PRESENTAZIONE
1°
- Il mondo di oggi attraversa una crisi profonda, estesa a tutti i
livelli (religioso, morale, ambientale, socio-economico, politico).
Lo
intuiscono tutti: Siamo ad una svolta epocale, foriera di
radicali trasformazioni.
A
noi il grandioso compito di farla svolgere positivamente,
orientandola
verso più luminosi traguardi:
A noi,
cioè agli “uomini di buona volontà”: ce n’è tanti
ancora oggi nel mondo, nonostante le apparenze negative.
Il
momento è grave e solenne…e la lotta è decisiva.
L’avanzata
del “maligno” sembra, a prima vista, inarrestabile:
Il
tentativo diabolico di strappare Dio dalle coscienze, dalle famiglie
e dalla società si fa sempre più subdolo e insidioso.
L’umanità
sembra impazzita, dietro agli idoli del
consumismo e dell’edonismo più aberranti e invadenti.
La
corruzione sembra sia penetrata in ogni settore e in ogni ambiente.
Il
livello morale, in gran parte della gente, si va notevolmente
abbassando, fino a giustificare qualsiasi comportamento, anche il più
disonesto.
Certo,
ci sono tanti segni positivi, che infondono speranza; ma non
possiamo chiudere gli occhi sui tanti mali di cui è malata la
società di oggi, che tutti siamo chiamati a curare.
Non
c’è tempo da perdere!
Bisogna
correre ai ripari, per arrestare questa progressiva invasione
infernale e, nello stesso tempo, per guarire il pessimismo
e la sfiducia di tanta gente onesta.
2°-
Ma, attenzione, c’è il pericolo di “girare a vuoto”,
vanificando l’enorme potenziale di bene che ci viene da Dio e dalla
Chiesa.
Bisogna
avere chiaro l’obiettivo e puntarvi decisamente, adoperando
tutti i mezzi, senza perdersi in sterili analisi o in rimedi
approssimativi.
Il
mondo è immerso nel ghiaccio dell’indifferenza e dell’egoismo,
che blocca ogni slancio e ogni iniziativa di bene.
Occorrono
“cristiani di fuoco”, che facciano dell’Amore
l’unico fondamento e l’unico scopo della loro vita, come
il Cristo:
“Sono
venuto a portare il fuoco sulla terra, e come
vorrei
che fosse già acceso”.(Lc
12, 49).
Ecco
la “vocazione” d’ogni cristiano, in qualsiasi
stato o condizione si trovi:
Lasciarsi
invadere da questo fuoco divino e diventarne
trasmettitori incandescenti!
E’
questa la cosa più importante:
Tutto
il resto è insignificante.
Bisogna
che ci bruci dentro il fuoco travolgente del suo Spirito,
non la fiammella incerta di un sentimentalismo vago, che si alimenta
di emozioni passeggere.
“Egli vuole o il Fuoco
divino o nessun fuoco:
accetta
soltanto ciò che è mosso dal suo Spirito.
Si
direbbe che una parte della terra sia stata incendiata con il fuoco
dell’inferno, mentre le fiamme della Pentecoste tremolano
nelle nostre mani come candelucce, incapaci di infiammare il mondo”.
(Mons. Fulton Sheen).
3°-
Ecco un programma, che si propone l’obiettivo al quale abbiamo
accennato: "I Volontari dell’Amore" e
della “Piccolezza”.
Tre
parole semplici, che racchiudono valori
grandissimi:
“Volontà-
Amore- Piccolezza”
I°.
L’Amore è tutto, certamente.
II°.
Ma, per amare, occorre lo “strumento” adatto, che è la
volontà.
III°.
Perché la volontà sia
capace di vero amore, ha bisogno
del terreno adatto e dell’atmosfera vitale, che è
“la piccolezza evangelica”.
Non
si tratta di una nuova associazione di
“volontariato” o di un nuovo gruppo ecclesiale.
E’,
piuttosto, un programma di vita, che tutti possono accettare, anche
se sono già impegnati in qualche gruppo, comunità o istituto.
Non
si oppone agli altri programmi di spiritualità, che ognuno può
avere e che deve continuare a seguire (ve ne sono tanti, forse più
perfetti e più completi di questo):
Non
vuole sostituirli, ma potenziarli.
I
suoi princìpi, ispirati al “Vangelo”, e gli impegni
concreti che propone sono le condizioni indispensabili perché
l’Amore diventi una realtà vivificante e travolgente.
Seguendo
questo programma, non c’è pericolo che si venga distratti o
allontanati dalle specifiche attività della propria comunità.
Al
contrario, da questa spiritualità si riceve maggiore stimolo
a vivere con perfezione il proprio “carisma” e a realizzare
meglio le attività del proprio gruppo.
Oggi,
più che mai, è necessaria la comunione dei beni spirituali, prima e
più che la comunione dei beni materiali.
La
“circolarità dei carismi” è il grande ideale, a cui da tutti
bisogna tendere:
Pur
rimanendo nel proprio gruppo, ognuno può e deve fare proprie le
ispirazioni e le sollecitazioni che vengono da altre realtà…e
portarle avanti insieme, come cosa propria.
E’
proprio questo il segno della vera conversione al Vangelo:
Non
chiudersi nel proprio “orticello”, ma “aprirsi al vento dello
Spirito che soffia dovunque”, arricchendosi dei tanti frutti che il
Signore semina in altri “campi”.
Non
c’è pericolo peggiore dell’orgoglio di gruppo, che fa chiudere
moltitudini di persone pie, dentro il “filo spinato” del proprio
“recinto”.
4°-
Qui non c’è una struttura vera e propria, con superiori o
responsabili a cui rendere conto:
Il
responsabile sei tu!
E’
questo il suo limite, ma anche il suo pregio.
Non
ci sono riunioni proprie o altri impegni organizzativi.
Uno
solo qui è l’impegno:
Vivere
l’Amore nella forma più perfetta, che è la “piccolezza” o
“povertà evangelica”.
“Amore”
e “Piccolezza” : un
binomio inscindibile, due virtù inseparabili, che sono
l’essenza di tutta la vita cristiana e che contengono tutte
le altre virtù.
Sono
molti coloro che sanno parlare di amore, magari con accenti vibranti.
Ma
pochi sono i cristiani convinti che, senza “la piccolezza”, è
impossibile vivere l’amore in tutto il suo reale significato.
Nessuno
si illuda di potere amare, se non si fa “piccolo” nel senso
evangelico della parola:
La
crescita dell’amore è possibile solo con la crescita della
“piccolezza”:
Amore”
e “piccolezza” crescono (o
diminuiscono) di pari passo.
Oggi,
tutti siamo chiamati a crescere in queste due virtù
e a divenirne apostoli infaticabili…
pena
il fallimento di tutto.
5°-
Chiunque tu sia, a qualunque gruppo o movimento appartenga, se senti
il fascino di questa spiritualità, è segno che sei “chiamato”
da Dio stesso a divenirne apostolo e a propagarne “il fuoco”.
Se
vuoi, puoi fare tuo questo progetto.
Se
vuoi, puoi anche tu fare parte di questo “esercito”
nascosto di “Volontari”, la cui forza sta solo nella
“debolezza” e “povertà” dei “piccoli”:
“debolezza”
e “povertà” totale: di persone, di mezzi, di
apparati, di organizzazione,
perché
possa agire e risplendere in essi soltanto “la potenza di Dio”.
(Col. 2,12)
Con
i più fervidi auguri!
*
* *
N.B.
Il programma viene diviso in tre parti (e in tre volumetti):
Nella
prima parte (o primo volumetto) si parla dell’amore verso il
prossimo e dell’amore verso Dio, che ne è la sorgente.
Nella
seconda parte si parla della “piccolezza” o “povertà
evangelica”, che è la condizione indispensabile per “entrare e
per vivere nel regno dell’Amore”.
Nella
terza parte (o terzo volumetto) si
approfondisce quella che è la qualità più importante della
“piccolezza” (e della vita cristiana in genere):
cioè
“la fiducia”, in tutti i suoi aspetti.
I.
L’AMORE E’ TUTTO
Uno
solo è il rimedio a
tutti i mali dell’umanità:
l’Amore.
Solo
l’Amore può soddisfare
tutte le esigenze e
le
aspirazioni dell’uomo.
Solo
l’Amore potrà salvarci.
--
Non l’amore com’è inteso per lo più dagli uomini, ma l’Amore
stesso che è in Dio, l’Amore che è Dio
stesso.
--
Non l’amore parlato o sognato, ma l’Amore concreto,
com’è stato vissuto da Cristo.
*
Non c’è verità più inebriante:
“Dio
è Amore”
*
Non c’è dovere più stimolante:
“Amatevi come vi ho
amato Io”.
*
Non c’è via più sicura per realizzare l’amore:
“Farsi piccoli e
poveri”, perché soltanto questi
possono entrare “nel Regno
dell’Amore”.
Questo
è il Cristianesimo.
Questo
devono essere i cristiani!
Per
il Cristianesimo l’Amore è tutto:
“Non
abbiate alcun debito tra di voi, salvo quello dell’amore
vicendevole…Quindi chi ama ha adempiuto tutta la
legge…Pieno compimento della legge è l’amore”.(Rom.13,
8).
“Senza
amore, tutto è niente”.(Teresa d’Avila).
II.
L’AMORE PARLATO
1°-
Quanti libri meravigliosi sono stati scritti sull’Amore!
Quanti bei discorsi sono
stati pronunziati…
Ma
quanto pochi sono i cristiani che amano di vero amore!
Molti
credono d’amare, perché sanno parlare d’amore con tanta
convinzione e commozione…
Ma,
ahimè, in nome di un Dio d’Amore, quante violazioni della
giustizia…quanti peccati contro la carità…quante violenze contro
la persona e contro la comunità… e ancora
quanta
intolleranza, quanti morti, quanta fame!
“Dobbiamo
saper coniugare “Vangelo” e “vita”…
soprattutto nel campo dell’economia: usiamo i soldi come se
non conoscessimo nulla del Vangelo…
e
leggiamo il Vangelo come se non avessimo soldi”.
Finchè
avremo nel mondo il 20 per cento che vive da nababbi,
pappandosi quasi tutte le risorse di questo mondo, (a spese dell’80
per cento dell’umanità costretta a vivere sulla
soglia della povertà o nella miseria più assoluta), non ci
sarà pace, non ci sarà sicurezza, neppure
per i ricchi”. (Alex
Zanotelli, Missionario)
--
Senti quant’è realistica questa preghiera:
“Padre,
tu vuoi essere credibile ancora,
ma
gli uomini ti rifiutano perché noi ti abbiamo
testimoniato poco…o non ti abbiamo testimoniato affatto.
Signore, tu sarai
credibile, se noi vivremo la nostra povertà di uomini,
la nostra autenticità di figli tuoi.
Tu
hai bisogno di uomini credibili: molti ti annunciano,
pochi ti testimoniano.
Padre,
saremo credibili, non annunciando il Cristo,
ma
vivendolo,
non
predicando il suo Vangelo,
ma
praticandolo,
non
presentando l’amore di Cristo,
ma
realizzandolo. (P.MAIOR)
2°-
Per amare veramente non basta compiere qualche “buona azione”.
Certi
gesti di “bontà” sono suggeriti dall’emozione del momento o
(peggio ancora) dal calcolo e dalla vanagloria.
Accecati dall’orgoglio,
tanti non si accorgono che il centro di tutto il bene che
credono di fare non è Dio o il prossimo, ma il loro “io”:
Pur
dichiarandosi votati o consacrati a Dio, continuano a ricercare se
stessi, il proprio vantaggio, la propria soddisfazione, la propria
gloria…
Quello
che ricevono dagli altri appare loro sempre poco…
e
pretendono, con insaziabile bramosìa, di avere sempre di più:
diritti, onori, preferenze, riconoscenze…
Parimenti,
ritengono mostruose e intollerabili le offese e le ingiustizie che
subiscono…
e
se ne affliggono amaramente…e tormentano la comunità, ammorbandone
l’atmosfera con lamentele, mormorazioni, gelosie, rivendicazioni,
processi interminabili. Afferma S. Agostino:
”Una
sola briciola di orgoglio è capace di
distruggere montagne di bene”…
Altro
che amore!
III.
L’AMORE VISSUTO
1°-
No, non è questo l’amore di cui c’è bisogno.
Il mondo ha bisogno non di
propagandisti dell’amore, ma di testimoni autentici, che
predicano l’amore con la vita. E’
l’unica catechesi che convince e commuove gli uomini del nostro
tempo.
Giovanni
Paolo II, P. Pio, Madre Teresa di Calcutta e altri eroici
“testimoni”, hanno contribuito a fare crollare dai cuori
tanti muri e a sfondare tante porte blindate, soprattutto con
la forte testimonianza della loro
vita, tutta “a servizio dell’Amore.
Non
ti senti “infiammare” anche tu da quest’ideale?
Basta
con le chiacchiere!
“Testimoniare
la verità con la carità”:
Questa
è la prima condizione della “nuova
evangelizzazione”.
Come Gesù, anche noi siamo
chiamati a mostrare, riprodotto nella nostra vita, “il vero
volto del Padre”, che molto spesso abbiamo mostrato deturpato e
sfigurato coi nostri comportamenti:
Nel
nostro modo di accogliere gli altri, soprattutto i bisognosi e i
sofferenti, manca il calore e la tenerezza del Dio-Amore
che noi pretendiamo di far conoscere.
No,
ciò che convince e trascina, non sono i ragionamenti più o
meno convincenti, ma i fatti evidenti, intessuti di carità
premurosa e disinteressata.
Tutto
il resto è insignificante:
“Se
anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma
non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona…E
se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta
la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare
le montagne, ma non avessi la carità, non sono
nulla.
E
se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per
essere bruciato, ma non avessi la carità,
niente mi giova”. (I Cor.13,1)
2°-
Quante prediche, quante riunioni, quanti convegni bene
organizzati, che ci lasciano tanto soddisfatti, come se fossero
queste “le opere” che il Signore ci chiede e che il
mondo si aspetta da noi, mentre sono solo il punto di partenza:
Le discussioni sono utili solo
se portano alle decisioni e alle attuazioni.
