venerdì 10 gennaio 2020

Beato Josef Mayr-Nusser Padre di famiglia, martire




NEL 1980, una donna dell'Alto Adige (precedentemente Sud Tirolo), Hildegard Mayr-Nusser, vedova da trentacinque anni, riceve inaspettatamente una lettera da un ex soldato tedesco, Fritz Habicher : « Suo marito è morto per Cristo, ne sono certo ... Sono convinto di aver vissuto quindici giorni con un santo, che è ormai per me un grande intercessore presso Dio. » Questo soldato della «Sezione speciale» della Germania nazista aveva scortato attraverso la Germania un treno di prigionieri condannati a morte. Ne faceva parte Josef Mayr-Nusser, arrestato per aver rifiutato il giuramento di fedeltà a Hitler; non arriverà mai a destinazione, ma morirà di sfinimento per strada. L'8 luglio 2016, il riconoscimento del suo martirio è stato oggetto di un decreto della Congregazione romana per le cause dei santi.

Josef è nato nel 1910 nella fattoria di Nusserhof, nei pressi di Bozen (Bolzano in italiano), capitale del Sud Tirolo (attualmente Alto Adige). Suo padre, chiamato alle armi nel 1914, muore l'anno seguente sul fronte. Maria, la madre di Giuseppe, gestisce con competenza la tenuta di famiglia. Sebbene sia molto impegnata nell'educazione dei figli e nel lavoro, ogni giorno trova il tempo per partecipare alla Messa. Le preghiere e il rosario fanno parte della vita ordinaria di questa famiglia di sei figli. Il fratello maggiore, Jakob, verrà ordinato prete nel 1934. Josef, soprannominato Pepi, è un ragazzo molto vivace, allegro, ma indisciplinato. Per evitare rimproveri da parte della madre, arriverà al punto di imitare la firma del padre, allora morto, al fondo della sua pagella. Tuttavia, si corregge rapidamente e diventa un bravo studente. Ama la natura, ma manca di senso pratico e di abilità nei lavori agricoli. La scarsità delle risorse familiari non gli consente di fare studi universitari; arriva però a diplomarsi in una scuola commerciale di Bolzano.
Il trattato di pace di Saint-Germain, firmato nel 1919, ha attribuito all'Italia la parte meridionale del Tirolo, fino ad allora austriaca, senza consultare la popolazione germanofona di questa regione. A partire dal 1922, con l'avvento al potere di Benito Mussolini, viene praticata una politica di italianizzazione forzata: cambiamento di nome dei luoghi, uso esclusivo dell'italiano nelle scuole e nei luoghi pubblici... La popolazione resiste passivamente, mantenendo con discrezione la sua lingua e le sue tradizioni. Josef studia l'italiano per il suo lavoro, ma a casa e in chiesa parla il tedesco o il dialetto tirolese. Serio e studioso, legge molti libri religiosi. La "Summa Theologiae" di san Tommaso d'Aquino e gli scritti spirituali del martire san Tommaso Moro diventano i suoi libri prediletti. S'impegna pienamente nel movimento dell'Azione Cattolica e ne diventerà il responsabile locale. L'assistente, don Josef Ferrari, è il suo padre spirituale.
