domenica 2 ottobre 2022

Guarire gli infermi!

Papa Leone Magno ha detto in una delle sue omelie: “Tutto ciò che è stato visibile del nostro Salvatore (sulla terra), è passato nei Suoi sacramenti”. E che cosa ci è stato tramandato di Gesù? I Vangeli sono pieni di racconti in cui il Signore guarisce i malati e anche per questo noi lo invochiamo con l’amorevole titolo di Salvatore. Il Signore ha comunicato agli apostoli il dono della guarigione e li ha persino incaricati di farne uso, affinché gli uomini credano più facilmente in Lui e nel suo messaggio: “Andate e proclamate che il Regno di Dio è vicino. Guarite gli infermi, resuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demoni! (Mt 10,7-8).  

Durante la loro missione gli stessi apostoli hanno potuto sperimentare felicemente, e in modo incoraggiante, la potente azione di Dio. L’evangelista Marco scrive: “Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demoni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano”. (Mc 6,12-13) 

Ancora oggi per mezzo del sacramento dell’unzione degli infermi si assiste a continui miracoli, ma viene da sé domandarsi perché Dio non guarisce tutti gli uomini. Qui entriamo nel grande mistero dell’amore, della sofferenza corredentrice. Il Signore stesso “ha preso le nostre infermità e si è caricato delle malattie”. (Mt 8,17)

Da quando Gesù, Uomo-Dio, ha sofferto, è morto ed è risorto, Egli ha tolto alla sofferenza il pungiglione dell’insensatezza. Egli ha trasformato la sofferenza, di per sé senza valore, in una sofferenza salvifica attraverso il suo amore divino. Perciò ogni malattia, ogni sofferenza che è unita alla Passione di Cristo, porta con sé una forza corredentiva ed è una fonte di grazia per quelle anime che sono ancora lontane dall’amore per Dio, loro Padre. Quindi la sofferenza offerta per amore ha spesso più valore, e unisce una persona più profondamente al suo Salvatore di quanto non farebbe il miracolo di una guarigione!

Sappiamo tuttavia per esperienza personale quanto possa essere difficile accettare una sofferenza fisica o psichica e offrirla amorevolmente, appunto perché siamo creati per la felicità. È proprio per questo che il malato ha bisogno dell’aiuto della grazia del Medico divino per poter sopportare la sua malattia senza ribellarsi, nella pace, per mantenere il coraggio e la fiducia e non dubitare dell’amore del Padre Divino. Questo rafforzamento è trasmesso dal sacramento dell’unzione degli infermi. Inoltre se il sofferente non è in grado di confessarsi, ma in cuor suo si pente, gli vengono perdonati non solo i peccati veniali, ma anche quelli mortali, cioè in ogni caso l’anima viene guarita e santificata attraverso la grazia sacramentale.

Anche gli apostoli lo hanno capito sempre meglio nel loro ministero per gli infermi ed è per questo che san Giacomo incoraggia la sua comunità: “Chi è malato, chiami presso di sé i presbiteri della Chiesa ed essi preghino su di lui, ungendolo con olio nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo solleverà e, se ha commesso peccati, gli saranno perdonati”. (Gc 14-15)

Unzione degli infermi – Estrema unzione – Estremi conforti della Fede

Grazie alla lettera di Giacomo sappiamo della forte fede dei primi cristiani che, quando erano malati, chiamavano gli anziani - i presbiteroi, cioè i sacerdoti - affinché pregassero su loro e li ungessero con l’olio. Alcuni venivano guariti fisicamente, altri rafforzati e santificati spiritualmente. Purtroppo nel corso dei secoli si è fatto sempre meno uso di questo prezioso dono di grazia. Il vescovo Giona di Orléans (818-843) si lamentava che molti cristiani avessero abbandonato l’unzione degli inferni per ignoranza o noncuranza, e ricorressero invece a indovini e stregoni. Per questo motivo i vescovi del IX secolo fecero pressione affinché il sacramento fosse amministrato almeno in punto di morte e, insieme alla confessione, introdussero l’unzione degli infermi nella liturgia di assistenza ai moribondi. Sempre più frequentemente nel linguaggio comune si fece strada l’uso del termine “estrema unzione” per indicare il sacramento dell’unzione degli infermi amministrato esclusivamente in punto di morte. Se possibile, il moribondo riceveva poi anche la santa Comunione come cosiddetto ultimo viatico, in latino viaticum, affinché fosse Gesù stesso ad accompagnarlo al Padre. Questi tre sacramenti - confessione, unzione degli infermi e Comunione - amministrati uno dopo l’altro, rappresentano gli estremi conforti della fede.

