NEL
1980, una donna dell'Alto Adige (precedentemente Sud Tirolo),
Hildegard Mayr-Nusser, vedova da trentacinque anni, riceve
inaspettatamente una lettera da un ex soldato tedesco, Fritz Habicher
: « Suo marito è morto per Cristo, ne sono certo ... Sono convinto di
aver vissuto quindici giorni con un santo, che è ormai per me un
grande intercessore presso Dio. » Questo soldato della «Sezione
speciale» della Germania nazista aveva scortato attraverso la
Germania un treno di prigionieri condannati a morte. Ne faceva parte
Josef Mayr-Nusser, arrestato per aver rifiutato il giuramento di
fedeltà a Hitler; non arriverà mai a destinazione, ma morirà di
sfinimento per strada. L'8 luglio 2016, il riconoscimento del suo
martirio è stato oggetto di un decreto della Congregazione
romana per le cause dei santi.
Josef
è nato nel 1910 nella fattoria di Nusserhof, nei pressi di Bozen
(Bolzano in italiano), capitale del Sud Tirolo (attualmente Alto
Adige). Suo padre, chiamato alle armi nel 1914, muore l'anno seguente
sul fronte. Maria, la madre di Giuseppe, gestisce con competenza la
tenuta di famiglia. Sebbene sia molto impegnata nell'educazione dei
figli e nel lavoro, ogni giorno trova il tempo per partecipare alla
Messa. Le preghiere e il rosario fanno parte della vita ordinaria di
questa famiglia di sei figli. Il fratello maggiore, Jakob, verrà
ordinato prete nel 1934. Josef, soprannominato Pepi, è un ragazzo
molto vivace, allegro, ma indisciplinato. Per evitare rimproveri da
parte della madre, arriverà al punto di imitare la firma del padre,
allora morto, al fondo della sua pagella. Tuttavia, si corregge
rapidamente e diventa un bravo studente. Ama la natura, ma manca di
senso pratico e di abilità nei lavori agricoli. La scarsità delle
risorse familiari non gli consente di fare studi universitari; arriva
però a diplomarsi in una scuola commerciale di Bolzano.
Il
trattato di pace di Saint-Germain, firmato nel 1919, ha attribuito
all'Italia la parte meridionale del Tirolo, fino ad allora austriaca,
senza consultare la popolazione germanofona di questa regione. A
partire dal 1922, con l'avvento al potere di Benito Mussolini, viene
praticata una politica di italianizzazione forzata: cambiamento di
nome dei luoghi, uso esclusivo dell'italiano nelle scuole e nei
luoghi pubblici... La popolazione resiste passivamente, mantenendo
con discrezione la sua lingua e le sue tradizioni. Josef studia
l'italiano per il suo lavoro, ma a casa e in chiesa parla il tedesco
o il dialetto tirolese. Serio e studioso, legge molti libri
religiosi. La "Summa Theologiae" di san Tommaso d'Aquino e
gli scritti spirituali del martire san Tommaso Moro diventano i suoi
libri prediletti. S'impegna pienamente nel movimento dell'Azione
Cattolica e ne diventerà il responsabile locale. L'assistente, don
Josef Ferrari, è il suo padre spirituale.
Nel
1931, Josef, chiamato al servizio militare, presta il giuramento di
fedeltà richiesto a tutti i soldati italiani; Papa Pio XI aveva
autorizzato i cattolici a prestare questo giuramento civile con
l'evidente restrizione mentale: «a condizione che restino salvi i
comandamenti di Dio e della sua Chiesa ». Alla fine dei diciotto
mesi di servizio, compiuto senza entusiasmo, Pepi rientra a Bolzano
dove lavora come agente commerciale della ditta Eccel. Nel 1932,
diventa membro delle Conferenze di San Vincenzo de Paoli; visita a
domicilio persone povere, spesso anziane e abbandonate. Nel 1937,
nonostante la sua giovane età, verrà nominato presidente di una
nuova Conferenza a Bolzano. È apprezzato infatti, per il suo senso
della vita sociale, le sue capacità organizzative e la sua
profondità spirituale. In un articolo della rivista della Società
di San Vincenzo, condivide la sua esperienza per farne partecipi
coloro che visitano i poveri: «La capacità di ascoltare è il
segreto per conquistare i cuori il più rapidamente possibile. Molto
spesso, il Confratello è l'unica persona alla quale il povero possa
confidarsi : come è contento di vedere qualcuno che ha comprensione
per le sue difficoltà, che ascolta con pazienza tutto quello che lui
ha da dire. Prendiamo la sedia che ci indica, anche se non è molto
pulita, sediamoci e ascoltiamo con cordiale disponibilità ciò che
il povero ci racconta delle sue preoccupazioni e della sua miseria.
