giovedì 26 dicembre 2019

In onore a San Giuseppe...




La Madre della Chiesa in Canada

Tra le missionarie francesi che nel XVII secolo arrivarono in Canada per evangelizzare le popolazioni locali spicca la figura della mistica santa Maria dell'Incarnazione, la quale, con riferimento a santa Teresa d'Avila, viene anche chiamata "la Teresa del Nuovo Mondo". I Canadesi devono a san Giuseppe la grazia di aver potuto avere questa madre spirituale.

Marie Guyart nacque nel 1599 a Tours sulla Loira. A diciassette anni, assecondando il desiderio dei genitori, sposò Claude Martin, proprietario di un setificio, e questo nonostante si sentisse attratta dalla vita religiosa, dopo che da bambina aveva vissuto un'esperienza mistica. Due anni dopo il matrimonio suo marito morì ed ella rimase con il figlio Claude di appena sei mesi. In seguito Marie iniziò a lavorare nell'impresa di spedizioni del cognato; mentre vi eseguiva i servizi più modesti, il Signore andava formando la sua docile ed umile anima attraverso visioni interiori. Se da un lato desiderava sempre più una vita nascosta tra le mura di un convento, dall'altro il suo amore materno la tratteneva dal compiere un simile passo. Solo dopo aver a lungo pregato e combattuto, Maria entrò presso le Orsoline e a trentatré anni pronunziò i voti alla presenza del figlio quattordicenne. Da quel momento prese il nome di suor Maria dell'Incarnazione.

