“Nell’epoca
moderna si è pensato che la luce della fede potesse bastare per le
società antiche, ma non servisse per i nuovi tempi, per l'uomo
diventato adulto, fiero della sua ragione, desideroso di esplorare in
modo nuovo il futuro. In questo senso, la fede appariva Come una luce
illusoria, che impediva all'uomo di coltivare l'audacia del Sapere...
La fede è stata intesa come un salto nel vuoto che compiamo per
mancanza di luce, spinti da un sentimento cieco; o come una luce
soggettiva, capace forse di riscaldare il cuore, di portare una
consolazione privata, ma che non può proporsi agli altri come luce
oggettiva e comune per rischiarare il cammino” (Papa Francesco,
enciclica Lumen fidei, 29 giugno 2013, 2-3).
Tuttavia,
recenti miracoli eucaristici, sottoposti alle analisi della tecnica
moderna, portano una luce che conferma i dati della fede e ricordano
alla scienza che essa non può rendere ragione di tutta la realtà.
Questi miracoli forniscono una prova della presenza reale oggettiva
del Corpo e del Sangue del Signore nel Santissimo Sacramento.
Una
sostanza sanguinante
Il
18 agosto del 1996, padre Alejandro Pezet celebra la Messa nella
chiesa del centro commerciale della città di Buenos Aires, in
Argentina. Termina di dare la Santa Comunione, quando una donna viene
a dirgli che ha visto un'ostia che qualcuno ha buttata via in fondo
alla chiesa. Andando al luogo indicato, il sacerdote vede l'ostia
sporca; la mette in un piccolo contenitore con dell'acqua che ripone
nel tabernacolo della cappella del Santissimo Sacramento. Il lunedì
26 agosto, aprendo il tabernacolo, vede, con suo grande stupore, che
l'ostia è diventata una sostanza sanguinante. Ne informa mons. Jorge
Bergoglio, vescovo ausiliare del cardinal Quarracino e futuro Papa,
che dà istruzioni perché l'ostia così trasformata venga
fotografata da un professionista. Le fotografie, scattate il 6
settembre, mostrano chiaramente che l'Ostia, divenuta un frammento di
carne sanguinante, è molto aumentata di dimensioni. Per tre anni,
rimane Conservata nel tabernacolo, e tutta la vicenda viene mantenuta
Segreta; ma, Constatando che l'ostia non subisce alcuna
decomposizione visibile, mons. Bergoglio decide di farla analizzare
scientificamente.
A
partire dal mese di ottobre del 1999, vengono effettuate analisi su
campioni dell'Ostia. Esse conducono alla dichiarazione fatta nel 2005
dal dottor Frederic Zugibe, esperto di Cardiologia e patologo
medico-legale: «Il materiale analizzato è un frammento del muscolo
del cuore che si trova nella parete del ventricolo sinistro in
prossimità delle valvole. Questo muscolo è responsabile della
contrazione del Cuore. Il ventricolo sinistro del Cuore pompa sangue
a tutte le parti del corpo. Il muscolo cardiaco in esame è in una
condizione infiammatoria e contiene un gran numero di globuli
bianchi. Ciò indica che il cuore era vivo al momento del prelievo
del campione. Affermo che il cuore era vivo perché i globuli
bianchi, al di fuori di un organismo vivente, muoiono; hanno bisogno
di un organismo vivente per sostenerli. Quindi la loro presenza
indica che il cuore era ancora vivo quando è stato prelevato il
campione. Per di più, questi globuli bianchi sono penetrati nei
tessuti, il che dimostra che il cuore era stato sottoposto a un
intenso stress, come se il suo proprietario fosse stato percosso
duramente sul petto. »
Due
australiani, il giornalista Mike Willesee e il giurista Ron
Tesoriero, sono stati i testimoni di questi test. Dopo la conclusione
del medico, questi viene informato del fatto che la sostanza da cui
proveniva il campione risaliva al 1996. Il dottor Zugibe chiede: «
Dovete spiegarmi una Cosa: Se questo campione proviene da una persona
morta, come è possibile che, mentre io lo esaminavo, le cellule del
campione fossero in movimento e animate da pulsazioni? Se questo
cuore proviene da qualcuno che è morto nel 1996, come può essere
tuttora in vita?» Solo allora, Mike Willesee spiega al dottor Zugibe
che il campione analizzato proviene da un'ostia Consacrata che si è
misteriosamente trasformata in carne umana sanguinante. Sbalordito da
questa informazione, il medico risponde: « Come e perché un'ostia
consacrata possa cambiare le sue caratteristiche e diventare carne e
sangue umani vivi rimarrà un mistero inspiegabile per la scienza, un
mistero del tutto al di là della sua competenza. »
Difficoltà
a credere
A
Lanciano, nella regione degli Abruzzi, avvenne, verso il 750, un
fatto prodigioso simile. Un monaco basiliano aveva difficoltà a
credere nella presenza reale di Nostro Signore Gesù Cristo
nell'Eucaristia. Pregava continuamente per trovare sollievo alle sue
incertezze così penose. Una mattina, sempre afflitto dai suoi dubbi,
iniziò la celebrazione della Messa davanti agli abitanti di un paese
vicino. Improvvisamente, dopo la consacrazione del pane e del vino,
ciò che vide sull’altare gli fece tremare le mani e rimase tutto
interdetto per un momento che sembrò ai parrocchiani un'eternità.