·
Quanti gruppi di preghiera, spesso
molto ferventi...
quante
devozioni, quante “pratiche” spirituali scrupolosamente
eseguite…
Ma
chi è veramente afferrato dall’Amore, cerca
l’occasione di tradurre in azione ogni riflessione e ogni
orazione.
E corre…corre, come Maria,
“sulle montagne” (cioè tra difficoltà d’ogni genere)
“per raggiungere in fretta” (senza ritardi e senza rinvii)
ogni persona che ha bisogno del nostro aiuto o del nostro servizio.
Quanti
casi pietosi…che potrebbero essere alleviati, se noi avessimo
veramente capito che,
“senza la carità, tutto
il resto non giova nulla”.
(1 Cor.13).
Ascolta le parole roventi del profeta Isaia:
“Così dice il Signore:
Grida a squarciagola…
Mi ricercano ogni
giorno…bramano la vicinanza di
Dio…Ecco voi digiunate
fra litigi e alterchi…
Non
digiunate più come fate oggi…Non consiste forse il digiuno nel
dividere il pane con l’affamato,
nell’introdurre in casa i miseri senza tetto,
nel vestire chi è nudo, senza distogliere gli occhi dalla tua
gente?”(Isaia, 58)…
e
le esortazioni insistenti del libro del Siracide:
“Figlio,
non rifiutare il sostentamento al povero, non essere
insensibile allo sguardo dei bisognosi.
Non
rattristare un affamato…non esasperare un uomo che è già in
difficoltà…
Non
negare un dono al bisognoso. Non respingere la supplica di un povero,
non distogliere lo sguardo dall’indigente…Non offrire a nessuno
l’occasione di maledirti”.(Sir.4,1-5).
Tra
le tantissime esortazioni, più o meno vibranti, del Nuovo
Testamento, ascolta quest’ultima di S. Giacomo:
“Questa
è la religiosità che Dio Padre considera
pura e genuina: prendersi cura degli
orfani e delle vedove che sono nella sofferenza”…(Gc.1,27).
3°-
Meditiamo queste parole forti di Madre Teresa:
“Oggi, i poveri sono
affamati di pane, di riso…e d’amore;
sono assetati
d’acqua e di pace, di verità e di giustizia;
sono nudi—spogliati
dei loro abiti ma anche della loro
dignità umana--; sono
senza casa –privi d’un tetto e di
quattro mura, ma anche d’un
cuore gioioso che tutto copra,
comprenda, ami; sono malati
–bisognosi di cure mediche, ma
anche d’un tocco gentile,
d’un sorriso pieno di calore umano.
La gente che nessuno
vuole, che nessuno ama, i drogati, gli
alcolizzati, gli
abbandonati, i reietti, --tutti coloro che
rappresentano una zavorra per la società,--tutti coloro che
hanno perso ogni speranza e fede nella vita, che hanno dimenticato il
sorriso…-- tutti costoro guardano a noi in cerca di
conforto: se gli voltiamo le spalle, noi voltiamo
le spalle a Cristo; e nell’ora della morte noi saremo
giudicati in base a se avremo riconosciuto il Cristo in
loro, e a cosa avremo fatto a loro e per loro.
E ci saranno solo due vie: “Venite”…
o “Via, lontano
da me”…(Mt.25,31).
Come
sono davvero angosciose le condizioni della società:
egoismo, fame,
ingiustizie, emarginazione, tristezza,
solitudine, disperazione,
violenza d’ogni genere…
Non
esistono problemi difficili o situazioni penose, in cui non sia
doveroso il nostro intervento.
Ma
quanto pochi sono coloro che s’impegnano realmente a portare quei
beni, di cui noi cristiani dovremmo essere particolarmente ricchi:
luce,
pace, gioia, fede, verità, speranza, amore, solidarietà,
condivisione, perdono, riconciliazione…
Facciamo
nostra la “preghiera semplice”, attribuita a San
Francesco; ripetiamola e meditiamola spesso:
“Signore, fa’ di me uno
strumento della tua pace,
Signore, fa’ di me uno
strumento del tuo amore!
Dove
c’è odio, ch’io porti l’amore,
dov’è l’offesa, ch’io
porti il perdono.
Dove son le tenebre, ch’io
porti la luce,
dov’è tristezza, ch’io
porti la gioia.
Dov’è discordia ch’io
porti l’unione,
dov’è l’errore, ch’io
porti la verità.
Dove è il dubbio, ch’io
porti la fede,
dove è disperazione, ch’io
porti la speranza.
Seguendo
l’esempio dei Santi,
dall’ ”amore poetico” dobbiamo decisamente
passare all’ “amore evangelico” così
com’è stato predicato e vissuto da Cristo.
IV.
IL VERO SENSO DELL’AMORE
1°-
Per Cristo (e per noi suoi discepoli) amare significa:
uscire da sé, per
“donarsi” all’altro.
L’altro:
visto non per quello che ha, ma per quello che
è: Creatura di Dio,
amata dal Padre,
redenta
dal Figlio,
arricchita dei doni dello
Spirito…
preziosa più di tutti i beni
dell’universo.
L’altro:
collocato al centro dei nostri interessi e dei nostri impegni,
non ai margini o all’ultimo posto.
L’altro:
che per noi cristiani s’identifica con Cristo, a tal
punto da considerare fatto a Lui tutto quello che si fa
(o non si fa) “al più piccolo dei fratelli”:
“Ho
avuto fame…ho avuto sete… ero forestiero… nudo… malato…
carcerato… e voi non mi avete aiutato”.(Mt.25,24).
Parole
che scottano…non te ne senti scuotere e infiammare?
L’altro vale
quanto Dio (!)
Così
Lui stesso ha dichiarato:
“Qualunque cosa avete
fatto all’ultimo dei miei
fratelli l’avete fatto a
me”.(Mt.25,40).
Anche
se “l’ultimo” non possedesse nulla di buono, anche se
fosse sprofondato in un abisso di peccato e di miseria, possederebbe
tuttavia il massimo dei beni, perché destinato a vivere la vita
stessa di Dio.
Investiti
dalla luce dello Spirito, scopriamo il volto di Dio in ogni
uomo, anche se sfigurato dalla colpa:
“Ad
ogni uomo si è unito in certo modo il Figlio
di Dio con l’Incarnazione”. (Gaudium et Spes).
Su
ogni uomo dobbiamo perciò riversare tutto l’amore e tutta la
delicatezza che merita Cristo stesso.
Dice
Madre Teresa di Calcutta:
“Nell’Eucaristia
abbiamo Gesù sotto le apparenze del
Pane; nei bassifondi tocchiamo Cristo nei corpi affranti
dei malati, poveri e abbandonati; ma è sempre lo stesso
Cristo”.
2°-
Certo, riesce molto difficile riconoscere Cristo in certe
persone:
nel vicino di casa che non ti
lascia mai in pace,
nel malato psichico o mentale,
nel giovane drogato,
nel vecchio brontolone e
incontentabile,
nel vizioso incorreggibile,
in chi ha un carattere
difficile e intrattabile,
nell’amministratore senza
scrupoli,
in chi non ha più nulla di
umano
e sembra somigliare alle
belve…
e
soprattutto in chi ti ricambia il bene con tanta
cattiveria e ingratitudine.
Difficile,
ma meraviglioso, perché ci fa toccare con mano “la
carne” del Dio invisibile e ci fa assaporare la sua gioia
incomparabile, la gioia dell’Amore che si dona, senza
aspettarsi nulla in contraccambio.
Nessuno
può essere escluso dal nostro amore, neppure i più indegni
e i più colpevoli, che sono proprio quelli che hanno maggior
bisogno di amore:
- Bisogna
comprenderli, pur senza giustificarli;
- scusare le loro colpe,
pur senza approvarle;
- infondere loro fiducia
nella propria possibilità di
ripresa,
senza tuttavia incoraggiarli a persistere
nel
male.
Che
si senta nella nostra compassione tutta la tenerezza e la
condiscendenza della misericordia di Dio:
“nemmeno Io ti condanno
:
va’ e non peccare
più”.(Gv 8, 11).
3°-
Quando inizieremo ad amare veramente, iniziando proprio da
questi “ultimi”?
Ricordiamoci che, in forza del
Battesimo, siamo “Corpo di Cristo”, ”sacramento”
del suo amore:
nel
nostro comportamento deve perciò brillare il suo amore
dolcissimo e misericordioso.
Basta con gli accomodamenti e
con le scorciatoie. Finiamola di recitare la commedia,
atteggiandoci a “giudici degli altri” e “guardando la
pagliuzza del loro occhio”, senza preoccuparci di “togliere
la trave” della nostra presunzione e ipocrisia.
Qui,
o si rivoluziona radicalmente il nostro modo di amare e di
fare il bene, o non si fa altro che continuare ad ingannare Dio e a
tradire le attese dell’umanità:
Amare quelli che nessuno ama;
aiutare quelli a cui nessuno
pensa;
avvicinare quelli che gli
altri respingono;
correre dove nessuno vuole
andare;
fare
quei servizi che nessuno è disposto a fare.
Questo
è “lo specifico” del vero cristiano.
Ascolta
queste altre parole “rivoluzionarie” del Maestro:
“Quando offri un pranzo o
una cena, non invitare i
tuoi amici, i tuoi parenti
e i ricchi vicini: essi infatti
hanno la possibilità di
invitarti a loro volta
e tu, in questo modo, hai
già ricevuto la ricompensa.
Al contrario, quando offri
un banchetto, invita
i
poveri, gli storpi, gli zoppi e i ciechi. Allora sarai
veramente beato, perché questi non hanno la possibilità di
ricambiarti; e così tu riceverai la ricompensa da Dio”.(Lc.14,12).
5°-
Meditiamo questa pagina stupenda di Madeleine Delbrel:
Il cristiano, non solo
ama il prossimo come se stesso,
ma
deve amarlo “come il Cristo ci ha amato”,
nello
stesso modo del Cristo.
Non solo è fratello del
prossimo vicino,
ma
del prossimo lontano, universale.
Non solo dà, ma condivide.
Non
solo è fratello di quelli che lo amano,
ma dei suoi stessi nemici.
Non
solo non rende il male, ma perdona e dimentica.
Non solo dimentica, ma “rende
bene per male”.
Non
solo giudica con giustizia, ma non giudica nessuno.
Non solo è felice perché
vive con Dio e per Dio,
ma
perché farà vivere i suoi fratelli con Dio per
sempre.
5°-
Facciamo nostra questa vibrante preghiera di A. Dini:
“C’è qualcuno che aspetta
me, o Signore,
per chiedermi anche solo una
briciola di quello che ho,
di quello che sono, di quello
che posso…
Che
vale la mia preghiera, o Signore,
se io tengo tutto per me?
Che
vale la mia comunione con Te, o Signore,
se io non
entro in comunione con il povero che incontro?
Che vale il mio Battesimo,
se io non riesco a condividere
la sua pena?
Aiutami,
Signore, ad essere, ogni giorno,
mano che dona, cuore che
accoglie, volto che sorride,
così da sentirmi solidale
con ogni povero…
Mi
vergogno, Signore, di chiamarmi cristiano,
se non trovo il coraggio
di camminare al passo del
povero Lazzaro…
V.
IL MODELLO DELL’AMORE
“Carissimi,
se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli
uni gli altri”.(Gv. I Cor.4,11).
1°-
La regola, la misura e il modello del nostro amore deve essere Dio
stesso, il quale ama senza limiti e senza misura.
Gesù
lo dichiara in maniera inequivocabile:
“Da
questo riconosceranno che siete miei
discepoli, se vi amerete
gli uni gli altri,
come io ho amato
voi”.(Gv 13, 35).
Non
dalle pie pratiche o dalle solenni celebrazioni si riconosce
il vero cristiano, ma dalle opere di
carità, tutte impregnate della stessa carità di Cristo:
“Fatevi
imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate
nella carità, sullo stesso esempio di Cristo,
che vi ama e ha dato se stesso per noi”.
(Ef.5,1)
2°-
Ma, questo “dare se stesso per noi” Cristo non l’ha
realizzato solo nel momento supremo della morte, ma in ogni istante
della sua vita, in ogni sua scelta, in ogni suo comportamento.
A
questo proposito, ascolta le stupende riflessioni del “Catechismo
degli adulti, al N.130:
“…Gesù annuncia che
Dio si mette a fianco degli oppressi, degli affamati, dei malati,
degli afflitti, dei perseguitati e comincia a liberarli.
Rendendo visibile con il suo comportamento l’agire stesso di Dio, il Maestro va incontro a ogni miseria spirituale e materiale:
Nutre con la parola e con
il pane le folle stanche e senza guida, disprezzate dai gruppi
religiosi osservanti. si commuove di fronte ai malati e li guarisce.
Avvicina varie categorie di
emarginati, i bambini, le donne , i lebbrosi, i peccatori segnati a
dito, come i pubblicani, le prostitute, i pagani.
Tende la mano a chiunque è
umiliato dal peccato, dalla sofferenza, dal disprezzo altrui…”
Vedi
come si ama!…O si ama così, come ama Cristo, o non si
ama affatto.
3°-
--“Ma, certe cose non tocca a me farle”.--
Ecco
come ti risponde il Signore:
“Portate ognuno i
pesi degli altri
e così adempirete la legge
di Cristo”.(Gal 6,2)
Questa è la prova più certa dell’amore cristiano:
“Portare i pesi degli altri”. cioè:
- “le croci” e
i dolori “degli altri”:
“piangere con chi piange”
(Rm 12, 15);
-
le colpe “degli altri”, pagando a proprie
spese anche per le colpe che non sono nostre…
proprio come ha fatto Lui…
facendo
anche quei sacrifici che non toccano a noi.
E’
questo l’amore più vero, il più conforme all’amore di Cristo,
il quale:
“è stato trafitto
per i nostri delitti…
per le sue
piaghe noi siamo stati guariti…
Il Signore
fece ricadere su di lui
l’iniquità
di noi tutti…”(Isaia 53, 5).
Pagare
le colpe degli “altri”: è fonte di ogni fecondità.
Solo
così si può salvare l’umanità:
“Il giusto mio
servo giustificherà molti,
egli si
addosserà la loro iniquità.
Perciò io gli
darò in premio le moltitudini…
Quando offrirà
se stesso in espiazione,
vedrà una
discendenza…
si compirà
per mezzo suo la volontà del Signore”
(Isaia,53, 10-13).
