La
Madre della Chiesa in Canada
Tra
le missionarie francesi che nel XVII secolo arrivarono in Canada per
evangelizzare le popolazioni locali spicca la figura della mistica
santa Maria dell'Incarnazione, la quale, con riferimento a santa
Teresa d'Avila, viene anche chiamata "la Teresa del Nuovo
Mondo". I Canadesi devono a san Giuseppe la grazia di aver
potuto avere questa madre spirituale.
Marie
Guyart nacque nel 1599 a Tours sulla Loira. A diciassette anni,
assecondando il desiderio dei genitori, sposò Claude Martin,
proprietario di un setificio, e questo nonostante si sentisse
attratta dalla vita religiosa, dopo che da bambina aveva vissuto
un'esperienza mistica. Due anni dopo il matrimonio suo marito morì
ed ella rimase con il figlio Claude di appena sei mesi. In seguito
Marie iniziò a lavorare nell'impresa di spedizioni del cognato;
mentre vi eseguiva i servizi più modesti, il Signore andava formando
la sua docile ed umile anima attraverso visioni interiori. Se da un
lato desiderava sempre più una vita nascosta tra le mura di un
convento, dall'altro il suo amore materno la tratteneva dal compiere
un simile passo. Solo dopo aver a lungo pregato e combattuto, Maria
entrò presso le Orsoline e a trentatré anni pronunziò i voti alla
presenza del figlio quattordicenne. Da quel momento prese il nome di
suor Maria dell'Incarnazione.
Sia
per la madre che per il figlio la separazione assai dolorosa,
soprattutto perché non si sarebbero più rivisti sulla terra. Ma Dio
ricompensò questo sacrificio, chiamando anche Claude a seguirlo più
da vicino. Più tardi come giovane sacerdote e priore del suo
convento, egli chiese alla madre di raccontargli della sua vita
interiore, cosa che ella fece prontamente. Grazie a questo racconto
di vita che dal Canada sr. Maria scrisse al figlio in Francia - dal
quale prendiamo le citazioni che seguono - conosciamo le ragioni
soprannaturali del suo agire.
"Una
notte, dopo un intimo dialogo col Signore, sognai di trovarmi in
compagnia di una signora sconosciuta. La presi per mano e le ordinai
di seguirmi. La strada, che conduceva al punto cui tendevamo, era
piena di ostacoli. Alla fine giungemmo in un luogo bello, al cui
ingresso si trovava un uomo vestito di bianco (san Giuseppe). Era il
guardiano di questo luogo, ci lasciò entrare e ci indicò con un
gesto della mano che era solo questa la via, quella sulla quale egli
ci guidava, per raggiungere il posto che costituiva il nostro
obiettivo. Insieme con la mia compagna entrai in quel luogo. Era
meraviglioso. Regnava un silenzio totale. Feci qualche passo avanti e
vidi in lontananza una piccola chiesa, presso la quale sedeva la
Santa Vergine. La Madonna guardava verso un'ampia regione piena di
valli e monti. In braccio teneva il Bambino Gesù. Mi pareva che
parlasse con Lui di questa regione e che avesse piani che mi
riguardassero. In seguito si rivolse a me con un'indescrivibile
grazia, sorrise amorevolmente e mi diede un bacio, senza dire una
parola; poi si rivolse nuovamente verso il Figlio. Tutto questo si
ripeté per due volte. Mai potrei descrivere a parole la meravigliosa
bellezza e dolcezza del volto di questa Madre celeste. Benché da
sempre mi stesse a cuore la salvezza eterna del prossimo, dopo quei
baci della Santa Vergine nella mia anima bruciò un fuoco totalmente
nuovo... In seguito desiderai fortemente che il Divin Maestro venisse
conosciuto, amato e adorato in ogni nazione. Tuttavia non potevo
immaginare come ciò potesse avvenire, giacché io come monaca ero
chiusa in un convento.
Un
giorno mi trovavo di fronte al Santissimo Sacramento. Il mio spirito
venne allora rapito in Dio e mi venne nuovamente mostrata la grande
regione. La Maestà degna di adorazione mi disse: 'Quello che hai
visto è il Canada; devi andare laggiù e costruire una casa per Gesù
e Maria'. Da quel momento non ci fu per me nessun altro paese tranne
il Canada. Vidi poi interiormente quanto là mi attendeva: croci
senza fine, abbandono interiore da parte di Dio e delle creature, e
inoltre una vita in totale nascondimento".