Poi, lentamente, si voltò verso di loro e disse: « O felici
testimoni ai quali il Dio benedetto, per contraddire la mia
incredulità, ha voluto rivelarsi Egli stesso in questo Santissimo
Sacramento e rendersi visibile ai nostri occhi, venite a vedere il
nostro Dio così vicino a noi: ecco la Carne e il Sangue del nostro
amato Cristo » L'ostia era diventata carne e il vino sangue! Quello
stesso giorno, la notizia del miracolo percorse tutto il villaggio
come un incendio divampa nel bosco e, altrettanto rapidamente,
raggiunse i villaggi vicini e si propagò fino a Roma.
Questo
miracolo rimane visibile per noi oggi: l'ostia divenuta carne e il
vino divenuto sangue sono rimasti, per più di dodici secoli,
perfettamente intatti. Nel 1970, l'arcivescovo di Lanciano e il
ministro Provinciale dei Conventuali di Abruzzo, con l'autorizzazione
di Roma, chiesero al professor Edoardo Linoli, direttore
dell’ospedale di Arezzo, di effettuare un approfondito esame
scientifico delle reliquie del prodigio avvenuto dodici secoli prima.
Il 4 marzo 1971, il professore presentò le sue conclusioni:
1.
La “carne miracolosa" è una carne costituita dal tessuto
muscolare striato del miocardio (Cuore).
2.
Il "sangue miracoloso" è vero sangue: l'analisi
Cromatografica lo prova indiscutibilmente.
3.
La carne e il sangue sono di natura umana e il test immunologico
mostra che appartengono al gruppo sanguigno AB, che è lo stesso di
quello dell'uomo della Sindone (di Torino), e caratteristico delle
popolazioni del Medio Oriente.
4.
Le proteine contenute nel sangue sono distribuite in una percentuale
identica a quella dello schema siero-proteico del sangue fresco
normale.
5.
Nessuna Sezione istologica ha rivelato la presenza di tracce di
infiltrazioni di sali o di sostanze utilizzate nell'antichità per la
mummificazione.
Notiamo
inoltre che, una volta liquefatto, il sangue eucaristico di Lanciano
(che è abitualmente secco) mantiene tutte le sue proprietà chimiche
e fisiche senza deteriorarsi sotto una qualsiasi forma. Ora,
normalmente, quindici minuti dopo l'estrazione di sangue umano
ordinario, tutte le attività biologiche periscono irrimediabilmente.
La
relazione medica, pubblicata nei "Quaderni Sclavo" (fasc.
3, 1971), suscitò un grande interesse nell'ambiente scientifico. Nel
1973, il Consiglio superiore dell'Organizzazione Mondiale della
Sanità nominò una commissione scientifica per verificare le
conclusioni del professor Linoli. I lavori durarono quindici mesi e
vennero eseguiti cinquecento esami. La Commissione dichiarò che si
trattava di un tessuto vivente che presentava tutte le reazioni
cliniche degli esseri viventi. A partire dall'ottavo secolo, la carne
e il sangue di Lanciano rimangono tali e quali sarebbero se fossero
stati prelevati il giorno stesso su un essere vivente. La sintesi dei
lavori della Commissione, pubblicata nel dicembre 1976 a New York e a
Ginevra, riconosce che la scienza, consapevole dei propri limiti, si
trova di fronte all'impossibilità di fornire una spiegazione.