Ascolta
questa pagina stupenda di S. Paolo:
“Noi eravamo ancora
incapaci di avvicinarci a Dio,
quando
Cristo, nel tempo stabilito, morì per noi peccatori. E’ difficile
che qualcuno sia disposto a morire per un uomo onesto; al più si
potrebbe forse trovare qualcuno disposto a dare la propria vita per
un uomo buono.
Cristo
invece è morto per noi, quando eravamo ancora
peccatori: questa è la prova che Dio ci ama…Noi
eravamo nemici suoi, eppure Dio ci ha
riconciliati a sé mediante la morte del Figlio suo…
(Rom.5,6) (traduz. ecumenica).
E’
proprio così: “Questa è la prova che Dio ci ama:
morire per noi peccatori,
suoi nemici”!
E tu…vorresti amare soltanto coloro che ti fanno del bene?
Anche
per te, “la prova che tu ami come lui” è
questa: “Dare la vita per i nemici”.
Medita
spesso la pagina più rivoluzionaria del S. Vangelo: (Mt.5,44) e
(Lc.6,27).
Ne
riportiamo solo qualche frase:
“Amate
i vostri nemici…fate del bene a coloro che vi
odiano e prestate senza sperare di ricevere nulla in cambio: allora
sarete veramente figli di Dio, che è buono
anche verso gli ingrati e i malvagi…
Se
voi amate soltanto coloro che vi amano, che merito ne
avete? Anche i malvagi fanno lo stesso…
A
dire il vero, sembra troppo pesante, addirittura impossibile questo
“amore dei nemici”.
Ma
Colui che ha detto:
“Venite a me, il mio
giogo è soave e leggero il mio peso” ci renderà possibili,
anzi “soavi e leggeri” questi gesti eroici.
Basterà chiederlo, con
fiducia e con insistenza.
Provalo…e
vedrai che non esiste una gioia più grande del perdono.
“La
misericordia” è la prerogativa divina maggiormente
esaltata in tutta , soprattutto nei Salmi e nei Vangeli:
“…Eterna è la sua misericordia”…
E’ il ritornello
maggiormente ripetuto.
Il
cristiano che perdona, perciò, è “la testimonianza”
più convincente ed efficace, perché mostra “il volto”
più bello e più accattivante del “Dio-Amore”.
VI-“DONARE
LA VITA”
Ecco
come ama Cristo:
“Il
Figlio dell’Uomo è venuto per dare la sua vita in
riscatto per molti”. (Mt.20,28).
Per
Gesù questa è la caratteristica essenziale dell’amore:
“Nessuno ha un amore più
grande di questo:
donare la vita per
i propri amici”. (Gv.15,13).
Per
conseguenza:
“Noi
abbiamo capito cosa vuol dire amare il prossimo, perché Cristo ha
dato la sua vita per noi. Anche noi
dobbiamo donare la vita per
i fratelli.”
(I
Gv.3,16).
Sarà
bene, a questo punto, spiegare il significato di questi
due
termini:
1°
donare…2° la vita.
1°-“Donare”:
---
Non è dare in prestito o dare in cambio, ma è
regalare, “gratuitamente”, senza pretendere compensi
di alcuna sorta, senza aspettarti riconoscenza o gratitudine,
rinunziando a qualsiasi desiderio di affermazione o di stima:
“Gratuitamente
avete ricevuto, gratuitamente date”.
O
doni “gratuitamente” o sei un ipocrita egoista, che vuole
sfruttare anche i gesti più nobili per il proprio vantaggio.
La
“gratuità” è la caratteristica essenziale
del dono:
senza gratuità
non c’è amore-dono.
Eppure
se ne vede tanto poca “gratuità” nel nostro modo di amare
e di donare.
---
“Donare” non è un gesto
episodico, occasionale,
o
un lampo di emozione momentanea per certi casi toccanti; ma è una
risoluzione permanente e definitiva, uno stato abituale di offerta:
il
cristiano ama così come respira, si dona in continuazione, come
in continuazione batte il suo cuore e pulsa il suo sangue.
2°-
“la vita”.
Vita
vuol dire tutto, tutto ciò che fa parte della vita, non solo
le parti marginali o l’involucro esteriore.
“La
vita” è la totalità della persona e dei suoi beni,
spirituali e materiali.
“Dare la vita”
diventa un’espressione vuota e menzognera, se non siamo
disposti a donare tutto quello che fa parte della nostra
vita, come chi volesse donare il portafogli trattenendo per sé tutto
quello che c’è dentro.
C’è gente (tanta,
purtroppo) che è convinta di amare, sol perché è disposta a donare
qualche briciola o qualche residuo delle proprie cose, con la pretesa
che anche il dono più insignificante le venga compensato coi
regali più preziosi, quali: la gloria, la gratitudine e
l’ammirazione di tutti.
E lo chiami “dono”
questo?
Medita
attentamente le parole stupende che sono scritte
sul muro della “Casa dei
bambini” di Calcutta
e
capirai cosa significa “donare la vita…gratuitamente”:
“L’uomo è
irragionevole, illogico, egocentrico:
Non
importa, amalo.
Se fai il bene, ti
attribuiranno secondi fini egoistici:
Non
importa, fai il bene.
Se realizzi i tuoi
obiettivi, troverai falsi amici e veri
nemici:
Non
importa, realizzali.
Il bene che farai
verrà domani dimenticato:
Non
importa, fai il bene.
Quello
che per anni hai costruito
può essere
distrutto in un attimo:_
Non
importa, costruisci.
Se aiuti la gente,
se ne risentirà e ti sarà ingrata:
Non
importa, aiutala.
Da’ al mondo il
meglio di te, e ti prenderanno
a calci:
Non
importa, da’ il meglio di te.
Che
ne pensi?…
Vale
davvero la pena di amare così!
VII.
DONO REALE E CONCRETO
L’amore
non è sentimentalismo, che si nutre di emozioni o di dolci
parole, ma è donazione effettiva e concreta, secondo i
bisogni e le esigenze di ciascuno:
Dona il tuo denaro a chi
soffre la fame
e il tuo soccorso a chi è nel
bisogno.
Dona la tua assistenza a chi è
solo e abbandonato
e il tuo servizio a chi è
anziano o malato.
Dona il tuo conforto a chi è
triste e sconsolato
e il tuo incoraggiamento a chi
è sfiduciato.
Dona la tua mano amica a chi è
caduto nella colpa
e il tuo sorriso benevolo a
chiunque si avvicina a te,
anche
se ti dà fastidio o ti fa perdere tempo.
Dona infine il tuo aiuto
fattivo a chi lavora per gli altri
e la tua collaborazione alle
iniziative di carità
che si svolgono nella
comunità.
Non illuderti che
tu possa riuscire a fare molto
bene da solo; nella vita c’è bisogno della collaborazione di
tutti, in qualsiasi campo, ma soprattutto nelle opere di
carità.
Quale
enorme potenziale di bene si
nasconde spesso
nelle
nostre comunità…e quante opere meravigliose si potrebbero
realizzare, se tutti vi partecipassero in maniera attiva e
responsabile, senza tirarsi mai indietro, senza cercare di scaricare
sui pochi disponibili tutto il lavoro più pesante e impegnativo.
Ecco
una sintesi, che
può aiutarti a
realizzare
l’
“a m o r e - d o n o”.
1°-
Donarsi tutto:
*
mente, cuore, volontà, libertà…
*
denaro, tempo, compagnia, comprensione, servizio…
* donarsi anche nelle cose che
ci ripugnano e ci costano
maggiormente e che saremmo
tentati di non fare.
2°-
Donarsi a tutti:
- senza distinzione
alcuna (di ideologia, di religione, di
parentela o di classe
sociale);
- anche a coloro che non lo
meritano,
anche agli avversari e ai
nemici;
- privilegiando
coloro che hanno maggiore bisogno di
amore.
Ricorda
sempre che il dono più prezioso agli occhi di Dio è il
per-dono, che ti rende più simile a Lui:
Siate
misericordiosi, come è misericordioso
il
Padre vostro…Perdonate e vi sarà perdonato”
(Mt.5,44).
3°-
Donarsi sempre:
* anche quando non ci
sentiamo;
* anche quando non siamo
disposti
o “non ci parte dal
cuore”;
* anche nei
momenti più difficili o nelle circostanze
più fastidiose…
perché
l’amore è vita e, come la vita, non può subire interruzioni (come
il cuore che batte sempre),
non
può essere affidato ai capricci del sentimento
o allo stato d’animo del
momento.
4°
- Donarsi con gioia.
“Il
Signore predilige chi dona con gioia”.
Se tu, quando ti doni o ti
sacrifichi per gli altri, pensi che stai facendo la cosa più gradita
al Signore e più vantaggiosa per te stesso e per gli altri, non puoi
fare a meno di esultare e cantare di gioia.
Se poi ti rendi conto che,
quando doni te stesso o doni qualcosa per amore, sei tu a
ricevere, molto più di quanto doni, allora il tuo dono sarà
sempre rivestito di letizia e di gratitudine:
Anziché pretendere la
riconoscenza dai tuoi beneficati, sarai tu a ringraziare
coloro che accettano il tuo dono e il tuo servizio.
Non ti sentirai un benefattore
o un eroe di carità, ma un povero uomo fortunato, che
viene arricchito e beneficato da coloro che valgono più di
tutti davanti a Dio:
cioè
i poveri, i sofferenti, gli emarginati,“gli ultimi”.
Questo è lo stile
cristiano della carità:
non
una carità “dall’alto”, ma una “carità in ginocchio”,
all’insegna della gioia.
5°-
Donarsi “perdendo”:
Si ama tanto quanto si dona.
Ma
si dona solo quello che si “perde”.
Se
non si vuole “perdere”, non si dona nulla
e quindi non si ama.
Questa
è la logica dell’amore; tutto il resto è
poesia…
o ipocrisia.
Se
vuoi amare veramente, devi essere disposto a “perdere tutto”
per amore:
interessi,
guadagni, gloria, onori, piaceri, gusti, comodità, riposo…
nel segno della “gratuità”
più disinteressata.
In
verità, ”si perde” solo apparentemente, perché
“Chi perderà
la propria vita a causa mia e del
Vangelo la
troverà”(Lc.9’24).
“La
troverà” sicuramente nell’eternità; ma, molto spesso,
anche su questa terra:
La
tua vita, donata e sacrificata per amore, si moltiplicherà in
tanti cuori, (anche se lontani e sconosciuti), come
“il
chicco di grano” che, morendo, produce molto
frutto”.(Gv.12,24).
Al
contrario,
se non vuoi “perdere”
mai,
se vuoi avere sempre ragione,
se ti lamenti e ti tiri
indietro quando non sei
apprezzato o ricompensato come
vorresti,
è
segno evidente che non vuoi donare nulla…
anzi,
sei tu che vuoi possedere tutto e tutti.
Cristo, Vittima senza
colpa, ha guadagnato tutti
“perdendo” sempre,
“perdendo” tutto…per amore!
6°-
Infine, un accenno a un’altra qualità dell’amore-dono:
Donarsi col cuore di
un bambino,
con
l’atteggiamento umile, semplice e amabile dei “piccoli”.
(Ma
di questo parleremo nella “parte seconda”, quando
tratteremo delle qualità ineguagliabili dei “piccoli”).
VIII.
“CHARITAS CHRISTI URGET NOS”
1°-
Sì, “l’Amore di Cristo ci deve spingere” a fare sempre
di più, a oltrepassare ogni limite, a superare ogni traguardo,
perché il traguardo del cristiano è l’amore stesso del “Padre”,
che è senza confini:
“Siate
perfetti com’è perfetto il Padre vostro”.(Mt5,48)
Chi
vuole amare con l’amore stesso di “Cristo”, che è
quello del “Padre”, deve progredire sempre più
nella pratica dell’amore:
“Il Signore vi faccia
crescere con abbondanza
nell’amore tra di
voi e nell’amore verso tutti…
in modo
che possiate essere santi e perfetti
davanti a Dio nostro
Padre.”(I Ts.3,12- trad.ecumen.)
Bisogna andare sempre oltre...
Non
possiamo contentarsi di una carità ridotta ad elemosina; ma dobbiamo
tendere alla solidarietà piena…addirittura alla
“condivisione”.
Secondo l’insegnamento e
l’esempio di Cristo e dei Santi, i veri cristiani non possono
limitarsi a dare ai bisognosi “il superfluo”, ma devono
sforzarsi di condividere con loro quello che hanno…(ovviamente, con
la dovuta prudenza e gradualità):
“Chi ha due abiti, ne dia
uno a chi non ne ha,
e chi ha da mangiare faccia
altrettanto”.(Lc.3,11).
Ascolta
cosa afferma il documento della C.E.I.
“Evangelizzazione e
Promozione umana”:
“La
carità evangelica esige la conversione del cuore.
Può
essere facile aiutare qualcuno senza accoglierlo
pienamente. Accogliere il povero, il malato, lo straniero,
il carcerato significa infatti fargli spazio nella propria
casa, nel proprio tempo, nelle proprie amicizie”.(ETC.39).
Così hanno sempre fatto i
veri “amanti dell’Amore”.
Così ha sempre insegnato
2°-
, basandosi sulla “parola di Dio”, (in particolare su
Mt.25) ha sintetizzato i doveri della carità
in
una formulazione completa ed efficace (anche se oggi andrebbe
espressa con un linguaggio nuovo):
“Le
opere di misericordia, corporali e spirituali”.
Sono
come la sintesi operativa del “Vangelo della carità”:
Perciò
devono diventare il programma basilare di ogni persona,
di ogni comunità e di ogni
gruppo ecclesiale
che
vuole prendere sul serio il Vangelo.
(Le
riportiamo qui, per favorire qualcuno che non le ricorda e che non
riesce a trovarle nei libri).
a).“Le
7 opere di misericordia corporale”:
1)
Dar da mangiare agli affamati. 2) Dar da bere agli
assetati. 3) Vestire gli ignudi.
4) Ospitare i senza tetto.
5)
Visitare i malati. 6) Visitare i carcerati. 7)
Seppellire i morti.
b).“Le
7 opere di misericordia spirituale”:
.
1)
Consigliare i dubbiosi. 2) Insegnare agli
ignoranti.
