La
carità tutto sopporta (1 Cor 13, 7)
Le
prove che in questa vita maggiormente tormentano le persone che amano
Dio non sono tanto la povertà, le malattie, i disprezzi, le
persecuzioni, quanto le tentazioni e le desolazioni di spirito.
Infatti
a una persona che gode dell'amorosa presenza di Dio, tutte le
sofferenze, infermità e maltrattamenti degli uomini, più che
affliggerla, le sono motivo di consolazione, perché le offrono
l’occasione di testimoniare a Dio il proprio amore; sono come legna
per alimentare il fuoco dell’amore.
Le
tentazioni, invece, spingono alla perdita della grazia e le
desolazioni creano il timore di averla già perduta. E, dunque, sono
prove, queste, troppo dure per chi ama veramente Gesù Cristo.
Tuttavia,
lo stesso amore dà la forza di sopportarle con pazienza e di
proseguire nel cammino della perfezione.
Le
tentazioni
Per
una persona che ama Gesù Cristo non c’è tormento più atroce
delle tentazioni. Mentre, infatti, tutte le altre prove, accettate
con rassegnazione la uniscono maggiormente a Dio, le tentazioni la
spingono a peccare, a separarsi da Cristo.
Dobbiamo
però precisare subito che, sebbene tutte le tentazioni che inducono
al peccato non vengano mai da Dio, ma dal demonio o dalle nostre
cattive inclinazioni: «Dio, infatti, non tenta nessuno» (cf. Gc 1,
13), tuttavia il Signore, a volte, permette che le persone sue
predilette siano fortemente tentate. Perché?
In
primo luogo, perché con le tentazioni riconoscano di più la loro
debolezza e la necessità dell'aiuto di Dio per non cedere. . .
Quando una persona è premiata da Dio con divine consolazioni; si
sente come ormai abilitata a superare tutti gli assalti del nemico,
come anche a realizzare qualsiasi opera che sia per la gloria di Dio.
Quando invece è fortemente tentata e si vede sull'orlo del
Precipizio, riconosce ancora più chiaramente le sue miserie e
l’incapacità di resistere, se Dio non le viene in aiuto. Una
simile esperienza fece appunto l'apostolo san Paolo: oso ho avuto
grandi rivelazioni – scrive nella seconda lettera ai Corinzi -, Ma
proprio per questo, perché non diventassi orgoglioso, mi è stata
inflitta una sofferenza che mi tormenta come una scheggia nel corpo,
come un messaggero di Satana che mi colpisce per impedirmi di
diventare orgoglioso» (2 Cor 12, 7). In secondo luogo, Dio permette
le tentazioni perché ci distacchiamo da questa terra e bramiamo, con
sempre più ardore, di andare a contemplarlo in paradiso. La persona
buona, vistasi combattuta giorno é notte da tanti nemici, comincia a
provare un certo tedio per la vita: vorrebbe volare a Dio, ma è
trattenuta su questa terra da un laccio che non si spezza se non con
la morte, Ecco dunque che le persone buone sospirano la morte, che le
libera dal pericolo di perdere Dio. Inoltre Dio permette che siamo
tentati per arricchirci di meriti, come dice la Scrittura: «...sono
stato mandato date, per metterti alla prova» (Tb 12, 13). | Dunque
una persona, non perché è tentata deve ritenersi in disgrazia di
Dio; anzi deve convincersi che è ancor più amata da Dio. E una
insinuazione del demonio credere che la tentazione sia peccato. Non è
peccato il cattivo pensiero, ma il consenso... Per quanto forti siano
le suggestioni del demonio, per quanto impudiche siano le immagini
che attraversano la nostra mente, se noi le rifiutiamo , né poi ne
mai potranno macchiare la nostra anima, anzi la rendono più pura,
più forte, più cara a Dio. Dice san Bernardo che Ogni vittoria
sulle tentazioni è una nuova corona di gloria.