Altri
esperti hanno proceduto al confronto tra le relazioni di laboratorio
prodotte in seguito al miracolo di Buenos Aires e quelle presentate
per il miracolo di Lanciano. Questi scienziati, che non conoscevano
la provenienza dei campioni, conclusero che le due relazioni dei
laboratori riguardavano campioni di materiale proveniente,
presumibilmente, dalla stessa persona.
La
ricerca di una grande luce
Nell’enciclica
Lumen fidei, papa Francesco scrive: « Poco a poco, si è
visto che la luce della ragione autonoma non riesce a illuminare
abbastanza il futuro; alla fine, esso resta nella sua Oscurità e
lascia l'uomo nella paura dell'ignoto. E così l'uomo ha rinunciato
alla ricerca di una luce grande, di una verità grande, per
accontentarsi delle piccole luci che illuminano il breve istante, ma
sono incapaci di aprire la strada. Quando manca la luce, tutto
diventa confuso, è impossibile distinguere il bene dal male, la
strada che porta alla meta da quella che ci fa camminare in cerchi
ripetitivi, senza direzione» (LF, 3). Per evitare questo male,
abbiamo bisogno della fede: «È urgente perciò, afferma ancora il
Papa, recuperare il carattere di luce proprio della fede, perché,
quando la sua fiamma si spegne, anche tutte le altre luci finiscono
per perdere il loro vigore. La luce della fede possiede, infatti, un
carattere singolare, essendo capace di illuminare tutta l'esistenza
dell'uomo. Perché una luce sia così potente, non può procedere da
noi stessi, deve venire da una fonte più originaria, deve venire, in
definitiva, da Dio. La fede nasce nell'incontro con il Dio vivente,
che ci chiama e ci svela il suo amore, un amore che ci precede e su
cui possiamo poggiare per essere saldi e costruire la vita.
Trasformati da questo amore riceviamo occhi nuovi, sperimentiamo che
in esso c'è una grande promessa di pienezza e si apre a noi lo
sguardo del futuro. La fede, che riceviamo da Dio Come dono
soprannaturale, appare come luce per la strada, luce che orienta il
nostro cammino nel tempo» (ibid., 4)
Una
nuova prova
A
conferma della fede della Chiesa, il Signore ha voluto dare al mondo,
nel 2008, una nuova prova del suo amore con un altro miracolo
eucaristico che presenta caratteristiche del tutto simili a quelle
del miracolo di Buenos Aires. Il 12 ottobre di quell'anno, padre
Jacek Ingielewicz celebra la Messa nella chiesa di Sant'Antonio di
Padova, a Sokółlka (Polonia), in presenza di duecento persone.
Durante la distribuzione della Comunione, un'ostia cade a terra.
Padre Jacek la raccoglie e la mette in un piccolo vaso liturgico
d'argento che riempie d'acqua in modo che l'ostia si sciolga, poi
ripone il tutto in una cassaforte in sacrestia. Infatti, dopo che
un'ostia si è completamente sciolta, il corpo di Cristo non è più
presente.
Informato
da padre Jacek, padre Stanislaw Gniedziejko, parroco della
parrocchia, lascia il vaso nella cassaforte per due settimane.
Constata allora che non solo l'Ostia non si è sciolta nell'acqua, ma
che è apparsa una forma che ricorda una macchia di Sangue. «
Sconvolto, non sapevo che cosa pensare di questo, affermerà padre
Stanislaw, le mie mani tremavano quando ho richiuso la cassaforte:
non riuscivo quasi a parlare. » Decide di sottoporre il caso
all'arcivescovo metropolita di Bialystok, la città vicina, mons.
Edward Ozorowski. Quando quest'ultimo si reca a Sokółka, gli viene
mostrata l'Ostia che è stata deposta sopra un corporale. Egli vi
vede, oltre a una macchia di sangue, qualche cosa che assomiglia a
una sostanza organica. Sembra, fa notare padre Jacek, alla natura dei
tessuti che « molti di noi hanno analizzato nelle nostre lezioni di
biologia».