2)
Ammonire i peccatori. 4) Consolare gli afflitti.
5)
Perdonare le offese. 6) Sopportare
pazientemente
le
persone moleste. 7) Pregare Dio per i vivi e per i morti.
Imparale
bene a memoria… ma soprattutto impegnati ad applicarle
alla tua vita di ogni giorno.
Come
avrai notato, tutto questo libretto è un commento, (anche se molto
sintetico e generico) alle “opere di misericordia, sia
corporali che spirituali”.
(In
verità, meriterebbero una riflessione più dettagliata, punto per
punto; ma andremmo al di là dei limiti e degli obiettivi che ci
siamo prefissi.)
3°-
Se vuoi riuscire più facilmente a metterle in pratica, fatti un
elenco dei “peccati di omissione” contro le “opere
di misericordia”, nei quali più facilmente incorri:
Ti
aiuterà a correggerti e a migliorare, giorno dopo giorno.
IX.
“Il BUON SAMARITANO”
A
questo punto appare quanto mai stimolante la parabola del “buon
Samaritano”, riferita da Luca (10,33) e da Giov. (4, 5).
Sembra la
rappresentazione plastica di quello che Gesù
“ha
fatto e insegnato” nella sua vita…e di quello che dovremmo
fare noi, suoi seguaci.
Al
dottore della legge che gli domanda:
“chi è il mio prossimo”?
Gesù
risponde con una parabola che mette in splendida luce alcuni aspetti
essenziali della carità:
1°-
Non ci sono diversi tipi di amore, ma uno solo.
L’amore di Dio e
l’amore del prossimo sono un unico amore: vanno sempre
insieme, sono interdipendenti, l’uno fa crescere l’altro.
L’amore di Dio, che
ne è la sorgente, si esprime e si concretizza nell’amore del
prossimo:
Si serve Dio servendo
il prossimo.
Il
servizio di Dio non può essere perciò una scusa per trascurare il
servizio verso il prossimo.
2°-
Bisogna “farsi prossimo” con tutti, anche con gli
stranieri, persino con gli avversari e i nemici.
3°-
Il prossimo si ama, non con le belle parole, né con le
“buone intenzioni” o le facili emozioni, ma con gesti
concreti…
non
contentandoci di fare solo qualcosa, ma facendo il massimo...tutto
quello che è in nostro potere…
come questo “Samaritano”
della parabola.
4°-
Osserviamolo…e imitiamolo:
*
Anziché “passare oltre”, come i primi due uomini tanto
“religiosi”, egli si fermò, osservò lo stato pietoso di quel
povero ferito…e “ne ebbe compassione” .
*
Ma , all’amore non basta “la compassione”:
Come
se non avesse nient’altro da fare, scese da cavallo, si prostrò in
ginocchio e si prodigò per soccorrerlo, sfruttando tutti i mezzi
che possedeva.
Nessuna scusa
potè distoglierlo, neppure la sua insufficienza e la sua imperizia.
*
Ed ecco, infermiere improvvisato, versò su quelle ferite “il
vino” per disinfettarle e “l’olio” per lenirne il
bruciore.
Ci
vogliono tutti e due: “il vino” e “l’olio”…soprattutto
per sanare le ferite morali e spirituali del prossimo.
Guai
se, nel correggere i nostri fratelli, a noi mancano:
“il vino” della
verità e della sincerità…e
“l’olio”
della delicatezza e della dolcezza.
*
Ancora gli appare poca cosa quello che ha
fatto.
l’amore
non dice mai “basta” e trova sempre nuove risorse:
Lo
carica delicatamente sul suo giumento e lo porta alla
locanda più vicina; là passa tutta
la notte a servire lui,
come
se fosse un suo familiare o una persona cara…
e
dire che era “un giudeo”, nemico della sua gente.
Quale mirabile esempio per
noi!
Quale straordinaria lezione
per tanti “buoni cristiani”
che non riescono a superare
risentimenti e rancori!
*
Per quell’infelice straniero ha trascurato i suoi affari,
ha
messo da parte tutti i suoi impegni…
perché
ha capito che il servizio
della carità è il più
importante degli affari e perciò
viene prima di tutti gli altri impegni.
*
Non si limita a operare in prima persona; cerca di coinvolgere anche
altri, a cominciare dai più vicini (come il locandiere).
Sì,
perché (lo ripetiamo) non è sufficiente l’esercizio individuale
della carità. Tutta la comunità deve sentirsi impegnata a
testimoniare con le opere di carità:
“veritatem
facientes in charitate”,(Ef.4,15)
facendo
quasi a gara nel cercare i servizi più umili e impegnativi, senza
rivalità o ipocrisia.
5°-
Questa carità così impegnativa potrà sembrare una “utopia”,
un ideale impossibile, da proporre solo ai “pochi” privilegiati
chiamati alla santità.
No, non è così: L’amore
autentico, quello che viene da Dio, non solo è possibile, ma
è bello, affascinante, gratificante.
E perciò è conveniente ed è
doveroso per tutti; tanto più che, in forza del Battesimo, siamo
tutti chiamati alla santità, cioè alla perfezione
dell’amore.
Richiede,
certamente, sacrifici e rinunzie; ma ne vale la pena.
Del
resto, l’esperienza c’insegna che qualsiasi obiettivo,
anche il più insignificante, richiede sacrifici e rinunzie ancora
più grandi e meno gratificanti.
Noi
abbiamo la “ garanzia” che
la forza di amare
è
Dio che ce la dona…
è
alla sua Sorgente inesauribile che possiamo e dobbiamo
attingerla.
X.
ALLA SORGENTE DELL’AMORE
1°-
A questo punto, non si può procedere in avanti, se non si torna
all’inizio, all’origine dell’Amore.
L’Amore
non è un’opera, un’attività o un oggetto, ma una Persona:
“Dio è l’Amore”!
“Deus Charitas est”!
(I Giov.4, 8)
Il
suo stesso “Essere”, cioè la sua natura
o essenza divina, è Amore, tutto Amore,
solo Amore.
La
sua attività non può essere che Amore; le sue opere sono tutte
opere d’Amore.
Se
si vuole capire cos’è l’Amore, bisogna partire da Lui che
ne è la sorgente, immergersi nella contemplazione del suo mistero,
nella meditazione delle sue opere:
“Miei cari, amiamoci gli
uni gli altri, perché
l’amore viene da
Dio…Chi non ama non ha
conosciuto Dio, perché Dio
è amore…
In questo sta l’amore:
Non siamo stati noi ad amare
Dio, ma è lui
che ha amato noi e ha mandato il suo
Figlio come vittima di
espiazione per i nostri peccati.
Carissimi, se Dio ci ha
amato così, anche noi
dobbiamo amarci gli uni gli
altri…
Dio è amore; chi vive
nell’amore è unito a Dio
e Dio dimora in lui”. (I
Giov.4, 7-16).
Parole
sublimi, estasianti!
Nessuno
avrebbe potuto scriverle o anche solo immaginarle.
Solo “l’Amore”
poteva dettarle.
Perciò,
più vogliamo impegnarci nelle opere di carità o di
volontariato, e più dobbiamo vivere intimamente “uniti
a Dio”, per lasciarci riempire del suo stesso amore.
Come la diga:
più si lascia riempire d’acqua
e più ne può riversare sui
terreni circostanti.
2°-
Certo, bisogna riconoscere che ci perdiamo in un abisso che nessuno
potrà mai scandagliare…
Nessuno,
eccetto “il Verbo”, che è “l’immagine del Dio
invisibile (Col.1,15), irradiazione della sua gloria e
impronta della sua sostanza”.(Eb.1,3).
Per
comunicarci la vita e l’amore del Padre, egli ha effuso su di noi
il suo Spirito, che è “l’abbraccio
d’amore” del “Padre” e del “Figlio”:
Ripieni
del suo “Spirito”, noi abbiamo la certezza di potere amare
col suo stesso “Amore”:
“La speranza non delude,
perché l’amore di Dio
è
stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello
Spirito Santo che ci è stato dato”.
(Rom.5,5).
“Dato”:
perciò gratuitamente, senza alcun nostro merito, senza alcun
suo vantaggio.
Oh
“follìa” sconvolgente di un “Amore”, che
oltrepassa ogni limite, che supera ogni misura:
“ci ha amati per
primo”…(I Giov.4,10)
“ci ha amati di
amore eterno”…(Ger. 31,37).
Chi
potrà comprenderlo?…Chi saprà spiegarlo?…
3°-
Ma l’Amore non ci chiede di essere compreso o spiegato;
---
ci chiede solo di lasciarlo entrare in noi e di “lasciarci
amare da Lui”…
---
ci chiede di lasciarci compenetrare e trasformare da questo ”fuoco
divorante”, come lo chiama Sacra Scrittura
(Esodo,24,17+Dt.4,24 e 9,3+Isaia 33,14+Gl 2,3+
(Ebrei,12,29).
---
ci chiede ( oh commovente
condiscendenza di
Dio-Amore)
di entrare nella sua “Famiglia Trinitaria”, per vivere la
vita stessa delle Tre divine Persone:
“Voi
non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi
e familiari di Dio”.(Ef.2,19).
Mistero
ineffabile: Siamo della stessa “famiglia” di Dio!
(Non ti senti fremere?)…
E
non per una adozione legale ed esterna, ma perché, “rinati a
nuova vita dall’acqua e dallo Spirito”, veniamo “incorporati
e immedesimati” al Figlio suo “incarnato”.
Che dono meraviglioso e
beatificante è “ santificante”:
-- Essere, fin da questa
terra, “una sola cosa”(“unum”)
col
“Padre”, col “Figlio” e con lo “Spirito
Santo”!
--
Potere amare, pensare, gioire con loro e come loro!
Dio
stesso, pur nella sua infinita onnipotenza, non potrebbe trovare un
dono più bello e più grande di questo.
Come
si può restare indifferenti di fronte ad una verità così
esaltante?
Quale stupore dovrebbe
invadere la nostra anima!
La
contemplazione amorosa di questo Mistero, che sta dentro di
noi, dovrebbe assorbire e sostituire qualsiasi altro interesse
terreno!
Lo
stesso Aristotele (il sommo filosofo avanti Cristo), lo aveva
intuito:
“Anche una piccola
conoscenza della Realtà Suprema
dà soddisfazione molto più
grande della conoscenza
di qualsiasi altra realtà”.
Ma,
cosa abbiamo capito noi delle “meraviglie” di questa
“Realtà Suprema”?…
Forse
non ci siamo neppure accostati “al torrente delle sue delizie”:
“Quanto è preziosa la
tua grazia, o Dio! Gli uomini
si
saziano dell’abbondanza della tua casa
e tu li
disseti al torrente delle tue delizie.
E’ in te la
sorgente della vita,
alla tua luce vediamo la
luce”.(Sal.35, 8).
Se
le avessimo solo assaporate, noi “venderemmo
tutto”
“lasceremmo
tutto”, per potercene “dissetare” sempre:
“Come la cerva anela ai
corsi d’acqua,
così l’anima mia
anela a te, o Dio”. (Salmo 41,2).
“…di Te ha sete
l’anima mia…
a
te anela la mia carne,
come
terra deserta, arida, senza acqua…
Poiché
la tua grazia vale più della vita…
mi
sazierò come a lauto convito”… (Salmo 62).
4°-
Non è possibile qui riportare gli innumerevoli passi della Sacra
Scrittura che ci parlano dell’Amore straordinario di
questo nostro Dio, che non finisce mai di stupirci:
Se
ci pensassimo…se ci credessimo veramente, nessuna cosa
riuscirebbe ad allontanarci o “separarci” da Lui:
“Chi ci separerà
dall’Amore di Cristo?
Forse la tribolazione,
l’angoscia, la persecuzione,
la
fame, la nudità, il pericolo, la
spada?
In tutte
queste cose siamo più che vincitori,
per virtù di
Colui che ci ha amati”.
Io sono
sicuro che né morte né vita, né il presente
né l’avvenire , né
le potenze del cielo e della terra,
né alcun’altra creatura
ci potrà mai strappare
dall’amore di Dio,
rivelatoci in Cristo Gesù”. (Rom.8,35).
Pensiamoli
sempre questi Tre nostri “familiari”…
Stiamo
volentieri con loro:
Salutiamoli,
adoriamoli, ringraziamoli, ascoltiamoli.
Sentiamoci
continuamente pensati, amati, accolti, abbracciati…da tutti e
“Tre”…nello stesso amplesso d’amore che li
unisce eternamente…
Oh gioia inebriante!…O
“fuoco divorante”!…
5°-
Tra le tante pagine dei Santi, che esaltano con accenti infuocati “il
sommo Bene, pazzo d’amore per la sua creatura”, non possiamo
fare a meno di citare il celebre passo di S.Caterina da
Siena, nel
“DIALOGO DELLA
DIVINA PROVVIDENZA”:
“Tu,
Trinità eterna, sei come un mare profondo, in cui più cerco e
più trovo; e quanto più trovo, più cresce la sete di
cercarti. Tu sei insaziabile; e l’anima, saziandosi nel tuo abisso,
non si sazia mai, perché permane nella fame di te, sempre più te
brama, o Trinità eterna…
Lo Spirito Santo poi, che
procede da te e dal tuo Figlio, mi ha dato la volontà con cui posso
amarti...
e
ho conosciuto che tu sei innamorato della bellezza della tua
creatura.
O abisso, o Trinità
eterna, o Deità, o mare profondo! E che cosa più potevi dare a me
che te medesimo? Tu sei un fuoco che arde sempre e non si consuma.
Sei tu che consumi col tuo calore ogni amor proprio dell’anima, che
toglie ogni freddezza, e illumini le menti con la tua luce.
Specchiandomi in questa
luce, ti conosco come sommo bene, Bene sopra
ogni bene, bene felice, bene incomprensibile,
bene inestimabile; Bellezza sopra ogni bellezza;
Sapienza sopra ogni sapienza…
Tu che con fuoco d’amore
ti sei dato agli uomini.
Tu
vestimento che ricopre ogni mia nudità. Tu cibo
che pasci gli affamati con la tua dolcezza.
Tu sei dolce senza alcuna amarezza. O Trinità eterna!”
