1.
Per molti è questa una parola dura: rinnega te stesso, prendi
la tua croce e segui Gesù (Mt 16,24; Lc 9,23). Ma sarà molto più
duro sentire, alla fine, questa parola: "allontanatevi da me
maledetti, nel fuoco eterno" (Mt 25,41). In verità coloro che
ora accolgono volonterosamente la parola della croce non avranno
timore di sentire, in quel momento, la condanna eterna. Ci sarà nel
cielo questo segno della croce, quando il Signore verrà a giudicare.
In quel momento si avvicineranno, con grande fiducia, a Cristo
giudice tutti i servi della croce, quelli che in vita si conformarono
al Crocefisso. Perché, dunque, hai paura di prendere la croce, che è
la via per il regno? Nella croce è la salvezza; nella croce è la
vita; nella croce è la difesa dal nemico; nella croce è il dono
soprannaturale delle dolcezze del cielo; nella croce sta la forza
delle mente e la letizia dello spirito; nella croce si assommano le
virtù e si fa perfetta la santità. Soltanto nella croce si ha la
salvezza dell'anima e la speranza della vita eterna. Prendi, dunque,
la tua croce, e segui Gesù; così entrerai nella vita eterna. Ti ha
preceduto lui stesso, portando la sua croce (Gv 19,17) ed è morto in
croce per te, affinché anche tu portassi la tua croce, e desiderassi
di essere anche tu crocefisso. Infatti, se sarai morto con lui, con
lui e come lui vivrai. Se gli sarai stato compagno nella sofferenza,
gli sarai compagni anche nella gloria.
2.
Ecco, tutto dipende dalla croce, tutto è definito con la
morte. La sola strada che porti alla vita e alla vera pace interiore,
è quella della santa croce e della mortificazione quotidiana. Va'
pure dove vuoi, cerca quel che ti piace, ma non troverai, di qua o di
là, una strada più alta e più sicura della via della santa croce.
Predisponi pure ed ordina ogni cosa, secondo il tuo piacimento e il
tuo gusto; ma altro non troverai che dover sopportare qualcosa, o di
buona o di cattiva voglia troverai cioè sempre la tua croce.
Infatti, o sentirai qualche dolore nel corpo o soffrirai nell'anima
qualche tribolazione interiore. Talvolta sarà Dio ad abbandonarti,
talaltra sarà il prossimo a metterti a dura prova; di più,
frequentemente, sarai tu di peso a te stesso. E non potrai trovare
conforto e sollievo in alcuno modo; ma dovrai sopportare tutto ciò
fino a che a Dio piacerà. Dio, infatti, vuole che tu impari a
soffrire tribolazioni senza consolazione, e che ti sottometta
interamente a lui, facendoti più umile per mezzo della sofferenza.
Nessuno sente così profondamente la passione di Cristo, come colui
al quale sia toccato di soffrire cose simili. La croce è, dunque,
sempre pronta e ti aspetta dappertutto; dovunque tu corra non puoi
sfuggirla, poiché, in qualsiasi luogo tu giunga, porti e trovi
sempre te stesso. Volgiti verso l'alto o verso il basso, volgiti
fuori o dentro di te, in ogni cosa troverai la croce. In ogni cosa
devi saper soffrire, se vuoi avere la pace interiore e meritare il
premio eterno.
3.
Se porti la croce di buon animo, sarà essa a portarti e a
condurti alla meta desiderata, dove ogni patimento avrà quella fine
che quaggiù non può aversi in alcun modo. Se invece la croce tu la
porti contro voglia, essa ti peserà; aggraverai te stesso, e
tuttavia la dovrai portare, Se scansi una croce, ne troverai senza
dubbio un'altra, e forse più grave. Credi forse di poter sfuggire a
ciò che nessun mortale poté mai evitare? Quale santo stesse mai in
questo mondo senza croce e senza tribolazione? Neppure Gesù Cristo,
nostro signore, durante la sua vita, passò una sola ora senza il
dolere della passione. "Era necessario - diceva - che il Cristo
patisse, e risorgesse da morte per entrare nella sua gloria" (Lc
24,26 e 46). E perché mai tu vai cercando una via diversa da questa
via maestra, che è quella della santa croce? Tutta la vita di Cristo
fu croce e martirio e tu cerchi per te riposo e gioia? Sbagli, sbagli
se cerchi qualcosa d'altro, che non sia il patire tribolazioni;
perché tutta questa vita mortale è piena di miseria e segnata
tutt'intorno da croci. Spesso, quanto più uno sarà salito in alto
progredendo spiritualmente, tanto più pesanti saranno le croci che
troverà, giacché la sofferenza del suo esilio su questa terra
aumenta insieme con l'amore di Dio.
4.
