giovedì 23 aprile 2015

Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 6, 52-59 - La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.




Gv 6, 52-59

In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.

Parola del Signore

Riflessione

Gesù oggi, come allora, chiede a tutti una cosa... diciamo pure una clausola: per entrare nel Suo Regno dobbiamo accettare la Sua Persona.
Mangiare la Sua carne e bere il Suo sangue significa entrare in comunione con Gesù, significa seguirLo, significa credere nella Sua Parola e agire di conseguenza. Solo se partecipiamo a questa comunione con Lui, vivremo, penseremo e agiremo come Lui.
Oggi, purtroppo, non sempre chi si avvicina all'Eucarestia dà il giusto valore a questo Dono, troppo spesso Lo si riceve con molta superficialità. Diceva bene San Giovanni Paolo II: “L'Eucarestia è un dono troppo grande per sopportare ambiguità e diminuzioni”.
Quando assisto a certi comportamenti tiepidi in Chiesa, mi viene una tristezza e penso: povero Gesù... cosa deve vedere!!!... Persone che entrano in casa Sua e non salutano a dovere il padrone di casa... persone che vanno dritte alla statua del primo Santo e iniziano a versare monetine nella cassetta... persone che fanno il segno della croce tanto velocemente da farti venire il capogiro... persone che chiacchierano con il vicino come se stessero su una panchina dei giardini pubblici... senza curarsi di chi a fianco a loro prega in silenzio... persone che durante la liturgia continuano a parlottare e poi, all'improvviso, con tanta nonchalance, si alzano e prendono la comunione. Allora mi domando: ma con quale fervore, con quale amore, con quale animo puro prendono il Signore?
E' vero che nessuno di noi è degno di un simile dono, è vero anche che siamo tutti dei poveretti, ma accostarci a questo fuoco con una tuta antincendio significa non volerci far bruciare da questo amore incandescente.
Come si fa a non tremare sentendo le parole del sacerdote: “La comunione del Tuo corpo ed del Tuo sangue, Signore Gesù Cristo, non diventi per noi giudizio di condanna, ma per la Tua misericordia, sia rimedio di difesa dell'anima e del corpo”. Io tremo... e non mi vergogno. Il mistero è infatti troppo grande per rimanere insensibili... ma sto in silenzio, e, consapevole delle mie fragilità, mi affido completamente all'unica persona che possa rendermi libera, che mi ridà la dignità di figlia di Dio. Una figlia di Dio che desidera essere amata e amare, una figlia di Dio consapevole di non saper amare come Lui.
Proviamo allora noi cristiani a recuperare il fervore eucaristico. Noi cattolici siamo molto fortunati... nessuna religione ha un simile dono. Dio si unisce a noi per stabilire una relazione d'amore unica e speciale. Lui ci ama così tanto e vuole che diventiamo come dei gemelli omozigoti nel grembo di Sua madre... che ci nutriamo dalla stessa placenta così da avere il necessario per vivere e per crescere.
Ascoltiamo Sant'Agostino quando dice: “Perciò fratelli, non esitiamo a mangiare un tale pane nel timore di consumarlo interamente e non trovare poi di che mangiare. Si mangi il Cristo: mangiato, è vivente, perché, ucciso, è risorto”.
Chiediamo al buon Dio di rafforzare la nostra piccola fede, e chi ha avuto la grazia di conoscere chi è veramente Gesù, preghi per tutti i fratelli, affinché Dio possa ammorbidire un pochetto i loro cuori, perché possa incendiarli con il fuoco del suo amore e possa aumentare la cerchia dei Suoi amici... che al momento non sono tanti!!!
Ascoltiamo infine un bellissimo consiglio di San Giovanni Bosco: Dopo la S. Comunione, trattenetevi almeno un quarto d'ora a fare il ringraziamento. Sarebbe una grave irriverenza se, subito dopo aver ricevuto il Corpo-Sangue-Anima-Divinità di Gesù, uno uscisse di chiesa o, stando al suo posto, si mettesse a ridere, chiacchierare, guardare di qua e di là per la chiesa....
Pace e bene

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