Dal Concilio Vaticano II, e poi concretamente con la Costituzione Apostolica “Sacram Unctionem Infirmorum” (1972) di Papa Paolo VI, nella coscienza dei sacerdoti e dei fedeli, l’unzione degli infermi è stata riportata alla sua forma originaria, soprattutto come sacramento dei malati. In questo sacramento Gesù vuole venire presso le persone come Medico divino e sollevarle: quindi prima di tutto è un sacramento per i malati e non per coloro che sono in fin di vita!

Chi può ricevere l’unzione degli infermi?

Qualsiasi cattolico battezzato, che soffre gravemente a  motivo di una malattia, di un incidente o di vecchiaia, può ricevere l’unzione degli infermi da un sacerdote (o da un vescovo). È consigliabile chiedere il sacramento ad un sacerdote anche prima di interventi chirurgici, o nel caso di malattie psichiche come, per esempio, forti depressioni. Se le condizioni del malato peggiorano, l’unzione può essere amministrata anche più volte durante la malattia. E il Catechismo insegna: “Se il sacramento dell ’unzione è concesso a coloro che soffrono di gravi malattie e debolezze, ancor più a coloro che stanno per lasciare questa vita”. (CCC 1523) 

Poiché Gesù stesso agisce in ogni sacramento e fa dei doni all’anima, noi cristiani siamo convinti che l’azione sacramentale sviluppa il suo effetto anche quando il moribondo è incosciente. Però il sacramento non può essere dato a coloro che sono già morti. L’unzione degli infermi solitamente non è amministrata ai bambini che non hanno ancora l’uso della ragione, poiché il sacramento comporta il perdono dei peccati, che un bambino in tenera età non può aver commesso. E per questo che si raccomanda di dare il sacramento della cresima ai bambini gravemente malati.

Ogni anno il Giovedì Santo nella Messa crismale, l’olio degli infermi viene appositamente consacrato per l’unzione dei malati e poi distribuito ai sacerdoti della diocesi. Non va confuso con l’olio dei catecumeni, o il santo crisma, con cui vengono unti i battezzati, i cresimandi o i sacerdoti per il loro sacro ministero. 

Come viene amministrata l’unzione degli infermi?

Come è scritto nella lettera di san Giacomo, il Sacerdote impone le mani al malato dopo l’atto penitenziale (se non è preceduto dalla confessione) e prega perché sia fortificato e guarito. Poi segnando una croce lo unge sulla fronte con le parole: “Per questa santa unzione, e per la sua piissima misericordia ti aiuti il Signore con la grazia dello Spirito Santo ” e sulle mani dicendo: “e, liberandoti dai peccati, ti salvi e nella sua bontà ti sollevi.

Quando pensiamo all’olio, simbolo dello Spirito Santo, pensiamo automaticamente alle cinque vergini sagge del Vangelo che avevano abbastanza olio, cioè lo Spirito Santo, il vero Amore, per andare incontro allo Sposo con le lampade accese. Dopo aver ricevuto forza dalla preghiera del sacerdote ed essere stati unti con l’olio dello Spirito Santo, a conclusione si recita il Padre Nostro. Se possibile, il malato dovrebbe ricevere la Comunione dopo l’unzione, per poter accogliere nel suo cuore il Medico divino, che ha appena incontrato nel sacramento, e la sua medicina. La Santa Eucaristia è medico e medicina allo stesso tempo.

Nelle pagine seguenti leggerete diverse testimonianze di esperienze che riguardano il sacramento dell’unzione degli infermi. Che questi esempi vi incoraggino, specialmente nell’attuale situazione mondiale, a fare un uso più frequente di questa offerta di grazia della Chiesa, sia per voi stessi che per le persone sofferenti accanto a voi, che hanno bisogno di incoraggiamento e rafforzamento attraverso lo Spirito Santo. È anche consigliabile portare un’annotazione scritta nel portafoglio o nella borsa, come per esempio: “In caso di emergenza si prega di chiamare un sacerdote cattolico ”, perché senza il libero consenso del malato, il sacramento non può essere amministrato né in caso di incidente né in ospedale.

