Cristo aveva ordinato cose tanto grandi e alte, che potevano lasciar stupiti e senza parole; aveva comandato di essere al di sopra di ogni passione, aveva innalzato sino al cielo e aveva esortato a farsi simili, nella misura del possibile, non agli angeli e agli arcangeli, ma a Dio stesso, Signore dell’universo; egli, inoltre, voleva che non solo i suoi discepoli praticassero questo, ma che essi istruissero anche gli altri, li correggessero, e distinguessero i cattivi dai buoni, i cani da quelli che non lo erano (molte cose, infatti, sono occulte nell’uomo), affinché non si dicesse poi che quanto egli esige è troppo duro e insopportabile. Più tardi, infatti, Pietro avrebbe detto: «E chi dunque potrà salvarsi?» , e anche gli altri suoi discepoli nello stesso passo: «Se tale è la condizione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene ammogliarsi».
Cristo, per evitare che anche ora si dica questo, avendo già fatto constatare in precedenza, attraverso molti ragionamenti tra loro concatenati e adatti a convincere, che i suoi precetti sono facili ed agevoli da compiere, insiste ancora su questo concetto e promette, a coronamento di ciò che ha detto appunto sulla facilità di attuare i suoi comandi, un conforto non ottenuto con sforzi e fatiche: l’aiuto, cioè, meritato con le assidue preghiere, cui egli esorta. Non dovete – dice in altre parole – contentarvi dei vostri sforzi, ma dovete anche implorare l’aiuto divino, che vi verrà concesso senza alcun dubbio e sarà sempre da presso, vi assisterà e conforterà nelle vostre battaglie, e vi renderà tutto facile. Per questo ordina di «chiedere», e promette di esaudirci.
Solo che non comanda semplicemente di chiedere, ma vuole che le nostre preghiere siano ferventi e perseveranti: ecco il senso della parola «cercate». Chi cerca una cosa, bandisce tutte le altre dal suo animo, si occupa soltanto di quanto cerca, e non pensa a nessuno dei presenti. Ben comprendono quanto dico coloro che hanno perduto il loro denaro o i loro schiavi e li stanno cercando. Con l’altra parola «picchiate», Cristo vuol sottolineare la forza e la veemenza con cui dobbiamo accostarci a Dio e quale dev’essere l’ardore della nostra anima. Non abbatterti, o uomo, - sembra dire il Signore, - e non mostrare minor zelo per la virtù di quanto ne dimostri nel cercare denaro. Spesso cercando la ricchezza non la trovi e, malgrado questa incertezza, metti in moto ogni mezzo per farne ricerca. Qui, invece, ti è stata fatta la promessa che otterrai sicuramente quanto cerchi: eppure non mostri neanche la minima parte dell’ardore che hai nella ricerca delle ricchezze. E qualora non ottenessi subito quanto cerchi, non scoraggiarti. Proprio per questo Gesù dice «picchiate», in modo da farvi capire che, se non viene aperta la porta al primo colpo, dovete tuttavia rimanere là.
E se non volete credere a me, credete almeno all’esempio che Cristo riporta qui: E chi di voi al figliolo che gli chiede pane darà una pietra? Se voi chiedete con troppa insistenza agli uomini, finite col sembrare molesti e importuni; se con Dio, invece, non vi mostrate insistenti, allora veramente provocate il suo sdegno. Se restate fermi a chiedere, anche se non vi accorderà subito quanto gli chiedete, siate comunque certi che l’otterrete. Egli tiene chiusa la sua porta solo per indurvi a bussare; e per questo non vi esaudisce immediatamente, perché vuole che voi continuiate a chiedere. Siate dunque fermi e perseveranti nella preghiera, e sarete senza fallo esauditi. Proprio perché voi non diciate: Ma se io prego e non ottengo niente?, Cristo ha pronunziato per voi questa parabola, a mo’ di fortezza contro le obiezioni, dimostrando il suo pensiero con nuove argomentazioni e istillando nell’animo degli uomini un’assoluta fiducia nell’efficacia della preghiera continua e nella bontà divina, attraverso esempi umani. E nello stesso tempo vi insegna, non soltanto che dovete pregare, ma anche che cosa dovete chiedere con la preghiera: «E chi di voi al figliolo che gli chiede un pane porgerà una pietra?». In altri termini, egli dice che se non sarete esauditi nella vostra preghiera, sarà perché avrete chiesto «una pietra» invece di chiedere «un pane». Anche se siamo figli, questo non basta per farci ottenere tutto quanto desideriamo; anzi, proprio il fatto di essere figli ci impedisce di essere esauditi, se chiediamo cose indegne della nostra condizione. Non chiedete i beni del mondo, ma tutti i doni spirituali, e li otterrete. Ricordatevi con quanta immediatezza Salomone ottenne ciò che domandò, poiché le sue richieste erano giuste e sagge . Sono dunque necessarie due condizioni perché la nostra preghiera sia esaudita: primo, chiedere con ardore; secondo, chiedere ciò che è conveniente. Anche voi, - dice Gesù, - sebbene siate padri, tuttavia attendete che i vostri figli vi facciano presente quanto desiderano. E se vi chiedono qualcosa che può loro nuocere, voi glielo negate; quando invece le loro richieste sono utili, li accontentate volentieri. Tenendo sempre presente questo esempio, non allontanatevi finché non avete ottenuto ciò che desiderate; non ve ne andate fintanto che non avete trovato; non cessate di sollecitare fintanto che non vi sarà aperto. Se vi accingete a pregare con questa disposizione d’animo, dicendo: - Se non ottengo ciò che domando, non me ne vado, - sarete senza dubbio esauditi, se ciò che chiedete è degno di colui che pregate, e vantaggioso per voi stessi. Che cosa, dunque, dovete chiedere nelle vostre preghiere? Dovete domandare tutte le grazie spirituali; dopo aver perdonato chi vi ha offeso, dovete allora avvicinarvi a Dio chiedendo di perdonare a voi; dovete, senza ira e senza liti, alzare al cielo mani pure . Se preghiamo così, saremo sempre esauditi. Ma, oggigiorno, la nostra preghiera fa ridere ed è più degna di persone ubriache che di uomini sobri, padroni della loro mente. Come mai, - qualcuno mi dice, - anche se chiedo cose spirituali, non le ottengo ugualmente? La risposta è facile: Non hai bussato con sufficiente violenza, o ti sei reso indegno di riceverle, o te ne sei andato via subito, senza insistere. E perché – un altro mi chiede ancora – Cristo non ha detto ciò che dobbiamo chiedere? Ma sì, egli ha già spiegato tutto e vi ha chiarito ormai per quali motivi dovete avvicinarvi a Dio e pregarlo. Smettete dunque di dire: Mi sono accostato, ma non ho ottenuto niente. Non è colpa di Dio se non siete stati esauditi. L’amore che egli nutre per voi è tale che supera quello di tutti i padri, quanto la bontà sta al di sopra della malvagità.