Un dolore condiviso è dimezzato. Questo ascolto è ancor più
prezioso del denaro che gli daremo. Colui che ci sta di fronte sa
discernere qual è il suo visitatore : il discepolo del Salvatore che
ci ha insegnato la carità fraterna, o il signore X., funzionario
della beneficenza. » Josef ha cura di precisare : « Non si tratta
unicamente di fornire ai poveri un sostegno materiale. Spetta ai
Confratelli un altro compito : il sostegno spirituale dei poveri...
Più che il loro bene temporale, è la preoccupazione per la loro
salvezza eterna che deve importarci in primo luogo. » Nel 1934,
Josef viene eletto responsabile della gioventù cattolica maschile
per la parte di lingua tedesca dell'arcidiocesi di Trento. Le
riunioni della gioventù cattolica si tengono in tutta discrezione in
baite isolate, per ingannare la sorveglianza sospettosa della
polizia. Lo sport, i giochi, i canti, la musica vi occupano un posto
importante, ma l'obiettivo rimane « l'instaurazione del Regno di
Cristo nella nostra patria». Nel 1939, nella zona posta sotto
l'autorità di Josef opereranno 72 associazioni giovanili cattoliche.
Si fa visita ad ogni villaggio e i cristiani vi sono incoraggiati a
perseverare nella loro vita di fede.
Un'analisi
lucida
Nel
1936, durante una visita a Bolzano del vescovo ausiliario di Trento,
il giovane responsabile traccia un'analisi lucida della situazione:
«La nostra regione è quasi al 100% cattolica, se guardiamo i
certificati di Battesimo. Ma quanti possono essere davvero
considerati buoni cattolici ? Forse solo il 10%. Il vecchio
liberalismo, che si è tanto infiltrato a partire dal secolo scorso,
si regge tuttora su forti posizioni. La vita economica, sociale e
culturale è profondamente contaminata da questo liberalismo. Per
molti cattolici, la pratica religiosa è diventata qualche cosa a cui
si adempie per formalismo aspirando di liberarsene il più presto
possibile... Ma noi siamo cristiani, e il cristiano deve alla fin
fine essere sempre ottimista. Sorge tra noi una gioventù che è
disgustata di questo spirito superficiale, materialista ed edonista
della cultura moderna. Questa gioventù conosce il fine ultimo della
creazione : la gloria di Dio; essa respinge ogni separazione tra due
visioni del mondo : quella della vita privata in cui si sarebbe
cristiani, e quella della vita pubblica in cui si sarebbe atei. Essa
cerca di glorificare Dio non solo in privato, ma anche nel lavoro
quotidiano e nella vita sociale... È solo se rendiamo a Dio l'onore
che gli è dovuto, non solo in chiesa, ma anche nel nostro lavoro e
nella vita pubblica, che si realizzerà la seconda parte del
messaggio di Natale:... Pace in terra agli uomini di buona volontà.
Josef esprime così la sua adesione all'insegnamento delle encicliche
Quas primas e Quadragesimo anno, da poco pubblicate da papa
Pio XI.
La
partecipazione frequente alla Messa è un aspetto fondamentale della
sua vita cristiana : «Il partecipare al Sacrificio della Messa e
l'accostarsi alla Mensa Eucaristica significano per noi riprendere
forze per la lotta quotidiana che dobbiamo condurre contro tutti i
poteri oscuri che minacciano la nostra salvezza. » A tal fine, i
giovani dell'Azione Cattolica intraprendono il restauro di una bella
chiesetta, dedicata a San Giovanni. Don Ferrari consegna loro messali
che contengono il testo latino e la traduzione tedesca, cosa ancora
poco comune all'epoca.
