“L’uomo
contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o
se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni”, affermava
il beato Paolo VI nell'enciclica Evangelii nuntiandi.
Sancto
Giorgio Preca ha messo in pratica, in anticipo, l'idea espressa da
Paolo VI; diceva a coloro che gli vivevano accanto: «Non ci dobbiamo
limitare a predicare la fede, dobbiamo viverla.» Pioniere nel campo
della catechesi e nella promozione del ruolo dei laiciv fd
nell'apostolato, che il Concilio Vaticano II incoraggerà in modo
particolare (Apostolicam actuositatem), egli è chiamato il «secondo
Apostolo di Malta», dopo san Paolo.
Settimo
di nove figli, Giorgio Preca nasce il 12 febbraio 1880 a La Valletta,
capitale dell'isola di Malta, nei pressi di un santuario dedicato
alla Madonna del Monte Carmelo. Riceve il Battesimo cinque giorni
dopo. Il padre, uomo d'affari benestante, diventerà ispettore della
Sanità. Malta è allora una colonia britannica che si sta orientando
verso l'indipendenza; otterrà la sua autonomia nel 1964. Nonostante
una reale povertà dell'isola, l'economia è in crescita. Malta ha
allora una popolazione per il 99% cattolica; vi si trovano molte
opere religiose.
Salvato
dalle acque
Durante
la sua infanzia, un 16 luglio, festa della Madonna del Monte Carmelo,
Giorgio sfugge alla sorveglianza della sua governante e cade in
acqua; sta per annegare quando un pescatore, di passaggio con la sua
barca, lo salva. «Voi siete, come Mosè, salvato dalle acque!»,
ameranno dirgli i suoi discepoli. Nel 1888, la famiglia Preca viene
ad abitare ad Hamrun, a sud dell'agglomerato portuale di La Valletta;
Giorgio vi fa la sua prima Comunione e vi riceve la Cresima. È
chierichetto e serve la Messa e, secondo l'uso del tempo, dà lezioni
di catechismo ai bambini più piccoli, apostolato che svolge con
gusto e zelo. All'età di sedici anni, legge l'Apparecchio alla morte
di sant'Alfonso de' Liguori. Profondamente colpito da questa opera,
non cesserà, per tutta la vita, di raccomandarne la lettura. Giorgio
Crede, del resto, di non aver molto da vivere, a causa della sua
salute cagionevole. A quell'epoca, riceve lo scapolare della Madonna
del Monte Carmelo.
Dopo
i suoi studi liceali, entra nel seminario di Malta con l'intenzione
di diventare prete. Il suo zelo e il suo impegno lo fanno presto
notare dai suoi insegnanti. Gode della direzione spirituale di un
santo prete, don Luigi Galea; ma ben presto, quando Giorgio è
diventato suddiacono, questo sacerdote è richiamato a Dio.
Poco
dopo, in un'apparizione, gli dice: «Il Signore ti ha scelto per
istruire il suo popolo.» Dopo la Sua Ordinazione diaconale, durante
un soggiorno presso i genitori, ad Hamrun, Giorgio nota un gruppo di
adolescenti sulla piazza della chiesa. Avvicinandosi, chiede loro una
sigaretta e avvia la Conversazione. Poi, con tatto, eleva il livello
del colloquio al di sopra delle banalità correnti e arriva a evocare
la Passione di GESU’ CRISTO, inaugurando così la sua opera di
catechista popolare. La sua grande preoccupazione è quella di
incoraggiare coloro che incontra, specialmente i più giovani, a
purificare il loro cuore alla luce della Parola di Dio; potranno
allora, a loro volta, evangelizzare. Tocca in particolare il Cuore di
un giovane operaio dei Cantieri navali, Eugenio Borg, che diventerà
il primo superiore generale della Società di cui Giorgio Preca sarà
il fondatore.
Ma
Giorgio si ammala gravemente. Il padre chiama al suo capezzale il
miglior medico dell'isola, che dichiara: «Suo figlio morirà
giovane. Respira con un solo polmone perché l'altro è completamente
atrofizzato... Inutile comprargli i paramenti sacerdotali e il
messale. » Giorgio dichiarerà che il fatto di sapere che poteva
morire da un momento all'altro lo aiutò molto a distaccarsi da tutte
le realtà di questo mondo. Tuttavia, contrariamente a tutti i
pronostici, guarisce e attribuisce questa grazia all'intercessione di
san Giuseppe. Molti anni più tardi, scherzerà su questo episodio
dicendo: «Mio padre è morto, il professore di medicina anche, e io
sono ancora qui a insegnare alla gente!»