Partenza
verso un mondo sconosciuto
Nel
frattempo Madame de La Peltrie, anch'ella vedova e madre di una
figlia già morta, venne spinta interiormente a mantenere un voto
fatto durante una malattia: se fosse guarita, così aveva promesso a
san Giuseppe, avrebbe fatto erigere un convento in Canada. Stava
cercando qualcuno che la potesse aiutare a mantenere tale promessa.
Agli inizi del 1639, attraverso un padre gesuita, le due donne che
Dio aveva scelto per questa missione ebbero modo di conoscersi. Suor
Maria, che aveva allora quaranta anni, scrive: "Quando Madame de
La Peltrie, a quasi trentasei anni, entrò nel convento delle
Orsoline, io riconobbi in lei quella donna che mi aveva accompagnato
nella grande regione: da quella visione erano passati circa sei
anni". Ora tutto doveva divenire realtà. Il 22 febbraio 1639 il
vescovo di Tours diede alle pioniere la sua benedizione. Come
accompagnatrice di suor Maria dell'Incarnazione venne scelta da Tours
la giovane orsolina suor Maria de la Troche. Da Parigi, per questa
avventura missionaria, si fecero avanti altre tre suore e poi
naturalmente c'era Madame de la Peltrie. Ella si era occupata anche
della nave che portava il fiero nome di "Ammiraglio san
Giuseppe".
La
traversata fu un vero sacrificio. "L'acqua potabile era andata a
male", scrive suor Maria, "non riuscivo a dormire e
continuamente mi tormentavano forti mal di testa. Dopo che avevamo
lasciato alle nostre spalle l'Inghilterra, improvvisamente dalla
nebbia dinanzi a noi emerse un grande iceberg. Sembrava che volesse
furiosamente fendere in due la prua della nave. Poiché secondo i
calcoli umani la catastrofe era inevitabile, padre Vimont diede
l'assoluzione generale. Vedevamo la morte vicina. Tuttavia non
provavo il benché minimo sentimento di paura, rimasi invece in uno
stato di totale prontezza ad offrirmi totalmente in sacrificio,
disponibile a non vedere affatto i miei amati indiani. All'ultimo
momento padre Vimont fece un voto alla santissima Vergine a nome di
noi tutti. La mia accompagnatrice, suor Maria de la Troche, intonò
le litanie lauretane, alle quali tutti si accordarono. Allora, in un
attimo, il timoniere virò non nella direzione comandata, bensì in
quella opposta, senza volerlo. La nave si girò, cosicché l'immenso
iceberg, ormai vicinissimo alla prua della barca, si trovò ad esser
di lato. Lo udimmo sfiorare la nave, infatti era vicinissimo. Fu un
vero miracolo e ciascuno di noi gridò: 'Miracolo !' . Vedevo il
terribile iceberg con la sua punta avvolta nella nebbia. Lo trovavo
terribile. Mai avrei creduto che il mare potesse sostenere una massa
tanto pesante senza che questa sprofondasse. L'intera traversata durò
tre mesi e per altre due volte credemmo di affondare. Giungemmo nella
provincia del Québec il primo agosto del 1639. Approdando,
incontrammo numerosi nativi, cosa che in noi suscitò gioia. Quelle
povere persone non avevano mai visto delle donne come noi. Ci
ammiravano e dopo aver detto loro che eravamo figlie di un Capo e che
avevamo lasciato la nostra terra per amor loro, erano fuori di sé
per la meraviglia; ancor di più, quando udirono che facevamo tutto
ciò per le loro figlie, per insegnar loro come trovare la vita
eterna. Tali cose erano per loro inconcepibili. Seguendo
l'imbarcazione, ci accompagnarono fino alla città di Québec".
Si
può immaginare quanto fosse difficile l'avvio di questa missione. Le
cinque consorelle con la loro accompagnatrice, Madame de La Peltrie,
vivevano in una casupola di due stanze. Studiarono con zelo la lingua
locale, per poter iniziare la formazione il più presto possibile.
Suor Maria così scrisse ad una sua consorella di Tours: "Il
candore delle donne e delle fanciulle native e l'ingenuità delle
loro anime è toccante. Gli uomini altrettanto. Coraggiose e nobili
figlie di capi tribù mi si gettano ai piedi, chiedendomi di pregare
con loro prima di mangiare. Si mettono a mani giunte come bambini e
posso dir loro quanto desidero. ... Di tanto in tanto mi rivolgo ad
alta voce a Dio in loro presenza e poi loro mi imitano". Gli
indiani sentivano che queste suore portavano loro cose buone e le
aiutarono a costruire un convento. Presto si unirono a loro le prime
fanciulle indigene, cosicché venne aperto un noviziato. Nella loro
scuola le suore tenevano lezioni in diverse lingue native e
prestavano aiuto per quanto fosse loro possibile. L'intera missione
venne posta sotto la protezione di san Giuseppe: il convento, la
scuola, il noviziato, ogni successo, ma anche ogni prova.