L'unica
"guida"
Tre
anni dopo l'avvento di Adolf Hitler al potere in Germania, Josef fa,
per la prima volta, allusione all'infatuazione per Hitler, alla quale
molti tirolesi si lasciano trascinare: « Quello a cui stiamo
assistendo in materia di culto del Fùhrer ("guida") non è
spesso nient'altro che paganesimo. Si tratta oggi, per l'Azione
Cattolica, di mostrare alle masse l'unica "guida" che abbia
il diritto di esercitare un'autorità e un potere illimitati, Cristo,
la nostra Guida. Due grandi correnti si affrontano : una il cui motto
è "il mondo per Cristo", l'altra che onora Satana come suo
Fùhrer supremo. » Il riavvicinamento politico iniziato dal 1936 tra
la Germania nazista e l'Italia fascista sfocia nel maggio 1939 nel
Patto di Acciaio, alleanza offensiva e difensiva delle due potenze.
L'Alto Adige, rivendicato dalla Germania come Sud Tirolo, è l'unico
punto di dissenso. In ottobre, Hitler si accorda con Mussolini su un
compromesso : i sudtirolesi che lo desiderano avranno il diritto di
emigrare in Germania, dove verranno indennizzati delle loro
proprietà; quelli che vorranno rimanere nel Paese dovranno accettare
di rinunciare alla propria cultura per diventare «italiani al 100%
». La popolazione germanofona del Sud Tirolo (ovvero Alto Adige),
soffrendo per la miseria economica e le vessazioni dell'Italia
fascista, opta per l'80% a favore dell'emigrazione verso la Germania
(molti, tuttavia, non potranno partire a causa della guerra). La
famiglia Mayr-Nusser, convinta da don Ferrari, decide di restare. I
sudtirolesi che non partono per l'esilio si organizzano e, a partire
dall'autunno del 1939, viene fondata nel più grande segreto
l'associazione Andreas Hofer (dal nome di un eroe della resistenza
tirolese contro l'invasione napoleonica), allo scopo di difendere la
cultura e l'identità tirolesi. Josef Mayr-Nusser si unisce a questo
movimento di resistenza; si terranno a casa sua riunioni segrete.
Dal
1928, Josef lavora in stretto contatto con Hildegard Straub, sua
superiora gerarchica nella società Eccel. Hildegard milita come lui
nell'Azione cattolica. Egli la chiede in matrimonio, ma, appartenendo
a un ambiente sociale più elevato, lei esita. Tuttavia, le doti di
intelligenza e di cuore che ella scopre in Josef la decidono ad
accettare. Il matrimonio viene celebrato il 26 maggio 1942. Josef
può, grazie all'enciclica Casti Connubii di Pio XI (1930),
far riferimento a una dottrina cattolica molto completa sul
matrimonio cristiano, innalzato da GESÙ CRISTO alla dignità di
sacramento e sulla complementarietà dei sessi maschile e femminile.
I giovani sposi vanno in viaggio di nozze a Roma, dove alloggiano in
Vaticano; vi incontrano molti ebrei, ospitati da papa Pio XII, in
attesa di visti per gli Stati Uniti. Hildegard apprezza le doti del
marito, il suo affetto, la sua presenza amorevole, la sua pazienza e
il suo sguardo positivo sugli altri, in particolare sul clero, che
egli si rifiuta di criticare'. Il 1° agosto 1943, la nascita di un
piccolo Albert viene a colmare la vita della giovane coppia.
Ma
la situazione politica evolve drammaticamente. Il 9 luglio 1943, gli
Alleati (americani e inglesi) sono sbarcati in Sicilia. Quindici
giorni dopo, Mussolini viene rovesciato dai dignitari del partito
fascista; in settembre, sotto l'impulso del re Vittorio Emanuele III,
l'Italia capitola e si schiera nel campo alleato. In risposta,
l'esercito tedesco disarma le truppe italiane e occupa la penisola.
Il Tirolo del Sud / Alto Adige viene amministrato dal Reich tedesco.