Ordinato
prete il 22 dicembre 1906, adotta come regola di vita le parole del
suo vecchio direttore spirituale: «Dio ti ha scelto per insegnare al
suo popolo.» Don Giorgio celebra la sua prima Messa solenne il
giorno di Natale nella parrocchia dei genitori, San Gaetano ad
Hamrun. Sull'immaginetta commemorativa, scrive una preghiera in cui
chiede al Signore di fargli pensare «fino alla fine della sua vita a
glorificare la Chiesa, e a operare per la salvezza delle anime del
popolo Cristiano». Nominato vicario a San Gaetano, si dedica subito
all'istruzione dei giovani. Mentre è in preghiera, riceve
l'ispirazione di dedicarsi a una nuova fondazione: scegliere alcuni
giovani, formarli e inviarli a loro volta a istruire gli altri. Un
giorno, sente il sagrestano che spiega ai bambini, in una lezione di
catechismo, che Dio ha creato tutte le cose. Uno dei ragazzini
chiede: «Ma chi ha creato Dio?» Mancando d'istruzione, il buon uomo
risponde: «Dio si è Creato da se stesso!»
In
realtà, Dio è increato e nessun essere può farsi da se stesso. Don
Giorgio concluderà da questo incidente: «Compresi che coloro che
insegnano catechismo devono essere ben formati nella fede e nella
dottrina.» La presenza a Malta di protestanti inglesi influenti e
proseliti lo Conferma nel suo progetto. La fede del popolo poco
istruito è seriamente in pericolo, perché molti, privi di una
formazione Cristiana profonda, praticano per abitudine e conformismo
sociale. Una società biblica inglese prepara una traduzione della
Bibbia in lingua maltese, con la collaborazione di uno degli uomini
più eruditi dell'isola, che è diventato anglicano. Tuttavia, alcuni
fedeli cattolici hanno preso l'iniziativa di pubblicare un giornale
apologetico e di esercitare un apostolato in inglese presso i
cittadini britannici.
Museum
Don
Preca tocca il Cuore dei giovani con la sua amicizia tutta impregnata
dal desiderio di condividere con loro il grande amore per Dio che
arde nel profondo della sua anima. Il suo entusiasmo è così
contagioso che riesce a mantenere i suoi discepoli per ore seduti ai
suoi piedi. Ben presto, ha raccolto attorno a sé un gruppo di
giovani operai. In una riunione, Giorgio Preca chiede loro come
nominare la società nascente. Uno dei ragazzi, noto per la sua
vivacità e la sua spontaneità, propone il nome “Museum". Un
museo, spiega, raccoglie oggetti preziosi esposti agli occhi e alla
riflessione del pubblico; analogamente, al Museum, si trova la
dottrina Cristiana, la più preziosa tra tutte. La proposta viene
adottata con entusiasmo. Dopo aver riflettuto, il Padre chiede di
considerare la parola Museum come un acrostico che significa:
"Magister, utinam sequatur Evangelium universus mundus”
(Maestro, che tutto il mondo segua il Vangelo!). In seguito, però,
il gruppo sarà noto con il nome di “Società della Dottrina
Cristiana".
Don
Giorgio trascorre lunghe ore in preghiera ed esce di casa solo per
dare, di sera, le sue lezioni di catechismo. Decide ben presto di
tenere come collaboratori solo i giovani celibi che s'impegnano
totalmente nell'apostolato. I fondamenti della loro vita spirituale
sono la meditazione dei novissimi e l'imitazione di GESU’ CRISTO.
Don Giorgio li invita a prepararsi a una vita di sacrificio e di
rinunce. Per illustrare questo intento, racconta che, circa due anni
dopo la sua ordinazione, trovandosi un giorno a un incrocio della
strada principale che porta da La Valletta al sud dell'isola, vide
venire verso di lui un ragazzo che tirava una carretta pesantemente
carica. Arrivato alla sua altezza, il giovane gli ingiunse con
autorità di aiutarlo. La sua prima reazione fu di chiedersi chi
fosse quel ragazzo che richiedeva da un prete questo aiuto servile.
