martedì 31 dicembre 2013
Il Natale del Signore è il natale della pace-Dai «Discorsi» di san Leone Magno, papa
Dai «Discorsi» di san Leone Magno,
papa
(Disc. 6 per il Natale
2-3,5, PL 54,213-216)
L'infanzia, che il Figlio di Dio non ha ritenuto indegna della sua maestà, si sviluppò con il crescere dell'età nella piena maturità dell'uomo. Certo, compiutosi il trionfo della passione e della risurrezione, appartiene al passato tutto l'abbassamento da lui accettato per noi: tuttavia la festa d'oggi rinnova per noi i sacri inizi di Gesù, nato dalla Vergine Maria. E mentre celebriamo in adorazione la nascita del nostro Salvatore, ci troviamo a celebrare il nostro inizio: la nascita di Cristo segna l'inizio del popolo cristiano; il natale del Capo è il natale del Corpo.
Sebbene tutti i figli della Chiesa ricevano la chiamata ciascuno nel suo momento e siano distribuiti nel corso del tempo, pure tutti insieme, nati dal fonte battesimale, sono generati con Cristo in questa natività, così come con Cristo sono stati crocifissi nella passione, risuscitati nella risurrezione, collocati alla destra del Padre nell'ascensione.
Ogni credente, che in qualsiasi parte del mondo viene rigenerato in Cristo, rompe i legami con la colpa d'origine e diventa uomo nuovo con una seconda nascita. Ormai non appartiene più alla discendenza del padre secondo la carne, ma alla generazione del Salvatore che si è fatto figlio dell'uomo perché noi potessimo divenire figli di Dio. Se egli non scendesse a noi in questo abbassamento della nascita, nessuno con i propri meriti potrebbe salire a lui.
La grandezza stessa del dono ricevuto esige da noi una stima degna del suo splendore. Il beato Apostolo ce l'insegna: Non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito che viene da Dio per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato (cfr. 1 Cor 2,12). La sola maniera di onorarlo degnamente è di offrirgli il dono stesso ricevuto da lui.
Ora, per onorare la presente festa, che cosa possiamo trovare di più confacente, fra tutti i doni di Dio, se non la pace, quella pace, che fu annunziata la prima volta dal canto degli angeli alla nascita del Signore? La pace genera i figli di Dio, nutre l'amore, crea l'unione; essa è riposo dei beati, dimora dell'eternità. Suo proprio compito e suo beneficio particolare è di unire a Dio coloro che separa dal mondo del male.
Quelli dunque che non da sangue né da volere di carne né da volere d'uomo, ma da Dio sono nati (cfr. Gv 1,13), offrano al Padre i loro cuori di figli uniti nella pace. Tutti i membri della famiglia adottiva di Dio si incontrino in Cristo, primogenito della nuova creazione, il quale venne a compiere non la sua volontà, ma quella di chi l'aveva inviato. Il Padre infatti nella sua bontà gratuita adottò come suoi eredi non quelli che si sentivano divisi da discordie e incompatibilità vicendevoli, bensì quelli che sinceramente vivevano ed amavano la loro mutua fraterna unione. Infatti quanti sono stati plasmati secondo un unico modello, devono possedere una comune omogeneità di spirito. Il Natale del Signore è il natale della pace. Lo dice l'Apostolo: Egli è la nostra pace, egli che di due popoli ne ha fatto uno solo (cfr. Ef 2,14), perché, sia giudei sia pagani, «per mezzo di lui possiamo presentarci al Padre in un solo Spirito» (Ef 2,18).
lunedì 30 dicembre 2013
Siamo servi inutili
Davanti a Dio non dobbiamo mai presentarci come chi crede di aver reso un servizio e di meritare una grande ricompensa. Questa è un’illusione che può nascere in tutti, anche nelle persone che lavorano molto al servizio del Signore, nella Chiesa. Dobbiamo, invece, essere consapevoli che, in realtà, non facciamo mai abbastanza per Dio. Dobbiamo dire, come ci suggerisce Gesù: «Siamo servi inutili.