Questo è ormai incalzato su tre fronti dai sovietici e dagli
anglosassoni. I nazisti requisiscono gli uomini sudtirolesi per
l'esercito. Sebbene sia un cittadino italiano per scelta, Josef viene
arruolato alla fine dell'agosto del 1944. Per evitare rappresaglie
contro la sua famiglia, rinuncia a nascondersi, ma esprime il suo
timore di essere reclutato nella Waffen-SS, l'esercito parallelo
creato da Himmler; caratterizzate da un fanatismo esasperato, le SS
si sono segnalate per numerosi soprusi. Josef è deciso a rifiutare a
tutti i costi di obbedire a ordini che siano contrari alla sua
coscienza illuminata dalla dottrina cristiana. Il 7 settembre 1944,
con altre 80 reclute, Josef parte per Konitz, in Prussia occidentale,
oggi in Polonia. Josef scrive alla moglie: «Non preoccuparti
assolutamente per me, cara, perché siamo nelle mani di Dio. Non
prendertela se ti parlo di cose molto materiali, ma sarei contento di
ricevere qualche abito caldo. E anche qualche cosa per riempirmi lo
stomaco. Lo stato di guerra totale è visibile ovunque, qui nel
Reich. »
Una
spina motto dura
Josef
e i suoi compagni vengono sottoposti a un addestramento militare
forsennato e a un continuo indottrinamento ; con suo grande
dispiacere, indossano l'uniforme delle SS. Egli confida con molto
tatto alla moglie la sua intenzione di rifiutare il giuramento di
fedeltà incondizionata a Hitler, e aggiunge: « Il pensiero che la
mia decisione potrebbe gettarti nella disgrazia è per me una spina
molto dura nel cuore... Ma la certezza, cara sposa, che tu mi capisci
e che condividi il mio modo di vedere rappresenta per me una
consolazione enorme. La tua preghiera sarà una forza nel momento
decisivo. » Josef spera tuttavia di poter contare sulla comprensione
dei suoi superiori e di essere dispensato dal giuramento, come lo è
stato uno dei suoi compagni sudtirolesi. Alla fine del periodo di
addestramento, il sergente responsabile della compagnia viene ad
annunciare alle 80 reclute che il giorno successivo, 5 ottobre,
saranno chiamate a pronunciare il giuramento di fedeltà delle SS, di
cui legge il testo : « Giuro a te, Adolf Hitler, Fùhrer e
cancelliere del Reich, fedeltà e coraggio. Prometto solennemente a
te e ai superiori designati da te obbedienza sino alla morte. Che Dio
mi assista! » Josef alza la mano e dichiara di non poter prestare
questo giuramento. Il sergente va allora a chiamare il capo della
compagnia, che chiede al giovane le ragioni di questo rifiuto. Josef
risponde che non può prestare il giuramento per motivi religiosi.
L'ufficiale gli chiede: « Quindi Lei non è al 100%
nazional-socialista ? - No, non lo sono ! », gli risponde Josef con
calma e in faccia. Il capo della compagnia gli chiede allora di
dichiarare per iscritto il suo rifiuto, ciò che egli fa subito
specificando che rifiuta il giuramento «per motivi religiosi ».
Pietrificati, i compagni di Josef hanno la sensazione che egli abbia
appena firmato la sua condanna a morte. Qualche giorno prima, il suo
vicino di letto, Hanskarl Neuhauser, a cui egli aveva confidato la
sua intenzione di rifiutare il giuramento, gli aveva detto: «Non
credo che Dio nostro Signore esiga questo da noi. » Josef aveva
risposto : «Se nessuno ha mai il coraggio di dire loro che non è
d'accordo con la loro ideologia nazional-socialista, la situazione
non cambierà mai. » Sapeva che questa decisione gli sarebbe costata
almeno la libertà, se non la vita, ma la sua coscienza gli dettava
di agire in questo modo. Il giorno stesso, egli viene incarcerato e
gli viene intentato un processo per tradimento.
Una
testimonianza urgente
Il 12 novembre, Josef scrive a lungo a
Hildegard per cercare di rassicurarla e consolarla. Desidera
ardentemente rivedere lei e il loro piccolo Albert; si dice certo che
il loro amore resisterà a questa dura prova . . e ne uscirà
rinsaldato. «La mia professione di fede ti getterà in un immenso
dolore. L'impellenza di una tale testimonianza è ormai ineluttabile.