Poi, sentendosi invaso da una dolcezza sconosciuta, si mise a
spingere la carretta con lui: «Pensavo, confesserà, che i passanti,
vedendo un prete con la tonaca darsi in pubblico a una simile
attività, dovevano ritenere che fosse matto da legare! Solo in
seguito, compresi il significato di questo episodio: il ragazzo
simboleggiava (o era) Cristo, la carretta era la nostra opera. Cristo
la guida, e noi lo aiutiamo. Nei momenti difficili, mi ricordo che è
GESU’ che tira la nostra carretta; possiamo quindi seguirlo a occhi
chiusi. Se Egli attraversa un'aiuola di rose, lo seguiamo, se
attraversa zone fangose, continuiamo a seguirlo.»
Un’obbedienza
difficile
A
poco a poco, le regole di vita e di azione si precisano: i membri
della piccola società, laici, celibi, totalmente dediti
all'apostolato e all'annuncio del Vangelo, indossano abiti modesti,
vivono in modo semplice, pregano e lavorano alla propria formazione
diverse ore al giorno, per andare a loro volta a istruire gli altri.
Vengono aperti dei centri in alcune parrocchie dell'isola di Malta.
Per la loro istruzione, i membri utilizzano un libretto, “La Voce
dell'Amato", raccolta di detti di Nostro Signore estratti dai
Vangeli, realizzato da don Giorgio. Quest'ultimo professa una
particolare devozione per il mistero dell'Incarnazione; ben presto
tutti i membri porteranno, scritte sul loro vestito, le parole
dell'apostolo san Giovanni: Et Verbum Caro factum est (e il Verbo si
fece carne). Il fondatore istituisce anche a Natale, nelle
parrocchie, una rappresentazione scenica della Natività; ancora ai
nostri giorni, questa usanza è mantenuta in quasi tutte le
parrocchie dell'isola.
Tuttavia,
l'entusiasmo e la tenacia di Don Giorgio si scontrano con forti
opposizioni, perché l'idea di istruire direttamente gli operai è
considerata, a quell'epoca, rivoluzionaria. Nel 1909, riceve
l'ordine, da parte del vescovo, di chiudere tutti i suoi centri. Egli
obbedisce. Tuttavia, questa prova è di breve durata: a partire dal
1910, accanto alle sezioni maschili ristabilite, vengono inaugurate
le sezioni femminili della Società della Dottrina Cristiana, con
l'aiuto di Giannina Cutajar che ne diventa la prima superiora. La
sezioni maschili e femminili condividono lo stesso ideale, pur
essendo completamente separate. Il superiore generale svolge un ruolo
di collegamento tra i due gruppi. Nel 1915, viene istituita la
Società dei “Soci interni" costituita da membri che hanno
scelto di vivere in comunità. Infine, nel 1960, l'arcivescovo di
Malta approverà l'associazione dei "Cooperatori", uomini
sposati, preti, ecc., che si ispirano al carisma della Società.
Ardenti
sostenitori
Durante
gli anni 1914-1915, don Preca è vittima di una campagna di stampa
ostile; è persino accusato di follia, in particolare da membri
dell'alto clero. Sopporta le calunnie con pazienza e indulgenza nei
confronti delle persone, raccomandando ai membri della società di
mantenere la serenità di fronte agli attacchi. Nel 1916, il nuovo
vescovo di Malta, dom Mauro Caruana, un maltese divenuto monaco
benedettino in Scozia, decide di far indagare con precisione
sull'operato di don Giorgio e dei suoi gruppi, ormai presenti in
diverse parrocchie della diocesi. Il fondatore è quindi quasi
ufficialmente sospettato. Un giorno, un prete, probabilmente
incaricato dalla curia episcopale, si presenta inaspettatamente
nell'aula dove don Giorgio insegna il catechismo ad alcuni giovani, e
gli chiede di interrogare uno dei ragazzi su un argomento di sua
scelta. Il ragazzo designato fa una piccola relazione sui doveri
verso Dio, verso il prossimo e verso se stessi, poi termina citando
san Benedetto Giuseppe Labre: «Per essere gradito a Dio, che è il
dovere di tutti, ognuno deve avere tre cuori in uno: un cuore di
fuoco per Dio, un cuore di carne per il prossimo e un cuore di bronzo
per se stesso.» Le conclusioni di questa inchiesta, e delle
successive, saranno tutte favorevoli, poiché coloro che erano
incaricati di indagare diventeranno, a contatto con la realtà,
ardenti sostenitori dell'opera. Il riconoscimento canonico ufficiale
verrà concesso il 12 aprile 1932.