Stupende
espressioni!…anche se dicono troppo poco in confronto alla realtà
ineffabile di questo nostro Dio, che i Padri della Chiesa chiamano
“Amore-Agape”:
“Sembra che Dio non abbia
nient’altro da fare
che amarci”.
Medita
anche questi pensieri di altri grandi Santi:
--- S. Alfonso M. dei Liguori:
“O
amare o morire: morire ad ogni amore, per vivere a quello di Gesù.
Ah,
se la fede non ci assicurasse, chi mai potrebbe arrivare a credere
che un Dio onnipotente, felicissimo, e Signore di tutto, abbia voluto
amare tanto l’uomo, che sembra essere uscito “fuori di sé”,
per amore dell’uomo”.
--- S. Lorenzo Giustiniani:
“Abbiamo
veduto la stessa Sapienza, cioè il Verbo eterno, impazzito
per il troppo amore portato agli uomini”.
--- S. Maria Maddalena
de’ Pazzi:
“Sì,
Gesù mio, che tu sei pazzo d’amore, lo dico e sempre lo dirò:
pazzo d’amore sei tu”!
E,
infine, ascolta gli accenti infuocati di un grande convertito
(Giovanni Papini) nella sua “Storia di Cristo”:
“Abbiamo bisogno di Te, di
Te solo e di nessun altro.
Nessuno
dei tanti che vivono…nessuno può dare a noi, (bisognosi, riversi
nell’atroce penuria, nella miseria più tremenda di tutte, quella
dell’anima), il bene che salva.
Tutti hanno bisogno di Te,
anche quelli che non lo sanno, e quelli che non lo sanno assai
più di quelli che lo sanno.
L’affamato s’immagina
di cercare il pane:
e
ha fame di Te!
L’assetato crede di
volere l’acqua:
e
ha sete di Te!
Il malato s’illude di
agognare la salute:
e
il suo male è l’assenza di Te!
Chi cerca la bellezza
del mondo, senza accorgersi, cerca Te, che sei la
Bellezza intera e perfetta!
Chi persegue nei pensieri la
verità, desidera (senza volere) Te, che sei l’unica
Verità degna di essere conosciuta!
E chi si affanna dietro la
pace, cerca Te, sola Pace dove possono
riposare i cuori più inquieti!
Ma noi, gli ultimi, ti
aspettiamo…ti aspettiamo ogni giorno, a dispetto della nostra
indegnità.
E tutto l’amore, che
potremo torchiare dai nostri cuori devastati, sarà per Te,
Crocifisso, che fosti tormentato per amore nostro…e ora ci
tormenti con tutta la potenza del tuo implacabile amore!”
6°-
Inabissata in quest’oceano d’amore, l’anima diventa
realmente partecipe della vita di questi “Tre amanti”,
fino a raggiungere il prodigio più mirabile:
“fiumi
d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno: l’acqua
viva dello Spirito”, (Gv.7, 38).
“l’acqua
che io gli darò
diventerà in lui
sorgente di acqua che
zampilla per la vita eterna”.
( Gv.4,14).
Comprendi,
fratello, quanto sei “grande”?…
Senti
ancora questa (Isaia, 12,3):
“Attingerete con gioia
alla sorgente della salvezza”.
Se
sarai intimamente unito “alla Sorgente”,
che è Lui,
lo
Spirito stabilirà anche in te la sua “sorgente di acqua
zampillante”.
Esulta di gioia:
Dal
tuo misero cuore, immerso nell’Amore, sgorgherà solo Amore…
non qualche rara
goccia, ma “fiumi d’Amore
sgorgheranno dal tuo seno”.
E tu “amerai come
Lui”: col suo “cuore mite e umile”.
E opererai come Lui:
facendo “le sue stesse opere”, perché sarà il suo Amore
a operare in te.
Sublime
verità…che può diventare realtà anche nella tua vita, nella vita
di ogni credente:
Basta solo volerlo!
Su,
immergiti, senza esitare, in questa immensità di amore e di
pace!
XI.
“RIMANETE NEL MIO AMORE”
E’ evidente che, per
raggiungere tale unione vivificante, non è sufficiente qualche
pensiero fugace o qualche breve invocazione.
Occorre
stabilire appuntamenti quotidiani, incontri prolungati con Dio…così
da avere, ogni giorno, tutto il tempo necessario per
assimilare la sua parola e la sua vita.
Ascolta
cosa ti dice il Signore:
“Rimanete in me
e io in voi.
Come
il tralcio non può fare frutto da se stesso, se non rimane nella
vite, così anche voi, se non rimanete uniti a me.
Io sono la vite. Voi siete
i tralci.
Chi
rimane in me e io in lui produce molto
frutto; perché senza di me non potete fare nulla…
Se rimanete in me e
le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete
e vi sarà dato”. Come
il Padre ha amato me, così anch’io ho amato
voi. Rimanete nel
mio amore…perché la mia gioia
sia in voi”.
(Gv.15,4).
Quanto
sono illuminanti queste parole!
1°-
Rifletti, in particolare, sul significato profondo di queste
espressioni:
“Rimanete in me e
io in voi…”.
Sono
tanti i cristiani che vogliono
“rimanere in Lui”;
ma sono molto pochi
quelli disposti ad accettare che “Lui rimanga in noi”.
Cristo,
cioè, vuole “rimanere in noi” con le sue idee, i suoi
sentimenti, i suoi criteri di giudizio, i suoi voleri…
ma, annullando i nostri.
Noi,
al contrario, vorremmo “rimanere in Lui”, ma restando
sempre con le nostre idee, i
nostri sentimenti,
le
nostre preferenze, le nostre abitudini…
senza cambiare mai.
2°-
Rifletti ancora:
“Rimanere”
vuole dire continuità, stabilità,
legame permanente.
Per
avere acqua in abbondanza e in continuazione, bisogna costruire
vasche, acquedotti, canali…
con impianti stabili.
Per
avere la luce, con tutti i suoi innumerevoli benefici, occorrono
centrali elettriche, impianti di pali e di fili…
ben progettati e ben fissati.
Così,
per “rimanere” nel suo amore” in maniera stabile e
reale, è assolutamente necessario fissare, nei particolari,
un programma di vita spirituale, che va osservato con la
massima regolarità possibile, senza affidarsi al sentimento o al
fervore del momento.
“FAC-SIMILE
di
PROGRAMMA
SPIRITUALE”
Meditazione quotidiana
:
alle ore…………
(scrivere l’orario più
probabile).
Lettura spirituale (di
“vite di Santi”
o
di opere di spiritualità):
ore ...………
Visita a Gesù
Eucaristia :
ore…………
Messa (e
Comunione)…………….. ogni…………….
Confessione
:
ogni…………….
Ritiro spirituale
(da solo o in gruppo) ogni…………….
S.
Rosario
ore ………………
Altre devozioni
(…………………...)
……………..
Queste
“pratiche” spirituali, se non sono “programmate” in
maniera precisa e particolareggiata (come si fa per
tutte le cose importanti), vengono, purtroppo, rinviate a
tempo indeterminato…e molto spesso (assorbiti come siamo da mille
occupazioni esteriori) saltano fuori,
pur
essendo convinti che sono le cose più importanti ed essenziali.
XII.
“AMARE CON TUTTO IL CUORE”
1°-
Al dottore della Legge, che gli chiedeva:
“Qual è il più
importante di tutti i comandamenti?”
Gesù
rispose:
“Ama
Dio con tutto il tuo cuore, con tutta
la
tua mente, con tutte le tue forze”…(Mc.12,30)
(come
era scritto in Dt.6,5).
Nel
Deuteronomio (4,29) sta pure scritto:
“Cercherai il Signore tuo
Dio e lo troverai, se lo
cercherai con tutto
il cuore e con tutta l’anima”.
L’amore,
o è donazione totale, o non è amore.
Ricorda
chi è Colui al quale devi donare tutto il tuo amore:
E’
Lui la tua vita, la tua vera felicità, il tuo unico Bene, l’Unico
che può saziare la tua insaziabile “sete”.
Il
grande teologo S. Roberto Bellarmino esclamava:
“Che cosa vi è di più
facile, di più soave e dolce che
amare l’Amore, , la
bellezza?
E tutto questo sei tu,
Signore mio Dio!”
Ascolta
questo passo famoso delle “Confessioni” di
S.
Agostino, in cui egli canta la gioia di avere scoperto
“la
fonte” della felicità, che invano cerchiamo altrove:
“Tardi
ti amai, Bellezza così antica e così nuova!
Tardi ti amai…il
tuo splendore dissipò la mia cecità…
e anelo verso di Te…ho
fame e sete di Te… o sommo,
ottimo, potentissimo,
misericordiosissimo e giustissimo,
bellissimo, fortissimo,
stabile e inafferrabile,
rinnovatore di ogni cosa,
sempre attivo e sempre quieto,
che cerchi, mentre nulla ti
manca…
Ma, chi ha qualcosa che non
sia tua?…”.
Proprio
così: “Chi ha qualcosa che non sia sua?…
Tutto
quello che di buono c’è in noi viene da Lui.
Eppure egli ce lo chiede in
dono, come se fosse conquista nostra: E noi possiamo “farci belli”
con Lui con i suoi stessi doni.
Oh abisso di amore e di
degnazione, che ci dovrebbe riempire di gratitudine infinita!
2°-
Il minimo che possiamo fare per Lui è di donargli tutto
quello che abbiamo, tutto quello che siamo…
non
perché egli abbia bisogno del nostro dono, ma perché abbiamo
bisogno noi di riempirci e saziarci di Lui e dei suoi doni.
Non si può dare meno di
tutto a Colui che è Tutto…
e si dona tutto.
Dargli
meno di tutto equivarrebbe a non dargli nulla…
e
sarebbe una grande stoltezza, una perdita incalcolabile.
Forse
abbiamo paura di dovere rinunziare a tante cose…
di
perdere la libertà e la gioia di vivere…
e
ci fermiamo a metà strada, facendo
l’altalena tra
l’esperienza serena di Dio
e
la ricerca affannosa di noi stessi…
tra l’immensità del suo
amore liberante
e la chiusura nel
proprio “io” asfissiante…
e
non si comprende che è proprio il contrario:
Solo
chi si dona interamente a Lui può entrare nell’orbita della
sua libertà senza confini e godervi la pienezza della sua gioia.
Vuoi
sapere qual’ è il risultato delle nostre “mezze scelte”
o “mezze misure”:
“Conosco
le tue opere: tu non sei né freddo né caldo.
. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei
cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti
dalla mia bocca”. (Apoc.3,15).
Certamente…perché,
vedi, la nostra vita, donata un po’ a Dio e un po’ agli idoli del
“mondo”, rassomiglia ad un piatto dove si mescolano insieme cibi
prelibati ed immondizie nauseanti, che suscitano il “vomito”
di Dio
e forse anche quello di
tanta gente che ci sta accanto.
3°-
Al contrario, quale immensa “fortuna” potere amare l’Amore
con tutto il nostro essere, possederlo tutto intero,
o meglio, lasciarsi possedere
tutto intero da Lui!
Più
che un dovere, questo è un privilegio incomparabile.
Ascolta queste toccanti parole
di S. Filippo Neri, pronunziate mentre era tutto invaso dal “fuoco
dello Spirito”:
“Colui che brama qualcosa
che non sia Cristo,
costui non sa
cosa brama.
Colui che desidera
qualcosa che non sia Cristo,
costui
non sa cosa desidera.
Colui che lavora per
qualcosa che non sia Cristo,
costui non sa
perché lavora”.
Oh,
quando apriremo gli occhi, per comprendere e apprezzare questo
“tesoro” inestimabile che è l’amore del Signore?:
“Implorai
e venne in me lo Spirito della Sapienza.
La
preferii a scettri e a troni, stimai un nulla la
ricchezza al suo confronto; perché tutto l’oro al suo confronto è
un po’ di sabbia e come fango
è l’argento”. (Sap.7,7).
Non
può essere diversamente.
Colui che si lascia invadere
dallo “spirito della sapienza”, cioè “dalla
sublimità della conoscenza e dell’amore di Cristo”, non sa
trovare appagamento in nessun altro bene:
tutto
il resto gli appare sempre più sbiadito e insignificante, tanto da
considerare tutto come “una perdita”, come “sabbia,
fango o spazzatura”.
La
fede e l’esperienza gli fanno toccare con mano che ogni “rinunzia”
accettata per il Signore gli viene ricambiata in maniera del
tutto sproporzionata…con una crescita sorprendente di amore, di
gioia e di libertà:
“Chiunque per causa mia
avrà lasciato fratelli
e sorelle, padre, madre e
figli, case e campi,
riceverà
cento volte di più (in questa terra) ed avrà
in eredità la vita eterna”
(cioè la vita stessa di Dio,
la sua felicità).
(Mt.19,29).
Tutto
perciò è disposto ad accettare e a soffrire per suo amore. Nulla
più gli sa rifiutare…anche le “rinunzie” più eroiche
gli sembrano ben poca cosa, in confronto a quello che il Signore
è e fa per nostro amore.
Ti
basta per tutti la testimonianza vibrante di Paolo:
“…Ma
tutte queste cose che prima avevano per me un grande
valore, ora che ho conosciuto Cristo le
ritengo da buttare via.
Tutto
è una perdita di fronte al vantaggio di conoscere Gesù
Cristo, il mio Signore.
Per
lui ho rifiutato tutto e lo considero come
spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere
unito a lui”…(Fil.3,7).
Quale
lezione per noi…così facili alla commozione,
ma
così refrattari ad ogni rinunzia!
Ripeti
anche tu, con lo stesso trasporto d’amore, il canto di San Giovanni
della Croce:
“Nulla
ti turbi, nulla ti spaventi…
Chi ha Dio nulla
gli manca.
Nulla ti turbi, nulla ti
spaventi.
Solo
Dio basta”!
Quando
te ne convincerai?
Non
hai capito nulla, se non hai capito questo.
4°-
E’ ora di decidersi per la totalità dell’amore.
Lo ripetiamo ancora più
forte:
Sono
troppi i cristiani che si illudono di amare Dio e di essere fedeli al
suo Vangelo, sol perché sono capaci di recitare tante preghiere e di
essere fedeli a certe pie pratiche; ma, in realtà, a Dio non
danno nulla: appartengono tutti interi a se stessi…
cercano
solo il proprio vantaggio o i propri gusti.
