Quale è la natura del peccato in generale
Ordinariamente quando si sente parlare del peccato, gli uomini rimangono indifferenti, e quasi ne ridono. Se invece sentissero parlare di un'epidemia, di un colera, di una peste di un terremoto, impallidirebbero, e cercherebbero subito di ricorrere ai mezzi opportuni per evitare una di queste sventure.
Eppure il
peccato è precisamente una terribile sventura, anzi è la più
funesta di tutte, perché equivale alla rovina dell'anima ed anche
alla rovina del corpo. Se gli uomini potessero vedere con gli occhi
del corpo il male che si procurano col peccato, se ne potessero
valutare le conseguenze anche per questa vita vi assicuro che non ci
sarebbe più un peccato sulla terra!
Come si
fanno le leghe contro la malaria, contro la tubercolosi, contro le
epidemie, così si farebbero le leghe contro del maledetto peccato. I
governi si preoccuperebbero del peccato come si preoccupano delle più
terribili sedizioni contro la sicurezza dello Stato; le madri
vigilerebbero sui loro figlioli con un'accortezza scrupolosa, tutti
metterebbero la prima cura della vita nel fuggire il peccato.
--Intanto come succede che i peccatori sono tanti numerosi e sono
tanto spensierati? Come succede che tanti dormono sui loro peccati,
anzi arrivano fino alla pazzia di gloriarsene?
La ragione
è evidente: Essi ignorano la vera natura di questo terribile male e
lo riguardano come una semplice trasgressione, e si illudono che un
disordine tanto funesto possa rimanere senza effetti o senza
conseguenze. Possibile! Non si può nel mondo distruggere
l'equilibrio di una bottiglia senza romperla, non si può essere
negligenti sui propri affari senza avere dei rovesci di fortuna, e si
potrebbe poi distruggere l’ordine spirituale, la vita di un'anima,
senza produrre un danno?
E
questo danno può essere solo spirituale, quando si sa bene che
l'uomo vivendo su di questa terra, ha relazione con le leggi del
mondo fisico, ed influisce sopra di esso? Stabiliamo dunque come
fondamento che il peccato, essendo un disordine, è necessariamente
un danno spirituale e corporale; essendo un disordine commesso da una
creatura che domina la terra e che aspira al cielo è un danno nel
mondo e nella eternità. Nell'universo tutto è mirabilmente
ordinato; l'anima nostra è come la regina del mondo, e ne è la
forza più nobile; non è possibile dunque che venga meno nell'ordine
che Dio le ha dato, senza produrre un disastro per sé e per gli
altri con i quali ha relazione.
Io già ve
io dissi che la Legge di Dio non è una semplice imposizione, ma è
una vera rivelazione dell'ordine che ci regge tanto nel mondo
materiale, quanto in quello spirituale; trasgredire dunque la Legge
di Dio significa disordinarsi e rovinarsi con le proprie mani. --Se
un bambino beve il liquore di una bottiglia che la mamma gli ha
proibito di toccare, non dispiace solo alla mamma sua, ma fa un male
a sé stesso, perché la proibizione gli era stata fatta con una
ragione. --Se un operaio non segue gli ordini del suo maestro,
lavorando rovina tutto l'ordine della officina; il suo capo certo non
gli aveva dato quell’ordine per un capriccio, ma per una ragione
nota solo a lui, che conosceva bene quale doveva essere la produzione
di quella giornata.
Se un uomo
prova diletto a stare nell'acqua e ne gode, può mai distruggere la
natura dei suoi polmoni? --Esce dall'acqua fredda e si piglia una
polmonite. --Io insisto sopra di questo concetto fondamentale, perché
quando l'uomo, che è tanto egoista e tanto interessato, arriva a
persuadersi che il peccato è per lui un grave danno anche temporale,
quando sa che si rovina completamente con le sue mani sa starne
lontano.
Un
fumatore sapendo che il fumo gli abbrevia la vita, ha tutta la forza
morale per non fumare più. Quando si teme un male si sanno fare i
più gravi sacrifici per evitarlo: I soldati non stanno giornate
intere in una medesima posizione nelle trincee, ed anche in compagnia
di cadaveri per evitare la morte?
Tanti
riguardano il peccato come un bene e come un godimento; è vero?