Conquistare i cuori
Nel 1931, Josef, chiamato al servizio militare, presta il giuramento di fedeltà richiesto a tutti i soldati italiani; Papa Pio XI aveva autorizzato i cattolici a prestare questo giuramento civile con l'evidente restrizione mentale: «a condizione che restino salvi i comandamenti di Dio e della sua Chiesa ». Alla fine dei diciotto mesi di servizio, compiuto senza entusiasmo, Pepi rientra a Bolzano dove lavora come agente commerciale della ditta Eccel. Nel 1932, diventa membro delle Conferenze di San Vincenzo de Paoli; visita a domicilio persone povere, spesso anziane e abbandonate. Nel 1937, nonostante la sua giovane età, verrà nominato presidente di una nuova Conferenza a Bolzano. È apprezzato infatti, per il suo senso della vita sociale, le sue capacità organizzative e la sua profondità spirituale. In un articolo della rivista della Società di San Vincenzo, condivide la sua esperienza per farne partecipi coloro che visitano i poveri: «La capacità di ascoltare è il segreto per conquistare i cuori il più rapidamente possibile. Molto spesso, il Confratello è l'unica persona alla quale il povero possa confidarsi : come è contento di vedere qualcuno che ha comprensione per le sue difficoltà, che ascolta con pazienza tutto quello che lui ha da dire. Prendiamo la sedia che ci indica, anche se non è molto pulita, sediamoci e ascoltiamo con cordiale disponibilità ciò che il povero ci racconta delle sue preoccupazioni e della sua miseria. Un dolore condiviso è dimezzato. Questo ascolto è ancor più prezioso del denaro che gli daremo. Colui che ci sta di fronte sa discernere qual è il suo visitatore : il discepolo del Salvatore che ci ha insegnato la carità fraterna, o il signore X., funzionario della beneficenza. » Josef ha cura di precisare : « Non si tratta unicamente di fornire ai poveri un sostegno materiale. Spetta ai Confratelli un altro compito : il sostegno spirituale dei poveri... Più che il loro bene temporale, è la preoccupazione per la loro salvezza eterna che deve importarci in primo luogo. » Nel 1934, Josef viene eletto responsabile della gioventù cattolica maschile per la parte di lingua tedesca dell'arcidiocesi di Trento. Le riunioni della gioventù cattolica si tengono in tutta discrezione in baite isolate, per ingannare la sorveglianza sospettosa della polizia. Lo sport, i giochi, i canti, la musica vi occupano un posto importante, ma l'obiettivo rimane « l'instaurazione del Regno di Cristo nella nostra patria». Nel 1939, nella zona posta sotto l'autorità di Josef opereranno 72 associazioni giovanili cattoliche. Si fa visita ad ogni villaggio e i cristiani vi sono incoraggiati a perseverare nella loro vita di fede.
Un'analisi lucida
Nel 1936, durante una visita a Bolzano del vescovo ausiliario di Trento, il giovane responsabile traccia un'analisi lucida della situazione: «La nostra regione è quasi al 100% cattolica, se guardiamo i certificati di Battesimo. Ma quanti possono essere davvero considerati buoni cattolici ? Forse solo il 10%. Il vecchio liberalismo, che si è tanto infiltrato a partire dal secolo scorso, si regge tuttora su forti posizioni. La vita economica, sociale e culturale è profondamente contaminata da questo liberalismo. Per molti cattolici, la pratica religiosa è diventata qualche cosa a cui si adempie per formalismo aspirando di liberarsene il più presto possibile... Ma noi siamo cristiani, e il cristiano deve alla fin fine essere sempre ottimista. Sorge tra noi una gioventù che è disgustata di questo spirito superficiale, materialista ed edonista della cultura moderna. Questa gioventù conosce il fine ultimo della creazione : la gloria di Dio; essa respinge ogni separazione tra due visioni del mondo : quella della vita privata in cui si sarebbe cristiani, e quella della vita pubblica in cui si sarebbe atei. Essa cerca di glorificare Dio non solo in privato, ma anche nel lavoro quotidiano e nella vita sociale... È solo se rendiamo a Dio l'onore che gli è dovuto, non solo in chiesa, ma anche nel nostro lavoro e nella vita pubblica, che si realizzerà la seconda parte del messaggio di Natale:... Pace in terra agli uomini di buona volontà. Josef esprime così la sua adesione all'insegnamento delle encicliche Quas primas e Quadragesimo anno, da poco pubblicate da papa Pio XI.
La partecipazione frequente alla Messa è un aspetto fondamentale della sua vita cristiana : «Il partecipare al Sacrificio della Messa e l'accostarsi alla Mensa Eucaristica significano per noi riprendere forze per la lotta quotidiana che dobbiamo condurre contro tutti i poteri oscuri che minacciano la nostra salvezza. » A tal fine, i giovani dell'Azione Cattolica intraprendono il restauro di una bella chiesetta, dedicata a San Giovanni. Don Ferrari consegna loro messali che contengono il testo latino e la traduzione tedesca, cosa ancora poco comune all'epoca.
