Se
nel giorno di Natale io mi trovassi solo in chiesa, mi toglierei le
scarpe e, camminando scalzo, attraverserei lentamente tutta la chiesa
ricordando il lungo cammino che porta a Betlemme. E poi mi
inginocchierei davanti a Gesù Bambino e gli consegnerei due lacrime!
Sì, due lacrime di pentimento per non aver ascoltato la voce buona
di Betlemme, per non aver capito la meravigliosa lezione di Betlemme.
Poniamoci
ancora una volta la domanda: che cosa è accaduto a Betlemme? Perché
da tanti secoli il mondo sembra fermarsi in questa notte e in questo
giorno? Mi trema la voce e mi batte il cuore nel ricordare il fatto
incredibile: duemila anni fa, Dio ha fatto un passo decisivo e
irreversibile verso di noi; Dio ha lasciato che il suo Figlio stesso
in qualche modo uscisse dall'abbraccio divino ed entrasse nella
nostra storia pericolosa, infida, inospitale: Sì, inospitale
soprattutto per Dio!
Eppure
è accaduto: è accaduto duemila anni fa e questo avvenimento è la
vertebra che tiene in piedi tutta la storia umana: alcuni non lo
sanno, altri non ci credono, ma noi sappiamo che questa è la verità.
E proprio perché lo sappiamo, noi abbiamo una grande responsabilità
davanti a Dio e davanti all'umanità. Cerchiamo, allora, di capire
bene il Natale.
Perché
Dio ha fatto questo passo? Perché il Figlio di Dio si è fatto uomo?
La risposta che noi abitualmente diamo è questa : era giunta la
«pienezza del tempo». Ma che cosa significa?
Alcuni
pensano che la «pienezza del tempo» sia il momento giusto, l'epoca
più opportuna, il tempo più favorevole per la venuta di Dio in
mezzo
a noi.
Però,
se andiamo a scrutare i tempi di Gesù, noi restiamo sconcertati: a
Roma comandava Ottaviano Augusto, che aveva conquistato il potere
attraverso una guerra civile crudelissima e l'eliminazione di tutti i
suoi avversari; a Gerusalemme regnava Erode, che era un tiranno
infame con le mani sempre macchiate di sangue (anche di suo figlio!)
e con la vita affogata in una stomachevole lussuria. Altro che
«pienezza del tempo»!
Eppure
la Scrittura ci dice: «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò
il suo Figlio nato da donna» (Gal 4,4).
Cos’è
la «pienezza del
tempo»?
Cos'è,
allora, la «pienezza del tempo»? Non è il tempo favorevole dalla
parte degli uomini, ma è il tempo favorevole dalla parte di Dio:
cioè è il momento nel quale Dio non ha potuto più resistere ed è
esploso in un gesto d’amore che, ancora oggi, ci fa piangere di
commozione. Gesù è un dono d’amore; il Natale è la festa
dell'amore puro e gratuito; il Natale è la più bella notizia che si
possa raccontare agli uomini. Ce ne rendiamo conto? Come dovremmo
commuoverci, intenerirci, sentirci inondati di gioia! Dio,
l'infinito, si è fatto vicino e si è legato irreversibilmente a noi
per puro amore, per irresistibile esplosione di bontà: questo fatto
deve farci amare la vita e deve ricolmarci di ottimismo a tutta
prova.
E
le conseguenze? Si vede qualche conseguenza della venuta di Dio in
mezzo a noi? Sì, certamente!
Gesù
è un potenziale d’amore divino, che si è inserito nel tronco
inaridito dell’umanità. Basta allora che un persecutore, davanti a
lui, cada dal cavallo dell'orgoglio... ed ecco il miracolo: il
persecutore si alza innamorato di Cristo, fino a girare il mondo per
lui e a morire per lui: è la storia meravigliosa di Paolo di Tarso.
Basta
che un lussurioso inquieto si nasconda nel silenzio e nella preghiera
per ascoltare Cristo... e nasce un gigante di santità che ancora
oggi fa venire le vertigini: è la vicenda incantevole di Aurelio
Agostino di Ippona.
Basta
che un giovane gaudente e malaticcio ascolti la voce del
Crocifisso... e nasce Francesco d'Assisi: un gigante della poesia, un
gigante della libertà interiore, un gigante della pace, un gigante
del dialogo e della comunicazione... perché era un gigante della
santità, cioè un uomo che si è offerto a Dio come un’umile
culla. Questi sono fatti!
Basta
che una donna analfabeta si inginocchi davanti a Gesù e si consegni
totalmente a lui... e nasce Caterina da Siena: una donna che è stata
capace di dare una svolta decisiva alla storia del suo tempo. E ha
avuto il coraggio di ricordare il Vangelo al primo responsabile del
Vangelo: il Papa! E possiamo continuare quanto vogliamo.
Basta
che in pieno secolo XX un povero fraticello, discepolo di Francesco
d’Assisi, si metta in sincero ascolto di Cristo... e nasce Padre
Pio da Pietrelcina: un uomo che, vivendo in pochi metri quadrati di
convento, attira attorno a sé una folla strabocchevole di pellegrini
provenienti da tutti gli angoli della terra.
Basta
che una fragile donna senta la voce di Gesù che le dice: «Ho
sete!»... e nasce il miracolo d’amore di Madre Teresa di Calcutta:
una donna che, pregando, è diventata un incendio di carità e un
contagioso esempio di misericordia, che ha stupito il mondo intero.
Tutto
questo nasce da Gesù: tutto questo parte da Betlemme!
E
poi milioni e milioni di persone che, nel silenzio della casa o della
fabbrica o degli ospedali o dei lebbrosari o di mille altre frontiere
d’amore, hanno scritto pagine meravigliose di bontà... sempre e
soltanto per lui: per Gesù!
Questo
è il Natale: accorgersi di Gesù, accoglierlo nella vita e lasciar
continuare in noi la novità della santità sbocciata, come un
inatteso miracolo, nella povera mangiatoia di Betlemme.
Cardinale
Angelo Comastri Tratto da
“L’attesa del Messia”
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