Preparazione al Cielo

Grazie all’unzione degli fermi, nel 2011 in Irlanda, la nostra sr. Simona, di origini tirolesi, ha potuto sperimentare un miracolo impressionante che lei stessa ci racconta.

Anche se sono passati più di dieci anni, questo avvenimento è rimasto per me indimenticabile perché mi ha fatto veramente capire il grande effetto dell’unzione degli infermi e ho scoperto quanto questo sacramento sia un vero tesoro della Chiesa. Ero in missione con una consorella presso due anziani sacerdoti, due fratelli che avevano costruito la loro casa di riposo nell’idilliaca contea di Waterford. P. Larry (91anni) era stato missionario in Africa per 20 anni e poi aveva lavorato negli Stati Uniti. P. Michael (84 anni) aveva operato a Denver, nel Colorado. La nostra comunità li ha conosciuti lì a Denver negli anni ‘90 e abbiamo stretto una profonda amicizia. Così è successo che abbiamo potuto accompagnare questi due fratelli sacerdoti nei loro ultimi anni di vita.

Larry, pieno di umorismo irlandese, non “sprecava” nessun pensiero sulla morte. Amava vivere... fino a quando un giorno di novembre è successo questo fatto: la mia consorella ed io stavamo lavando le stoviglie dopo la colazione, p. Larry si era ritirato nella sua camera e p. Michael era in salotto che pregava il Breviario. Improvvisamente abbiamo sentito bussare forte e abbiamo trovato p. Larry disteso sul suo letto, pallido come un morto. Il fianco sinistro gli faceva male, soprattutto il braccio. Sospetto attacco cardiaco! Fino a quando non è arrivato il medico del pronto soccorso, potevamo solo guardare il viso di quel poveretto diventare sempre più grigio, quello di uno che sta per morire. È stato spaventoso!

P. Michael, che aveva notato l’agitazione, è entrato in camera. Soffriva di demenza senile - alcuni giorni stava meglio, altri peggio - ma in quel momento ha detto in modo chiarissimo e in piena coscienza: "Posso amministrare l’unzione degli infermi a p. Larry” e aveva già preso gli oli santi. Poi è avvenuto il miracolo: subito dopo che con l’olio ha segnato la croce sulla fronte e sul dorso delle mani consacrate del fratello sacerdote cinereo e moribondo, dicendo a memoria e con voce ferma le parole sacramentali di rito, il viso di padre Larry ha ripreso colore, le sue guance si sono arrossate leggermente e ha iniziato a respirare più tranquillamente e regolarmente. Non ci potevo credere ed ero profondamente impressionata. Anche il medico curante, successivamente, si è stupito moltissimo del fatto che un 91 enne fosse sopravvissuto ad un infarto cardiaco così grave. Solo con il tempo ho capito che l’unzione degli infermi non lo aveva magicamente rimesso in forma, ma evidentemente gli aveva dato esattamente quel tempo che gli serviva per prepararsi seriamente e consapevolmente ad una morte santa. Alcuni mesi dopo, l’11 marzo 2012, il buon p. Larry ha davvero avuto una bella morte quando Gesù è venuto a portarlo nella felicità eterna, mentre noi cantavamo il suo canto preferito “My Queen, my Mother”, che è una consacrazione a Maria.

Su coraggio!

Anche il nostro p. Alexander, della Slovacchia, che presta servizio come sacerdote e missionario nel Monastero della Misericordia nella Repubblica Ceca, ha sperimentato come Dio abbia fatto diventare così forte in sua madre Emilia (67 anni) il desiderio dell’unzione degli infermi, che lei ha fatto di tutto

per ricevere questo sacramento ed è stata anche guarita.

Volentieri Emilia ci ha scrìtto questa sua testimonianza.

Il giorno di Capodanno del 2018, tutta la nostra famiglia si è riunita da mia madre di 90 anni, noi, i suoi figli, i nipoti e i pronipoti. Ci siamo augurati tutti molte benedizioni per il nuovo anno e abbiamo trascorso insieme tutto il giorno. Circa due giorni dopo ho sentito un bruciore sulla schiena. Mia figlia Andrea ha detto: “Mamma, hai una grave eruzione cutanea fin sotto il braccio! ”. Bruciava e dava così prurito che non riuscivo quasi a dormire.

