In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete».
Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire».
Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».
Parola del Signore
Riflessione
“Un
poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”
I
discepoli non capirono... Ma noi, che invece siamo dei fenomeni,
noi che ci crediamo migliori di loro, noi che siamo convinti
di avere molta più fede di loro, comprendiamo subito quello che
Gesù dice?...
Di
primo acchito, le parole del Signore mi hanno lasciata un pochetto
perplessa: "Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi
vedrete”... Gesù caro, se qualcuno mi dicesse una cosa
del genere penserei subito che è fuori come un citofono!!! È vero
che i tuoi pensieri non sono i nostri pensieri, ma, a volte, dai per
scontato che tutto sia chiaro per noi. Gesù... Tu sai che siamo
dei poveretti, che siamo un po' duri di cervice, e che, con tutto
quello che abbiamo da purificare, non riusciamo a vedere chiaro nelle situazioni che ci fai attraversare, inoltre, facciamo fatica ad accettare
la realtà che viviamo, le prove e i disagi che abbondano in varietà, intensità, durata... Poi, non dobbiamo fare i conti solo con le nostre miserie, ma anche quelle degli
gli altri non le possiamo schivare, ci cadono addosso, ci opprimono, ci rattristano...
Ma Gesù
oggi ci invita alla speranza... ci dice che il nostro
cuore non deve lasciarsi vincere dalla disperazione e dalla tristezza, perché,
come leggiamo nel libro dei proverbi: “L'attesa dei
giusti finirà in gioia, ma la speranza degli empi svanirà” (10, 28).
Noi leggendo il Vangelo sappiamo che con le parole: “Un poco e non mi vedrete;
un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”,
Gesù si riferiva alla Sua morte e poi alla Sua resurrezione. Ma possiamo anche comprendere quelle parole secondo un'altro senso e applicarle a noi... Quand'è che noi non vediamo più il Signore? E quando invece lo
vediamo di nuovo? Andiamo con ordine: “Un poco e non mi vedrete
più”...
E' doloroso perdere qualcuno
che abbiamo molto amato, qualcuno che ha condiviso con noi molti momenti della
vita... è triste vedere un familiare che soffre a causa di una
malattia grave... è difficile dormire tranquilli e camminare sereni
sapendo di non riuscire a pagare le bollette, di non riuscire a provvedere alla propria famiglia perché si è perso il lavoro... è
difficile educare i propri figli in questa società che ha perso i quasi tutti i
valori morali e spirituali... è difficile oggi mettere in pratica i comandamenti del Signore, il cammino è sempre più in salita e, anche se ti impegni a fondo, a volte cadi stremato. Tutti questi problemi
ti portano alla depressione, vedi il futuro buio da far
paura. E così diventiamo una lamentazione continua come il popolo di Israele... ecco le nostre "lamentazioni": "Ma a che serve pregare?... a che serve mettere
Dio al primo posto?... a che serve essere buoni con tutti?... a che
serve continuare a essere onesti se attorno dilaga la disonestà?...
a che serve amare se poi gli altri ti sputano in faccia?... a che
serve essere miti e misericordiosi se poi gli altri ti aggrediscono
e ti insultano senza motivo?... Seguo il Signore e sono pieno
di problemi, più di prima che non lo seguivo!!! Come mai?"...
Gesù
mio, perdonaci se siamo deboli, perdonaci se le paure e i problemi minacciano la nostra poca fede. Il punto è
che, in questi momenti, non ci fidiamo di Te,
non crediamo veramente alla Tua
potenza, alla Tua
Provvidenza, alla Tua
Protezione... i
Santi sì che credono, non noi... ecco perché non Ti vediamo
più!... Quando non ci fidiamo più di Te,
quando non ci affidiamo a Te,
quando non vogliamo offrirTi
tutte le nostre paure, i nostri disagi, le nostre miserie, quando
brontoliamo per quello che ci sta capitando e diciamo continuamente: "Perché proprio a me?"... noi non vediamo più Te...