Quando
suor Maria dell'Incarnazione, il 30 aprile 1672, morì a quasi
settantatré anni, lasciò un fiorente centro di evangelizzazione.
Aveva offerto tutti i dolori, interiori ed esteriori, per i più
piccoli e per la nazione tutta: "Tutto è per i nativi. Non ho
più nulla per me, non posso disporre più di niente".
La
Consacrazione della Francia a San Giuseppe
La
cittadina di Cotignac, nel sud della Francia, possiede un privilegio
unico: nel 1660 lì apparve san Giuseppe e questo dopo che la
Madonna, 140 anni prima, aveva già visitato lo stesso luogo. Questi
avvenimenti, entrambi riconosciuti dall'autorità ecclesiastica, sono
stati di grande importanza nella vita del giovane Re Sole Luigi XIV
(1638-1715), che nel 1661 consacrò la Francia a san Giuseppe.
Dopo
la riforma di santa Teresa d'Avila, le Carmelitane, che nel 1605
avevano fondato i loro primi conventi in terra francese,
contribuirono al fiorire della venerazione verso san Giuseppe. Ma
anche circostanze dolorose della reggia di Parigi "aiutarono"
a radicare nel popolo l'amore per san Giuseppe. Il re di Francia,
Luigi XIII, e la sua sposa Anna d'Asburgo, che era molto credente,
per ventidue anni avevano fervidamente desiderato un discendente
maschile al trono. Tuttavia, dopo tre aborti spontanei, la regina era
stata considerata sterile. Tutte le incessanti preghiere, i
pellegrinaggi e i voti della coppia reale, in particolare alla
Madonna, erano rimasti apparentemente inascoltati. Però, all'inizio
di novembre del 1637, Maria apparve a Parigi a fra Fiacre del
convento agostiniano di "Maria della Vittoria" e gli disse:
"Il bambino che tengo in braccio non è mio Figlio, ma il
discendente al trono che Dio vuole donare alla Francia ... Voglio che
la regina venga informata di pregare tre novene in mio onore e avrà
un figlio". La regina avrebbe dovuto recitare la prima novena a
"Nostra Signora delle Grazie in Provenza". Si intendeva il
santuario di Cotignac, dove la Vergine Maria era apparsa nel 1519 ad
un boscaiolo ai piedi della collina Verdaille e aveva espresso il
desiderio che lì le fosse costruita una chiesa con questo titolo.
Quando
la regina Anna seppe della visione del frate agostiniano Fiacre e
della meravigliosa promessa di un erede al trono, non ebbe dubbi.
Ella rimase incinta a 36 anni, non appena ebbe terminato la terza
novena! Allora anche il re dimostrò una grande fiducia nella
Madonna: senza aspettare la nascita e senza sapere se il nascituro
sarebbe veramente stato un maschio, già prima, in ringraziamento,
consacrò "se stesso, il suo regno, la corona e il popolo"
alla Vergine Maria come protettrice speciale della Francia! Luigi
XIII firmò questa solenne consacrazione pubblica il 10 febbraio 1638
e, come commemorazione annuale di questo atto, decretò che d'allora
in poi il giorno dell'Assunzione di Maria sarebbe stato festività
nazionale. Effettivamente, nove mesi dopo, e proprio nel giorno
esatto della fine della terza novena, la regina Anna partorì un
figlio maschio che ricevette il nome di Luigi, con l'aggiunta del
secondo nome "Dieudonné", "donato da Dio".
Ventuno anni più tardi, nel febbraio del 1660, il successore al
trono re Luigi XIV, accompagnato dalla madre Anna, visitò
personalmente il santuario di Cotignac per ringraziare la Santa
Vergine per la sua nascita miracolosa. Gli aveva dato l'occasione di
intraprendere questo pellegrinaggio anche il trattato di pace con la
Spagna, ottenuto per intercessione di Maria dopo molti anni di
guerra. Per garantire la pace tra i due popoli, era stato concordato
il matrimonio tra il giovane re e la principessa spagnola Maria
Teresa, sua coetanea. Era il 7 giugno 1660 quando lei lasciò
definitivamente la sua patria per essere data in sposa, due giorni
dopo, a Luigi XIV. La Francia si era consacrata completamente a Maria
ed ora anche il suo sposo, san Giuseppe, poteva con discrezione
entrare nel corso della storia francese, presentandosi sulle colline
della Provenza, nei dintorni di Cotignac, ad appena tre chilometri di
distanza dal santuario di Nostra Signora delle Grazie!
