua felicità. Ecco l'infinito, Uno e Trino...
che gloria, che luce, che amore in quell'oceano di vita! Ecco lo
spaventoso caos del nulla!...
L'orrido,
lo zero, il freddo assoluto! Eppure da quella infinita potenza quante
creature possono scaturire, sol che lo voglia! Egli le considera, le
ama... Le creature possibili sono come una semente infeconda, finché
non è gettata nel terreno.
E'
l'amore di Dio che raccoglie nella sua infinita potenza la creatura
che può essere e non è ancora, e subito, quel seme vuoto, che non
ha consistenza, che è nulla, acquista la vita. Non c'è nella nostra
vita un paragone che possa darci l'idea della creazione; ciò non
pertanto, considerate la creatura come un cristallo avvolto da
tenebre, come un brillante sepolto nel buio. Appena sorge il sole
diventa luminoso, pieno di svariati colori, e scintilla come un
piccolo astro. Così sorge la creatura dal nulla! Quale ingratitudine
pertanto il considerare come sventura e come un peso la vita.
Vale
più un anno di vita sulla terra che cento anni di vita nel Cielo.
Sembra un paradosso, eppure è così. La nostra vita terrena è
immensamente arricchita da Gesù Cristo, è vita di merito, nella
quale, per Gesù Cristo stesso, ogni atto può diventare
soprannaturale. Nel Cielo noi riceviamo da Dio, mentre che sulla
terra noi diamo a Dio: siamo fattori della gloria di Dio nel creato,
accrescendola a Lui accidentalmente, secondo la missione che
riceviamo da Lui.
Qui
tutto ha valore: la terra, il concime, l'immondizia stessa..., come
in un campo; mentre, quando si fa la raccolta, ha valore soltanto il
frutto già maturato. Un anno di vita terrena ne fruttifica cento nel
Cielo, anzi assai più. Se tu hai ottanta anni di vita, produci per
ottomila. Uno strumento con una corda, produce un solo suono; ma uno
strumento con 80 corde produce tanti suoni, che tu puoi cantare a Dio
tante melodie di amore.
E'
tanto preziosa questa nostra vita, che il Verbo Eterno di Dio non ha
disdegnato di percorrerla Lui stesso, ed alla Creatura più cara al
suo Cuore, a Maria santissima, l'ha prolungata fino alla vecchiezza.
Se il Re si degna di discendere a mangiare al tuo povero desco, è
segno che il cibo che vi è apprestato ha valore, sostanza e gusto.
E' roba che cresce nel campo. regale.
Noi
non viviamo a caso, come piccoli esseri smarriti, come pezzi di ferro
grezzo abbandonato nell'officina. Noi siamo invece dei pezzi, dirò
così, già formati e torniti, che facciamo parte di un ingranaggio
ammirabile. Dio scelse il momento più opportuno per crearci, secondo
gli ammirabili fini che aveva sopra di noi. Egli segnò l'ora e il
momento della nostra morte, come è segnata l'ora del grano che
biondeggia o del frutto che matura. Il tempo, il luogo, il modo, i
patimenti della vita e della morte sono per noi certamente migliori
di qualunque altro tempo, luogo e patimento.
La
nostra vita ha un'importanza grande nei fini di Dio; si direbbe quasi
che Egli ha su di noi il suo interesse. Anche quando noi, ingrati ci
sottraiamo alle speciali vedute del divino amore, anche allora la
nostra vita ha un'importanza immensa.
Per
un contadino che ha bisogno di concime per il suo campo, e di
fermenti per far prosperare le piante buone, l'immondezza putrefatta,
formata di materiale che doveva essere gloriosa ed è marcita,
diventa preziosa. Questo contadino dirà di eccellente qualità
concimante un carro di rifiuti che più puzza. Noi siamo come un
orologio, la cui corda si svolge, segnando le ore e suonando a
rintocchi. Noi suoniamo le ore della gloria di Dio sulla terra.