Don
Giorgio Preca è uno scrittore prolifico: nonostante finanze molto
limitate, pubblicherà più di centoquaranta opere. Per la loro
edizione e diffusione, si dota di attrezzature tipografiche. Mentre
non esiste una casa editrice cattolica sull'isola, egli fonda, negli
anni 1920, quella che diventerà la "Veritas Press”. Con la
"Librerija Preca", essa rimane ancor oggi una delle
principali case editrici Cattoliche di Malta. Tra i suoi scritti, si
contano libretti di meditazione e altri opuscoli sulla dottrina
Cristiana, sui novissimi, ecc., redatti per lo più in lingua
maltese, e destinati ad aiutare i membri nel loro apostolato. Le
"Apostrofi" sono una raccolta di veri e propri atti di fede
e fiducia in Dio, da fare durante la giornata. Eccone un esempio:
«Signore Dio! Tu sei Colui che è; io sono tua opera, opera della
tua bontà, opera della tua saggezza. Mi hai dato un corpo e un'anima
a tua immagine affinché io possa conoscerti e confessarti come mio
Creatore. Ma, poiché mi hai lasciato libero, sono sempre in pericolo
di contraddire la tua Santa Volontà se non mi sostieni Con la tua
grazia. Ho costantemente bisogno di te; non mi abbandonare nell'ora
del pericolo!»
Una
grande rete
Nel
suo insegnamento, don Giorgio si fonda spesso sulle verità
escatologiche perché, afferma, la considerazione dei novissimi aiuta
a capire il senso e il valore della vita. Egli li paragona a una
grande rete gettata in mare, che raccoglie ogni sorta di pesci (cfr.
Mt 13,47): il timor di Dio è, in effetti, il punto di partenza di un
percorso verso le più alte vette della santità. Inoltre, queste
verità consentono di avere uno sguardo lucido sulle realtà terrene:
«Chi ha gli occhi fissi sull'orizzonte definitivo ha una migliore
intuizione dei doveri e delle urgenze dell'ordine temporale» (Mons.
R. Minnerath, Religion, l'heure de Vérité, Artège 2015, p. 119).
L'insistenza di don Giorgio sull'escatologia gli attira ostilità da
parte di coloro che non vogliono sentirne parlare. Ma il fondatore ha
preso coscienza dell'importanza notevole di queste verità grazie
agli scritti di sant'Alfonso de' Liguori (1696-1787), la cui lettura
lo ha così profondamente segnato fin dalla sua giovinezza: “Il
negozio dell'eterna salute, afferma questo dottore della Chiesa, è
certamente l'affare che a noi importa più di tutti gli altri; ma
questo è il più trascurato da cristiani. Non si lascia diligenza,
né si perde tempo per arrivare a quel posto, per vincer quella lite,
per concludere quel matrimonio; quanti consigli, quante
misure si prendono; non si mangia, non si dorme! E poi per accertare
la salute eterna, che si fa? Come si vive? Non si fa niente, anzi si
fa tutto per perderla; e si vive dalla maggior parte
de' Cristiani, come la morte, il giudizio, l'inferno, il paradiso e
l'eternità non fossero verità di fede, ma favole inventate da
poeti. Se si perde una lite, una raccolta, che pena non si sente? e
che studio non si mette per riparare il danno avuto ... Si perde la
grazia di Dio, e si dorme, e si burla, e si ride... Persuadiamoci
dunque che la salute eterna è per noi il negozio più importante, il
negozio unico, ed è un negozio irreparabile, se mai si sgarra... Il
negozio dell'eterna salute non solo è il più importante, ma è
l'unico negozio che abbiamo in questa vita... Ed a che serve
guadagnarti tutto il mondo e perdere l'anima? (Mt 16,26). Se ti
salvi, fratello mio, non importa che in questa terra sii stato
povero, afflitto e disprezzato: salvandoti, non avrai
più guai, e sarai felice per tutta l'eternità. Ma se la sgarri e ti
danni, che ti servirà nell'inferno l'averti presi tutti gli spassi
del mondo, e l'essere stato ricco ed onorato?” (Apparecchio alla
morte , 12° Considerazione)
La
nostra salvezza dipende anche interamente dalla grazia di Dio, che si
ottiene con la preghiera. Per questo motivo Sant'Alfonso ci avverte:
«Chi prega certamente si salva; chi non prega certamente si danna»
(cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 2744). Convinto
dell'importanza della preghiera, don Giorgio si dedica talvolta a
lunghe veglie notturne, assorto in Dio. Uno dei suoi collaboratori
testimonierà che ogni cosa gli ricordava il pensiero di Dio. Egli
s'impegna quindi a fuggire tutto ciò che può allontanarlo dalla
preghiera o nuocere all'apostolato; fargli accettare inviti per
eventi accademici o profani è molto difficile. Il desiderio di
rimanere sconosciuto lo porta a pubblicare le sue opere senza
firmarle. Tuttavia, ovunque si trovi, ovunque vada, la gente accorre
da lui per confessarsi, chiedergli consiglio o semplicemente ricevere
una parola d'incoraggiamento. La sua fama di uomo di Dio, di santità,
si diffonde nell'isola intera. Tutti pensano che abbia ricevuto il
dono di leggere nelle anime: molte persone venute a consultarlo sono
ripartite senza aver avuto bisogno di esporgli a lungo le loro
difficoltà, con consigli perfettamente adatti. Egli trascorre anche
molte ore in confessionale. Alcuni, tuttavia, hanno difficoltà a
comprendere che il predicatore ardente ed esigente che hanno sentito
dal pulpito sia la stessa persona del dolce apostolo della
misericordia divina che li accoglie in confessionale.