Sia per la madre che per il figlio la separazione assai dolorosa, soprattutto perché non si sarebbero più rivisti sulla terra. Ma Dio ricompensò questo sacrificio, chiamando anche Claude a seguirlo più da vicino. Più tardi come giovane sacerdote e priore del suo convento, egli chiese alla madre di raccontargli della sua vita interiore, cosa che ella fece prontamente. Grazie a questo racconto di vita che dal Canada sr. Maria scrisse al figlio in Francia - dal quale prendiamo le citazioni che seguono - conosciamo le ragioni soprannaturali del suo agire.
"Una notte, dopo un intimo dialogo col Signore, sognai di trovarmi in compagnia di una signora sconosciuta. La presi per mano e le ordinai di seguirmi. La strada, che conduceva al punto cui tendevamo, era piena di ostacoli. Alla fine giungemmo in un luogo bello, al cui ingresso si trovava un uomo vestito di bianco (san Giuseppe). Era il guardiano di questo luogo, ci lasciò entrare e ci indicò con un gesto della mano che era solo questa la via, quella sulla quale egli ci guidava, per raggiungere il posto che costituiva il nostro obiettivo. Insieme con la mia compagna entrai in quel luogo. Era meraviglioso. Regnava un silenzio totale. Feci qualche passo avanti e vidi in lontananza una piccola chiesa, presso la quale sedeva la Santa Vergine. La Madonna guardava verso un'ampia regione piena di valli e monti. In braccio teneva il Bambino Gesù. Mi pareva che parlasse con Lui di questa regione e che avesse piani che mi riguardassero. In seguito si rivolse a me con un'indescrivibile grazia, sorrise amorevolmente e mi diede un bacio, senza dire una parola; poi si rivolse nuovamente verso il Figlio. Tutto questo si ripeté per due volte. Mai potrei descrivere a parole la meravigliosa bellezza e dolcezza del volto di questa Madre celeste. Benché da sempre mi stesse a cuore la salvezza eterna del prossimo, dopo quei baci della Santa Vergine nella mia anima bruciò un fuoco totalmente nuovo... In seguito desiderai fortemente che il Divin Maestro venisse conosciuto, amato e adorato in ogni nazione. Tuttavia non potevo immaginare come ciò potesse avvenire, giacché io come monaca ero chiusa in un convento.
Un giorno mi trovavo di fronte al Santissimo Sacramento. Il mio spirito venne allora rapito in Dio e mi venne nuovamente mostrata la grande regione. La Maestà degna di adorazione mi disse: 'Quello che hai visto è il Canada; devi andare laggiù e costruire una casa per Gesù e Maria'. Da quel momento non ci fu per me nessun altro paese tranne il Canada. Vidi poi interiormente quanto là mi attendeva: croci senza fine, abbandono interiore da parte di Dio e delle creature, e inoltre una vita in totale nascondimento".
Partenza verso un mondo sconosciuto
Nel frattempo Madame de La Peltrie, anch'ella vedova e madre di una figlia già morta, venne spinta interiormente a mantenere un voto fatto durante una malattia: se fosse guarita, così aveva promesso a san Giuseppe, avrebbe fatto erigere un convento in Canada. Stava cercando qualcuno che la potesse aiutare a mantenere tale promessa. Agli inizi del 1639, attraverso un padre gesuita, le due donne che Dio aveva scelto per questa missione ebbero modo di conoscersi. Suor Maria, che aveva allora quaranta anni, scrive: "Quando Madame de La Peltrie, a quasi trentasei anni, entrò nel convento delle Orsoline, io riconobbi in lei quella donna che mi aveva accompagnato nella grande regione: da quella visione erano passati circa sei anni". Ora tutto doveva divenire realtà. Il 22 febbraio 1639 il vescovo di Tours diede alle pioniere la sua benedizione. Come accompagnatrice di suor Maria dell'Incarnazione venne scelta da Tours la giovane orsolina suor Maria de la Troche. Da Parigi, per questa avventura missionaria, si fecero avanti altre tre suore e poi naturalmente c'era Madame de la Peltrie. Ella si era occupata anche della nave che portava il fiero nome di "Ammiraglio san Giuseppe".
La traversata fu un vero sacrificio. "L'acqua potabile era andata a male", scrive suor Maria, "non riuscivo a dormire e continuamente mi tormentavano forti mal di testa. Dopo che avevamo lasciato alle nostre spalle l'Inghilterra, improvvisamente dalla nebbia dinanzi a noi emerse un grande iceberg. Sembrava che volesse furiosamente fendere in due la prua della nave. Poiché secondo i calcoli umani la catastrofe era inevitabile, padre Vimont diede l'assoluzione generale. Vedevamo la morte vicina. Tuttavia non provavo il benché minimo sentimento di paura, rimasi invece in uno stato di totale prontezza ad offrirmi totalmente in sacrificio, disponibile a non vedere affatto i miei amati indiani. All'ultimo momento padre Vimont fece un voto alla santissima Vergine a nome di noi tutti. La mia accompagnatrice, suor Maria de la Troche, intonò le litanie lauretane, alle quali tutti si accordarono. Allora, in un attimo, il timoniere virò non nella direzione comandata, bensì in quella opposta, senza volerlo. La nave si girò, cosicché l'immenso iceberg, ormai vicinissimo alla prua della barca, si trovò ad esser di lato. Lo udimmo sfiorare la nave, infatti era vicinissimo. Fu un vero miracolo e ciascuno di noi gridò: 'Miracolo !' . Vedevo il terribile iceberg con la sua punta avvolta nella nebbia. Lo trovavo terribile. Mai avrei creduto che il mare potesse sostenere una massa tanto pesante senza che questa sprofondasse. L'intera traversata durò tre mesi e per altre due volte credemmo di affondare. Giungemmo nella provincia del Québec il primo agosto del 1639. Approdando, incontrammo numerosi nativi, cosa che in noi suscitò gioia. Quelle povere persone non avevano mai visto delle donne come noi. Ci ammiravano e dopo aver detto loro che eravamo figlie di un Capo e che avevamo lasciato la nostra terra per amor loro, erano fuori di sé per la meraviglia; ancor di più, quando udirono che facevamo tutto ciò per le loro figlie, per insegnar loro come trovare la vita eterna. Tali cose erano per loro inconcepibili. Seguendo l'imbarcazione, ci accompagnarono fino alla città di Québec".
Si può immaginare quanto fosse difficile l'avvio di questa missione. Le cinque consorelle con la loro accompagnatrice, Madame de La Peltrie, vivevano in una casupola di due stanze. Studiarono con zelo la lingua locale, per poter iniziare la formazione il più presto possibile. Suor Maria così scrisse ad una sua consorella di Tours: "Il candore delle donne e delle fanciulle native e l'ingenuità delle loro anime è toccante. Gli uomini altrettanto. Coraggiose e nobili figlie di capi tribù mi si gettano ai piedi, chiedendomi di pregare con loro prima di mangiare. Si mettono a mani giunte come bambini e posso dir loro quanto desidero. ... Di tanto in tanto mi rivolgo ad alta voce a Dio in loro presenza e poi loro mi imitano". Gli indiani sentivano che queste suore portavano loro cose buone e le aiutarono a costruire un convento. Presto si unirono a loro le prime fanciulle indigene, cosicché venne aperto un noviziato. Nella loro scuola le suore tenevano lezioni in diverse lingue native e prestavano aiuto per quanto fosse loro possibile. L'intera missione venne posta sotto la protezione di san Giuseppe: il convento, la scuola, il noviziato, ogni successo, ma anche ogni prova.
Quando suor Maria dell'Incarnazione, il 30 aprile 1672, morì a quasi settantatré anni, lasciò un fiorente centro di evangelizzazione. Aveva offerto tutti i dolori, interiori ed esteriori, per i più piccoli e per la nazione tutta: "Tutto è per i nativi. Non ho più nulla per me, non posso disporre più di niente".

