Un
uomo buono, credente, aveva una bella famiglia, ma il Suo ultimo
figlio era nato con una pesante menomazione. Da quel momento era
cresciuta dentro di lui una rabbia sorda e incontrollabile.
Nascondeva
il suo bambino, non la sua amarezza. Proprio non riusciva a capire.
Un
giorno, gli dissero che Dio si trovava su una montagna impervia.
Decise
cosi di andargli a parlare. Arrivò ai piedi della montagna e iniziò
a salire. Non si era portato nulla da mangiare e si nutrì di bacche
selvatiche e piccoli frutti. Pregava senza sosta. Più si avvicinava
alla sommità del monte, più il suo cuore batteva forte. Provava un
sacro timore. Quando infine arrivò sulla cima, trovò soltanto una
capannuccia. Aprì la porta esitando. Si accorse subito che
l'abitante della capanna non era Dio. Forse era un domestico o un
angelo.
«Non
è qui», gli disse l'angelo e aggiunse con semplicità questa frase
sorprendente: «Lo troverai giù nella valle, nelle braccia di una
donna».
L'uomo
iniziò subito la discesa. Lenta e penosa. La stanchezza e la
delusione rendevano esitanti i suoi passi. Il cuore era ancora più
pesante per l'ansia. Cadde più volte.
Con
gli occhi annebbiati dallo sfinimento, nella valle vide una casa,
aprì la porta e trovò il figlio nelle braccia di sua moglie.
Una
fiamma calda e palpitante si accese nel suo cuore.
E
comprese. Si inginocchiò e adorò a lungo, piangendo, Gesù presente
nel suo piccolo sofferente. Come ha detto Lui nel Vangelo: «Tutto
quello che farai al più piccolo di questi miei fratelli, lo farai a
me» (Mt 25,40).
Una
Volta, un uomo chiese a Rabbi Joshua Ben Karechah: «Perché Dio ha
scelto di parlare a Mosè da un cespuglio spinoso?».
Il
rabbino rispose: «Se avesse scelto un ulivo o una poderosa quercia,
ci faremmo la stessa domanda. Penso che Dio abbia scelto un cespuglio
spinoso, brutto e inutile, per dirci che non vi è nessun posto sulla
terra dove Lui non è presente».
Tratto da “La cena in Paradiso” - Piccole storie per l’anima – di Bruno Ferrero
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