Cristo
Gesù, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro
geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo
la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in
forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte
e alla morte di croce.
(Lettera
di San Paolo ai Filippesi, 2,6-11)
Intorno
al 320 d. C, l'imperatrice Elena di Costantinopoli trovò la Vera
Croce, la croce su cui morì Nostro Signore Gesù Cristo. Molti
anni dopo, nel 614, il re Cosroe II di Persia invase e conquistò
Gerusalemme e portò via la Croce. Ma nel 628 l'imperatore Eraclio
la recuperò e la portò di nuovo a Gerusalemme, il 14 settembre di
quello stesso anno. La Croce fu portata attraverso la città
dall'imperatore in persona. Da allora questo giorno è incluso nel
calendario liturgico come festa dell'Esaltazione della Croce.
Nel
celebrare la festa dell'Esaltazione della Santa Croce, supplicasti il
Signore, con tutte le fibre dell'anima, di concederti la sua grazia
per “esaltare” la Croce Santa nelle tue facoltà e nei tuoi
sensi... Una vita nuova! Un sigillo: per dare solidità
all'autenticità del tuo messaggio..., tutto il tuo essere sulla
Croce!
—
Vedremo,
vedremo.
(Forgia,
517)
Segno
di vittoria
Nell'ambiente
c'è una specie di paura della Croce, della Croce del Signore. Il
fatto è che hanno incominciato a chiamare croci tutte le cose
sgradevoli che accadono nella vita, e non sanno sopportarle con senso
di figli di Dio, con visione soprannaturale. Tolgono persino le croci
piantate dai nostri avi lungo le strade!
Nella
Passione, la Croce ha cessato di essere simbolo di castigo, per
divenire segno di vittoria. La Croce è l'emblema del Redentore: in
quo est salus, vita et resurrectio nostra: lì è la nostra
salvezza, la nostra vita, la nostra risurrezione.
(Via
Crucis, II stazione, 5)
Come
una scultura
Ogni
giorno un po' di più — come quando si scolpisce una pietra o un
pezzo di legno —, bisogna limare le ruvidezze, togliere i difetti
della nostra vita personale, con spirito di penitenza, con piccole
mortificazioni, che sono di due tipi: quelle attive — che noi
cerchiamo, come piccoli fiori che raccogliamo durante la giornata —,
e quelle passive, che vengono dall'esterno, e che ci costa accettare.
Poi, Gesù provvede a ciò che manca.
—
Che
Crocifisso meraviglioso diventerai, se corrispondi con generosità,
con gioia, completamente!
(Forgia,
403 )
I
veri ostacoli che ti separano da Cristo — la superbia, la
sensualità..., si superano con la preghiera e la penitenza. E
pregare e mortificarsi è anche occuparsi degli altri e dimenticarsi
di se stessi. Se vivi così, vedrai che la maggior parte dei tuoi
contrattempi spariranno.
(Via
Crucis, X stazione, 4)
Una
conquista
Questa
accettazione soprannaturale del dolore è, al tempo stesso, la
massima conquista. Gesù, morendo sulla Croce, ha vinto la morte:
Dio suscita dalla morte la vita. Il contegno di un figlio di Dio non
è quello di chi si rassegna a una tragica sventura, quanto
piuttosto di chi si rallegra pregustando la vittoria. In nome
dell'amore vittorioso di Cristo, noi cristiani dobbiamo percorrere
tutti i cammini della terra per essere, con le parole e le opere,
seminatori di pace e di gioia. Dobbiamo lottare in questa guerra di
pace contro il male, l'ingiustizia, il peccato,proclamando che
l'attuale condizione umana non è quella definitiva e che l'amore di
Dio manifestato nel Cuore di Cristo otterrà il glorioso trionfo
spirituale degli uomini.
(È
Gesù che passa, 168)
Prima
di cominciare a lavorare, metti sul tavolo o accanto ai tuoi attrezzi
di lavoro, un crocifisso. Ogni tanto, lanciagli uno sguardo... Quando
giungerà la fatica, i tuoi occhi si volgeranno a Gesù, e troverai
nuova forza per proseguire nel tuo impegno. Perché quel crocifisso
è più che il ritratto di una persona amata —i genitori, i
figli, la moglie, la fidanzata...—; Egli è tutto: tuo Padre, il
tuo Fratello, il tuo Amico, il tuo Dio, e l'Amore dei tuoi amori.
(Via
Crucis, XI stazione, 5)
Con
gioia
Ricordate
le parole di Gesù: Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se
stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Vedete? La croce
ogni giorno. Nulla dies sine cruce!, non un giorno senza croce; non
un giorno in cui non portiamo la croce del Signore, in cui non
accettiamo il suo giogo. Proprio per questo, a suo tempo non ho
mancato di ricordarvi che la gioia della Risurrezione è la
conseguenza del dolore della Croce.