Se dunque voi, pur essendo cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli? Gesù Cristo non ci chiama «cattivi» per disonorare la nostra natura, né per mostrare che il genere umano è cattivo di per sé. Vuole soltanto sottolineare che, a confronto della bontà di Dio, l’affetto dei padri per i loro figli può essere chiamato cattiveria, tanto grande è l’amore di Dio per noi.
Vedete quale ineffabile argomento, quale nuovo motivo di fiducia, capace di rassicurare anche l’uomo più scoraggiato, riportandolo a migliori speranze? Gesù qui ci mostra l’infinito amore che Dio ha per noi, attraverso l’esempio dei padri terreni; prima lo aveva manifestato parlando dei doni più grandi che ci ha fatti, di lui come creatore della nostra anima e del nostro corpo. Tuttavia Cristo non rivela ancora la più grande prova dell’amore di Dio, il colmo dei suoi doni, né parla della sua venuta, della sua presenza visibile quaggiù. Come potrà, infatti, colui che per noi ha abbandonato suo Figlio alla morte, non darci anche tutto il resto?Ma Cristo non era stato ancora crocifisso e non poteva ancora rivelarci tale verità. Lo fa però Paolo, dicendo: «Lui che nemmeno risparmiò suo Figlio, ma lo diede a morte per tutti noi, come non ci accorderà ogni altra cosa con lui?» . Il Salvatore, invece, parla ancora ai suoi ascoltatori prendendo spunto dalle realtà umane. Egli, inoltre, insegna che non si deve unicamente confidare nella preghiera, trascurando i propri doveri, e che non si deve neppure confidare soltanto nelle buone azioni e sullo sforzo personale; dobbiamo invece implorare l’aiuto di Dio e apportare contemporaneamente il contributo della nostra attività: perciò, continuamente, egli mantiene unite queste due cose.
Ecco perché, dopo aver dato tanti avvertimenti, esorta anche alla preghiera; e dopo aver insegnato a pregare, egli dà ulteriori istruzioni per la vita, per le opere. Torna ancora una volta a sottolineare la necessità della preghiera continua, incessante, dicendo: «chiedete, cercate, picchiate», e conclude con un nuovo invito alla necessità di essere anche zelanti in opere buone, dicendo: Dunque, tutto quanto voi volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo ad essi. Fa così una specie di riassunto di quanto ha detto sinora, mostrando che tutta la virtù può essere condensata in pochissime parole, facili da realizzare e comprensibili da parte di tutti. Non dice semplicemente «tutto quanto voi volete», ma aggiunge «dunque». Non senza ragione egli dichiara: «Dunque, tutto quanto voi volete»; ma, sottolineando questa parola, è come se dicesse: Se volete essere esauditi, oltre agli altri precetti che vi ho dati, praticate anche questo che vi do ora, cioè di fare agli altri tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi. Vedete come ha messo in evidenza anche in questa occasione la necessità di accompagnare la preghiera con un comportamento perfetto? Non dice, tuttavia, di fare al prossimo quanto vogliamo che Dio faccia per noi. Se si fosse espresso così, noi potevamo pensare di esserne incapaci, in quanto lui è Dio, ma noi siamo uomini. Cristo ci ha invitato a comportarci con i nostri fratelli, che sono uomini come noi, nel modo in cui vogliamo che essi si comportino nei nostri confronti.
Può esserci un precetto più leggero e più giusto di questo? Ed egli ne fa un grandissimo elogio, prima ancora di parlare delle ricompense che esso ci varrà. Sta in questo la legge e i profeti . Queste parole mostrano chiaramente che la virtù è secondo la nostra natura, e che da noi stessi sappiamo quanto dobbiamo fare, e non possiamo quindi giustificarci con la nostra ignoranza.
San Giovanni Crisostomo
Tratto da “COMMENTO AL VANGELO DI S. MATTEO vol. 1°”
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