Dice
l’apostolo Paolo: «... Dio mantiene le sue promesse e non
permetterà che siate tentati al di là della vostra capacità di
resistenza. Nel momento della tentazione Dio vi dà la forza di
resistere e di vincere» (1Cor 10, 13). Chi dunque resiste alla
tentazione non solo non perde, ma ci guadagna. Il Signore permette
che le persone sue predilette siano più tentate perché acquistino
più meriti in questa vita e gloria nel cielo. L’acqua stagnante
imputridisce. Così la persona... in ozio, senza tentazioni, senza
combattimenti, si mette in pericolo di perdersi, perché,
compiacendosi dei propri meriti e pensando forse di aver raggiunto la
perfezione, ha scarso timore del pericolo, prega poco, e poco pensa
alla salvezza eterna. Mentre quando la persona è agitata dalle
tentazioni e si vede in pericolo di peccare, subito ricorre a Dio,
alla Madonna; rinnova il proposito la morte ma non il peccato, si
umilia, si abbandona tra le braccia della divina misericordia,
acquista più forza e si stringe di più a Dio, come, del resto, ci
conferma l’esperienza.
Con
questo non voglio dire che dobbiamo desiderare le tentazioni, anzi
dobbiamo pregare Dio che ce ne liberi, soprattutto da quelle che
forse potrebbero batterci – come appunto diciamo nella preghiera
del Padre Nostro: E non ci indurre in tentazione —; ma se Dio le
permette, non dobbiamo inquietarci o avvilirci, bensì confidare in
Gesù Cristo, chiedergli aiuto, e lui certamente ci darà una mano.
Scrive sant'Agostino: «Abbandonati a Dio e non aver paura: anche se
ti lancia nella lotta, non ti lascerà solo per farti cadere».
Mezzi
per vincere le tentazioni
Ma
vediamo ora di quali mezzi dobbiamo servirci per superare le
tentazioni.
I
maestri di vita spirituale ne suggeriscono molti, ma il più
necessario e sicuro, e di cui qui tratteremo, è ricorrere subito a
Dio con grande umiltà e confidenza, dicendo: «O Dio, vieni in mio
aiuto; Signore, vieni presto a salvarmi» (Sal 70, 2).
Basta
questa sola preghiera a farci superare tutti gli assalti dei demoni
dell’inferno, perché Dio è infinitamente più forte di loro.
Scrive il card. L. Gotti che Dio sa benissimo che noi non abbiamo la
forza di resistere a tutte le tentazioni e quindi, quando siamo nel
pericolo di essere battuti, egli è in obbligo di darci l’aiuto
sufficiente a resistere, a condizione però che glielo chiediamo . E
come possiamo temere che Dio non ci aiuti, se nella Bibbia ci ha
fatto tante promesse? Ecco cosa ci dice: «Venite a me, tutti voi che
siete stanchi e oppressi: io vi farò riposare» (Mt 11, 28);
«Invocami nei giorni difficili! Io ti salverò, e tu mi darai
gloria» (Sal 50, 15); «A te, mia forza, mi rivolgo: tu, o Dio, sei
il mio rifugio sicuro» (Sal 59, 10); «Pensate alle generazioni
passate e riflettete: c’è qualcuno che si è fidato di Dio, e Dio
l’ha deluso? Che ha invocato Dio, e Dio ha fatto finta di niente?»
(Sir 2, 10). Il profeta Davide era sicuro che con la preghiera poteva
battere tutti i nemici: «Lode al Signore! Io l'ho invocato ed egli
mi ha salvato dai nemici» (Sal 18, 4), perché: «Non delude le
attese di chi gli è fedele, ascolta il loro grido e li salva» (Sal
145, 19). E san Paolo aggiunge: «... il Signore è lo stesso per
tutti, immensamente generoso verso tutti quelli che lo invocano» (Rm
10, 12). Oh, se tutti ricorressero a Dio quando sono tentati! Molti
cedono, perché barattano il sommo bene, Dio, con un piacere
sensibile, immediato. Mentre l’esperienza ci dimostra che,
specialmente nelle tentazioni impure, chi ricorre a Dio non pecca.