L’ubriacone, che ha riposta tutta la sua felicità nel vino, difficilmente arriva a persuadersi che esso gli fa male, perché la sua passione bassa Io attira fortemente. Anche quando ne ha del male, tenta di attribuirlo ad altre cause, e mai si decide a dire: io debbo spezzare un'abitudine così turpe e così disastrosa. --In generale quando si tratta di peccati, e specialmente di quelli che soddisfano le più vili passioni, l'uomo li riguarda come un bene anziché come un male vero, e per questo ci cade miseramente.
L’ubriacone, che ha riposta tutta la sua felicità nel vino, difficilmente arriva a persuadersi che esso gli fa male, perché la sua passione bassa Io attira fortemente. Anche quando ne ha del male, tenta di attribuirlo ad altre cause, e mai si decide a dire: io debbo spezzare un'abitudine così turpe e così disastrosa. --In generale quando si tratta di peccati, e specialmente di quelli che soddisfano le più vili passioni, l'uomo li riguarda come un bene anziché come un male vero, e per questo ci cade miseramente.
Ora è vero
che sia un bene il peccato anche nella vita presente? Sentite questa
favola e ne avrete la risposta: - E’ notte, e due topolini sono
usciti dalla loro tana per trovare del cibo. Hanno frugato da per
tutto e non hanno trovato niente; quando ecco il più giovane chiama
il compagno e gli dice: Io sento un magnifico odore di formaggio che
esce da questa casetta; il pranzo dunque è bello che trovato. Lascia
stare, dice l'altro, perché questa è una trappola; io ci capitai
l'altra sera e non so proprio come arrivai a uscirne. Il topolino non
si persuade; osserva la porta della trappola e la vede bene aperta:
Come mai trovasti difficoltà ad uscire da una porta tanto larga? Tu
sei uno stupido, dice il più grande, la porta si chiude, se ci vuoi
andare, vacci tu. --Entra da trionfante il piccolo topolino; sente
l'odore del formaggio e si consola; lo addenta ed al primo boccone si
persuade che ha fatto la sua fortuna.
Ma ahime!
Il primo boccone aveva spostata l’asticella della trappola ed il
topolino non se ne era accorto. L'impunità lo ha fatto più ardito,
meno accorto, più sicuro di sé; ha dato un secondo boccone ed ha
sentito alle sue spalle un fragore. Interrompe il suo pranzo e la
sorpresa sua è grande quando si vede chiuso in trappola e non può
uscirne più. Tenta di allargare i ferri col muso, ma non ci riesce
ed al mattino finisce lui stesso come pasto di un gatto.
Ecco
la sorte dei peccatori: Un momento di gioia falsa e piena di
agitazioni, produce loro mille amarezze in questa vita e la
perdizione eterna dell'altra vita; può dirsi mai un bene anche
materiale il peccato? Il bene non è la pace del cuore anziché il
godimento della vita? Non si sente più contentezza nel sentirsi
l'anima innocente che nel sentirsela rea? Noi sentiamo comunemente
parlare dei peccatori come di gente che deve essere invidiata perché
piena di prosperità; ah! fanciullini miei, bisognerebbe entrare in
quei cuori per vedere quale inferno vi esiste e quante amarezze costa
loro una vita piena di peccato!
Che vale
che un tisico si vesta con abiti eleganti se ha il polmone che gli
duole? O che vale avere il bacile di oro, come dice il proverbio, per
rovesciarvi poi dentro il proprio sangue? Nessun peccato è capace di
produrre un godimento vero e proprio, anche riguardato in sé stesso:
L'orgoglio agita l'anima, inaridisce il cuore e produce contro di noi
una corrente di avversione e di disprezzo. L’avarizia toglie
all'uomo quel poco di comodità temporale che gli verrebbe dai suoi
tesori, e lo rende più povero degli altri. L’impurità rovina la
pace interna, fa provare le più terribili lotte di cuore, espone ai
tristi disinganni, e rovina anche la salute del corpo. L'ira ci
toglie la calma e ci mette in mezzo ad un coro di nemici. La gola
produce tante pene fisiche; rende l'uomo incontentabile; gli produce
una sofferenza quando la soddisfa ed una sofferenza quando non può
soddisfarla. L’invidia aggiunge alle croci della vita un novello
genere di triste infelicità, e tutto il bene altrui diventa per
l’invidioso una spina ed un tormento. L'accidia ci avvilisce, ci
rende pesanti ed insopportabili a noi stessi! Tutto questo può dirsi
mai un bene?