Tuttavia, costui, in mezzo a tante afflizioni, non manca di
consolante sollievo, giacché, sopportando la sua croce, sente
crescere in sé un frutto grandissimo; mentre si sottopone alla croce
volontariamente, tutto il peso della tribolazione si trasforma in
sicura fiducia di conforto divino. Quanto più la carne è prostrata
da qualche afflizione, tanto più lo spirito si rafforza per la
grazia interiore. Anzi, talvolta, per amore di conformarsi alla croce
di Cristo, uno si rafforza talmente, nel desiderare tribolazioni e
avversità, da non voler essere privato del dolore e dell'afflizione
giacché si sente tanto più accetto a Dio quanto più numerosi e
gravosi sono i mali che può sopportare Cristo. Non che ciò avvenga
per forza umana, ma per la grazia di Cristo; la quale tanto può e
tanto fa, nella nostra fragile carne, da farle affrontare ed amare
con fervore di spirito ciò che, per natura, essa fugge e abortisce.
Non è secondo la natura umana portare e amare la croce, castigare il
corpo e ridurlo in schiavitù, fuggire gli onori, sopportare
lietamente le ingiurie, disprezzare se stesso e desiderare di essere
disprezzato; infine, soffrire avversità e patimenti, senza
desiderare, in alcun modo, che le cose vadano bene quaggiù. Se
guardi alle tue forze, non potresti far nulla di tutto questo. Ma se
poni la tua fiducia in Dio, ti verrà forza dal cielo, e saranno
sottomessi al tuo comando il mondo e la carne. E neppure avrai a
temere il diavolo nemico, se sarai armato di fede e porterai per
insegna la croce di Cristo. Disponiti dunque, da valoroso e fedele
servo di Cristo, a portare virilmente la croce del tuo Signore,
crocefisso per amor tuo. Preparati a dover sopportare molte avversità
e molti inconvenienti, in questa misera vita. Così sarà infatti per
te, dovunque tu sia; questo, in realtà, troverai, dovunque tu ti
nasconda. Ed è una necessità che le cose stiano così. Non c'è
rimedio o scappatoia dalla tribolazione, dal male o dal dolore, fuor
di questo, che tu li sopporti. Se vuoi essere amico del Signore ed
essergli compagno, bevi avidamente il suo calice. Quanto alle
consolazioni, rimettiti a Dio: faccia lui, con queste, come meglio
gli piacerà. Ma, da parte tua, disponiti a sopportare le
tribolazioni, considerandole come le consolazioni più grandi;
giacché "i patimenti di questa nostra vita terrena", anche
se tu li dovessi, da solo, sopportare tutti, "non sono nulla a
confronto della conquista della gloria futura" (Rm 8,18).
5.
Quando sarai giunto a questo punto, che la sofferenza ti sia
dolce e saporosa per amore di Cristo, allora potrai dire di essere a
posto, perché avrai trovato un paradiso in terra. Invece, fino a che
il patire ti sia gravoso e tu cerchi di fuggirlo, non sarai a posto:
ti terrà dietro dappertutto la serie delle tribolazioni. Ma le cose
poi andranno subito meglio, e troverai pace, se ti sottoporrai a ciò
che è inevitabile, e cioè a patire e a morire. Anche se tu fossi
innalzato fino al terzo cielo, come Paolo, non saresti affatto
sicuro, con ciò, di non dover sopportare alcuna contrarietà. "Io
gli mostrerò - dice Gesù - quante cose egli debba patire per il mio
nomo" (At 9,16). Dunque, se vuoi davvero amare il Signore e
servirlo per sempre, soltanto il patire ti rimane. E magari tu fossi
degno di soffrire qualcosa per il nome di Gesù! Quale grande gloria
ne trarresti; quale esultanza ne avrebbero i santi; e quanto
edificazione ne riceverebbero tutti! Saper patire è cosa che tutti
esaltano a parole; sono pochi però quelli che vogliono patire
davvero. Giustamente dovresti preferire di patire un poco per Cristo,
dal momento che molti sopportano cose più gravose per il mondo.
6.
Sappi per certo di dover condurre una vita che muore; sappi
che si progredisce nella vita in Dio quanto più si muore a se
stessi. Nessuno infatti può comprendere le cose del cielo, se non si
adatta a sopportare le avversità per Cristo. Nulla è più gradito a
Dio, nulla è più utile per te, in questo mondo, che soffrire
lietamente per Cristo. E se ti fosse dato di scegliere, dovresti
preferire di sopportare le avversità per amore di Cristo, piuttosto
che essere allietato da molte consolazioni; giacché saresti più
simile a Cristo e più conforme a tutti i santi. Infatti, il nostro
merito e il progresso della nostra condizione non consistono nelle
frequenti soavi consolazioni, ma piuttosto nelle pesanti difficoltà
e nelle tribolazioni da sopportare. Ché, se ci fosse qualcosa di
meglio e di più utile per la salvezza degli uomini, Cristo ce lo
avrebbe certamente indicato, con la parola e con l'esempio. Invece
egli esortò apertamente i discepoli che stavano con lui, e tutti
coloro che desideravano mettersi al suo seguito, dicendo: "Se
uno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce
e mi segua" (Mt 16,24; Lc 9,23). Dunque, la conclusione finale,
attentamente lette e meditate tutte queste cose, sia questa, "che
per entrare nel regno di Dio, occorre passare attraverso molte
tribolazioni" (At 14,22).
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