Simili tentazioni, come anche quelle contro la fede, non conviene
prenderle di petto, ma aggirarle, scacciandole indirettamente con
atti di amore verso Dio o di dolore dei peccati, o anche dirottando
la mente in altre occupazioni. Appena ci rendiamo conto di qualche
pensiero cattivo, non stiamo lì a sottilizzare cosa significhi o
cosa pretenda, ma sbattiamogli la porta in faccia; scuotiamocene
subito, come si scuotono di dosso le scintille di fuoco. Se poi la
tentazione ha fatto il suo ingresso e spinge al consenso, come dice
san Girolamo, dobbiamo ricorrere subito a Dio, dicendo: Signore,
aiutami, invocando i nomi di Gesù e di Maria, particolarmente
efficaci nella fuga delle tentazioni, proprio come fanno i bambini
che, alla vista di un animale feroce, corrono tra le braccia del
padre o della madre. Ho detto ricorrere subito, senza mettersi, cioè,
a discutere con la tentazione. Si racconta di San Pacomio che un
giorno venne a sapere di certe confidenze che i demoni si facevano
tra loro a proposito di due monaci, di cui uno dava ascolto alla
tentazione, non pregava e cadeva in peccato, mentre l’altro
immediatamente ricorreva a Dio e risultava sempre vincente . Se poi
la tentazione dovesse persistere, stiamo attenti a non inquietarci o
arrabbiarci: il demonio potrebbe servirsi di tale turbamento per
farci peccare. Piuttosto rassegniamoci umilmente alla volontà di
Dio, dicendo: «Signore, io giustamente merito di essere tormentato
da questi pensieri, per i peccati che ho commesso... Ma soccorrimi e
liberami tu». Dunque, più persiste la tentazione, più invochiamo i
nomi di Gesù e di Maria; rinnoviamo la promessa: la morte ma non il
peccato e non lasciamo di pregare. Ma se la tentazione fosse proprio
così forte da metterci in grave pericolo di acconsentirvi, allora
raddoppiamo le preghiere, ricorriamo a Gesù sacramentato, buttiamoci
ai piedi di un crocifisso o di una immagine della Madonna e preghiamo
con più fervore, gemendo, piangendo, cercando aiuto. E vero che Dio
è pronto a esaudire chi lo prega, tuttavia, a volte, vuole da noi
questo sforzo per poi soccorrere la nostra debolezza e assicurarci la
vittoria. Inoltre, in caso di tentazione, giova molto segnarsi col
segno della croce e confidare la tentazione al proprio padre
spirituale, perché, secondo San Filippo Neri, la tentazione scoperta
è mezzo vinta 6. Ma qui ci tengo a dire che è sentenza comune tra i
teologi anche più rigidi che le persone di provata vita spirituale,
molto timorate di Dio, se stanno in dubbio di aver acconsentito o
meno a una colpa grave, stiano pur certe che non hanno perduto la
grazia di Dio. E moralmente impossibile che una volontà da molto
tempo confermata nel bene, poi, improvvisamente cambi e consenta al
peccato mortale, senza averne avuto una piena avvertenza. Il peccato
mortale è un mostro così orribile che non può penetrare in una
persona, che da tempo ormai l'ha aborrito, senza farsi riconoscere.
Tutto questo l'ho ampiamente ,dimostrato nella mia Teologia morale,
al libro VI, n. 476.
Dice
santa Teresa che nessuno si danna senza esserne cosciente, come
nessuno è ingannato senza voler essere ingannato .
Dalle
persone particolarmente delicate di coscienza, ma di solida virtù,
farà bene il direttore spirituale a non farsi neppure confidare tali
tentazioni, soprattutto se contro la fede o la castità, perché il
tornarci sopra potrebbe eccitare la fantasia e provocare
inquietudine. Quindi, se il confessore è moralmente certo che la
persona da lui diretta non consente a tali suggestioni , le dia pure
ľ ubbidienza di non parlarne affatto. Santa Giovanna Chantal
racconta di sé che per molti anni si era trovata in una tremenda
tempesta di tentazioni ma non aveva mai acconsentito né mai se n'era
confessata, attenendosi appunto alla regola datale dal suo direttore.
Certo, qualche scrupolo a riguardo lo aveva, ma si rimetteva al
suggerimento di non confessare tali dubbi. Però, di norma, conviene,
come abbiamo detto,precedentemente, confidare tutto al confessore.
Comunque,
ripeto che, fra tutti i rimedi contro le tentazioni, il più
necessario ed efficace resta la preghiera, e la preghiera incessante
finché dura la tentazione, perché può essere che il Signore non
ci voglia esaudire alla prima, ma alla seconda, terza o quarta
preghiera.
Insomma,
convinciamoci una volta per sempre che dalla Preghiera dipende ogni
nostro bene; il cambiamento di vita, la vittoria sulle tentazioni,
l’amore di Dio, la perfezione, la perseveranza, la salvezza eterna.