“C’è
una cosa da fare, la più importante di tutte,
se
vogliamo vivere nell’amore di Dio, e cioè:
la
decisione di fare di
Dio il Signore
della
nostra vita, fino a consegnare a Lui
tutto
noi stessi”.
Occorrono,
oggi più che mai, cristiani interamente donati a Dio…in
cui DIO sia realmente “il Signore”:
Colui,
cioè, che si può servire di loro come e quando vuole…
che
può fare in loro tutto quello che vuole…
che
può chiedergli tutto, anche i più grandi
sacrifici:
Tutti
suoi, dalla testa ai piedi…pronti a seguirlo in tutto,
a
piacergli in tutto, a sacrificargli tutto…
(s’intende
tutto quello che contrasta con l’Amore,
e
che offende Dio, degradando l’uomo).
Non
servono i “cristiani di sentimento”, coloro, cioè, che
fanno soltanto quello che sentono loro, quando lo
sentono e come lo sentono.
Questa
è l’ora della “radicalità evangelica”!
Oggi
l’umanità sta raggiungendo la totalità della perversione,
percorrendo fino in fondo la via della perdizione…
Per
salvarla “il Signore” “ha bisogno” di cuori che
vogliono raggiungere la totalità della
donazione, percorrendo fino in fondo la via dell’immolazione.
Solo
questi sono i veri “amanti” e collaboratori di Dio- Amore.
Ma
“tutto” significa proprio ogni cosa, fino
all’ultima briciola…senza alcuna eccezione, senza porre alcun
limite o alcuna condizione…
A volte noi crediamo di
donargli tutto; ma poi, nella realtà, gli rifiutiamo proprio quel
sacrificio o quell’umiliazione che più piace a Lui e che
maggiormente giova a noi e agli altri.
Solo coloro che appartengono
interamente a Lui possono essere riempiti del suo “Spirito”
e quindi diventare capaci di “amare come ama Lui”.
Tutti gli altri sono solo dei
sognatori dell’amore...
che
non giovano alla causa del Regno di Dio.
5°-
Non ti spaventi questa totalità di donazione:
--
In realtà, tu non rinunzi ad altro che a “monete false” e
a “panni immondi”…per ricevere in cambio beni
“inimmaginabili”:
“Come si legge nella
Bibbia:
Quello che nessuno ha mai
visto e udito,
quello che nessuno ha mai
immaginato,
Dio lo ha preparato per
quelli che lo amano”.
(I Cor.2,9) (trad. ecum.)
-- Non
temere se non ci riesci sempre:
Il
Signore si contenta della volontà che abbiamo di donargli
tutto...anche se poi, in certe occasioni, veniamo meno al nostro
impegno, a causa della nostra fragilità, (non sempre colpevole).
Egli
sa, comprende e perdona…e si serve della nostra “debolezza”
per accrescere la nostra umiltà, che è la
nostra “forza”:
“Quando
sono debole è allora che sono forte”.
(IICor.12,10)
--
E poi, rifletti bene:
se
sarai tutto Suo (e per conseguenza lo lascerai fare in
te)
anche
Lui sarà tutto tuo:
tutta tua sarà la sua
forza, la sua luce, la sua gioia.
Puoi
credere a questo e non fremere d’entusiasmo…
e non
riempirti di fiducia e di coraggio?
Cosa
aspetti ancora a deciderti per “il Tutto”?
XIII.
DIO o IL PROSSIMO ?
Nella
graduatoria dell’amore, chi viene prima:
Dio…o il
prossimo?
Cosa
vale di più: Amare Dio… o amare i fratelli?
adorare il Signore…o servire
chi ha bisogno?
No,
non sono due amori diversi, ma
un unico grande
Amore, con un’unica
radice:
L’amore
verso “il prossimo” altro non è che l’Amore
traboccante di Dio che riempie l’anima e si
riversa sui fratelli.
Al dottore della legge che gli
domandava “Qual è il primo di tutti i comandamenti”?,
Gesù rispose:
“Il
primo comandamento è:
Amerai il Signore Dio
tuo con tutto il tuo cuore…
Il
secondo è questo: “Amerai il prossimo tuo come te
stesso”.
(Mc.12,28).
E’
certo che l’Amore “a Dio” viene “prima”; ma è
altrettanto certo che l’Amore a Dio si esprime nell’amore ai
fratelli.
“L’amore di Dio è il
primo come comandamento, ma
l’amore
del prossimo è il primo come attuazione
pratica”.
(S.
Agostino)
C’è qualcuno che,
affascinato dall’ideale della solidarietà fraterna, pensa che il
servizio dei fratelli venga “prima” o valga di più della
preghiera e dell’adorazione di Dio.
(Attenzione:
In questo campo è facile fare confusione).
1°-
Sì, è vero: tutto quello che si fa al prossimo per puro amore,
è autentica preghiera, è adorazione di Dio;
l’ha
detto Lui stesso…e guai se, rifugiandoci nella
preghiera, trascuriamo l’aiuto ai fratelli bisognosi!
Contro
tale pericolo ci mette in guardia S. Giovanni:
“Se
uno ha di che vivere e vede un fratello bisognoso, ma non ha
compassione e non lo aiuta, come fa a dire: “Io amo Dio”? (I
Giov.3,17).
E
continua:
“Se
uno dice: “Io amo Dio” e poi non ama suo fratello, è
bugiardo. Infatti, se uno non ama il prossimo che si vede,
certamente non può amare Dio che non si vede”.(I
Giov.4, 20).
Anche
l’Apostolo Giacomo ci ammonisce:
“La fede, se non ha le
opere, è morta in se stessa…
Tu
credi che c’è un solo Dio? Fai bene; anche i
demoni ci credono e tremano. Ma senza le opere
la fede è senza valore”…(Gc.2,17).
2°.
Ma l’errore sta nell’illudersi di potere amare e servire i
fratelli senza dovere attingere questo amore alla sua unica
sorgente, che è l’amore di Dio.
Al di fuori di questo amore,
saremo forse capaci di qualche atto di filantropia o di qualche
gesto isolato di altruismo; ma non
saremo capaci di amare veramente:
di amare tutti i
fratelli…
di amarli sempre…
di amarli “gratuitamente”…
in una parola, di amarli “come
li ama Dio stesso”.
Più
si ama Dio e più si riceve la forza di amare i fratelli
“come li ama Lui”: senza misura e senza limiti.
E,
nello stesso tempo, più si compiono atti di amore verso
il prossimo e più cresce l’amore verso Dio.
(Così come avviene tra due
vasi comunicanti)
XIV.
PROGRAMMA DI CARITA’ VISSUTA
Le riflessioni di queste
pagine probabilmente avranno acceso in te il desiderio di metterle in
pratica, impegnandoti più di prima.
Ma, attento ad un pericolo,
sempre ricorrente:
Nonostante
la tua ferma convinzione e la tua buona volontà, i tuoi propositi
potrebbero restare “lettera morta”:
perché,
i tuoi molteplici impegni (tutti urgenti e impellenti) ti porteranno
a rinviare le opere di carità al momento più favorevole, a
quando avrai più tempo…
pur essendo convinto della
loro priorità assoluta.
Cosi
che il bene che il Signore esige da te viene trascurato o ridotto al
minimo.
No, fratello, il solo fatto di
avere pensato le opere di bene non possono lasciarti
soddisfatto e tranquillo…come se bastasse il solo desiderio a
sollevare i bisogni dell’umanità.
Ricorda sempre la maledizione
che Gesù diede al “fico” pieno di sole foglie, ma
senza frutti, (nonostante non
fosse ancora giunta la
stagione dei frutti)…
quasi
che Gesù volesse dire a noi cristiani che non dobbiamo contentarci
di produrre frutti di bene solo in certi periodi o in certe
occasioni, ma sempre, anche nei periodi più difficili e nelle
circostanze più sfavorevoli.
Se è vero
che l’amore è tutto, le opere di carità devono
essere messe al primo posto, come tutti gli altri doveri
principali:
non possiamo farle dipendere
dalle circostanze, dal caso o dall’umore del
momento (sempre variabile e incerto), ma dobbiamo fissarle e
programmarle accuratamente, secondo le nostre possibilità.
Ecco
un FAC-SIMILE
che
può essere modificato e adattato alla propria situazione.
1°-
Visitare le seguenti persone, sole o ammalate:
………………………………………………..
……………………………………………….
possibilmente
ogni…………………………...
2°-
Prestare qualche servizio necessario
a questa
persona……………………………
o a quest’altra……………………………...
3°-
Ospitare o invitare a pranzo qualche persona sola e
bisognosa (chi?)
……………………….…
(o qualche
straniero)………………………..
possibilmente ogni………………………….
(Tanti cristiani oggi lo
fanno:
perché non puoi farlo anche
tu?)
4°-
Collaborare (in qualche gruppo) alle seguenti
attività
caritative…………………………….
………………………………………………
………………………………………………
5°-
Partecipare alle seguenti attività pastorali
della
Parrocchia…………………………………...
………………………………………………
………………………………………………
………………………………………………
6°-
Diffondere, in tutti i modi e con
tutti i mezzi, questo
programma (insieme agli altri
volumetti della stessa serie).
XV.
I BISOGNI MORALI e SPIRITUALI
1°- Se guardiamo ai bisogni morali e spirituali di oggi, c’è veramente da metterci a “gridare a squarciagola” (come dice Isaia, 58).
1°- Se guardiamo ai bisogni morali e spirituali di oggi, c’è veramente da metterci a “gridare a squarciagola” (come dice Isaia, 58).
Bisogna guardare in faccia la realtà per scoprire i mali che affliggono l’umanità e apportarvi gli opportuni rimedi:
Pensiamo
a tanti cuori spezzati dall’odio…a tante coscienze deformate e
distrutte dal vizio…a tante piaghe familiari e sociali divenute
cancrenose… a tante famiglie lacerate…a tanti giovani
sbandati e rovinati dalla droga o dalla malavita (e sono la speranza
del futuro!)…
a
tanti bambini vittime dell’egoismo e della violenza fisica e
morale…agli spaventosi orrori del terrorismo,
ai tanti
focolai di guerra, diffusi in tutti i continenti…
alla
corruzione invadente, al secolarismo dominante,
al
materialismo e al neo-paganesimo dilagante…
alla
perdita del “senso del peccato”…
al
“relativismo morale” che, sempre di più, avvolge di
tenebre le menti e i cuori degli uomini, offuscando la
distinzione tra il bene e il male, tra la verità e
l’errore,
(favorito enormemente dai
mass-media)…
e,
infine, all’invasione delle sette e dei nuovi movimenti
pseudo-religiosi, che allontanano dalla vera “Fede”…
E’ vero che affiora qua e là un certo risveglio religioso…
Ma non c’è da nutrire illusioni, perché (il più delle volte) si tratta di una religiosità del tutto soggettiva, che non ha alcun riferimento alla “Verità” rivelata da Dio:
non possiamo consolarci per l’apparente risveglio di una religiosità, che si risolve tutta a scapito della vera “Fede”:
(Perché…non bisogna dimenticare la differenza sostanziale tra “religiosità” e “Fede”).
Ricordiamo
la domanda inquietante di Gesù:
“Quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà ancora Fede sulla terra?”.(Lc 18,8)
2°-
Attenti a non giudicare la realtà solo dalle apparenze.
Apriamo
gli occhi, per capire, alla luce del Vangelo, i
veri “segni dei tempi”:
“Ipocriti, siete capaci di prevedere il tempo che farà,
come mai non sapete capire il significato di ciò che
accade in questo tempo?”.(Lc.12,56).
La storia del mondo è attraversata da una lotta immane tra le forze del bene e le potenze del “maligno”:
lotta per lo più invisibile, di cui quello che appare è solo la punta di un iceberg, che rimane quasi del tutto sommerso sotto il groviglio di avvenimenti complessi e contrastanti.
-- Nascoste sono le “armi segrete” che possiedono tante anime semplici votate all’Amore, che si immolano e si consumano nel silenzio della “piccolezza” e dell’umiltà,
per
la salvezza dell’umanità.
-- Nascoste sono anche le trame e le strategie infernali, volte a strappare Dio e la sua legge dalla coscienza degli uomini, servendosi di tutti i mezzi, soprattutto dei mezzi moderni della comunicazione, che esaltano la vita “secondo la carne”, capovolgendo tutti i valori umani e
cristiani.
Certamente,
è doveroso essere grati allo Spirito (come fa spesso Giov.Paolo II)
per i meravigliosi “segni di speranza” che appaiono
nell’umanità di oggi
(quali,
ad esempio, l’impegno per la giustizia e la pace,
gli sforzi per raggiungere l’unità dei popoli e delle
religioni…ecc.);
ma
non possiamo restare indifferenti di fronte alla perdita di
tanti valori…e di tante anime.
Sarà
bene riflettere sul giudizio che, del mondo d’oggi, dà una giovane
scrittrice, molto nota, Susanna Tamàro:
“Da
anni il nostro paese vive in uno stato sempre più grave di
degrado…una lunga discesa buia, della quale non si riesce a vedere
la fine. La sensazione è un po’ quella di trovarsi su un mezzo di
trasporto guidato da un autista impazzito…L’autobus ormai
corre sul baratro, ma dagli altoparlanti continuano a dirci che si
tratta di una gita di piacere: Dobbiamo far finta di crederci?”
3°-
Bisogna intervenire con urgenza e con zelo generoso e tempestivo.
Troppo
tempo si è perduto in chiacchiere vuote…
Il
mondo va alla deriva…e noi ci trastulliamo in misere soddisfazioni
o in sterili ricerche!
“Ho compassione di questa
folla” diceva Gesù.
E
tu…non ti commuovi di fronte a tanti mali morali, che rendono
irrimediabilmente schiava tanta parte dell’umanità?
Cosa
stai facendo, tu, per soccorrere i più miseri tra i miseri?
Come
“buon Samaritano”, devi guardare anche le ferite
spirituali, che sono spesso la causa (o l’aggravante) di quelle
materiali:
Non
ti basta solo pregare (pur essendo la prima cosa da
fare).
Devi uscire da te,
correre, scomodarti, abbassarti...
per
dare aiuto a tanti infelici che sono immersi nella melma di
tanto sudiciume…forse più vittime che
colpevoli…più deboli che malvagi…
“condannati”, purtroppo,
a restare sempre tali, se
tu non intervieni.
