venerdì 19 agosto 2016

Dalla lettera agli Ebrei - Eb 12, 5-7. 11-13 - Il Signore corregge colui che egli ama.



                                  
                                     Eb 12, 5-7. 11-13

Fratelli, avete già dimenticato l’esortazione a voi rivolta come a figli:
«Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui; perché il Signore corregge colui che egli ama e percuote chiunque riconosce come figlio».
È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal padre? Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati.
Perciò, rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire.

Parola di Dio

Riflessione

La lettura di oggi è una esortazione molto bella che ci aiuta a correre verso Cristo, ma sopratutto ci aiuta a non scoraggiarci nei momenti di tribolazione, di sofferenza, di angoscia, di deserto... che in questa vita non mancano mai! Purtroppo, molto spesso, ci capita di essere stanchi per le grandi afflizioni, e non solo per le nostre ma anche per quelle delle persone che amiamo.
Quando siamo stanchi e oppressi dobbiamo però sempre ricordarci di quanto e come ha sofferto il nostro Gesù per salvarci dalla dannazione eterna; Lui conosce la medicina giusta per curarci. Se vogliamo un giorno vedere il volto glorioso di Dio e stare al Suo cospetto, dobbiamo accettare tutte le sofferenze e le prove che il Padre Celeste permette nella nostra vita e, come dicono tanti santi, chiedere al buon Dio la Croce, perché è l'unica medicina che ci salva dalla perdizione eterna.
Naturalmente tra il dire e il fare, come dice il proverbio, c'è di mezzo il mare... A volte è difficile accettare con gioia la mano pesante di Dio... ma chi ha a cuore la vita eterna deve sottomettersi a questo stato di cose e sopportare con pazienza e umiltà tutte le correzioni del buon Dio... Perché il Signore corregge chi ama, come un padre il figlio prediletto” (Pr 3, 12). Quindi mettiamoci l'animo in pace... il buon Dio manda le prove a quelli che ama veramente ed esercita su di loro una cura paterna straordinaria. Dobbiamo solo ringraziarlo se ci sta con “il fiato sul collo”, perché se non agisse così ci lasceremmo andare e per noi sarebbe la fine.
E' anche vero che a volte si ha l'impressione che i cattivi prosperino, mentre i discepoli del Signore subiscono una miriade di prove, allora con il salmista ci lamentiamo: Non c'è sofferenza per essi, sano e pasciuto è il loro corpo. Non conoscono l'affanno dei mortali e non sono colpiti come gli altri uomini” (Sal 73, 4-5).
La verità però è che i malvagi possono anche godere in questa vita, ma volenti o nolenti, alla fine, non potranno sfuggire al giudizio di Dio. Succederà proprio come al personaggio della parabola degli invitati alle nozze... “Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì” (Mt 22, 11-12). Quando Dio emette la sua sentenza non avremo più il coraggio di spiccicare una parola, neanche per giustificarci, perché saranno le nostre opere, viste nella sua luce, che parleranno da sole... e così non ci resterà che ammutolire come pesci!
Quindi forza e coraggio a tutti gli affaticati, agli oppressi, ai tartassati... perché Dio ci dice che dobbiamo vedere la Sua disciplina non come una punizione, ma come un privilegio concesso solo ai Suoi migliori amici per farli diventare delle persone speciali e, come sappiamo, solo le prove, le tribolazioni, le ristrettezze... cambiano il nostro brutto carattere e il nostro comportamento, perchè come dice il salmista: L'uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono” (Sal 49, 13).
Tutte le cose che ci capitano non capitano mai a caso... sono sempre predisposte da Lui o permesse da Lui per il nostro bene, anche se noi, sopratutto le prove, non riusciamo a vederle come un bene, ma, ben che vada, le consideriamo una medicina molto amara; ma se Dio non ci sgridasse e non ci punisse significherebbe che il suo amore per noi non sarebbe molto consistente... Chi risparmia il bastone odia suo figlio, chi lo ama è pronto a correggerlo” (Pr 13, 24).
Ci da speranza sapere che quanto patiscono ora gli amici del Signore lo hanno già patito tutti i santi, e, se Dio è stato fedele con loro, lo sarà anche con noi. Purtroppo noi, poveretti, non siamo così splendidi come i santi e nei momenti di tribolazione ci lamentiamo con le solite mitiche frasi: "Perchè mi stai facendo questo? Che ti ho fatto? Non mi merito tutto questo!"... Inoltre, dopo aver mormorato, arriviamo a pensare che Dio è adirato con noi o che non ci ama così tanto. La sofferenza infatti, anche se viene dall'amore di Dio, non piace a nessuno; il suo vero significato però lo si comprende solo dopo, ed esattamente quando ne vediamo i frutti che sono la pace interiore e la giustizia... ma per arrivare a gustare i frutti ci vuole pazienza, fiducia, perseveranza... non dobbiamo mai perdere la speranza, perché Dio mantiene sempre le Sue promesse.
Il nostro guaio è che non prendiamo sul serio le correzioni di Dio, rischiamo così di non imparare niente per anni e anni facendo sempre gli stessi errori... diciamo pure che vaghiamo nel deserto tra una disgrazia e un altra e, più Lui ci corregge, più noi siamo ribelli... oppure, se prendiamo sul serio la sua disciplina, dopo un periodo prolungato di prove, ci stanchiamo, ci scoraggiamo, ci sentiamo sconfitti, vogliamo mollare, pensiamo che seguire il Signore sia veramente assurdo e impossibile. Io dico che è veramente impossibile, ma la vita cristiana consiste proprio nell'attraversare situazioni umanamente impossibili con il soccorso della Grazia, col tempo ci rendiamo poi conto che questo è molto bello. Sto imparando, con tanti sforzi e tanto allenamento quotidiano, ad affrontare le prove nel modo giusto, ossia con lo sguardo fisso su Gesù, e vedo che si sono molto rafforzate quelle virtù cristiane che prima erano piuttosto scarse...
Chiediamo al buon Dio di aumentare la nostra piccola fede affinché il nostro cuore si apra alla Sua misericordia; chiediamogli il dono di confidare sempre nella Sua provvidenza; pensiamo che nelle pene sopportate con amore si nasconde un seme dal potere salvifico eccezionale. 
Voglio concludere questa mia povera riflessione con un pensiero molto bello tratto dal Sermone 21 sul Cantico dei Cantici di San Bernardo di Chiaravalle... Nel momento della prova, ripeti a te stesso per prendere coraggio: Attirami dietro a te, Signore; corriamo all'aroma dei tuoi profumi (Ct. 1, 3). Così la speranza non ti verrà meno nel momento della sventura, né la prudenza nel giorno della gioia. Nel bel mezzo dei successi e dei fallimenti di questi tempi instabili, la tua anima conserverà, ad immagine dell'eternità, un costante equilibrio. Tu benedirai il Signore in tutti i tempi e così al centro di un mondo vacillante, tu troverai la pace, una pace per così dire incrollabile; comincerai a rinnovarti ed a riformarti a immagine e somiglianza di un Dio la cui serenità dura in eterno”.

Pace e bene

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