O Signore mio Dio, che mi hai creato a
tua immagine e somiglianza, concedimi questa grazia grande,
indispensabile per la salvezza, come tu ci hai rivelato; così che io
possa superare la mia natura, tanto malvagia, che mi trae al peccato
e alla perdizione. Ché, nella mia carne, io sento, contraria alla
"legge della mia ragione, la legge del peccato" (Rm 7,23),
la quale mi fa schiavo e di frequente mi spinge ad obbedire ai sensi.
E io non posso far fronte alle passioni peccaminose, provenienti da
questa legge del peccato, se non mi assiste la tua grazia santissima,
infusa nel mio cuore, che ne avvampa. Appunto una tua grazia occorre,
una grazia grande, per vincere la natura, sempre proclive al male,
fin dal principio. Infatti, per colpa del primo uomo Adamo, la natura
decadde, corrotta dal peccato; e la triste conseguenza di questa
macchia passò in tutti gli uomini, talché quella "natura",
da te creata buona e retta, ormai è intesa come "vizio e
debolezza della natura corrotta". Così, per la libertà che le
è lasciata, la natura trascina verso il male e verso il basso. E
quel poco di forza che rimane nella natura è come una scintilla
coperta dalla cenere. E' questa la ragione naturale, che, pur se
circondata da oscurità, è ancora capace di giudicare il bene ed il
male, e di separare il vero dal falso; anche se non riesce a compiere
tutto quello che riconosce come buono, anche se non possiede la
pienezza del lume della verità e la perfetta purezza dei suoi
affetti. E' per questo, o mio Dio, che "nello spirito, mi
compiaccio della tua legge" (Rm 7,22), sapendo che il tuo
comando è buono, giusto e santo, tale che ci invita a fuggire ogni
male e ogni peccato. Invece, nella carne, io mi sottometto alla legge
del peccato, obbedendo più ai sensi che alla ragione. E' per questo
che "volere il bene mi è facile, ma a compiere il bene non
riesco" (Rm 7,18). E' per questo che vado spesso proponendomi
molte buone cose; ma mi manca la grazia che mi aiuti nella mia
debolezza, e mi ritiro e vengo meno anche per una piccola difficoltà.
E' per questo che mi avviene di conoscere la via della perfezione e
di vedere con chiarezza quale debba essere la mia condotta; ma poi,
schiacciato dal peso della corruzione dell'umanità, non riesco a
salire a cose più elevate.
La tua grazia, o Signore, mi è davvero
massimamente necessaria per cominciare, portare avanti e condurre a
compimento il bene: "senza di essa non posso far nulla" (Gv
15,5), "mentre tutto posso in te" che mi dai forza, con la
tua grazia (Fil 4,13). Grazia veramente di cielo, questa; mancando la
quale i nostri meriti sono un nulla, e un nulla si devono considerare
anche i doni naturali. Abilità e ricchezza, bellezza e forza,
intelligenza ed eloquenza, nulla valgono presso di te, o Signore, se
manca la grazia. Ché i doni di natura li hanno sia i buoni che i
cattivi; mentre dono proprio degli eletti è la grazia, cioè l'amore
di Dio. Rivestiti di tale grazia, gli eletti sono ritenuti degni
della vita eterna. Tutto sovrasta, questa grazia; tanto che né il
dono della profezia, né il potere di operare miracoli, né la più
alta contemplazione non valgono nulla, senza di essa. Neppure la
fede, neppure la speranza, né le altre virtù sono a te accette,
senza la carità e la grazia.
O grazia beata, che fai ricco di virtù
chi è povero nello spirito e fai ricco di molti beni chi è umile di
cuore, vieni, discendi in me, colmami, fin dal mattino della tua
consolazione, cosicché l'anima mia non venga meno per stanchezza e
aridità interiore! Ti scongiuro, o Signore: che io trovi grazia ai
tuoi occhi. La tua gloria mi basta (2Cor 12,9), pur se non otterrò
tutto quello cui tende la natura umana. Anche se sarò tentato e
angustiato da molte tribolazioni, non temerò alcun male, finché la
tua grazia sarà con me. Essa mi dà forza, guida ed aiuto; vince
tutti i nemici, è più sapiente di tutti i sapienti. Essa è maestra
di verità e di vita, luce del cuore, conforto nell'afflizione. Essa
mette in fuga la tristezza, toglie il timore, alimenta la pietà,
genera le lacrime. Che cosa sono io mai, senza la grazia, se non un
legno secco, un ramo inutile, da buttare via? "La tua grazia,
dunque, o Signore, mi preceda sempre e mi segua, e mi conceda di
essere sempre pronto a operare, per Gesù Cristo, Figlio tuo. Amen.
(Messale Romano, oremus della XVI domenica dopo Pentecoste).
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