Benedetto XVI - Palermo,
Omelia, 3 ottobre 2010
domenica 29 dicembre 2013
Festa della Sacra Famiglia: presentazione di Dom Guéranger
Fino a pochi anni fa era la regalità di Cristo, il suo impero eterno che la Liturgia cantava in questa Domenica, unendo i suoi cantici a quelli dei Cori angelici nell’adorazione del Dio fatto uomo (Introito della Messa della Domenica nell’Ottava della Epifania). Ma la Chiesa, guidata dallo Spirito Santo e dalla sua materna sollecitudine, ha pensato che poteva essere opportuno invitare le generazioni del nostro tempo a considerare oggi le mutue relazioni di Gesù, di Maria e di Giuseppe, per raccogliere le lesioni che esse contengono e trarre profitto dai soccorsi così efficaci che offre il loro esempio (Martirologio romano). Il fatto che nel Messale è assegnato lo stesso brano evangelico alla Domenica nell’Ottava dell’Epifania e alla recente festa della Sacra Famiglia, non è stato senza influsso – si può supporre – sulla scelta del posto che occupa ormai nel calendario la nuova solennità.
sabato 28 dicembre 2013
CHIAMATA ALL' AMORE
Ascolta piccolo, ascolta piccola, fermatevi, e fate, in silenzio, un lungo pellegrinaggio sino in fondo al vostro cuore. Camminate lungo questo vostro amore nuovo, come si risale il ruscello per trovarne la sorgente, e al termine, laggiù in fondo, nell’infinito mistero della vostra anima turbata, Mi incontrerete, perché io mi chiamo l’Amore, piccoli, e non sono che Amore, da sempre, e l’Amore è in voi. Io vi ho fatto per amare, per amare eternamente; e il vostro amore passerà per un’altra, un altro te stesso. Lei stai cercando, Lui sta cercando; Rassicurati è sulla tua strada, in cammino dall’eternità, sulla Via del mio Amore. Bisogna attendere il suo passaggio, Lei si avvicina, Tu ti avvicini, Vi riconoscerete. Perché ho fatto il suo corpo per te, ho fatto il tuo per lei, Ho fatto il tuo cuore per lei, ho fatto il suo per te; E voi vi cercate, nella notte, Nella “Mia” notte, che diverrà Luce se mi date fiducia. Conservati per lei, piccolo, come lei si conserva per te. Io vi custodirò l’uno per l’altra, e, poiché tu hai fame d’amore, ho posto sul tuo cammino tutti i tuoi fratelli da amare. Credimi è un lungo tirocinio l’amore, e non vi sono diverse specie di amore: Amare, è sempre lasciare se stessi per andare verso gli altri…
(tratto da “Preghiere” di
M.Quoist ed.Marietti)
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Aggrapparsi alla cordata.....
Ci troviamo, per così
dire, in una cordata con Gesù Cristo – insieme con Lui nella
salita verso le altezze di Dio. Egli ci tira e ci sostiene. Fa parte
della sequela di Cristo che ci lasciamo integrare in tale cordata;
che accettiamo di non potercela fare da soli. Fa parte di essa questo
atto di umiltà, l’entrare nel «noi» della Chiesa; l’aggrapparsi
alla cordata, la responsabilità della comunione – il non strappare
la corda con la caparbietà e la saccenteria.
Benedetto XVI - 2010
mercoledì 25 dicembre 2013
VIENI NEL MIO CUORE!
Celeste
Bambino,
fa’ che ti amiamo quanto tu ci ami!
Donaci il tuo amore e ci basta!
Accoglici tutti nel tuo cuore
e ricolmaci del tuo amore.
Vieni a restaurare
ciò che di noi è caduto in rovina,
perché con il tuo aiuto
possiamo vivere in Santità.
Sii buono con le anime
accecate dalle tenebre:
fa’ scendere su di loro
la fiamma del tuo amore.
Vieni nel mio cuore,Celeste Bambino!
Sei il sorriso Divino,
sei pieno di bontà e d'amore,
sei l'aspettato da tutte le genti.
Vieni, Eterno Figlio del Padre,
Amore Celeste
riversato nel nostri cuori!
fa’ che ti amiamo quanto tu ci ami!
Donaci il tuo amore e ci basta!
Accoglici tutti nel tuo cuore
e ricolmaci del tuo amore.
Vieni a restaurare
ciò che di noi è caduto in rovina,
perché con il tuo aiuto
possiamo vivere in Santità.
Sii buono con le anime
accecate dalle tenebre:
fa’ scendere su di loro
la fiamma del tuo amore.
Vieni nel mio cuore,Celeste Bambino!
Sei il sorriso Divino,
sei pieno di bontà e d'amore,
sei l'aspettato da tutte le genti.
Vieni, Eterno Figlio del Padre,
Amore Celeste
riversato nel nostri cuori!
Maria, donna del pane
Maria, donna del pane
«Lo depose nella mangiatoia».
Nel giro di poche righe, la parola mangiatoia è
ripetuta tre volte. La qual cosa, tenuto conto dello stile di Luca,
insospettisce non poco.