In
questo luogo, proprio lo stesso 7 giugno 1660, il pastore ventiduenne
Gaspard Ricard d'Etienne, con il suo gregge, cercava riparo dalla
calura di mezzogiorno all'ombra degli alberi sul pendio orientale del
monte Bessillon. Tormentato dalla sete, si era steso a terra sfinito,
quando improvvisamente davanti a lui apparve un uomo dalla figura
imponente e forte. L'uomo gli indicò un masso di pietra e gli disse:
"Io sono Giuseppe, togli questo macigno e potrai bere".
Il
pastore si rese conto che la pietra era troppo pesante. Solo quando
il misterioso straniero ripeté la sua richiesta, Gaspard andò verso
il masso. Con stupore riuscì a spostarlo da una parte e nello stesso
istante sgorgò acqua dal terreno! Gaspard iniziò a bere avidamente,
poi quando si alzò per ringraziare lo sconosciuto, questi era
sparito. Il pastore corse precipitosamente al villaggio per riferire
del miracolo agli abitanti. All'inizio nessuno voleva credergli, ma
alla fine lo seguirono in quel luogo, dove, tutti lo sapevano, non
c'era mai stata una sorgente. Giunti sul posto, sbalorditi videro
l'acqua sgorgare dal terreno e notarono anche il masso di pietra che
otto uomini non sarebbero riusciti a spostare. Solo allora Gaspard si
rese conto della forza che si era riversata in lui alla presenza di
quell'uomo e gridò: "San Giuseppe è stato qui, sì, senz'altro
è stato lui a darmi questa forza". Il pastore si inginocchiò
commosso, e tutti i presenti insieme a lui, per ringraziare san
Giuseppe. In seguito, tramite quest'acqua, avvennero molte guarigioni
e sempre più persone furono attirate sul pendio del monte Bessillon.
Testimoni del tempo scrissero: "L'acqua di quel posto ha molte
qualità e molti effetti, così che ... debilitati e malati di tutti
i tipi, provenienti da tutte le parti della Provenza e delle regioni
vicine, si recano alla sorgente; i più ritornano a casa guariti o
consolati nei loro acciacchi".
Così
si incrementò notevolmente la venerazione per san Giuseppe, che
prima non c'era mai stata in quella zona. Verso la sorgente furono
organizzate numerosi processioni, alle quali presero parte
addirittura abitanti di intere città, per render grazie di voti
esauditi dopo guerre ed epidemie. San Giuseppe —diversamente dalla
sua Vergine Sposa — non aveva espresso alcun desiderio riguardo la
costruzione di una cappella, ma i consiglieri comunali di Cotignac,
con l'approvazione del vescovo, già poco tempo dopo l'apparizione,
con le offerte dei numerosi pellegrini, decisero di costruirne una in
suo onore sulle rocce della sorgente; la cappella poté essere
consacrata già in settembre.
Anche
alla corte di Luigi XIV l'apparizione di san Giuseppe presso Cotignac
suscitò in breve tempo grande scalpore. Come poté il giovane re non
essere colpito dal fatto che questa nobile visita fosse avvenuta
proprio il 7 giugno, il giorno in cui al confine con la Spagna aveva
ricevuto la sua sposa, la futura regina? Come poteva, lui che doveva
guidare un popolo, non immedesimarsi nel giovane pastore, che aveva
circa la sua stessa età? Il dono della sorgente zampillante, nella
calura del mezzogiorno, non era forse un segno eloquente dell'aiuto e
delle grazie che san Giuseppe voleva offrire a lui e a tutta la
Francia? Così il 12 marzo 1661, con sorprendente fermezza, il
ventiduenne Luigi proclamò la ricorrenza liturgica di san Giuseppe
festa solenne per tutta la Francia e proibì il commercio in questo
giorno. La sposa spagnola e la mamma Anna lo avevano molto
incoraggiato in questa decisione.
Il
re aveva così tanta fretta di vedere messo in atto il provvedimento
nell'imminente festa di san Giuseppe, che non aspettò nemmeno il
ritorno dell'arcivescovo di Parigi, in quei giorni a Roma. Il mattino
della festa di san Giuseppe, il 19 marzo, Luigi XIV consacrò la
Francia a san Giuseppe. Lo fece non durante un atto pubblico, come
suo padre ventitré anni prima per la consacrazione a Maria, ma nel
silenzio e nel nascondimento, così come piace a san Giuseppe,
durante la Santa Messa nella cappella del castello del Louvre. Nello
stesso pomeriggio la regina madre partecipò alla funzione religiosa
nel convento delle Carmelitane e il padre predicatore spiegò:
"Giuseppe ha meritato l'onore più alto perché è rimasto
sempre indifferente agli onori; la Chiesa non possiede nulla di più
stimabile, dal momento che non ha nulla di più nascosto di lui.