L'unica "guida"
Tre anni dopo l'avvento di Adolf Hitler al potere in Germania, Josef fa, per la prima volta, allusione all'infatuazione per Hitler, alla quale molti tirolesi si lasciano trascinare: « Quello a cui stiamo assistendo in materia di culto del Fùhrer ("guida") non è spesso nient'altro che paganesimo. Si tratta oggi, per l'Azione Cattolica, di mostrare alle masse l'unica "guida" che abbia il diritto di esercitare un'autorità e un potere illimitati, Cristo, la nostra Guida. Due grandi correnti si affrontano : una il cui motto è "il mondo per Cristo", l'altra che onora Satana come suo Fùhrer supremo. » Il riavvicinamento politico iniziato dal 1936 tra la Germania nazista e l'Italia fascista sfocia nel maggio 1939 nel Patto di Acciaio, alleanza offensiva e difensiva delle due potenze. L'Alto Adige, rivendicato dalla Germania come Sud Tirolo, è l'unico punto di dissenso. In ottobre, Hitler si accorda con Mussolini su un compromesso : i sudtirolesi che lo desiderano avranno il diritto di emigrare in Germania, dove verranno indennizzati delle loro proprietà; quelli che vorranno rimanere nel Paese dovranno accettare di rinunciare alla propria cultura per diventare «italiani al 100% ». La popolazione germanofona del Sud Tirolo (ovvero Alto Adige), soffrendo per la miseria economica e le vessazioni dell'Italia fascista, opta per l'80% a favore dell'emigrazione verso la Germania (molti, tuttavia, non potranno partire a causa della guerra). La famiglia Mayr-Nusser, convinta da don Ferrari, decide di restare. I sudtirolesi che non partono per l'esilio si organizzano e, a partire dall'autunno del 1939, viene fondata nel più grande segreto l'associazione Andreas Hofer (dal nome di un eroe della resistenza tirolese contro l'invasione napoleonica), allo scopo di difendere la cultura e l'identità tirolesi. Josef Mayr-Nusser si unisce a questo movimento di resistenza; si terranno a casa sua riunioni segrete.
Dal 1928, Josef lavora in stretto contatto con Hildegard Straub, sua superiora gerarchica nella società Eccel. Hildegard milita come lui nell'Azione cattolica. Egli la chiede in matrimonio, ma, appartenendo a un ambiente sociale più elevato, lei esita. Tuttavia, le doti di intelligenza e di cuore che ella scopre in Josef la decidono ad accettare. Il matrimonio viene celebrato il 26 maggio 1942. Josef può, grazie all'enciclica Casti Connubii di Pio XI (1930), far riferimento a una dottrina cattolica molto completa sul matrimonio cristiano, innalzato da GESÙ CRISTO alla dignità di sacramento e sulla complementarietà dei sessi maschile e femminile. I giovani sposi vanno in viaggio di nozze a Roma, dove alloggiano in Vaticano; vi incontrano molti ebrei, ospitati da papa Pio XII, in attesa di visti per gli Stati Uniti. Hildegard apprezza le doti del marito, il suo affetto, la sua presenza amorevole, la sua pazienza e il suo sguardo positivo sugli altri, in particolare sul clero, che egli si rifiuta di criticare'. Il 1° agosto 1943, la nascita di un piccolo Albert viene a colmare la vita della giovane coppia.