La Consacrazione della Francia a San Giuseppe

La cittadina di Cotignac, nel sud della Francia, possiede un privilegio unico: nel 1660 lì apparve san Giuseppe e questo dopo che la Madonna, 140 anni prima, aveva già visitato lo stesso luogo. Questi avvenimenti, entrambi riconosciuti dall'autorità ecclesiastica, sono stati di grande importanza nella vita del giovane Re Sole Luigi XIV (1638-1715), che nel 1661 consacrò la Francia a san Giuseppe.

Dopo la riforma di santa Teresa d'Avila, le Carmelitane, che nel 1605 avevano fondato i loro primi conventi in terra francese, contribuirono al fiorire della venerazione verso san Giuseppe. Ma anche circostanze dolorose della reggia di Parigi "aiutarono" a radicare nel popolo l'amore per san Giuseppe. Il re di Francia, Luigi XIII, e la sua sposa Anna d'Asburgo, che era molto credente, per ventidue anni avevano fervidamente desiderato un discendente maschile al trono. Tuttavia, dopo tre aborti spontanei, la regina era stata considerata sterile. Tutte le incessanti preghiere, i pellegrinaggi e i voti della coppia reale, in particolare alla Madonna, erano rimasti apparentemente inascoltati. Però, all'inizio di novembre del 1637, Maria apparve a Parigi a fra Fiacre del convento agostiniano di "Maria della Vittoria" e gli disse: "Il bambino che tengo in braccio non è mio Figlio, ma il discendente al trono che Dio vuole donare alla Francia ... Voglio che la regina venga informata di pregare tre novene in mio onore e avrà un figlio". La regina avrebbe dovuto recitare la prima novena a "Nostra Signora delle Grazie in Provenza". Si intendeva il santuario di Cotignac, dove la Vergine Maria era apparsa nel 1519 ad un boscaiolo ai piedi della collina Verdaille e aveva espresso il desiderio che lì le fosse costruita una chiesa con questo titolo.
Quando la regina Anna seppe della visione del frate agostiniano Fiacre e della meravigliosa promessa di un erede al trono, non ebbe dubbi. Ella rimase incinta a 36 anni, non appena ebbe terminato la terza novena! Allora anche il re dimostrò una grande fiducia nella Madonna: senza aspettare la nascita e senza sapere se il nascituro sarebbe veramente stato un maschio, già prima, in ringraziamento, consacrò "se stesso, il suo regno, la corona e il popolo" alla Vergine Maria come protettrice speciale della Francia! Luigi XIII firmò questa solenne consacrazione pubblica il 10 febbraio 1638 e, come commemorazione annuale di questo atto, decretò che d'allora in poi il giorno dell'Assunzione di Maria sarebbe stato festività nazionale. Effettivamente, nove mesi dopo, e proprio nel giorno esatto della fine della terza novena, la regina Anna partorì un figlio maschio che ricevette il nome di Luigi, con l'aggiunta del secondo nome "Dieudonné", "donato da Dio". Ventuno anni più tardi, nel febbraio del 1660, il successore al trono re Luigi XIV, accompagnato dalla madre Anna, visitò personalmente il santuario di Cotignac per ringraziare la Santa Vergine per la sua nascita miracolosa. Gli aveva dato l'occasione di intraprendere questo pellegrinaggio anche il trattato di pace con la Spagna, ottenuto per intercessione di Maria dopo molti anni di guerra. Per garantire la pace tra i due popoli, era stato concordato il matrimonio tra il giovane re e la principessa spagnola Maria Teresa, sua coetanea. Era il 7 giugno 1660 quando lei lasciò definitivamente la sua patria per essere data in sposa, due giorni dopo, a Luigi XIV. La Francia si era consacrata completamente a Maria ed ora anche il suo sposo, san Giuseppe, poteva con discrezione entrare nel corso della storia francese, presentandosi sulle colline della Provenza, nei dintorni di Cotignac, ad appena tre chilometri di distanza dal santuario di Nostra Signora delle Grazie!
In questo luogo, proprio lo stesso 7 giugno 1660, il pastore ventiduenne Gaspard Ricard d'Etienne, con il suo gregge, cercava riparo dalla calura di mezzogiorno all'ombra degli alberi sul pendio orientale del monte Bessillon. Tormentato dalla sete, si era steso a terra sfinito, quando improvvisamente davanti a lui apparve un uomo dalla figura imponente e forte. L'uomo gli indicò un masso di pietra e gli disse: "Io sono Giuseppe, togli questo macigno e potrai bere".