I
divertimenti peccaminosi possono produrre la contentezza, quando ci
distaccano da quel fine sublime al quale aspira fortemente l’anima
nostra? Giudicatelo anche dalle piccole cose: Se andate a rubarvi
qualche cosa che bolle sul fuoco, fanciullini miei, voi vi scottate,
dovete mangiarvelo di nascosto, avete il timore di essere scoperti, e
dopo la faccenda va a finire sempre a batoste.
Quando
disobbedite ai genitori, diventate l'oggetto di tutti i rimproveri e
vi accorgete che avreste fatto meglio ad obbedire ecc... --Per quanto
il peccato possa portarsi in trionfo, come si è soliti fare oggi, è
sempre una spina crudele ed un veleno, è sempre un disordine ed una
agitazione e quindi non è bene né in sé stesso, né nelle sue
conseguenze.
Gli
effetti disastrosi del peccato nell’individuo e nel mondo --Natura
dei castighi di Dio.
Sulla terra non vi può essere disordine che non produca una rovina, che non produca una forza di reazione tendente a ristabilire l'ordine rovinato. Voi tirate forte una molla... se la lasciate improvvisamente, vi scatta sul volto e vi fa male; voi accendete un fuoco senza prudenti precauzioni; esso si dilata e vi brucia la casa; voi dissipate le vostre ricchezze oggi, e domani naturalmente siete poveri.
Sulla terra non vi può essere disordine che non produca una rovina, che non produca una forza di reazione tendente a ristabilire l'ordine rovinato. Voi tirate forte una molla... se la lasciate improvvisamente, vi scatta sul volto e vi fa male; voi accendete un fuoco senza prudenti precauzioni; esso si dilata e vi brucia la casa; voi dissipate le vostre ricchezze oggi, e domani naturalmente siete poveri.
Nel mondo
tutto è ordinato d a leggi armonizzate minutamente; anche quello che
sembra successo a caso è l'effetto di tante leggi di natura, che non
si possono alterare senza produrre una forza di reazione. Per darvene
un esempio elementare: Voi credete che quando cade l’inchiostro sul
quaderno la macchia che vi si è prodotta, la forma speciale che
piglia questa macchia sia fatta a caso? Invece no; tutto dipende
dalla forza con la quale il calamaio si è rovesciato dalla spinta
che ha avuto il liquido, dalla resistenza che ha trovato sulla carta,
dalla qualità della carta medesima, ecc... Se bruciate una carta, la
fiamma si fa degli scherzi che sembrano fantastici, ed invece
dipendono tutti da piccole leggi fisiche che guidano la fiamma
stessa.
Ora
se tutto è ordinato, se niente succede a caso, se ogni disordine
produce una reazione, come è possibile supporre che il più grande
disordine che vi possa essere, il peccato, rimanga senza effetto? Noi
siamo legati al mondo fisico e le nostre azioni concorrono tanto allo
sviluppo della vita del mondo: ogni peccato dunque produce un effetto
immediato, del quale spesso ci sfugge la natura. Certo se Dio tante
volte ci ha parlato della rovina che produce la colpa, anche del
mondo, non lo ha fatto per un modo di dire; né può dirsi che Egli
stia dall'alto per colpire i peccatori direttamente, per vendicarsene
quasi per dispetto.
Dio ha
ordinato tutto con leggi ammirabili; quando l'uomo trasgredisce
queste leggi, disordina sé stesso e l'ambiente nel quale vive. Il
castigo in altri termini, l'uomo se lo forma con le sue medesime mani
e non c’è bisogno di un intervento diretto di Dio, perché l'uomo
risenta i tristi effetti del peccato. Un automobilista si distrae o
si addormenta mentre l'automobile è lanciata a tutta corsa per le
strade di campagna; la distrazione è una colpa morale, eppure
produce un effetto fisico: la rovina dell'automobile. --Perché
produce questo effetto fisico? --Perché l'automobile è affidata a
chi la guida. Se questi inverte il movimento della macchina, invece
di farla andare avanti la fa retrocedere.
Avete visto
mai due vasi di vetro intercomunicanti? --Voi non potete tenerli mai
ad un livello diverso; se rifondete il liquido in uno, si spande
anche nell'altro, e se lo togliete ad uno solo le due masse liquide
si agitano finché non si rimette l'equilibrio.
Ora
Dio ha affidato all'uomo il mondo fisico; lo dice espressamente la S.