L'evangelista allude: non c'è dubbio. Lui, il
pittore, vuole ritrarre Maria nell' atteggiamento di chi riempie il
cestino vuoto della mensa. Se è vero che nella mangiatoia si mette
il pasto per gli animali, non è difficile leggere in quella
collocazione l' intendimento di presentare Gesù, fin dal suo primo
apparire, come cibo del mondo. Anzi, come il pane del mondo.
Sotto, quindi, la paglia per le bestie.
Sopra la paglia, il grano macinato e cotto per gli
uomini. Sulla mangiatoia, avvolto in fasce come in candida tovaglia,
il pane vivo disceso dal cielo.
Accanto alla mangiatoia, come dinanzi a un
tabernacolo, la fornaia di quel pane.
Maria aveva capito bene il suo ruolo fin da quando si
era vista condotta dalla Provvidenza a partorire lontano dal suo
paese, lì a Betlem: che vuol dire, appunto, casa del pane.
Per questo, nella notte del rifiuto, ha usato la
mangiatoia come il canestro di una mensa. Quasi per anticipare, con
quel gesto profetico, l'invito che Gesù, nella notte del tradimento,
avrebbe rivolto al mondo intero: «Prendete e mangiatene tutti:
questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi». Maria,
portatrice di pane, dunque. E non solo di quello spirituale.
Deformeremmo la sua figura se la sottraessimo alla
preoccupazione umana di chi si affatica per non lasciare vuota la
mensa di casa sua. Sì, ella ha tribolato per il pane materiale. E
qualche volta, quando non riusciva a procurarselo, forse avrà pianto
in segreto. Come quell'altra Maria, povera donna, che abita in un
sottano con una nidiata di figli e col marito disoccupato, e, per
insolvenza, non le fanno più credito neppure al negozio di generi
alimentari.
Gesù deve aver letto negli occhi splendenti di sua
madre il tormento del pane quando manca, e l'estasi del suo aroma
quando, caldo di cenere, si sbriciola sulla tovaglia in un arcipelago
di croste.
Per questo c'è nel Vangelo tanto tripudio di pane,
che dividendosi si moltiplica, e passando di mano in mano sazia la
fame dei poveri adagiati sull'erba, e trabocca nella rimanenza di
dodici sporte.
Per questo, al centro della preghiera da rivolgere al
Padre, Gesù ha inserito la richiesta del pane quotidiano. E ha
lasciato a noi la formula per implorare dalla Madre la grazia di una
sua giusta distribuzione, in modo che nessuno dei figli rimanga a
digiuno.
Santa
Maria, donna del pane, chi sa quante volte all'interno della casa di
Nazaret hai sperimentato pure tu la povertà della mensa, che avresti
voluto meno indegna del Figlio di Dio. E, come tutte le madri della
terra preoccupate di preservare dagli stenti l'adolescenza delle
proprie creature, ti sei adattata alle fatiche più pesanti perché a
Gesù non mancasse, sulla tavola, una scodella di legumi e, nelle
sacche della sua tunica, un pugno di fichi.
Pane di sudore, il tuo. Di sudore, e non di rendita.
Come anche quello di Giuseppe, del resto. Il quale, nella bottega di
falegname, era tutto contento quando dava gli ultimi ritocchi a una
panca che avrebbe barattato con una bisaccia di grano. E nei giorni
del forno, quando il profumo caldo di focacce superava quello delle
vernici, ti sentiva cantare dall'altra parte, mentre Gesù,
osservandoti attorno alla madia, dava anche lui gli ultimi ritocchi
alle sue parabole future: «Il Regno dei Cieli è simile al
lievito che una donna prende e impasta con tre misure di farina...».
Santa Maria, donna del pane, tu che hai vissuto la
sofferenza di quanti lottano per sopravvivere, svelaci il senso dell'
allucinante aritmetica della miseria, con la quale i popoli del Sud
un giorno ci presenteranno il conto davanti al tribunale di Dio. Abbi
misericordia dei milioni di esseri umani decimati dalla fame. Rendici
sensibili alla provocazione del loro grido. Non risparmiarci le
inquietudini dinanzi alle scene di bambini che la morte coglie
tragicamente attaccati ad aridi seni materni. E ogni pezzo di pane
che ci sopravanza metta in crisi la nostra fiducia sull' attuale
ordinamento economico, che sembra garantire solo le ragioni dei più
forti.
Tu, la cui immagine, quasi fosse un amuleto, pietà
di madre o tenerezza di sposa nasconde furtivamente nel bagaglio
dell' emigrante o nella valigia di chi affida al mare la sua vita in
cerca di fortuna, tempera le lacrime dei poveri ai quali è divenuta
troppo amara la terra natale. Alleggerisci la loro solitudine. Non
esporli all'umiliazione del rifiuto. Colora di speranza le attese dei
disoccupati. E raffrena l'egoismo di chi si è già comodamente
sistemato al banchetto della vita. Perché non sono i coperti che
mancano sulla mensa. Sono i posti in più che non si vogliono
aggiungere a tavola.