Tuttavia
non abbiate timore, perché è lo stesso Gesù che ci dice: Venite
a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e
umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo
infatti è dolce e il mio carico leggero. San Giovanni Crisostomo
commenta:”Venite a me, non perché voglia chiedervi conto delle
vostre colpe, ma per liberarvi dai vostri peccati; venite a me, non
perché io abbia bisogno della gloria che potete procurarmi, ma
perché ho bisogno della vostra salvezza... Non abbiate timore se
sentite parlare di giogo, perché esso è soave; non abbiate timore
se vi parlo di peso, perché esso è leggero”. Il cammino della
nostra santificazione personale passa quotidianamente per la Croce:
non è un cammino di infelicità, perché Cristo stesso ci aiuta,
e lì dove è Lui non c'è posto per la tristezza. Mi piace
ripetere: In laetitia, nulla dies sine cruce! Con l'anima penetrata
di gioia, non un giorno senza croce.
(È
Gesù che passa, 176)
La
pazienza e la Croce
Nella
seconda tentazione, quando il diavolo gli propone di gettarsi
dall'alto del Tempio, Gesù rifiuta di nuovo di servirsi del suo
potere divino. Egli non cerca la vanagloria, lo spettacolo, la
commedia umana di chi pretende servirsi di Dio come scenario della
propria eccellenza. Gesù vuole compiere la volontà del Padre
senza affrettare i tempi né anticipare l'ora dei miracoli; vuole
percorrere passo per passo il faticoso sentiero degli uomini,
l'amabile cammino della Croce.
(È
Gesù che passa, 61)
Possumus!
[Mt 20, 22], possiamo vincere anche questa battaglia, con l'aiuto del
Signore. Siate convinti che non è difficile trasformare il lavoro
in un dialogo di preghiera (...). Perché ci pervade la certezza che
Egli ci vede, mentre ci richiede continui superamenti: quel piccolo
sacrificio, quel sorriso a un importuno, il cominciare
dall'occupazione meno piacevole ma più urgente, la cura dei
dettagli di ordine, la perseveranza nel compimento del dovere quando
sarebbe così facile interromperlo, il non rimandare a domani ciò
che dobbiamo concludere oggi..., tutto per far piacere a Lui, a Dio
nostro Padre! E magari, sul tavolo di lavoro o in un posto opportuno,
che non richiama l'attenzione ma che a te serve da svegliarino dello
spirito contemplativo, collochi il crocifisso, che per la tua anima e
per la tua mente è il manuale da cui apprendi le lezioni di
servizio.
(Amici
di Dio, n. 67)
Perché
tutti siano salvati
Dobbiamo
far diventare vita nostra la vita e la morte di Cristo. Morire per
mezzo della mortificazione e della penitenza, perché Cristo viva in
noi per mezzo dell'Amore. E dunque seguire le orme di Cristo, con
l'anelito di corredimere tutte le anime. Dare la vita per gli altri.
Soltanto così si vive la vita di Gesù Cristo e diventiamo una
sola cosa con Lui.
(Via
Crucis, XIV stazione Il)
Signore
ci ha regalato la vita, i sensi, le facoltà, innumerevoli grazie: e
noi non abbiamo il diritto di dimenticare che siamo degli operai fra
i tanti, nel podere in cui egli ci ha collocati, per collaborare nel
compito di procurare alimento agli altri. Il nostro posto è questo,
entro questi limiti; qui dobbiamo spendere la vita ogni giorno con
Lui, aiutandolo nella sua opera di redenzione.
(Amici
di Dio, 49)
Se
ti decidi — senza singolarità, senza abbandonare il mondo, nel
bel mezzo delle tue occupazioni abituali — ad avviarti per questi
cammini contemplativi, ti sentirai immediatamente amico del Maestro,
con il divino incarico di aprire i sentieri divini della terra a
tutta l'umanità. Sì: con il tuo concreto lavoro contribuirai ad
estendere il regno di Cristo in tutti i continenti. Una dopo l'altra
si succederanno le ore di lavoro offerte per le nazioni lontane che
si aprono alla fede, per i popoli orientali ai quali è barbaramente
impedito di professare liberamente la religione, per i paesi di
antica tradizione cristiana in cui sembra che la luce del Vangelo si
sia offuscata e che le anime si dibattano nelle tenebre
dell'ignoranza... in questo modo, che grande valore assume un'ora di
lavoro, perseverare con impegno costante ancora per un po', qualche
minuto ancora, per terminare tutto bene! Stai trasformando, in modo
semplice e pratico, la contemplazione in apostolato, come
un'imperiosa necessità del cuore che batte all'unisono con il
dolcissimo e misericordioso Cuore di Gesù, Signore nostro.
(Amici
di Dio, n. 67)
Dal
sito http://www.it.josemariaescriva.info/
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