Ah,
se tutti i cristiani cosiddetti “praticanti” comprendessimo che
la prima carità è quella di soccorrere i malati nell’anima
e “spezzare il giogo iniquo”
del demonio!
Purtroppo,
sono pochi quelli che lo fanno…pochissimi coloro che lo fanno sino
in fondo…
mentre la maggior parte
“passiamo oltre” (come i due religiosi della parabola)…o
ci contentiamo di cercare le parole giuste per giudicare e condannare
i peccatori.
4°-
Quelli che viviamo (lo dicono tutti) non sono tempi normali, sono
tempi pericolosissimi, eccezionali:
Occorrono, perciò, impegni
eccezionali.
Nessuno
può tirarsi indietro, con la scusa di avere troppi impegni o troppi
problemi personali.
Uno
solo, oggi, è il problema:
Salvare
questa povera umanità, che rischia di andare a fondo,
inesorabilmente!
Quando
divampa l’incendio o la nave minaccia di affondare, bisogna buttare
via qualsiasi cosa.
Le critiche e i lamenti non
servono…
I bei progetti e i
discorsi programmatici non bastano.
Viviamo
sotto la minaccia di mali estremi, che richiedono rimedi estremi.
E
il peggio è che solo in parte ce ne rendiamo conto!
“Il
nemico semina” ovunque la zizzania infernale...
…e “gli operai del
Regno dormono”…(Mt 13,25)
E’
ora di scuoterci dal “sonno”, ma bisogna fare subito!
5°- Certo, bisogna riconoscere che c’è tanto impegno e tanto fervore in alcune persone e in alcuni gruppi…
Ma tanti cristiani potrebbero meritare il rimprovero fatto dal Signore alla Chiesa di Sardi:
Svegliatevi! Rafforzate la fede dei pochi che sono ancora viventi, prima che muoiano del tutto…
Di quello che fate, non ho trovato nulla che il mio Dio possa considerare ben fatto...
Cambiate vita! Se continuate a dormire, verrò come un ladro, all’improvviso…”
(Apoc.3,1- traduzione ecumenica).
XVI.
ZELO PER “IL REGNO”
1°- E’ vero: I mali morali di oggi sono molto più gravi e profondi di quanto noi immaginiamo.
Ma nessuno scoraggiamento è consentito, nessuna paura può essere giustificata.
Il Signore, al contrario, c’incoraggia a “sperare contro ogni speranza”:
“Non temete: Io ho vinto il mondo”!
Coloro che hanno “fede” hanno la vittoria assicurata:
“Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo;
e questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo:
la
nostra fede” (I Giov.5,4)…
la
nostra “fede in Gesù”, non in noi
stessi.
Fede piena, totale, incondizionata…non incrinata da dubbi, da tormenti e da paure:
“Perché
temete, gente di poca fede?”(Mt 14, 31)
Era
questo il rimprovero più insistente di Gesù ai suoi.
Il
dubbio, il tormento e la paura sono il segno che abbiamo più fede
in noi, anziché in Dio.
2°- La vera fede ci porta ad affidarci totalmente a Dio… e a cercare solo quello che vuole Lui, cioè il suo “Regno”:
“Cercate prima di tutto il regno di Dio,
e tutto il resto vi sarà dato in soprappiù”.(Mt 6, 33)
Per chi ha fede “tutto il resto” (prestigio, successo, salute,
affari) viene dopo, conta meno del “Regno”.
e viene vista in funzione del “Regno”,
(che è la vita costruita secondo il progetto di Dio, nella verità, nella giustizia, nell’amore e nella pace).
Ammoniva
Tolstoj: ”L’unico significato della vita consiste
nell’aiutare
a stabilire “il regno di Dio”.
E
S. Bernardo: (con parole equivalenti) “Chi crede nel
“regno
di Dio” non
si dà pace, fino a che non abbia dato
tutto per
la sua diffusione”.
Siamone
certi: Il grande male del mondo e delle potenze infernali (anche
quando raggiungesse un livello più spaventoso dell’attuale) “sarà
vinto”, senza alcun dubbio, da coloro che “danno
tutto” per “il Regno”.
“Lo
Spirito” ne suscita tanti di questi cuori generosi,
soprattutto quando il demonio si scatena maggiormente:
“Essi lo hanno
vinto per il sangue dell’Agnello e
la
testimonianza del loro martirio,
perché non hanno risparmiato la vita,
neppure di fronte alla morte”. (Apoc.12, 11).
(Di questa fede incrollabile parleremo nella parte seconda).
3°- La fiducia nella vittoria definitiva, però, non può farci fermare, anzi deve spingerci ad affrettare la corsa, a “moltiplicare” lo zelo:
“Decuplicate lo zelo per ricercare Dio”.(Baruc 4,28).
“Lo zelo per la tua casa mi divora”.(Sal.69,10 + Gv.2,17).
“Voi, o Corinti, vi segnalate in ogni zelo”.(2 Cor,8,7)
lo zelo per propagare il vangelo della pace”. (Ef.6,15)
“Allo stadio tutti corrono per conquistare il premio.
Correte anche voi, in modo da conquistarlo.
Essi si sottomettono a una rigida disciplina, per una
corona
che presto appassisce; noi invece per una
corona
che durerà sempre.(1 Cor.9,24).
“Non sono ancora arrivato al traguardo. Continuo però la corsa per tentare di afferrare il premio, perché anch’io sono stato afferrato da Cristo Gesù. Questo solo io faccio: dimentico ciò che sta alle mie spalle e mi slancio verso ciò che mi sta davanti.
Continuo la mia corsa verso il traguardo”. (Fil.3,12)
“Corsa”…”slancio”…”traguardo”…
Ma, ci pensiamo che ci stiamo avvicinando sempre più al “traguardo”… e “il regno di Dio” è ancora così lontano dalla vita e dalle aspirazioni dell’umanità?…
Non è forse anche colpa nostra?…
Come
“il servo fannullone” della
parabola evangelica,
abbiamo
avuto “paura di perdere il talento…e l’abbiamo nascosto
sotterra”(Mt.25)…
“facendoci
trovare addormentati”(Mc.13,36)…e facendo indignare “il
Padrone, che aveva dato il potere ai servi, a ciascuno il suo
compito”…
Uno è
“il compito” dei cristiani, di tutti i
cristiani:
Collaborare
instancabilmente all’avvento del “regno dell’Amore” in
tutti i cuori e in tutte le realtà umane…
seguendo
le esigenze del “Regno”
e
“rinunziando” alle proprie.
4°- Non dimentichiamolo: Questi sono tempi di battaglia. Siamo chiamati all’eroismo!
“L’amore
di Cristo ci spinge” a fare anche
“l’impossibile”, se è vero che abbiamo dentro di noi la
potenza stessa di Dio, che è “lo Spirito Santo”.
Metti in pratica queste
raccomandazioni infuocate dell’Apostolo Paolo:
“Combatti la buona
battaglia della fede”(1 Tm.6,12).
“Dio non ci
ha dato uno spirito di paura, ma uno
spirito di forza, di amore e di saggezza”.(2 Tm.1,7).
evita le chiacchiere inutili”…
Annunzia
la parola di Dio, insisti in ogni
occasione,
opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con
ogni magnanimità e dottrina”. (2
Tm.4,2).
Hai
capito?…Questa è la sua “parola d’ordine”:
“Svegliatevi”…”Correte”,
per “accendere ovunque il fuoco
dell’Amore”…
Ah, ”come vorrei che
fosse già acceso”! (Lc.12,49).
Cerca
tutte le occasioni per trasmettere la Parola, suscitare
entusiasmo, seminare “speranza”, costruire collaborazione
e
solidarietà.
Su,
muoviti…Esci dal tuo piccolo guscio:
Corri,
va’, parla, telefona, scrivi, esorta, stimola, “insisti”,
incoraggia…sempre e ovunque!
Non
puoi fermarti più…E’ Dio che ti lancia:
XVII.
L’AMORE CENTRO DELLA VITA
1°-
Lo ripetiamo ancora: Noi viviamo in tempi eccezionali, che
richiedono impegni eccezionali.
“Impegni eccezionali” non significa fare cose straordinarie (che il Signore richiede solo a pochissimi).
Diceva
Madre Teresa di Calcutta:
“Ciò
che conta non è fare molto, ma mettere molto
amore
in ciò che si fa”.
E
con altre parole ripeteva:
Non
si tratta di quanto facciamo, ma di quanto amore e di
quanta dedizione mettiamo nell’operare”
Papa Giovanni XXIII affermava:
“Non conta nella vita fare cose grandi o piccole, vistose o insignificanti, ma conta l’amore con cui si fanno”.
E
s.Teresa d’Avila:
“Senza amore,
tutto è niente”.
2°-
Facciamo attenzione, però, a non confondere il vero “Amore” con
l’amor proprio.
(Proprio qui si nasconde
l’equivoco più insidioso).
Dice
un famoso autore:
“L’amore
ha un solo nemico: l’amor proprio”.
E
s. Agostino afferma:
Due
amori hanno costruito le due città:
L’amore
di sé spinto fino al disprezzo di Dio
ha
prodotto la città terrena (o la civiltà del peccato); mentre
l’amore di Dio portato fino al disprezzo
di sé, ha costruito la città celeste” (o la
civiltà dell’amore).
3°-
Allora un impegno eccezionale che si chiede oggi ai “Volontari
dell’Amore” (insieme a quello della totalità del
dono di sé)
è
proprio questo:
“Cambiare
“il centro” della propria vita!
Togliere dal centro se
stessi, il proprio “io”
e mettervi l’Amore,
cioè Dio e “il
suo regno”.
(“Il
centro” da cui tutto parte e a cui tutto converge…
proprio tutto: pensieri, aspirazioni, attività, progetti,
vita).
La
scelta radicale di Cristo esige necessariamente il
“rinnegamento di sé”:
“Se
qualcuno mi vuol seguire, rinneghi se stesso”…
(traduz. ecumenica):”smetta
di pensare a se stesso”.
(Mt.16,24 e Lc.9, 33)
Sono
troppi i cristiani che vorrebbero seguire Cristo, senza
“rinnegare
se stessi”.
Perciò,
al centro della propria vita e della propria attività mettono
sempre se stessi:
cioè
la propria volontà, il proprio giudizio, il proprio interesse, la
propria gloria…
Per
loro tutto ruota attorno a questo centro e in funzione di
esso…persino la preghiera, l’apostolato, il bene che compiono, i
sacrifici che fanno…
Possono
anche “buttarsi” in tante opere e attività benefiche, ma
cercando sempre se stessi.
E
le conseguenze sono disastrose…e scandalose:
agitazioni,
divisioni, discordie, lacerazioni, invidie,
lotte, rivalità, indipendenza, ribellioni…
Di
questi cristiani (anche se intelligentissimi e capacissimi), non ne
ha bisogno né né l’umanità, perché non fanno altro
che portare scompiglio e rovine di ogni genere.
4°-
Non temere che, “rinnegando te stesso”, abbia a perderci
la tua personalità.
Ascolta,
oltre ai tantissimi nostri Santi, un grande “profeta” non
cristiano:
“Trova se
stesso chi perde il proprio io”.
“Quando l’ io
muore, Dio ne riempie il
vuoto”.(Gandhi).
5°-
Come si vede, non si tratta di aggiungere o aggiustare qualcosa
della nostra vita:
tutta la vita
deve cambiare.
Se
per noi il centro diventa Cristo, tutto
cambia:
nella vita di ciascuno e
nella vita delle comunità…
e,
attraverso di noi, cambierà il mondo intero!
XVIII.
IL MIRACOLO DELL’AMORE:
L’UNITA’
*
* * * *
1°-
Ce ne vogliono tanti di questi
cristiani
“centrati su Cristo”.
Appena
Gesù Cristo comincia a diventare “il centro” della
vita, ecco realizzato il grande miracolo, il più caro a Dio e il più
utile all’umanità:
“Il miracolo dell’unità”!
Tutti
quanti, come tanti raggi, convergono a quest’unico “centro”,
che è Cristo…e, uniti in Cristo,
raggiungono il massimo vertice dell’unità, che è la
Trinità:
“O
Padre, che tutti siano uno, come noi”.
E’
questo il frutto più immediato del vero amore (quello che proviene
da Dio), che, come “fuoco” incandescente, fonde in “unità
perfetta” coloro che ne sono investiti:
“O
Padre, l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro,
perché siano “perfetti nell’unità”.
(Gv.17,23)
Ed
è questo il progetto più grandioso e il desiderio più accorato di
Gesù, espresso nel momento più solenne della sua vita:
“ Come
tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi
una cosa sola, perché
il mondo creda”.(Gv.17,21
Oh
prodigio dell’unità:
“il mondo crederà”
quando vedrà in noi “credenti” “l’unità perfetta”,
che è come il riflesso e la manifestazione del Dio “Trino e
Uno”.
E ne è “il segno e lo
strumento” visibile.
Così
vuole “il Maestro”.
Tutti ne siamo
convinti, tutti la vogliamo, tutti ne parliamo…ma, siamo tutti
disposti a pagarne il costo per realizzarla veramente?
Certo,
bisogna riconoscere che mai, come oggi, questa esigenza di “unità”
è stata avvertita in maniera così forte, soprattutto nella Chiesa:
--
L’ecumenismo ne è un “segno”.
Ma
quanto cammino resta ancora da fare!
--
Un altro incoraggiante “segno” è la straordinaria
fioritura di gruppi e di comunità, spesso molto ferventi.
Ma, dobbiamo ammettere che non
sempre, al moltiplicarsi delle comunità, corrisponde una
crescita di comunione, nonostante gli appelli e le
iniziative del Papa, della Gerarchia e di tanti responsabili.
A
volte si notano chiusure e steccati, anche tra i gruppi più
impegnati…Certe comunità danno l’impressione di essere
l’incontro (o lo scontro) di tanti egoismi, che rendono
insofferenti, intolleranti e arroganti…sempre pronti a criticare, a
giudicare, a fare processi…per primeggiare sugli altri…per avere
ragione a tutti i costi!
Nel
nome del Dio dell’amore e dell’unità, quante
lotte, quante divisioni e incomprensioni…(soprattutto nel passato)!