Santa Maria, donna del pane, da chi se non da te, nei
giorni dell'abbondanza con gratitudine, e nelle lunghe sere delle
ristrettezze con fiducia, accanto al focolare che crepitava senza
schiuma di pentole, Gesù può aver appreso quella frase del
Deuteronomio, con cui il tentatore sarebbe stato scornato nel
deserto: «Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che
esce dalla bocca di Dio»? Ripeticela, quella frase, perché la
dimentichiamo facilmente. Facci capire che il pane non è tutto. Che
i conti in banca non bastano a renderci contenti. Che la tavola piena
di vivande non sazia, se il cuore è vuoto di verità. Che se manca
la pace dell'anima, anche i cibi più raffinati san privi di sapori.
Perciò, quando ci vedi brancolare insoddisfatti
attorno alle nostre dispense stracolme di beni, muoviti a compassione
di noi, placa il nostro bisogno di felicità, e torna a deporre nella
mangiatoia, come quella notte facesti a Betlem, il pane vivo disceso
dal cielo. Perché solo chi mangia di quel pane non avrà più fame
in eterno.
TONINO BELLO
venerdì 20 dicembre 2013
C’è un grande Amico.....
Se vi chiedessi che cosa vi dà gioia, forse la risposta sarebbe: i giochi, lo sport, gli amici, i genitori, che vivono per voi e vi vogliono bene. Sono tanti che vi rendono felici, ma c’è un grande Amico che è l’autore della gioia di tutti e con il quale il nostro cuore si riempie di una gioia che sorpassa tutte le altre e che dura per tutta la vita: è Gesù. Ricordate, cari amici: quanto più imparerete a conoscerlo e a dialogare con Lui, tanto più sentirete nel cuore di essere contenti e sarete capaci di vincere le piccole tristezze che ci sono a volte nell’animo.
Benedetto XVI - discorso 20 12.2012
Nascita del Redentore
L’albero
di Natale arricchisce il valore simbolico del presepe, che è un
messaggio di fraternità e di amicizia; un invito all’unità e alla
pace; un invito a far posto, nella nostra vita e nella società, a
Dio, il quale ci offre il suo amore onnipotente attraverso la fragile
figura di un Bimbo, perché vuole che al suo amore rispondiamo
liberamente con il nostro amore. Il presepe e l’albero portano
quindi un messaggio di speranza e di amore, e aiutano a creare il
clima propizio per vivere nella giusta dimensione spirituale e
religiosa il mistero della Nascita del Redentore.
Benedetto
XVI - Discorso 17 Dicembre 2010
sabato 14 dicembre 2013
Rispondere alla Sua chiamata ....aderendo con la nostra vita, alle verità da Lui rivelate.
Dio ci propone la sua amicizia. Possiamo dirgli di si e possiamo dirgli
di no. L'inferno non è che la conseguenza estrema del rispetto che Dio
ha per la nostra libertà: rispetto eterno di fronte ad un rifiuto eterno
(M. D. Molinié).
martedì 10 dicembre 2013
MADONNA DI LORETO
NOTIZIE
VARIE SULLA MADONNA DI LORETO
Cos’è
la “Santa Casa” racchiusa nel Santuario della Madonna di Loreto ?
E’
la casa abitata dalla famiglia della Vergine Maria a Nazaret e
trasportata da lì sino a Loreto. Gli studi recenti delle
pietre e dei graffiti e di altri documenti, purificando la tradizione
da elementi leggendari, confermano e attestano l'autenticità della
Santa Casa.
La
Storia e la fama del Santuario iniziano proprio nel sec. XIII (10
dicembre 1294) con detto arrivo.
martedì 3 dicembre 2013
Gesù è il nostro migliore amico...
Il
discepolo di Gesù non risponde al male con il male, bensì è sempre
strumento del bene, araldo del perdono, portatore di allegria,
servitore dell’unità. Gesù vuole scrivere in ognuna delle vostre
vite una storia di amicizia. Abbiatelo, allora, come il migliore dei
vostri amici. Egli non si stancherà di dirvi di amare sempre tutti e
di fare il bene. Voi lo ascolterete, se avrete sempre un rapporto
assiduo con Lui, che vi aiuterà anche nelle situazioni più
difficili.
Benedetto
XVI - Discorso ai bambini 24 marzo 2012
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