1810 - 14 giugno 1895
La
Venerabile Francisca de Paula de Jesus, detta comunemente Nhà Chica
(zia Francesca), è nata nel 1808 a São João del Rey nello Stato di
Minas Gerais in Brasile. Ebbe il nome di s. Francesco di Paola, il
santo taumaturgo fondatore dell’Ordine dei Minimi, molto venerato
dagli schiavi nel sud America in particolare nel Minas Gerais. Non
aveva cognome perché figlia naturale di Izabel Maria, una schiava, e
di padre sconosciuto, probabilmente il padrone della fazenda.
Dalla
madre apprese le preghiere e le devozioni ma, essendo donna e
schiava, non poté ricevere alcuna istruzione scolastica. Da adulta
non avvertì mai la necessità di imparare a leggere, però, come
ebbe a confessare al dr. Henrique Monat quasi al termine della sua
esistenza: “desiderai solamente ascoltare la lettura delle Sacre
Scritture; qualcuno mi fece questo favore e rimasi soddisfatta”.
Francisca
de Paula, nel 1821, affrancata dalla schiavitù, si trasferì con la
madre e Theotonio Pereira do Amaral, fratello per parte di madre, a
Baependi, una città in pieno sviluppo, dove, pochi mesi dopo, rimase
orfana.
In
punto di morte la madre le raccomandò di condurre una vita ritirata,
per praticare meglio la carità e conservare la fede cristiana. Così,
pur avendo molte richieste di matrimonio, le rifiutò ritenendo di
avere una missione da compiere, tuttavia non si mostrò mai
contrariata con i pretendenti, anzi si dichiarava grata per le buone
intenzioni dimostrate nei suoi confronti.
Volendo
seguire il consiglio della madre rimase a vivere da sola in una
casetta su una collina ai limiti dell’abitato di Baependi per
dedicarsi alla preghiera e alla cura dei poveri, rinunciando di
andare a vivere insieme con il fratello, diventato tenente della
Guardia Nazionale, quindi Consigliere comunale, dedito al commercio.
Francisca
de Paula, pertanto, scelse sin dalla prima giovinezza una vita di
povertà: vivere in preghiera, povera tra poveri. Lo zelo verso il
Signore la spinse ad organizzare incontri di preghiera quotidiana e
settimanale tra la gente del quartiere circostante, ad offrire un
pranzo settimanale per i poveri, ad elargire elemosine per i
bisognosi. Divenne così ben presto l’umile “madre dei poveri”,
come veniva chiamata, pronta ad accogliere chi si avvicinava a lei
per chiedere preghiere, consigli, consolazione e conforto.
Solo
la fede la portò a rinunciare ad una vita agiata e senza problemi
per il bene dei fratelli. Costituì una vera lampada posta sul
candelabro. Infatti, pur essendo ex schiava e discendente di schiavi,
ha attratto a sé persone di ogni razza e tendenza politica. Segno
che si vedeva in lei la donna di Dio, piena di fede e di carità.
La
sua casa per ben settantacinque anni fu un luogo frequentato da
persone semplici e Consiglieri imperiali, giovani e professionisti di
grido, poveri e ricchi, provenienti non solo dal Minas Gerais, ma
anche dal vicino Stato di São Paulo e soprattutto dalla capitale di
allora, Rio de Janeiro. Molti cittadini che andavano a “passare le
acque” nel vicino centro di Caxambu, si recavano da lei dapprima
spinti dalla curiosità per poi finire a chiedere preghiere e
consigli. Ed Ella aveva una risposta per tutti, senza credersi una
profetessa ma, come ebbe a dire: “Rispetto ciò che mi dice la
Madonna e niente più”.
Chiamava
la SS.ma Vergine “Minha Sinhá” (la mia Signora) e confessava
candidamente: “Io prego e la Madonna mi ascolta, mi risponde”,
oppure “è lo Spirito che mi ispira”. Fu proprio in questo
contesto che la Madonna le chiese la costruzione di una cappella in
suo onore.
Il
fratello, deceduto nel 1862, la designò sua erede universale. Con la
cospicua eredità poté incrementare le attività caritative e
sociali, provvedendo anche alla costruzione della cappella, dedicata
all’Immacolata Concezione di Maria. Grande è stata la sua capacità
di coinvolgere in quest’impresa tutte le persone che la
frequentavano.
L’8
luglio 1888 sentì l’esigenza di spogliarsi di tutto quel che
possedeva in qualità di ereditiera, dettando il testamento in cui
lasciò i suoi beni alla Parrocchia. Tenne a dare le indicazioni
necessarie su tutto quel che dovesse essere venduto e dato ai poveri,
e perfino su come dovesse svolgersi il suo funerale e quante messe
dovessero essere celebrate in suffragio suo e dei suoi cari. Il suo
abito di “nobiltà” doveva essere dato ad una ragazza povera per
le sue nozze.
Quella
che per tutti era ed è Nhà Chica morì il 14 giugno 1895. Il suo
corpo fu tenuto esposto per ben quattro giorni, senza che desse il
minimo segno di decomposizione, si permise così ai numerosi fedeli,
accorsi da ogni dove, di darle l’estremo saluto. Esposta per le
esequie nella Chiesa Matrice di Baependi, fu quindi portata a spalla
da un gruppo di ragazze alla Cappella da lei costruita, dove fu
tumulata. Nel 1999 si effettuò la ricognizione canonica e i resti
mortali furono sistemati sempre nel medesimo luogo in un sarcofago di
granito.
La
spiritualità della Venerabile ha avuto una connotazione
profondamente evangelica, perché si è basata unicamente sull’amore
di Dio e del prossimo, manifestato nel modo più semplice e naturale,
perché non ha avuto alcuna matrice dotta o speculativa.
Il
processo per la sua beatificazione, iniziato quasi 100 anni dopo, nel
2011 ha raggiunto una tappa importante con il riconoscimento delle
virtù eroiche, mentre parallelamente si sta procedendo all’esame
di uno dei tanti “miracoli” attribuiti alla sua intercessione per
cui c’è da credere che molto presto si possa venerare sugli altari
Francisca de Paula de Jesus, detta “nhà Chica”.
Il 4 maggio 2013 Nha' Chica è stata beatificata a Baependi con rito presieduto dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, in rappresentanza del papa.
Il 4 maggio 2013 Nha' Chica è stata beatificata a Baependi con rito presieduto dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, in rappresentanza del papa.
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