Il
5 gennaio 2009, il vescovo chiede a due professori di medicina presso
l'Università di Bialystok, Maria Elizabeth Sobaniec-Łotowska e
Stanislaw Sulkowski, di eseguire un'analisi di una particella
dell'ostia. Entrambi hanno lavorato nel campo dell'istopatologia per
oltre trent'anni. Padre Andrzej Kakareko, cancelliere della curia
metropolitana di Bialystok, consegna a ciascun esperto un campione
dell'ostia. Lo studio viene effettuato presso l'Istituto di patologia
dell'Università. Quando sono stati prelevati i campioni, la parte
ancora intatta dell'ostia rimaneva strettamente legata al tessuto da
analizzare, senza aver perso nulla del suo candore. I due esperti,
dopo aver lavorato separatamente, arrivarono alla stessa conclusione:
ciò che è stato loro consegnato proviene dal tessuto di un muscolo
cardiaco umano ancora vivo, ma in agonia. Il professor Sulkowski
dichiara di aver Osservato la presenza di « molti indicatori
bio-morfologici tipici del tessuto del muscolo cardiaco », nonché
danni visibili sotto forma di piccole rotture delle fibre del
tessuto. Aggiunge: « Questi danni si possono Osservare solo in fibre
vive e sono segni di spasmi rapidi del muscolo cardiaco nel periodo
che precede la morte. »
La
professoressa Sobianiec-Łotowska conferma: « Si tratta del tessuto
del muscolo cardiaco in vita. » Dopo aver riflettuto, manifesta il
suo stupore di fronte al fatto di un tessuto rimasto vivo dopo essere
stato separato dall'organismo di cui era parte integrante; è un «
fenomeno incredibile ! » E spiega: « Per molto tempo, l'ostia è
rimasta immersa nell'acqua, poi deposta sul corporale; quindi il
tessuto avrebbe dovuto subire il processo di "asfissia", ma
questo non è stato Osservato durante i nostri test... Lo stato
attuale delle conoscenze biologiche non ci permette di spiegare
scientificamente questo fenomeno. » Molto sconcertata anche dalla
Connessione del tessuto cardiaco con l'ostia consacrata, ella
dichiara che « questo straordinario fenomeno della compenetrazione
del tessuto del muscolo cardiaco e dell'ostia, osservato al
microscopio ottico e anche a quello elettronico a trasmissione, prova
che non è potuto avvenire alcun intervento umano sul campione».
Infatti, la struttura delle fibre del miocardio e la struttura del
pane sono nel caso specifico così strettamente legate che non si può
ammettere un intervento umano per realizzare questo (cfr.
dichiarazione della professoressa M. Sobaniec-Łotowska nella
relazione « Il miracolo dell'Eucaristia di Sokółka », Lux
Veritatis, 2010). D'altra parte, il sangue dell'ostia ha le stesse
caratteristiche di quello della Sindone di Torino e del miracolo di
Lanciano (gruppo AB).
La
devozione aumenta
Dopo
aver ottenuto i risultati dei test, l'arcivescovo ne informa il
nunzio apostolico a Varsavia, che trasmette il dossier a Roma per
esame. Nel settembre 2009, il pubblico, che ha avuto conoscenza della
relazione dei due esperti, comincia a venire a Sokółka da tutta la
Polonia, ma anche dalla Bielorussia e dalla Lituania. Nella stessa
Sokółka, si constata un aumento immediato della devozione alla
Santa Eucaristia. La gente viene a pregare nella chiesa per le
famiglie divise, per i figli che abbandonano la fede, per Ottenere
guarigioni... Dopo aver ufficialmente dichiarato che il tessuto
visibile sull'ostia è veramente miracoloso, mons Ozorowski la pone
in un Ostensorio esposto alla devozione dei fedeli in una cappella
della chiesa di Sant'Antonio.
Riguardo
all'Eucaristia, la Chiesa chiede il culto di latria, « cioè di
adorazione, riservato solo a Dio, sia durante la celebrazione
eucaristica sia al di fuori di essa » (Compendio del Catechismo
della Chiesa Cattolica, 286). « Occorre, in particolare, scriveva
san Giovanni Paolo II, Coltivare, sia nella celebrazione della Messa
che nel culto eucaristico fuori della Messa, la viva consapevolezza
della presenza reale di Cristo» (Lettera apostolica Mane nobiscum
Domine, 7 ottobre 2004, 18). A tal fine, « come la donna
dell'unzione di Betania, la Chiesa non ha temuto di "sprecare",
investendo il meglio delle sue risorse per esprimere il suo stupore
adorante di fronte al dono incommensurabile dell'Eucaristia. Non meno
dei primi discepoli incaricati di predisporre la "grande sala",
essa si è sentita spinta lungo i secoli e nell'avvicendarsi delle
culture a celebrare l'Eucaristia in un contesto degno di così grande
Mistero... Se la logica del "convito" ispira familiarità,
la Chiesa non ha mai ceduto alla tentazione di banalizzare questa
"dimestichezza" col suo Sposo dimenticando che Egli è
anche il suo Signore e che il “convito" resta pur sempre un
convito sacrificale, segnato dal sangue versato sul Golgota.