Ma la situazione politica evolve drammaticamente. Il 9 luglio 1943, gli Alleati (americani e inglesi) sono sbarcati in Sicilia. Quindici giorni dopo, Mussolini viene rovesciato dai dignitari del partito fascista; in settembre, sotto l'impulso del re Vittorio Emanuele III, l'Italia capitola e si schiera nel campo alleato. In risposta, l'esercito tedesco disarma le truppe italiane e occupa la penisola. Il Tirolo del Sud / Alto Adige viene amministrato dal Reich tedesco. Questo è ormai incalzato su tre fronti dai sovietici e dagli anglosassoni. I nazisti requisiscono gli uomini sudtirolesi per l'esercito. Sebbene sia un cittadino italiano per scelta, Josef viene arruolato alla fine dell'agosto del 1944. Per evitare rappresaglie contro la sua famiglia, rinuncia a nascondersi, ma esprime il suo timore di essere reclutato nella Waffen-SS, l'esercito parallelo creato da Himmler; caratterizzate da un fanatismo esasperato, le SS si sono segnalate per numerosi soprusi. Josef è deciso a rifiutare a tutti i costi di obbedire a ordini che siano contrari alla sua coscienza illuminata dalla dottrina cristiana. Il 7 settembre 1944, con altre 80 reclute, Josef parte per Konitz, in Prussia occidentale, oggi in Polonia. Josef scrive alla moglie: «Non preoccuparti assolutamente per me, cara, perché siamo nelle mani di Dio. Non prendertela se ti parlo di cose molto materiali, ma sarei contento di ricevere qualche abito caldo. E anche qualche cosa per riempirmi lo stomaco. Lo stato di guerra totale è visibile ovunque, qui nel Reich. »
Una spina motto dura
Josef e i suoi compagni vengono sottoposti a un addestramento militare forsennato e a un continuo indottrinamento ; con suo grande dispiacere, indossano l'uniforme delle SS. Egli confida con molto tatto alla moglie la sua intenzione di rifiutare il giuramento di fedeltà incondizionata a Hitler, e aggiunge: « Il pensiero che la mia decisione potrebbe gettarti nella disgrazia è per me una spina molto dura nel cuore... Ma la certezza, cara sposa, che tu mi capisci e che condividi il mio modo di vedere rappresenta per me una consolazione enorme. La tua preghiera sarà una forza nel momento decisivo. » Josef spera tuttavia di poter contare sulla comprensione dei suoi superiori e di essere dispensato dal giuramento, come lo è stato uno dei suoi compagni sudtirolesi. Alla fine del periodo di addestramento, il sergente responsabile della compagnia viene ad annunciare alle 80 reclute che il giorno successivo, 5 ottobre, saranno chiamate a pronunciare il giuramento di fedeltà delle SS, di cui legge il testo : « Giuro a te, Adolf Hitler, Fùhrer e cancelliere del Reich, fedeltà e coraggio. Prometto solennemente a te e ai superiori designati da te obbedienza sino alla morte. Che Dio mi assista! » Josef alza la mano e dichiara di non poter prestare questo giuramento. Il sergente va allora a chiamare il capo della compagnia, che chiede al giovane le ragioni di questo rifiuto. Josef risponde che non può prestare il giuramento per motivi religiosi. L'ufficiale gli chiede: « Quindi Lei non è al 100% nazional-socialista ? - No, non lo sono ! », gli risponde Josef con calma e in faccia. Il capo della compagnia gli chiede allora di dichiarare per iscritto il suo rifiuto, ciò che egli fa subito specificando che rifiuta il giuramento «per motivi religiosi ». Pietrificati, i compagni di Josef hanno la sensazione che egli abbia appena firmato la sua condanna a morte. Qualche giorno prima, il suo vicino di letto, Hanskarl Neuhauser, a cui egli aveva confidato la sua intenzione di rifiutare il giuramento, gli aveva detto: «Non credo che Dio nostro Signore esiga questo da noi. » Josef aveva risposto : «Se nessuno ha mai il coraggio di dire loro che non è d'accordo con la loro ideologia nazional-socialista, la situazione non cambierà mai. » Sapeva che questa decisione gli sarebbe costata almeno la libertà, se non la vita, ma la sua coscienza gli dettava di agire in questo modo. Il giorno stesso, egli viene incarcerato e gli viene intentato un processo per tradimento.