Il pastore si rese conto che la pietra era troppo pesante. Solo quando il misterioso straniero ripeté la sua richiesta, Gaspard andò verso il masso. Con stupore riuscì a spostarlo da una parte e nello stesso istante sgorgò acqua dal terreno! Gaspard iniziò a bere avidamente, poi quando si alzò per ringraziare lo sconosciuto, questi era sparito. Il pastore corse precipitosamente al villaggio per riferire del miracolo agli abitanti. All'inizio nessuno voleva credergli, ma alla fine lo seguirono in quel luogo, dove, tutti lo sapevano, non c'era mai stata una sorgente. Giunti sul posto, sbalorditi videro l'acqua sgorgare dal terreno e notarono anche il masso di pietra che otto uomini non sarebbero riusciti a spostare. Solo allora Gaspard si rese conto della forza che si era riversata in lui alla presenza di quell'uomo e gridò: "San Giuseppe è stato qui, sì, senz'altro è stato lui a darmi questa forza". Il pastore si inginocchiò commosso, e tutti i presenti insieme a lui, per ringraziare san Giuseppe. In seguito, tramite quest'acqua, avvennero molte guarigioni e sempre più persone furono attirate sul pendio del monte Bessillon. Testimoni del tempo scrissero: "L'acqua di quel posto ha molte qualità e molti effetti, così che ... debilitati e malati di tutti i tipi, provenienti da tutte le parti della Provenza e delle regioni vicine, si recano alla sorgente; i più ritornano a casa guariti o consolati nei loro acciacchi".
Così si incrementò notevolmente la venerazione per san Giuseppe, che prima non c'era mai stata in quella zona. Verso la sorgente furono organizzate numerosi processioni, alle quali presero parte addirittura abitanti di intere città, per render grazie di voti esauditi dopo guerre ed epidemie. San Giuseppe —diversamente dalla sua Vergine Sposa — non aveva espresso alcun desiderio riguardo la costruzione di una cappella, ma i consiglieri comunali di Cotignac, con l'approvazione del vescovo, già poco tempo dopo l'apparizione, con le offerte dei numerosi pellegrini, decisero di costruirne una in suo onore sulle rocce della sorgente; la cappella poté essere consacrata già in settembre.
Anche alla corte di Luigi XIV l'apparizione di san Giuseppe presso Cotignac suscitò in breve tempo grande scalpore. Come poté il giovane re non essere colpito dal fatto che questa nobile visita fosse avvenuta proprio il 7 giugno, il giorno in cui al confine con la Spagna aveva ricevuto la sua sposa, la futura regina? Come poteva, lui che doveva guidare un popolo, non immedesimarsi nel giovane pastore, che aveva circa la sua stessa età? Il dono della sorgente zampillante, nella calura del mezzogiorno, non era forse un segno eloquente dell'aiuto e delle grazie che san Giuseppe voleva offrire a lui e a tutta la Francia? Così il 12 marzo 1661, con sorprendente fermezza, il ventiduenne Luigi proclamò la ricorrenza liturgica di san Giuseppe festa solenne per tutta la Francia e proibì il commercio in questo giorno. La sposa spagnola e la mamma Anna lo avevano molto incoraggiato in questa decisione.
Il re aveva così tanta fretta di vedere messo in atto il provvedimento nell'imminente festa di san Giuseppe, che non aspettò nemmeno il ritorno dell'arcivescovo di Parigi, in quei giorni a Roma. Il mattino della festa di san Giuseppe, il 19 marzo, Luigi XIV consacrò la Francia a san Giuseppe. Lo fece non durante un atto pubblico, come suo padre ventitré anni prima per la consacrazione a Maria, ma nel silenzio e nel nascondimento, così come piace a san Giuseppe, durante la Santa Messa nella cappella del castello del Louvre. Nello stesso pomeriggio la regina madre partecipò alla funzione religiosa nel convento delle Carmelitane e il padre predicatore spiegò: "Giuseppe ha meritato l'onore più alto perché è rimasto sempre indifferente agli onori; la Chiesa non possiede nulla di più stimabile, dal momento che non ha nulla di più nascosto di lui. Ringrazio il re che ha voluto onorare il suo santo ricordo con una nuova festività" .