L'orologio
è uno strumento che in realtà raccoglie il corso delle sfere
celesti. Quel quadrante che gira sembra una stoltezza, ed invece ha
riscontro nel cielo. Tu vedi lo spazio di un minuto, e quel minuto è
segnato nel cielo con una linea colossale di milioni di chilometri.
Su quel quadrante sono riflessi i movimenti della colossale rotazione
degli astri, e quel suono mesto, ritmico, cadenzato, che tanta
solennità ti lascia nel cuore, è l'eco dell'immensa armonia degli
astri, e del solenne silenzio dei cieli.
La
mia vita, così come la vuole Dio, con le sue prove, con le sue
lotte, con le sue amarezze, è come l'orologio che segna nel mondo le
meraviglie della vita soprannaturale. Gesù Cristo è la vita, la
verità e la via; io sono il quadrante che segna la manifestazione di
questa vita in me. Gesù Cristo solo vale, ed io nella mia vita non
fo che esprimere o positivamente o negativamente la grandezza della
sua vita.
Sono
come un barometro; la sua lancetta si sposta verso la tempesta;
sembra un disappunto, perché si è contratto il piccolo filamento
che forma l'anima del barometro. Quel piccolo spostamento appartiene
al barometro, ma segna qualche cosa di colossale. Solleva lo sguardo
in alto: vedrai le nubi oscure addensate nel cielo, ed ogni tanto un
lampeggiare sinistro... Un cupo rimbombo ti assorda...è il fulmine
che cade... Scroscia la pioggia, inonda i campi, soffia il vento
terribile, e tutto questo è segnato dal disappunto del barometro,
dalla sua contrazione.
Così
quando si dilata e segna il bel tempo, quel movimento segna sul
piccolo quadrante il sole splendente, l'azzurro del cielo, il
pacifico corso delle cose. Chi può disprezzare la vita nostra, che
raccoglie tanti misteri di amore, e che è piena di tanta attività?
E' un errore pericoloso il considerare nella vita soltanto il nostro
tornaconto particolare.
Un
sofferente non è un infelice, è uno che è più attivo di tutti: o
è un santo, ed allora rappresenta l'operaio che lavora per avere la
sua giornata e per glorificare il suo padrone; o è un perverso, ed
allora rappresenta la bruttura del male, ed il fermentare di chi si
separa dalla pianta viva e cade nell'acqua appantanata dove marcisce.
Sta in nostro potere impedire questa fermentazione: basta unirsi a
Gesù Cristo vivente.
Un
bambino che nasce macilento, e magari tisico, è sempre una vita
preziosa e raccoglie sempre un'anima immortale, predestinata
all'eternità. Impedire quella vita o stroncarla, è un inaudito
delitto. Bisogna raccogliere anche gli ultimi palpiti di questa vita
preziosa, come si spreme l'oliva nel torchio. Un morente a cui si
prolunga la vita di un minuto, rappresenta un uomo che compie la sua
missione e suona gli ultimi rintocchi delle ore che gli furono
assegnate per glorificare Dio nella felicità eterna.
Prostiamoci
innanzi a Dio con grande riconoscenza, perché ci ha dato la vita!
Noi non siamo abbandonati o soli, o reietti, su di noi veglia l'amor
suo; e sappiamo di fede che tutto è per nostro bene. Anche
un'amarezza. un dolore, un'angoscia, un'incertezza dobbiamo
accoglierla come un tesoro di Dio. Egli è Padre, e noi siamo sue
creature! E' quando ci assale il tedio e tutto par che ci vada male
allora, proprio allora la nostra vita è gettata nel fuoco della
Passione di Gesù Cristo per essere fusa e modellata in Lui.
Raccogliamoci
con Lui nel tedio dell'Orto degli ulivi, nella amarezza della
Passione, e prepariamoci ad essere con Lui glorificati.
Dal sito http://www.dolindo.org/
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