Una testimonianza urgente 
Il 12 novembre, Josef scrive a lungo a Hildegard per cercare di rassicurarla e consolarla. Desidera ardentemente rivedere lei e il loro piccolo Albert; si dice certo che il loro amore resisterà a questa dura prova . . e ne uscirà rinsaldato. «La mia professione di fede ti getterà in un immenso dolore. L'impellenza di una tale testimonianza è ormai ineluttabile. Sono due mondi che si scontrano. I miei superiori hanno mostrato fin troppo chiaramente di rifiutare e odiare ciò che per noi cattolici è sacro e a cui noi non possiamo rinunciare... Hildegard, mia amata sposa, sii forte ! Dio non ci abbandonerà, te e me ! Quando il Signore chiede un sacrificio, allora dà la forza per offrirlo. Chi ci separerà dall'amore di Cristo ? Né il fuoco, né la spada... (cfr. Rm 8,35). Non l'avevo ancora mai sperimentato così profondamente come oggi... Qui, non ho né un camerata con cui possa condividere la mia fede, né conforti religiosi; quanto mi pesa questa assenza! Ma quanto anche mi consola il pensiero di tante persone che pregano per me, nel paese natale. » Il 14, viene trasferito a Danzica per essere processato da un tribunale militare. Il 5 dicembre, ringrazia con effusione la moglie per le sue lettere che gli sono state trasmesse dal giudice; la incoraggia a sperare e ad abbandonarsi alla Provvidenza. Questo sarà il suo ultimo segno di vita. Il 5 aprile 1945, Hildegard verrà ufficialmente informata che «il soldato SS Josef Mayr-Nusser è deceduto nella stazione di Erlangen per una broncopolmonite ».
La lettera di Fritz Habicher alla vedova di Josef ha permesso di conoscere le condizioni della morte di suo marito. All'inizio del febbraio 1945, Habicher, arruolato di forza, è stato incaricato con altre quattro SS di scortare verso il campo di concentramento di Dachau un convoglio di militari condannati a morte per aver rifiutato di portare le armi. Josef Mayr-Nusser, uno dei condannati, viene presentato alle cinque guardie come un traditore che ha abbandonato i suoi camerati in pieno combattimento. Ma Fritz è colpito dalla dolcezza di Josef, dalla sua gentilezza e dal suo modo di ringraziare per le minime attenzioni; sospetta che non sia quel traditore che gli è stato descritto. Alla stazione di Danzica, i detenuti vengono rinchiusi in un vagone e trasportati, quasi senza mangiare e senza bere, per dieci giorni, in una Germania in rovina. Il treno arriva a Erlangen, vicino a Norimberga; i binari sono danneggiati, il convoglio non può proseguire oltre. Josef soffre di un edema dovuto alla fame e di una forte dissenteria. I detenuti vengono un po' nutriti, ma non hanno il diritto di lasciare il vagone. Dopo otto giorni, l'ufficiale incaricato di scortarli ottiene l'autorizzazione di trasferire i più malati, tra cui Josef, in una caserma trasformata in ospedale. Devono percorrere diversi chilometri a piedi attraverso la città; alla fine, Josef, completamente esausto, deve essere trasportato dai suoi compagni. Dopo una lunga attesa, il medico lo rimanda al vagone, dichiarando che dovrà recarsi il giorno dopo in ospedale per essere visitato; dichiara che il suo caso non è molto grave. Josef accetta questo verdetto con docilità. Viene riportato alla stazione di Erlangen e ringrazia i suoi compagni con un caloroso : «Dio vi compensi per tutto ! » Qualche ora dopo, nella notte tra il 23 e il 24 febbraio 1945, Josef muore da solo nel vagone, senza il conforto di un prete (che le SS non hanno ritenuto di dover chiamare). Accanto al corpo, Habicher trova un Nuovo Testamento, un messale e un rosario; da quel momento è certo che un cristiano così esemplare non ha potuto tradire i suoi compagni. Lui e le altre SS lo seppelliscono con gli onori militari, alla presenza di un prete di Erlangen.