E
la colpa “è sempre degli altri” …(?)…
2°-
Vuoi sapere qual è il motivo di questa assurda
incoerenza?…L’abbiamo già
accennato:
Ognuno di noi considera come
“centro” il proprio “io”, (o “l’io”
di gruppo), cioè le proprie idee, le proprie
vedute, i propri giudizi…che vengono identificati con “la
Verità”.
Per
conseguenza, si pretende che tutti gli altri costruiscano “l’unità”
attorno a questo presunto “centro”:
chiunque
si discosta dalle nostre vedute o non le appoggia, viene considerato
come distruttore dell’unità.
Forse
anche noi, (magari senza accorgercene) siamo infetti da questa
“epidemia”, sia a livello individuale, che a livello comunitario:
Siamo
portati ad ingrandire gli aspetti positivi del nostro gruppo o
movimento, mentre negli altri movimenti vediamo soprattutto i limiti
e i difetti.
Altro che “Comunione
Trinitaria”!
E’
sempre in agguato, tra le nostre comunità, il rischio di formare
tanti anelli staccati…incapaci di unirsi in unica catena.
Così, pur dichiarandoci
innamorati dell’ideale dell’unità, non facciamo che
sgretolarla con la nostra presunzione e le nostre orgogliose
sicurezze.
E il motivo di fondo è sempre
quello:
Tanti “io”
messi al centro, al posto di Dio.
No,
“l’unità” si costruisce non sulle nostre belle
parole, ma sulle “ceneri” del nostro amor proprio:
riconoscendo
umilmente i nostri limiti…
e
accettando generosamente le ragioni degli altri.
Il
nostro grande Pontefice (e non soltanto lui) ci è di stimolo e di
modello.
Il
Signore ci sarà di aiuto, se lo invocheremo.
--
“Madre Teresa” e “Fratel Roger” di Taizè,
nel 1976, composero insieme
questa preghiera:
“O
Dio, Padre nostro, Tu chiedi a tutti noi di diffondere
amore dove i
poveri sono umiliati,
gioia dove i
fedeli sono mortificati,
riconciliazione dove
la gente è divisa…
dove il marito
si oppone alla moglie,
i credenti si oppongono a
coloro che non credono,
i cristiani ai
loro fratelli cristiani di altre Chiese,
che
essi non sanno amare.
Apri Tu questa strada per
noi, così che
il Corpo ferito di Gesù
Cristo, che è la tua Chiesa,
possa essere lievito
di comunione
in tutta la famiglia umana.
3°-
Ecco la grandiosità di questo nostro progetto:
I “Volontari
dell’Amore” vogliono portare avanti
il
grande “sogno” di Gesù (“che siano perfetti
nell’unità”)
cercando
di realizzare l’unità spirituale
di tutte le Chiese, di tutti i
gruppi o movimenti,
in una parola, di tutti
“gli uomini di buona volontà”: di coloro, cioè, che
hanno scelto Dio come scopo e come centro
della propria vita…e perciò non gli importa più nulla di se
stessi.
Unità spirituale che
si può ottenere soltanto se si diventa “piccoli” e
ci si ama con “cuore di bambino”.
--
Perché questo impegno di “unità” sia reso più facile e
più concreto, può essere utile conoscersi e incontrarsi
visibilmente; ma non è strettamente necessario:
La fede nel “Corpo
mistico” e l’esperienza storica di tante anime ci
insegnano che, anche tra persone che non si possono mai incontrare
visibilmente, si può raggiungere “l’unità spirituale più
perfetta”.
Al contrario, se non c’è
“l’unità nell’amore e nella piccolezza”, anche gli
incontri frequenti e ben organizzati non possono
costruire la vera “unità”.
Ecco
cosa vogliamo:
Unirci
spiritualmente in un
unico grande “Cuore”,
“il
Cuore ardente di Cristo”
“Tutti
Uno in Cristo”!
(Gal.3,28)
con
un’unica insegna: quella dell’Amore Uno e
Trino,
sotto
la protezione della “Madre
della Chiesa”.
Così
ci vuole il Signore:
Tutti
impegnati ad accendere
amore, a
seminare
pace,
a
diffondere armonia,
a “tessere
comunione”,
non
solo con i membri del proprio gruppo, ma anche
con quelli degli altri gruppi, di qualsiasi appartenenza.
Per questo ideale vogliamo
vivere e impegnarci.
Questo
programma vogliamo portare avanti
(insieme al
(programma che ognuno ha nel
suo movimento).
Non
sempre riusciremo a raggiungere l’unità nelle idee o nei
programmi; ma sempre potremo riuscire a
realizzare “l’unità nell’amore”, che ci
porta a comprenderci e ad
accettarci gli uni gli altri
così come siamo…
a
volerci bene ed ad aiutarci in tutto,
nonostante
le diversità.
Solo
così si potrà giungere alla completa “unità”,
quella “sognata” da Cristo.
CONCLUSIONE
In
quest’opera di cambiamento e rinnovamento radicale, bisogna evitare
i due eccessi opposti:
a) “il prurito
della novità” (o la smania del diverso), che ci fa accettare
ciecamente tutto ciò che è nuovo o diverso di prima;
b) “la chiusura nel
passato”, che ci porta a respingere tutto ciò che è nuovo o
diverso, per continuare a fare sempre le solite cose.
Bisogna
andare sempre avanti…ma lasciandosi portare “dal vento dello
Spirito, il quale “crea e rinnova ogni cosa”:
“Ecco, io faccio nuove
tutte le cose”.(Ap 21, 5)
“Lo
Spirito Santo” è forza dinamica:
sempre “nuovo”,
imprevedibile, sconvolgente…
Attento,
perciò, a “cogliere al volo” le “novità” stupende e
multiformi che “lo Spirito” porta sempre alla
Chiesa, soprattutto alla Chiesa di oggi.
Esci,
perciò, dal vecchio e stretto circuito delle tue abitudini…e
immettiti nell’orbita meravigliosa e sempre attuale dello Spirito.
2°- Non preoccuparti se ciò che è “nuovo” ti riesce più difficile.
Non sarà necessario che tu “inventi” “cose nove”…
ti basterà servirti di qualcuno dei tanti strumenti “nuovi” che la Provvidenza ti metterà tra le mani.
Ecco:
Uno
strumento “nuovo” molto valido potrebbe essere il
programma di questo libretto:
Se
lo trovi interessante, è segno che è il Signore che lo
vuole.
Perciò
te ne devi servire, non solo per te, ma anche per gli altri.
Fallo
conoscere…diffondilo, più che puoi.
Ma senza
esitare.
Rinviare
o temporeggiare è una colpa, oggi più che nel passato.
*
* * * *
Chiedi
tutte le copie che vuoi, (di questo e degli altri libretti)
all’indirizzo di Barrafranca (stampato in fondo alla copertina):
Ti
saranno inviate gratis .
Si
accettano tuttavia le offerte
spontanee,
come contributo alle spese enormi che si sostengono.
N.B.
Le eventuali offerte si possono spedire a
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Liborio Tambè- Via Caserta,1- 94012.Barrafranca (EN)
c.c.p. N. 116 76 947
APPENDICE
*
CHI
SONO “I VOLONTARI”
1°-“I
Volontari” sono coloro che
s’impegnano in un’opera o
in un servizio non per obbligo di
legge, ma per libera
scelta,
non per
guadagni economici, o per desiderio di avventura, ma
per puro amore verso Dio e verso i fratelli…
E’
un confortante “segno dei tempi” questo improvviso
sviluppo del “Volontariato”, in ogni ambiente e in
ogni settore.
Ma,
perché possa produrre “frutti” abbondanti e costanti, si
richiedono nei volontari delle qualità morali e
spirituali.
La
prima qualità che devono avere
“i Volontari” è
la
volontà:
una
volontà ben formata, umanamente e cristianamente.
Sarebbe
un’assurdità, se nei “Volontari” non funzionasse la
volontà.
Senza
la volontà, nessun bene si farà, perché la volontà è la
facoltà umana che ci rende capaci d’amare.
Tutto ci viene da Dio, è
vero; ma, perché Dio entri in noi e ci colmi dei suoi doni, vuole il
libero consenso della nostra volontà: “Se vuoi”…”Chi
vuole”…così ripeteva sempre Gesù.
Senza
il concorso della nostra volontà Dio non vuole fare nulla.
La
volontà è la porta d’ingresso di Dio (e di satana):
solo se acconsente la volontà, si può realizzare in noi la più
grande santità…o il più spaventoso traviamento.
“E’
la volontà che fa l’uomo grande o
miserabile”.
(Schiller)
“Il
segreto della potenza e della bontà è nella
volontà”.(Mazzini).
La
volontà è veramente la potenza più grande del mondo:
“Credere
è soltanto la seconda potenza;
volere
è la prima”.(Victor Hugo).
Questa
straordinaria potenza va’ perciò curata, educata, illuminata,
altrimenti può diventare la potenza più distruttrice dell’umanità:
“La volontà senza la
ragione è cieca,
contro la ragione è pazza”.
2°-
Ecco le qualità che deve avere la volontà, perché sia
effettivamente la potenza più grande e più benefica:
---
VOLONTA’ RISOLUTA :
*
che vuole il bene, sul serio, costi quel che costi…
*
capace di dire “voglio” anche nelle opere più
difficili;
senza
fermarsi mai, neppure di fronte ai più grossi ostacoli;
*decisa
ad andare avanti, anche quando tutti gli altri si
tirano indietro:
“Il
segreto della riuscita è di volere poche cose
per volta, ma di volerle a tutti i costi”.
“Volli, e volli sempre, e fortissimamente volli”.(Vittorio
Alfieri).
---
VOLONTA’ DI FUOCO:
*
capace
di accendersi d’entusiasmo e di accendere anche
gli
altri;
*
pronta a partire subito, senza mai rinviare…
senza
aspettare che siano gli altri a cominciare, anzi
adoperandosi per trascinare anche coloro che si mostrano freddi o
indecisi.
---
VOLONTA’ DI ACCIAIO:
*
che non tentenna mai…
*
che non si piega sotto qualsiasi pressione o lusinga…
*
che
non si scoraggia e non si abbatte, neppure quando si
rimane
soli, perseguitati o incompresi.
---
VOLONTA’ LIBERA:
*
libera della vera libertà;
*
capace di fare le proprie scelte ispirandole al Vangelo
e non alle opinioni della
maggioranza;
*che
non si lascia influenzare o manipolare
dalla
propaganda martellante o dalla
moda seducente;
*che
non si adegua al comportamento dei più
e non si arrende ai ricatti e
ai compromessi.
E,
infine, la qualità più importante:
--- VOLONTA’
ILLUMINATA:
La
volontà diventa veramente libera, forte, ardente, travolgente,
quando è unita stabilmente alla Volontà di Dio, fino
a combaciare perfettamente con essa, come i fili della spina con la
presa della corrente elettrica.
La
Volontà di Dio, infatti, è la sorgente dell’Amore e
la fonte di ogni bene: la volontà di Dio è libertà, è
vita, gioia, pace: “nella sua voluntate è nostra
pace”(Dante-Paradiso).
Fuori
della Volontà di Dio non v’è alcun bene; anzi, tutto
quello che non vuole Dio è il massimo male, è la causa di
tutti i mali, è il fallimento dell’uomo.
Perciò,
chi esce fuori della Volontà di Dio perde tutto, come
il pesce che esce fuori dal mare, come il treno che esce fuori dal
binario.
Anche
le opere più grandiose e straordinarie (come i miracoli) Gesù
le chiama“iniquità”, se non corrispondono alla sua
Volontà:
“Non
quelli che mi dicono: “Signore, Signore” entreranno nel Regno di
Dio, ma quelli che fanno del Padre mio. Molti mi
diranno: Signore, noi abbiamo profetato, cacciato i demoni e compiuto
miracoli nel tuo nome…Ma io dirò loro: Non vi ho mai
conosciuti; allontanatevi da me, operatori
d’iniquità”.(Mt.7,22).
Tutta
la vita dipende da un grandioso “Voglio”:
“Voglio
Dio”, che è il massimo Bene!
“Non
voglio” altro all’infuori di Dio e del suo
Volere.
E’
evidente che la Volontà di Dio deve essere cercata e
accertata con molta accuratezza, ascoltando e meditando la “Parola
di Dio”, alla luce degli insegnamenti della Chiesa, perché non
avvenga anche a noi quello che dice il Manzoni di donna
Prassede, nei “Promessi Sposi”:
“Tutto
il suo studio era di assecondare il volere del cielo; ma faceva
spesso uno sbaglio grosso, che era di prendere per cielo il suo
cervello”.
Concludiamo
con una preghiera ispirata, del sommo teologo Tommaso d’Aquino:
“Misericordioso Dio,
concedimi di desiderare sempre ciò che a Te
piace, di investigarlo con saggezza, di
conoscerlo autenticamente e di eseguirlo
con perfezione: a lode e gloria del tuo nome”.
4°-
Queste preziose qualità vanno sempre coltivate e perfezionate.
Senza
queste qualità non esiste volontà, ma soltanto “velleità”
o volontà apparente, che si nutre di vaghi sentimenti e di fantasie
inconcludenti.
“Con i
“vorrei” non si è fatto mai niente;
con
i “voglio” si sono fatti “miracoli”.
C’è
tanta gente che s’illude d’amare e di volere il bene, mentre non
è capace di muovere un dito per operare il bene.
Questo
è il tempo delle personalità forti:
dal
“cuore mite e umile”, ma dalla volontà irresistibile…che,
per muoversi, non aspettano incoraggiamenti e non pretendono
riconoscimenti.
In
un mondo che rifugge dal sacrificio, adagiato nei molteplici
conforts del consumismo, solo chi ha una volontà solida e
robusta è in grado di portare avanti le opere di Dio.
Chi vuole
realizzare il bene, qualsiasi bene, non si lascia
trasportare dalle onde instabili
del sentimento;
al
contrario, proprio quando “non si sente” si impegna maggiormente,
perché sa che il bene che si fa per puro amore ha più
merito, più valore e più efficacia:
Il vero
bene, infatti, non è quello che “parte dal cuore”, ma
quello che parte da Dio e dalla sua Volontà.
*
* * * *
N.B.
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