Scrittura; quando l'uomo si assonna nel male, suscita lui stesso la
reazione di tante forze delle quali può per ora ignorare la natura,
ma che non cessano di agire; egli può dire con certezza quando
commette un peccato: Io ho prodotto una rovina in me, una rovina
fuori di me, una rovina contro di me. Lo può dire con certezza
assoluta perché l'esperienza ha dimostrato che nessun castigo di
peccato è stato un effetto accidentale della natura stessa, ma che
tutto il male dipende o da un disordine fisico, ovvero da un
disordine morale che influisce sulla natura fisica.
Eccovi di
questa legge di ordine qualche esempio conosciuto: Un uomo commette
un brutto peccato e contrae una malattia. Quel malanno è un effetto
naturale, non è mandato da Dio con una Provvidenza isolata e
diretta, ma esso è il castigo logico del peccato commesso. Un uomo
ambizioso desidera fare una conquista di territorio; arma l'esercito
e marcia; la rovina che produce è frutto della sua ambizione che è
una causa morale; il disastro che ne ha, la lotta, i dolori le
agitazioni, la morte stessa, sono il naturale castigo della sua
ambizione.
Un ragazzo
fa chiasso invece di studiare; fa gli esami ed è riprovato; la
riprovazione è un castigo che è l'effetto razionale della causa
posta dal fanciullo stesso. --Noi possiamo dire che non c’è
peccato che non produca rovine: La sterilità della terra, i
disordini della natura le guerre, le rivoluzioni, le epidemie, ecc.,
sono tutti effetti più o meno prossimi del peccato maledetto.
Né
vi faccia meraviglia questo che vi dico, poiché oggi la scienza
comincia ad accorgersi essa pure delle relazioni che passano fra
l’anima nostra ed il mondo esterno nel quale viviamo. Dio del
resto, lo ripeto, non agisce mai a caso ed ha ordinato tutto
mirabilmente secondo i fili della sua Provvidenza; I' uomo quindi non
può lamentarsi con altri che con sé stesso quando è colpito dai
castighi di Dio.
Alcune
gravi difficoltà a proposito dei castighi del peccato e la loro
soluzione
Siccome oggi specialmente si cerca disconoscere la gravità del momento e degli avvisi di Dio con mille obbiezioni, è bene risolverne almeno le principali, affinché tutti concepiscano il più grande orrore al peccato.
Siccome oggi specialmente si cerca disconoscere la gravità del momento e degli avvisi di Dio con mille obbiezioni, è bene risolverne almeno le principali, affinché tutti concepiscano il più grande orrore al peccato.
Quando i
fanciulli, non vogliono studiare, trovano sempre mille scuse per
sottrarsi al loro dovere: Ora i libri sono cattivi e vecchi, ora il
quaderno non è buono, ora il tavolo è troppo alto ora la penna è
spuntita ecc. Così fanno i peccatori per sfuggire alle logiche
conseguenze, alle pratiche conseguenze che dovrebbero trarre dai
castighi di Dio.
1°•
Alcuni dicono: Dio è infinita bontà; come mai può colpire tanto
inesorabilmente il peccato? --Già abbiamo detto che Dio è anche
infinita giustizia ed è ordine infinito. Egli ha situato l'uomo in
un'armonia ammirabile di leggi ordinatissime; se la creatura le
disordina, il danno se lo fa con le sue mani. Se i fanciulli si
appartano dai loro genitori e pretendono di fare una casa a modo
loro, che cosa mai combineranno? Chiusi in una stanza, soli,
abbandonati, crederanno che ogni cosa è un giocattolo e si faranno
del male. I genitori li chiamano; il danno che si procurano li
avverte eloquentemente che debbono ritornare all’ordine; se non
ascoltano queste voci così chiare, a chi imputeranno la colpa dei
loro malanni? Evidentemente non potranno imputarli che a loro stessi.
2°• Si
dice: In un castigo pubblico specialmente, soffrono i giusti ed i
peccatori allora o deve dirsi che il Signore non opera con giustizia,
ovvero che i castighi del peccato sono fenomeni naturali,
indipendenti da qualunque causa morale. Per rispondere a questa
difficoltà che è molto grave, è necessario notare che sulla terra
noi formiamo una sola famiglia e che per conseguenza i beni od i mali
sono comuni a tutti.