Nel 1947, un'autopsia eseguita sul corpo conferma la causa della morte: Josef Mayr-Nusser è « morto di fame ». Nel 1958, il suo corpo viene riportato a Bolzano; verrà sepolto nel 1963 all'interno della nuovissima chiesa di Lichtenstem, dedicata a San GIUSEPPE. Nel 2005, vi è stato eretto un monumento alla sua memoria; procedendo alla sua benedizione, il vescovo di Bolzano-Bozen, mons. Wilhelm Egger, ha dichiarato : « Oggi, viviamo in una società detta libera, eppure vi è une pressione morale enorme, anzi coercitiva, alla quale le nostre famiglie e soprattutto i giovani difficilmente possono sfuggire, a favore della libertà sessuale, dell'infedeltà coniugale, del divorzio... Josef Mayr-Nusser può darci un esempio di fedeltà alla coscienza posta al di sopra delle tendenze del momento, sempre mutevoli. Gli ideali per i quali Nusser è morto : la carità, la fede, la libertà, dovrebbero essere gli ideali di educazione di cui il nucleo famigliare ha bisogno.»
Ha vinto
Il 18 marzo 2017, a Bolzano, Josef Mayr-Nusser ha ricevuto gli onori della beatificazione sotto la presidenza del cardinale Angelo Amato. Il giorno seguente, papa Francesco, in occasione dell'Angelus, in piazza San Pietro, a Roma, diceva: « Per la sua grande levatura morale e spirituale, il beato, morto martire perché rifiutò di aderire al nazismo per fedeltà al Vangelo, costituisce un modello per i fedeli laici. » Per mons. Ivo Muser, l'attuale vescovo di Bolzano, « Josef Mayr-Nusser ha molto da dire a noi e al nostro tempo. Non è solo una persona che ha rifiutato di prestare giuramento ad Adolf Hitler, ma è un uomo che si è alimentato e ha vissuto dell'identità cristiana. Ritengo che questa figura coraggiosa e scomoda, che ci ricorda un capitolo buio e per molti sofferto della nostra storia, sia soprattutto un testimone attendibile e coerente della fedeltà alla propria coscienza; una coscienza che si rifà al Vangelo e alla dottrina della Chiesa. Il beato Josef Mayr-Nusser ha agito partendo dalla convinzione biblica che bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini (At 5,29). E ora, possiamo e dobbiamo confessare con convinzione: Josef Mayr-Nusser è stato vinto da un sistema che disprezzava e annientava l'uomo, ma, agli occhi di Dio, egli lo ha vinto ! »
Chiediamo al beato Josef di intercedere a nostro favore affinché abbiamo anche noi il coraggio di seguire il suo esempio di fedeltà perfetta al Signore.


Padre Antoine Marie Beauchef

Tratto da: "Lettera mensile dell'abbazia Saint-Joseph, F. 21150 Flavigny- Francia (Website : www.clairval.com)"


«Carissima Hildegard!
L’impellenza di tale testimonianza è ormai ineluttabile, perché due mondi si stanno scontrando. I miei superiori hanno mostrato fin troppo chiaramente di rifiutare e odiare quanto per noi cattolici vi è di sacro e intangibile. Prega per me, Hildegard, affinché nell’ora della prova io agisca senza timore e senza esitare, lo devo a Dio e alla mia coscienza».
(Lettera da Konitz, 27.9.1944)


«Carissima Hildegard! …questa spontanea concordanza riguardo a quanto abbiamo di più sacro, è per me un’indicibile consolazione. Ciò che affligge il mio cuore di più è che la mia testimonianza, nel momento decisivo, possa causare a te, fedelissima compagna, disgrazia temporale».
(Lettera da Konitz, 27.9.1944)


«Amatissima Hildegard, […] mi ha particolarmente riempito di gioia, nella tua lettera, ciò che scrivi del nostro amore. Sì, era veramente il primo amore, profondo e autentico! E siccome ti conosco e so a che cosa siamo legati nel profondo e soprattutto cosa ci unisce tra noi, sono convinto che questo amore reggerà anche alla dura prova rappresentata dal passo impostomi dalla mia coscienza! Hildegard, moglie diletta e carissima, sii forte! Dio non abbandonerà né te né me!»
(Lettera da Konitz, 12.11.1944)





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