Sono due mondi che si scontrano. I miei superiori hanno mostrato fin
troppo chiaramente di rifiutare e odiare ciò che per noi cattolici è
sacro e a cui noi non possiamo rinunciare... Hildegard, mia amata
sposa, sii forte ! Dio non ci abbandonerà, te e me ! Quando il
Signore chiede un sacrificio, allora dà la forza per offrirlo. Chi
ci separerà dall'amore di Cristo ? Né il fuoco, né la spada...
(cfr. Rm 8,35). Non l'avevo ancora mai sperimentato così
profondamente come oggi... Qui, non ho né un camerata con cui possa
condividere la mia fede, né conforti religiosi; quanto mi pesa
questa assenza! Ma quanto anche mi consola il pensiero di tante
persone che pregano per me, nel paese natale. » Il 14, viene
trasferito a Danzica per essere processato da un tribunale militare.
Il 5 dicembre, ringrazia con effusione la moglie per le sue lettere
che gli sono state trasmesse dal giudice; la incoraggia a sperare e
ad abbandonarsi alla Provvidenza. Questo sarà il suo ultimo segno di
vita. Il 5 aprile 1945, Hildegard verrà ufficialmente informata che
«il soldato SS Josef Mayr-Nusser è deceduto nella stazione di
Erlangen per una broncopolmonite ».
La
lettera di Fritz Habicher alla vedova di Josef ha permesso di
conoscere le condizioni della morte di suo marito. All'inizio del
febbraio 1945, Habicher, arruolato di forza, è stato incaricato con
altre quattro SS di scortare verso il campo di concentramento di
Dachau un convoglio di militari condannati a morte per aver rifiutato
di portare le armi. Josef Mayr-Nusser, uno dei condannati, viene
presentato alle cinque guardie come un traditore che ha abbandonato i
suoi camerati in pieno combattimento. Ma Fritz è colpito dalla
dolcezza di Josef, dalla sua gentilezza e dal suo modo di ringraziare
per le minime attenzioni; sospetta che non sia quel traditore che gli
è stato descritto. Alla stazione di Danzica, i detenuti vengono
rinchiusi in un vagone e trasportati, quasi senza mangiare e senza
bere, per dieci giorni, in una Germania in rovina. Il treno arriva a
Erlangen, vicino a Norimberga; i binari sono danneggiati, il
convoglio non può proseguire oltre. Josef soffre di un edema dovuto
alla fame e di una forte dissenteria. I detenuti vengono un po'
nutriti, ma non hanno il diritto di lasciare il vagone. Dopo otto
giorni, l'ufficiale incaricato di scortarli ottiene l'autorizzazione
di trasferire i più malati, tra cui Josef, in una caserma
trasformata in ospedale. Devono percorrere diversi chilometri a piedi
attraverso la città; alla fine, Josef, completamente esausto, deve
essere trasportato dai suoi compagni. Dopo una lunga attesa, il
medico lo rimanda al vagone, dichiarando che dovrà recarsi il giorno
dopo in ospedale per essere visitato; dichiara che il suo caso non è
molto grave. Josef accetta questo verdetto con docilità. Viene
riportato alla stazione di Erlangen e ringrazia i suoi compagni con
un caloroso : «Dio vi compensi per tutto ! » Qualche ora dopo,
nella notte tra il 23 e il 24 febbraio 1945, Josef muore da solo nel
vagone, senza il conforto di un prete (che le SS non hanno ritenuto
di dover chiamare). Accanto al corpo, Habicher trova un Nuovo
Testamento, un messale e un rosario; da quel momento è certo che un
cristiano così esemplare non ha potuto tradire i suoi compagni. Lui
e le altre SS lo seppelliscono con gli onori militari, alla presenza
di un prete di Erlangen.