(Enciclica Ecclesia de Eucharistia, Giovedì Santo 2003, 48).
In
effetti, « L’Eucaristia... rende presente e attuale il sacrificio
che Cristo ha offerto al Padre, una volta per tutte, Sulla Croce, in
favore dell'umanità... Il sacrificio della Croce e il sacrificio
dell'Eucaristia sono un unico sacrificio. Identici sono la vittima e
l'offerente, diverso è soltanto il modo di offrirsi: cruento sulla
Croce, incruento nell'Eucaristia» (Compendio del CCC, 280). Poiché
dal Sacrificio della Messa scaturiscono tutte le grazie necessarie
per la nostra salvezza, «la Chiesa fa obbligo ai fedeli di
parteciparvi ogni domenica e nelle feste di precetto, e raccomanda di
parteciparvi anche negli altri giorni» (ibid. 289).
«Bisogna
imparare a vivere la Messa», ha detto una volta San Giovanni Paolo
II ad alcuni giovani che lo interrogavano riguardo al profondo
raccoglimento con il quale celebrava (18 ottobre 1981). San Padre Pio
ce ne offre un bell'esempio: « Quando Padre Pio celebrava la Messa,
dava l'impressione di un'unione così intima, così intensa, Così
completa con Colui che si offriva al Padre Eterno, come vittima di
espiazione per i peccati degli uomini. Non appena era ai piedi
dell'altare, il volto del celebrante si trasfigurava... Padre Pio
possedeva il dono di far pregare gli altri. Si viveva la Messa» (Fr.
Narsi Decoste, Le Padre Pio).
Il
frutto del Sacrificio reso attuale sull'altare è la comunione con il
Corpo e il Sangue di Gesù Cristo, anticipazione della comunione
eterna del Cielo. Un così grande dono può essere ricevuto solo da
chi è « pienamente incorporato alla Chiesa cattolica e in stato di
grazia, cioè senza Coscienza di peccato mortale. Chi è consapevole
di aver commesso un peccato grave deve ricevere il sacramento della
Riconciliazione prima di accedere alla Comunione... Importante è
anche... l'Osservanza del digiuno prescritto dalla Chiesa e
l'atteggiamento del corpo (gesti, abiti), in segno di rispetto a
Cristo» (Compendio, 291). « La santa Comunione accresce la nostra
unione con Cristo e con la sua Chiesa... Ci fortifica per il
pellegrinaggio di questa vita e ci fa desiderare la vita eterna,
unendoci già a Cristo asceso alla destra del Padre, alla Chiesa del
cielo, alla beatissima Vergine Maria e a tutti i Santi» (ibid., 292
e 294).
La
suprema realizzazione
I
miracoli eucaristici sono fatti innegabili; ci pongono di fronte alla
grande Realtà: Dio esiste, si è fatto carne, è presente e Operante
nella nostra storia, si è esposto alla sofferenza e alla morte, per
distruggere la morte e darci la Vita ! La felicità che tutti
cerchiamo dipende dalla nostra relazione d'amore con Lui solo !
Nell'enciclica Fides et Ratio, san Giovanni Paolo II scriveva: «
Diversi sistemi filosofici, illudendolo, hanno convinto l'uomo che
egli è assoluto padrone di sé, che può decidere autonomamente del
proprio destino e del proprio futuro confidando solo in se stesso e
sulle proprie forze. La grandezza dell'uomo non potrà mai essere
questa. Determinante per la sua realizzazione sarà Soltanto la
scelta di inserirsi nella verità, costruendo la propria abitazione
all'ombra della Sapienza e abitando in essa. Solo in questo Orizzonte
veritativo comprenderà il pieno esplicitarsi della sua libertà e la
sua chiamata all'amore e alla conoscenza di Dio come attuazione
suprema di sé » (107).
Attingiamo
nell'Eucaristia la forza di cui abbiamo bisogno per seguire Gesù
sulla via della vita eterna !
Dom
Antoine Marie osb
ABBAYE
SAINT-JOSEPH DE CLAIRVAL – 21.150 FLAVIGNY-SUR-OZERAIN – FRANCE
Telefax: 0033 3 80 96 25 29 – E-mail : abbazia@clairval.com –
Site: http://www.clairval.com/
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