in
questi momenti noi moriamo, vediamo tutto nero, non vediamo niente di
positivo... e non riusciamo sentire il tuo messaggio di speranza che ci assicura: “...voi
piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella
tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia”. Allora,
dobbiamo avere fiducia in questo Gesù meraviglioso che ci ama
immensamente, che ci aiuta in ogni istante, ci dà la forza per
affrontare ogni cosa, ci rialza da tutte le cadute, ci dona
degli angeli per soccorrerci in
ogni situazione. Dobbiamo
imparare a fare più silenzio dentro di noi, e chiedere al buon Dio di
aumentare la nostra fede per vedere un pochetto con i
Suoi occhi... Lui vuole
salvare tutti e a volte, proprio per salvarci, permette anche delle prove molto pesanti. Lui
ci conosce molto bene e
sa
che, senza certe prove, noi continueremmo a vivere nelle tenebre
fino alla fine...
le tribolazioni infatti ci mettono in discussione, danno una
scrollata al nostro quieto vivere che a noi sembra l'ideale, pacifico, retto, quasi felice... e non ci rendiamo conto di essere in pericolo, di essere poveri, ciechi, nudi, infelici (Ap 3, 17)... allora Dio interviene e produce o permette delle situazioni che ci rattristano:
“perché
la tristezza secondo Dio produce un pentimento irrevocabile che porta
alla salvezza, mentre la tristezza del mondo produce la morte”
(2Cor 7, 10).
Se
proviamo a vedere tutte le prove
come permesse da Dio per il nostro bene, necessarie per renderci belli e idonei a vivere eternamente con Lui, allora riusciremo a sopportare, all'inizio con tristezza, ma poi anche con gioia qualsiasi cosa ci capiti, certi che: “un poco ancora e mi vedrete!”...
Naturalmente insieme alle prove ci sono anche le gioie... ma dobbiamo imparare a comportarci da
bravi amministratori, dobbiamo immagazzinare nel nostro cuore tutte le
dolcezze che riceviamo
senza
insuperbirci, non dobbiamo dimenticarci di ringraziare immensamente e incessantemente il Signore nostro, perché Lui ci dona le consolazioni non certo per i nostri meriti, ma per la Sua grande
Misericordia! Ci serviranno per continuare a
camminare sulla via dell'esodo da questo all'altro mondo.
Il buon Dio non è mai distratto, come noi... Lui veglia sempre su ognuno di noi, ci chiede di amarlo e aspetta il nostro consenso al trattamento, non dei dati sulla privacy, ma a lasciarci fare, ci
supplica di fidarci di Lui, ci chiede di abbandonarci tra le Sue
braccia.
Personalmente ho potuto constatare che Gesù mantiene le
promesse. Il Suo aiuto arriva sempre, all'ultimo minuto, ma arriva...
arriva quando sei con l'acqua alla gola, questo è il Suo modo di
fare, da sempre... dobbiamo saperlo e non lasciarci prendere dal panico. Se ci pensiamo
bene, usa questa tattica perché non pensiamo di essere noi i primi governanti della nostra vita, affinché
non pensiamo di
essere noi a gestire
ogni cosa, affinché non pensiamo di essere bravi con le nostre
forze... Lui è il Re dei re, Lui, intervenendo alla fine, fa in modo che la nostra
superbia sia un pochetto frantumata, e così diveniamo più umili.
Senza
di Lui siamo spacciati!...
Mio
caro Gesù, Tu sei la mia speranza in questa vita e ti chiedo perdono
se qualche volta penso che, perché ti sei nascosto, non pensi più a me... Chiediamo al buon Dio di rafforzare la nostra fede, perché solo Lui
può salvarci e sostenerci nelle prove, pensiamo che
il premio sarà grandioso:
“...è
necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di
Dio” (At 14, 22), ma Lui cambierà la nostra tristezza in gioia...
Pace
e bene
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