A
qualcuno, forse, che avrà letto i miei libri ascetici, saranno
sembrate noiose le mie continue raccomandazioni sull’importanza e
la necessità della preghiera... Eppure, a me sembra di averne
parlato non troppo, ma troppo poco! Io so che tutti, giorno e notte
siamo assaliti dalle tentazioni e che il demonio non perde occasione
per farci peccare. E so anche che senza l'aiuto di Dio non possiamo
resistere. Ecco perché l'apostolo Paolo ci invita a rivestirci
dell'armatura di Dio: «Prendete le armi che Dio vi dà, per poter
resistere contro le manovre del diavolo. Infatti noi non dobbiamo
lottare contro creature umane, ma contro spiriti maligni del mondo
invisibile, contro autorità e potenze, contro i dominatori di
questo mondo tenebro (Ef 6, 11-12).
E
quali sono queste armi? Ferventi e continue preghiere a Dio: «Pregate
sempre – continua l'apostolo Paolo – chiedete a Dio il suo aiuto
in ogni occasione e in tutti i modi, guidati dallo Spirito Santo.
Perciò state svegli e non stancatevi mai di pregare...» (Ef 6, 18).
Ma, del resto, tutta la Sacra Scrittura, Antico e Nuovo Testamento,
non fa che ammonirci sulla preghiera: «Invocatemi nei giorni
difficili! Io ti salverò, e tu mi darai gloria» (Sal 50, 15);
«...bisogna pregare sempre, senza stancarsi mai» (Lc 18,1);
«Chiedete e riceverete. Cercate e troverete. Bussate e la porta vi
sarà aperta...» (Mt 7, 7); «State svegli e pregate per resistere
nel momento della prova...» (Mt 26, 4); «Pregate continuamente, e
in ogni circostanza ringraziate il Signore...» (1 Ts 5, 17),
Quindi,
per tornare al discorso di prima, non mi pare di aver parlato troppo
della preghiera, ma – insisto - troppo poco.
Io
desidererei che tutti i predicatori non parlassero d’altro che
della preghiera; che tutti i confessori non raccomandassero ai
penitenti altro che la preghiera; che tutti gli autori di opere
ascetiche non trattassero d’altro che della preghiera. Ma
purtroppo – e credo che sia un castigo dei nostri peccati —,
tutti poco ne parlano! Non dubito che giovano molto alla vita
spirituale le prediche, le meditazioni, le comunioni, le
mortificazioni... Ma se, quando vengono le tentazioni, non ci
raccomandiamo a Dio, noi cadremo lo stesso, nonostante tutte le
prediche, le meditazioni, le Comunioni, le penitenze e i buoni
propositi.
Dunque,
se vogliamo salvarci, raccomandiamoci al nostro Redentore Gesù
Cristo, specialmente quando siamo tentati. E non chiediamogli solo la
santa perseveranza, ma anche la grazia di pregarlo sempre.
E
raccomandiamoci,
sempre, anche alla divina madre Maria, la dispensatrice di tutte le
grazie, come ci suggerisce san Bernardo: «Chiediamo la grazia e
chiediamola per
Maria» , giacché come ci conferma lo stesso Santo: «Dio non vuol
darci alcuna cosa che non passi per le mani di Maria»
PREGHIERA
Gesù
mio Redentore, per i meriti del tuo sangue spero che tu mi abbia
perdonato i peccati commessi e spero anche di venire a ringraziartene
per sempre in paradiso (cf Sal 89, 2). E vero che sono caduto e
ricaduto nel peccato, perché ho trascurato di chiederti la grazia
della santa perseveranza... Ma ora ti chiedo: «Non permettere che mi
separi date!». E propongo di chiederti sempre questa grazia,
specialmente nelle tentazioni. Questo propongo e questo prometto.
Ma
a che serviranno propositi e promesse se non mi darai la grazia di
ricorrere ai tuoi piedi?
Deh,
per i meriti della tua passione concedimi la grazia di raccomandarmi
a te in tutti i miei bisogni!
Regina
e madre mia Maria, ti prego, per quanto ami Cristo tuo Figlio,
ottienimi la grazia di poter ricorrere a lui e a te in tutta la mia
vita. Amen.
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