In una casa
tutti usufruiscono del piatto soverchio che il babbo ha fatto
cucinare, e tutti subiscono il danno del fiasco di vino che uno ha
fatto rompere sbadatamente. Quale colpa hanno gli altri che non
bevono vino in quel giorno? Non hanno nessuna colpa, ma si trovano in
una medesima famiglia e subiscono la disgrazia prodotta dagli altri,
nella quale hanno forse anche una colpa indiretta.
Così
succede nel mondo: I giusti soffrono espiando per gli altri, ed hanno
sulla fronte un’aureola più bella; i peccatori subiscono l’effetto
di quello che hanno fatto; l'ordine è così rimesso immediatamente a
spese di tutti, ma con diverso merito e con diverso guadagno. Non
siamo forse di passaggio sulla terra? Arrivare un anno prima alla
eternità e arrivarvi con un titolo maggiore di gloria, è un danno?
Quanti giusti senza subire innocentemente le conseguenze della
perfidia altrui, non sarebbero rimasti giusti? Quanti soldati per
esempio sono morti in guerra per trovare così la salvezza eterna? Ma
dove sono poi questi giusti nel mondo?
Siamo tutti
peccatori e chi ha l'occasione di espiare il proprio peccato, deve
ringraziare il Signore che gliela dà; nell'altra vita ammirerà la
bellezza di un ricamo che vedeva solo alla rovescia. Alle volte
quelli che crediamo peccatori lo sono soltanto a metà, perché Dio
ci giudica dalla coscienza; alle volte i giusti hanno dei gravi
peccati occulti da espiare e noi non ce ne accorgiamo. Un uomo che ha
avuta una pratica impura, che ha tradita la santità della sua
famiglia, lo direte giusto? Guarda forse le apparenze Dio? Anzi di
più: Non è una misericordia l’aver modo di espiare le proprie
miserie, siano pure veniali, con un male fisico grave?
Il
male fisico non è sempre un male: Una amputazione può salvarmi la
vita; un male di capo mi avverte di una malattia grave che sta per
opprimermi, e mi fa pigliare contro di essa le difese; una sventura
mi disinganna, mi rende migliore e mi riconduce a Dio. Noi sappiamo
che Dio è infinita bontà, sappiamo che non si muove foglia di
albero senza il suo volere, quindi possiamo riposare nella sua
infinita bontà, anche là dove la povera mente non vi vede che
mistero.
3°• Si
dice: Vi sono città molto più peccatrici, le quali non subiscono
rovine. --Ma io rispondo; chi ha fatta questa valutazione della
empietà di due città? Quale uomo può pretendere di rendersi
giudice di responsabilità tanto misteriose e tanto complesse?
Nonostante
questa difficoltà può risolversi: In una città più peccatrice vi
possono essere più giusti che pregano e che riparano il male fatto
dai peccatori, ovvero ci possono essere, nei fenomeni fisici
determinati dal disordine del peccato, minori disposizioni ad un
rovescio: Se in una casa una serva sguaiata mette i vasi preziosi in
pericolo di cadere ed una mano benefica li rimette a posto, essi non
si romperanno. Un bicchiere più fragile può essere rotto più
facilmente anche da una serva meno disadatta; basterà un urto per
infrangerlo.
Certe
regioni sono più esposte agli effetti di un disordine fisico, ma
dove la preghiera si eleva a Dio, dove il male si ripara, la storia
sta là a dimostrarci che anche la natura obbedisce alla misericordia
di Dio. Così nella Eruzione del Vesuvio del 1906 la lava che
minacciosa discendeva già su di un pendio e stava per invadere un
paese vesuviano, fu arrestata dal popolo penitente e supplicante che
solennemente e pubblicamente vi portò davanti un quadro della
Vergine. La lava non solo si arrestò, ma risalì indietro sul pendio
contro tutte le leggi di natura. Oh quante anime giuste, dimenticate
ed ignorate dal mondo, fanno l'ufficio di parafulmine in certe città!
Le donne
specialmente con la loro pietà paralizzano tanti tristi effetti del
peccato e compiono così il grande ufficio ricevuto fin dal
principio, di essere l'aiuto dell'uomo. Dove la donna si allontana da
Dio e si rende ignominiosamente atea ed immorale, ivi piomba il
castigo! In generale si deve dire che dove è la sventura vera ivi è
il peccato, sempre! Fateci l'esperienza nella vita e vedrete che
tutto è mirabilmente ordinato e proporzionato nel mondo. [...]
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