Ringrazio il re che ha voluto onorare il suo santo ricordo con una
nuova festività" .
Nel
marzo del 2012 il vescovo Dominique Rey ha solennemente consacrato a
san Giuseppe la sua diocesi, dove si trova Cotignac. Dal 1976, ogni
anno, nel primo fine settimana di luglio, al Santuario di San
Giuseppe viene organizzato un "pellegrinaggio dei padri di
famiglia", al quale partecipano più di mille uomini da tutte le
parti della Francia.
La
Marcia di San GIuseppe
Anche
a Parigi, dal 2011, ogni anno, il sabato vicino alla festa di san
Giuseppe, viene organizzata la "Marche de Saint-Joseph", la
"marcia di san Giuseppe". Duemila padri di famiglia e
uomini di ogni età e condizione sociale partecipano a questa
iniziativa laica sulle orme di san Giuseppe. Per approfondire la loro
missione paterna nella famiglia, essi hanno la possibilità di
seguire conferenze, di scambiarsi esperienze e di pregare insieme,
prima di riunirsi nel cuore di Parigi per la solenne Santa Messa
nella cattedrale di Notre Dame; l'ultima volta è stato il 16 marzo
2019, appena un mese prima del terribile incendio. Quest'anno in
processione e in preghiera si sono poi incamminati insieme verso una
chiesa distante 1,5 km, dove la giornata è stata chiusa da una
veglia di preghiera con adorazione eucaristica e la possibilità di
confessarsi. Contemporaneamente all'ultima marcia pacifica di san
Giuseppe, c'è stato a Parigi il più violento fine settimana di
proteste dei "gilet gialli" finora registrato, il
diciottesimo di seguito. Il contrasto non poteva essere più forte:
là 2.000 persone a pregare, qui 15.000 dimostranti infuriati che
hanno scaricato la loro rabbia in pesanti distruzioni, incendi e
combattimenti in strada contro 5.000 poliziotti.
Lei
aveva fiducia in Lui
Grazie
a santa Teresa d'Avila, riformatrice dell'Ordine del Carmelo dottore
della Chiesa, la devozione a san Giuseppe è una caratteristica
fondamentale della spiritualità carmelitana. Anche la beata Maria
degli Angeli (1661-1717), di Torino, fin da quando era una giovane
carmelitana coltivò una profonda amicizia spirituale con questo
grande santo. Esortava chiunque le chiedesse preghiere per ottenere
qualche grazia a ricorrere con fiducia all'intercessione di san
Giuseppe. Sono molte le testimonianze di preghiere esaudite; una di
queste ebbe ripercussioni anche sull'intera città di Moncalieri e i
suoi dintorni.
Un
giorno la duchessa Anna Maria d'Orleans, moglie del duca regnante,
Vittorio Amedeo II, andò da sr. Maria degli Angeli e si raccomandò
alle preghiere della carmelitana per ottenere da Dio il sospirato
erede al trono. Ispirata interiormente, sr. Maria promise alla
richiedente: "Appena riceverò il permesso di fondare un
monastero in onore di san Giuseppe, esattamente un anno dopo quel
giorno, lei darà alla luce un principe".
E così avvenne: il 6 maggio
1699, un mercoledì, nacque Vittorio Amedeo In di Piemonte. Purtroppo
il duca non rimase fedele alla sua promessa, alla quale era legato il
miracolo. Per ragioni di stato, tergiversava nel concedere il
permesso reale per la fondazione. Nel frattempo il bambino si ammalò
gravemente. Nei sovrani tornò il timore di perdere quell'unico erede
e ancora una volta ricorsero a madre Maria degli Angeli, pregandola
di implorare da san Giuseppe la salute del bambino. Con il suo
attento zelo e con santa audacia, la madre non esitò a rispondere:
"Non neghino a san Giuseppe ciò ch'egli domanda e già gli si è
promesso, ed egli conserverà ciò che ha concesso". Il duca si
affrettò a concedere la licenza promessa e il bambino guarì! Il 16
settembre 1703 fu inaugurato il Carmelo di Moncalieri, intitolato a
"San Giuseppe della Madre di Dio" ed è l'unico monastero
carmelitano della ex Provincia piemontese a essere sopravvissuto, tra
varie vicende, alla soppressione napoleonica.
Tratto
dalla rivista “ Trionfo del Cuore” - Novembre Dicembre 2019
Nessun commento:
Posta un commento