Nel
1947, un'autopsia eseguita sul corpo conferma la causa della morte:
Josef Mayr-Nusser è « morto di fame ». Nel 1958, il suo corpo
viene riportato a Bolzano; verrà sepolto nel 1963 all'interno della
nuovissima chiesa di Lichtenstem, dedicata a San GIUSEPPE. Nel 2005,
vi è stato eretto un monumento alla sua memoria; procedendo alla
sua benedizione, il vescovo di Bolzano-Bozen, mons. Wilhelm Egger, ha
dichiarato : « Oggi, viviamo in una società detta libera, eppure vi
è une pressione morale enorme, anzi coercitiva, alla quale le nostre
famiglie e soprattutto i giovani difficilmente possono sfuggire, a
favore della libertà sessuale, dell'infedeltà coniugale, del
divorzio... Josef Mayr-Nusser può darci un esempio di fedeltà alla
coscienza posta al di sopra delle tendenze del momento, sempre
mutevoli. Gli ideali per i quali Nusser è morto : la carità, la
fede, la libertà, dovrebbero essere gli ideali di educazione di cui
il nucleo famigliare ha bisogno.»
Ha
vinto
Il
18 marzo 2017, a Bolzano, Josef Mayr-Nusser ha ricevuto gli onori
della beatificazione sotto la presidenza del cardinale Angelo Amato.
Il giorno seguente, papa Francesco, in occasione dell'Angelus, in
piazza San Pietro, a Roma, diceva: « Per la sua grande levatura
morale e spirituale, il beato, morto martire perché rifiutò di
aderire al nazismo per fedeltà al Vangelo, costituisce un modello
per i fedeli laici. » Per mons. Ivo Muser, l'attuale vescovo di
Bolzano, « Josef Mayr-Nusser ha molto da dire a noi e al nostro
tempo. Non è solo una persona che ha rifiutato di prestare
giuramento ad Adolf Hitler, ma è un uomo che si è alimentato e ha
vissuto dell'identità cristiana. Ritengo che questa figura
coraggiosa e scomoda, che ci ricorda un capitolo buio e per molti
sofferto della nostra storia, sia soprattutto un testimone
attendibile e coerente della fedeltà alla propria coscienza; una
coscienza che si rifà al Vangelo e alla dottrina della Chiesa. Il
beato Josef Mayr-Nusser ha agito partendo dalla convinzione biblica
che bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini (At 5,29). E
ora, possiamo e dobbiamo confessare con convinzione: Josef
Mayr-Nusser è stato vinto da un sistema che disprezzava e annientava
l'uomo, ma, agli occhi di Dio, egli lo ha vinto ! »
Chiediamo
al beato Josef di intercedere a nostro favore affinché abbiamo anche
noi il coraggio di seguire il suo esempio di fedeltà perfetta al
Signore.
Padre
Antoine Marie Beauchef
Tratto
da: "Lettera mensile dell'abbazia Saint-Joseph, F. 21150
Flavigny- Francia (Website : www.clairval.com)"
«Carissima
Hildegard!
…L’impellenza
di tale testimonianza è ormai ineluttabile, perché due mondi si
stanno scontrando. I miei superiori hanno mostrato fin troppo
chiaramente di rifiutare e odiare quanto per noi cattolici vi è di
sacro e intangibile. Prega per me, Hildegard, affinché nell’ora
della prova io agisca senza timore e senza esitare, lo devo a Dio e
alla mia coscienza».
(Lettera
da Konitz, 27.9.1944)
«Carissima
Hildegard! …questa spontanea concordanza riguardo a quanto abbiamo
di più sacro, è per me un’indicibile consolazione. Ciò che
affligge il mio cuore di più è che la mia testimonianza, nel
momento decisivo, possa causare a te, fedelissima compagna, disgrazia
temporale».
(Lettera
da Konitz, 27.9.1944)
«Amatissima
Hildegard, […] mi ha particolarmente riempito di gioia, nella tua
lettera, ciò che scrivi del nostro amore. Sì, era veramente il
primo amore, profondo e autentico! E siccome ti conosco e so a che
cosa siamo legati nel profondo e soprattutto cosa ci unisce tra noi,
sono convinto che questo amore reggerà anche alla dura prova
rappresentata dal passo impostomi dalla mia coscienza! Hildegard,
moglie diletta e carissima, sii forte! Dio non abbandonerà né te né
me!»
(Lettera
da Konitz, 12.11.1944)
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