Nel marzo del 2012 il vescovo Dominique Rey ha solennemente consacrato a san Giuseppe la sua diocesi, dove si trova Cotignac. Dal 1976, ogni anno, nel primo fine settimana di luglio, al Santuario di San Giuseppe viene organizzato un "pellegrinaggio dei padri di famiglia", al quale partecipano più di mille uomini da tutte le parti della Francia.

La Marcia di San GIuseppe

Anche a Parigi, dal 2011, ogni anno, il sabato vicino alla festa di san Giuseppe, viene organizzata la "Marche de Saint-Joseph", la "marcia di san Giuseppe". Duemila padri di famiglia e uomini di ogni età e condizione sociale partecipano a questa iniziativa laica sulle orme di san Giuseppe. Per approfondire la loro missione paterna nella famiglia, essi hanno la possibilità di seguire conferenze, di scambiarsi esperienze e di pregare insieme, prima di riunirsi nel cuore di Parigi per la solenne Santa Messa nella cattedrale di Notre Dame; l'ultima volta è stato il 16 marzo 2019, appena un mese prima del terribile incendio. Quest'anno in processione e in preghiera si sono poi incamminati insieme verso una chiesa distante 1,5 km, dove la giornata è stata chiusa da una veglia di preghiera con adorazione eucaristica e la possibilità di confessarsi. Contemporaneamente all'ultima marcia pacifica di san Giuseppe, c'è stato a Parigi il più violento fine settimana di proteste dei "gilet gialli" finora registrato, il diciottesimo di seguito. Il contrasto non poteva essere più forte: là 2.000 persone a pregare, qui 15.000 dimostranti infuriati che hanno scaricato la loro rabbia in pesanti distruzioni, incendi e combattimenti in strada contro 5.000 poliziotti.

Lei aveva fiducia in Lui

Grazie a santa Teresa d'Avila, riformatrice dell'Ordine del Carmelo dottore della Chiesa, la devozione a san Giuseppe è una caratteristica fondamentale della spiritualità carmelitana. Anche la beata Maria degli Angeli (1661-1717), di Torino, fin da quando era una giovane carmelitana coltivò una profonda amicizia spirituale con questo grande santo. Esortava chiunque le chiedesse preghiere per ottenere qualche grazia a ricorrere con fiducia all'intercessione di san Giuseppe. Sono molte le testimonianze di preghiere esaudite; una di queste ebbe ripercussioni anche sull'intera città di Moncalieri e i suoi dintorni.

Un giorno la duchessa Anna Maria d'Orleans, moglie del duca regnante, Vittorio Amedeo II, andò da sr. Maria degli Angeli e si raccomandò alle preghiere della carmelitana per ottenere da Dio il sospirato erede al trono. Ispirata interiormente, sr. Maria promise alla richiedente: "Appena riceverò il permesso di fondare un monastero in onore di san Giuseppe, esattamente un anno dopo quel giorno, lei darà alla luce un principe".
E così avvenne: il 6 maggio 1699, un mercoledì, nacque Vittorio Amedeo In di Piemonte. Purtroppo il duca non rimase fedele alla sua promessa, alla quale era legato il miracolo. Per ragioni di stato, tergiversava nel concedere il permesso reale per la fondazione. Nel frattempo il bambino si ammalò gravemente. Nei sovrani tornò il timore di perdere quell'unico erede e ancora una volta ricorsero a madre Maria degli Angeli, pregandola di implorare da san Giuseppe la salute del bambino. Con il suo attento zelo e con santa audacia, la madre non esitò a rispondere: "Non neghino a san Giuseppe ciò ch'egli domanda e già gli si è promesso, ed egli conserverà ciò che ha concesso". Il duca si affrettò a concedere la licenza promessa e il bambino guarì! Il 16 settembre 1703 fu inaugurato il Carmelo di Moncalieri, intitolato a "San Giuseppe della Madre di Dio" ed è l'unico monastero carmelitano della ex Provincia piemontese a essere sopravvissuto, tra varie vicende, alla soppressione napoleonica.

Tratto dalla rivista “ Trionfo del Cuore” - Novembre Dicembre 2019


Articoli correlati per categorie



Nessun commento:

Posta un commento