L’amico,
dunque, che nello spirito di Cristo entra in sintonia con un altro
amico, diventa con lui un cuor solo e un’anima sola, e così,
salendo insieme i diversi gradini dell’amore fino all’amicizia di
Cristo, diventa un solo spirito con lui in un unico bacio. Questo era
il bacio che un’anima santa desiderava quando diceva: “Mi baci
con il bacio della sua bocca”. Consideriamo adesso le
caratteristiche di questo bacio carnale, per poter passare dalle cose
carnali a quelle spirituali, da quelle umane a quelle divine. La vita
dell’uomo si sostenta con due alimenti: il cibo e l’aria. Senza
il cibo si può sopravvivere per un po’, ma senza l’aria neanche
un’ora. Per vivere, con la bocca inspiriamo aria e la espiriamo. E
ciò che viene inspirato o espirato lo chiamiamo “spirito”, o
“fiato”. Per questo diciamo che in un bacio due fiati si
incontrano, si mischiano e si uniscono. Da qui nasce una sensazione
gradevole che stimola il sentimento di quelli che si baciano e li
stringe l’uno all’altro. C’è dunque un bacio corporale, un
bacio spirituale e un bacio intellettuale. Il bacio corporale si fa
unendo le labbra, il bacio spirituale unendo gli animi, il bacio
intellettuale con l’infusione della grazia mediante lo Spirito di
Dio.
Il
bacio corporale
Il
bacio corporale si deve dare e ricevere solo a certe condizioni che
lo rendono onesto: per esempio, come segno di riconciliazione, quando
due che prima erano nemici ridiventano amici; come segno di pace,
quando coloro che stanno per ricevere l’Eucaristia esprimono
esternamente col bacio la pace che hanno nel cuore; come segno di
amore, tra lo sposo e la sposa, oppure tra amici che si incontrano
dopo una lunga assenza; come segno dell’unità cattolica, come si
usa fare quando si riceve un ospite. Ma come molti usano cose buone
per natura come l’acqua, il fuoco, il ferro, il cibo e
l’aria per farne strumento della propria cattiveria o della
propria voluttà, così persone perverse e turpi si servono di questo
bene, voluto dalla legge naturale per esprimere le cose di cui
abbiamo parlato, per addolcire in qualche modo i loro misfatti,
sporcando il fatto stesso del baciare in modo così vergognoso che un
bacio del genere non è che adulterio. Ogni persona onesta si rende
conto di quanto sia detestabile e odioso un simile bacio, che deve
essere evitato e rifiutato.
Il
bacio spirituale
Viene
ora il bacio spirituale, caratteristico di quegli amici che sono
legati dalla vera legge dell’amicizia. Non è un contatto della
bocca, ma un sentimento del cuore; non è un congiungere le labbra,
ma un fondere gli spiriti, e lo Spirito di Dio che rende pura ogni
cosa infonde con la sua presenza il gusto delle realtà celesti. Non
troverei sconveniente chiamare questo bacio il bacio di Cristo,
perché in realtà è lui che lo dà, non direttamente con la sua
bocca, ma con quella dell’amico, ed è lui che ispira in quelli che
si amano quell’infinito affetto che li fa sentire uniti al punto da
sembrar loro che in corpi diversi abiti una sola anima, fino a dire
con il Profeta: “Come è bello e gioioso stare insieme come
fratelli”.
Il
bacio intellettuale
Allora
l’animo abituato a questo bacio, sapendo che tutta questa dolcezza
viene da Cristo, si trova a riflettere e a dire: “Se venisse lui,
in persona!”, e così desidera il bacio intellettuale, e con tutto
la forza del desiderio dice: “Baciami con i baci della tua bocca”,
e allora, calmati gli affetti terreni, e assopiti gli affanni e i
desideri di questo mondo, troverò la mia gioia solo nel bacio di
Cristo, e mi riposerò nel suo abbraccio, e dirò al colmo della
felicità: “La sua sinistra mi sostiene il capo, e la sua destra mi
abbraccia”.
Tratto
da “l'amicizia spirituale” di AELREDO DI
RIEVAULX
***
Aelredo
di Rievaulx,
nacque a Hexham (Northumbria) nel 1110 , fu un santo anglo-sassone,
abate della Abbazia cistercense di Rievaulx dal 1147.
Suo
padre, un prete sposato, passò molti anni presso la corte del re di
Scozia Davide I. Aelredo era diventato Maestro di Palazzo quando
lasciò la corte per entrare come monaco cistercense nella Abbazia di
Rievaulx (oggi non più esistente) nello Yorkshire, verso il 1134.
Nel 1141 fu inviato assieme ad altri dodici compagni nella nuova casa
del suo Ordine religioso a Revesby in Lincolnshire, con la carica di
abate, il primo della nuova abbazia, da poco fondata e dipendente da
quella di Rievaulx. Più tardi, nel 1147, divenne abate della stessa
abbazia di Rievaulx, ove aveva iniziato il suo noviziato. Qui passò
tutto il resto della sua vita. Sotto la sua direzione l'abbazia
giunse ad un organico di circa seicento monaci. Egli visitò molte
altre case dell'Ordine cistercense in Inghilterra ed in Scozia, in
quanto tutte le abbazie inglesi e scozzesi di allora dipendevano da
Rievaulx. Viaggiò anche in Francia ove visitò le abbazie di Citeaux
e di Clairvaux. Rifiutò più volte il vescovado. Nel 1164 partì in
missione per convertire i Pitti del Galloway: la missione fu coronata
da successo al punto che in quello stesso anno a Kirkcudbright il
loro capo entrò in monastero. Passò gli ultimi anni della sua vita
afflitto da gotta e calcoli.
Egli
scrisse numerosi testi di spiritualità fra i quali Speculum
charitatis
(Lo specchio della Carità, probabilmente dietro sollecitazione di
San Bernardo di Chiaravalle), De
spirituali amicitia liber
(L'amicizia spirituale) e il trattato di mistica cisterciense De
Jesu puero duodenni
(Gesù a dodici anni), nel quale dà un'interpretazione inedita e
sostanzialmente differente dalle classiche letture allegoriche dei
tre giorni di Gesù fanciullo a Gerusalemme narrati nel Vangelo di
S.Luca.
Egli
scrisse anche sette libri storici, due dei quali indirizzati ad
Enrico II, re d'Inghilterra, consigliandolo su come essere un buon
sovrano e dichiarandolo il vero discendente dei re anglo-sassoni.
Per
le sue attività di scrittore ed amministratore fu chiamato il San
Bernardo di Chiaravalle del nord.
Egli fu descritto da David Knowles, uno storico del monachesimo
inglese, come «… una figura singolarmente attraente …. Nessun
altro monaco inglese del dodicesimo secolo lascia un così duraturo
ricordo nella memoria.»
Morì
a Rievaulx (Yorkshire) il 12 gennaio 1167)
Canonizzato
nel XIII secolo nel 1476, il suo nome viene celebrato dalla Chiesa
cattolica il 12 gennaio.
Dal sito http://www.monasterovirtuale.it/
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