Fonte
di grazie
La
Santa Vergine occupa nella vita e nella dottrina
spirituale di don Preca un posto particolare, come lo dimostrano
molte delle sue omelie e il suo attaccamento all'Ordine della Madonna
del Monte Carmelo. Il 21 luglio 1918, entra a far parte del
Terz'Ordine Carmelitano ed emette la sua promessa sotto il nome di
Fra Franco, il 26 settembre 1919, nel Convento di Santa Venera. Egli
desidera del resto che tutti i giovani che frequentano la sua
associazione portino lo scapolare del Carmelo. Ma precisa con forza
che lo scapolare non è una specie di talismano che dispensi dalla
lotta quotidiana e dalla prudenza nella vita cristiana, ma al
contrario una fonte di grazie per combattere la buona battaglia con
maggior fecondità. Raccomanda ai suoi membri di recitare il loro
rosario meditando i misteri della vita pubblica di GESU’; questi
misteri che propone sono simili ai misteri della luce che istituirà,
nel 2002, san Giovanni Paolo II. Egli diffonde anche la Medaglia
Miracolosa, che considera come un dono di MARIA, e ama raccontare le
grazie straordinarie ottenute per suo mezzo.
L'amore
di don Giorgio per la povertà è tale che rifiuta tutti i doni
personali, accettando solo quelli a favore dei soci e
dell'apostolato. La governante incaricata per molti anni della casa
in cui vive assicurerà di avergli fornito ella stessa tutti i mobili
che vi si trovano.
Nel
1952, cinque membri della sua società laica vengono inviati in
Australia per aprire nuovi centri. L'idea originaria di don Giorgio
era quella di assistere spiritualmente i maltesi emigrati a
Melbourne; in seguito, il progetto si amplierà. Dopo la morte del
santo fondatore, la Società verrà chiamata in Sudan, nel 1983, in
piena guerra civile, per assumere la direzione di una scuola
frequentata sia da cattolici che da musulmani. Oggi, esistono inoltre
dei centri in Inghilterra, Albania, Kenia e Perù, che comprendono in
tutto più di milleduecento persone.
Nel
1958, don Giorgio raggiunge l'età di 78 anni e la sua salute
comincia a declinare; è soggetto a frequenti malesseri. I medici gli
consigliano di riguardarsi di più, ma invano. Quattro anni dopo,
l'imminenza della sua morte è evidente per tutti. «Il Signore mi
purifica», egli dichiara. Il 24 luglio, dopo una forte crisi,
confida a un prete venuto a fargli visita: «Stavo per incontrare il
Signore e me ne rallegravo già...» Due giorni dopo, il 26 luglio
1962, si spegne nella cittadina di Santa Venera; è lì, presso la
comunità carmelitana, che ha trascorso i suoi ultimi giorni. Le sue
ultime parole sono per la Vergine MARIA. La Chiesa celebra la sua
memoria il 26 luglio.
Don
Giorgio Preca è stato beatificato il 9 maggio 2001, durante il
viaggio apostolico di san Giovanni Paolo II nell'isola di Malta, e
canonizzato il 3 giugno 2007 da Benedetto XVI: «San Giorgio Preca
aiuti la Chiesa ad essere sempre, a Malta e nel mondo, l'eco fedele
della voce del Cristo, Verbo incarnato!»
"Lettera mensile dell'abbazia Saint-Joseph, F. 21150 Flavigny- Francia (Website : www.clairval.com)".
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