Sono andata dal medico. La dermatologa ha confermato il mio timore che avessi l’Herpes Zoster, il cosiddetto fuoco di Sant’Antonio. Mi ha prescritto del talco, crema e antibiotici. Mi ha anche consigliato: “Si protegga dal freddo. Riposi e non si affatichi”. Ho fatto tutto come mi aveva detto, ma il prurito peggiorava sempre di più. Dopo due giorni ho perso anche l’appetito e avevo mal di stomaco. L’herpes ha continuato ad estendersi e io mi indebolivo sempre di più. Quando sono tornata al controllo, la dottoressa ha detto: “L’eruzione cutanea guarirà, abbia pazienza. Ma sicuramente avrà ancora dolori e prurito per mezzo anno. Le macchie possono rimanere visibili fino ad un anno, talvolta non spariscono mai”. Questa malattia mi indeboliva a tal punto che non riuscivo neppure a cucinare. Provavo sollievo solo facendo la doccia con l’acqua calda. I dolori erano così acuti che non potevo neppure girarmi nel letto, per molte notti non sono riuscita a dormire e così mi sono rifugiata nella preghiera del rosario, della coroncina della Misericordia e nella preghiera della Signora di tutti i Popoli. In questa necessità ho chiesto allo Spirito Santo di ispirarmi su ciò che dovevo fare. Allora, mentre pregavo, ho sentito il desiderio di ricevere il sacramento dell’unzione degli infermi.

Nel frattempo erano passati quasi quattro mesi ed eravamo già arrivati ad aprile, senza che si fosse verificato alcun miglioramento. Perciò ho raccolto tutto il mio coraggio e, dopo la Santa Messa, sono andata in sacrestia dal mio parroco e gli ho chiesto l’unzione degli infermi. Il sacerdote si è informato sul motivo della mia richiesta, ma poi mi ha invitato ad avere pazienza perché aveva l’olio per l’unzione in canonica. Così abbiamo fissato un appuntamento per la domenica successiva. La settimana mi è sembrata eterna. Ho pregato più del solito e il mio desiderio di ricevere quel sacramento cresceva continuamente. Finalmente era domenica. Un po’ nervosa sono andata di nuovo in sacrestia, dopo la Messa, al nostro appuntamento. Ma nella foga del momento il parroco non aveva pensato all’olio. Che delusione! Mi ha assicurato che nel corso della settimana avrebbe soddisfatto la mia richiesta. Tornando a casa mi sono venute le lacrime agli occhi; il mio desiderio di ricevere l’unzione dei malati era così grande che non potevo più aspettare.

Ho deciso quindi di agire. Ho chiesto a mio genero di portarmi in canonica e 15 minuti dopo abbiamo suonato al parroco. C’era anche mia figlia con me. Ci ha aperto con un sorriso e, anche se non capiva bene l’urgenza, mi ha prontamente amministrato l’unzione degli infermi. Contente siamo andate a casa, ringraziando insieme Dio di avermi dato molta forza e coraggio! La notte seguente, dopo tanto tempo, ho dormito di nuovo bene e il giorno successivo non avevo quasi più dolori. Il prurito e il bruciore erano completamente spariti e alla fine di maggio non si vedeva più neanche una macchia sulla pelle. Quando poi la dottoressa, sorpresa, ha riscontrato la mia guarigione, le ho spiegato che l’attribuivo  all’unzione degli infermi perché già due giorni dopo aver ricevuto il sacramento, tutti i dolori erano scomparsi. Anche la dottoressa si è stupita!

Cari amici, ho scritto questa testimonianza perché vorrei consigliare a tutti di non esitare a ricevere il sacramento dell’unzione degli infermi quando siete seriamente malati o avete forti dolori. Anche se forse ci vuole coraggio, chiedete che Gesù, il migliore di tutti i medici, venga da voi con la sua “medicina”.

Tratto dalla rivista “Il Trionfo del Cuore”- Sett-Ott 2022

Sito https://www.familiemariens.org/html/it/index.html






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