Coloro
che sostengono che Dio non agisce nella storia troveranno una
clamorosa smentita nella vita di santa Giovanna d’Arco. Il beato
Vladimir Ghika ha scritto di lei : « È la santa della suprema
fiducia nelle realtà soprannaturali, nella presenza di Dio, nelle
verità divine, nelle persone vive dell’aldilà, negli angeli e nei
santi… Giovanna ci insegna non solo a tener conto di queste realtà,
ma a prendere il nostro appoggio principale su di esse per meglio
adempiere ai compiti che abbiamo da svolgere in questo mondo. »
L’autenticità storica degli eventi della vita di Giovanna,
corroborata da numerose deposizioni di testimoni oculari, è
innegabile. Grazie agli atti dei processi di condanna e poi di
annullamento, siamo in grado di ripercorrere l’epopea di Giovanna e
di ammirare la straordinaria franchezza con la quale si rivolgeva ai
più grandi della terra.
Figlia
di semplici e onesti contadini, Jacques d’Arc e Isabelle Romée,
Jehanne (come si scriveva con l’ortografia dell’epoca) nasce,
secondo la tradizione, il giorno dell’Epifania 1412. La famiglia
risiede nella Lorena francese, a Domremy : la parte del villaggio
dove abita Giovanna è terra di Francia dal 1299. Gianna trascorre
un’infanzia relativamente serena con i fratelli e la sorella,
Jacques, Catherine, Jean e Pierre, mostrandosi particolarmente
attenta ai servizi che può rendere ai suoi genitori. Crescendo, la
ragazza mostra una compassione piena di sollecitudine nei confronti
dei poveri. È una buona cristiana e spesso, il sabato, si reca
all’eremo di Bermont, su un’altura nei pressi del villaggio di
Greux. Ama pregarvi la Santa Vergine e offrirle dei ceri. La
devozione al Nome di Gesù, predicata nella stessa epoca da san
Bernardino da Siena, occupa anch’essa un posto importante nel suo
cuore.
Tuttavia,
il regno è immerso dal 1337 nella guerra dei Cent’anni. Essendo
anch’essi discendenti di Filippo il Bello, per linea femminile, i
Plantageneti d’Inghilterra rivendicano con le armi un diritto alla
corona di Francia. Il paese è diviso tra Armagnacchi, sostenitori
del legittimo re, e Borgognoni, alleati degli inglesi. Truppe di
soldati di tutte le fazioni percorrono il paese e lo saccheggiano,
per cui non si può seminare né raccogliere se non sotto scorta. Il
re Carlo VI ha perso la ragione. Nel 1420, al trattato di Troyes
(concluso tra la regina Isabeau, moglie di Carlo VI, il re
Enrico V d’Inghilterra e il duca di Borgogna), il delfino
(futuro Carlo VII) viene diseredato a favore di Enrico V
d’Inghilterra ; inoltre, si prevede che, dopo la morte del re
Carlo VI, si farà l’unificazione delle corone di Francia e
d’Inghilterra. Ma, quando i sovrani delle due nazioni (Carlo VI
ed Enrico V) muoiono, nel 1422, il delfino si dichiara re con il
nome di Carlo VII, mentre il duca di Bedford, reggente
d’Inghilterra, proclama re di Francia e d’Inghilterra il figlio
di Enrico V, il giovane Enrico VI, che ha solo un anno di
età.
«
Va’, figlia di Dio ! »
Nel
1425, Giovanna ha tredici anni quando, un giorno verso mezzogiorno,
sente una voce che emana da una sorgente splendente di luce, nel
giardino di suo padre. Dapprima è spaventata, ma ben presto le si
rivela san Michele. Il messaggero divino le annuncia la frequente
visita delle sante Caterina e Margherita « per aiutarla a ben
governarsi ». Giovanna fa subito voto di castità ; d’ora in poi,
si presenterà come “La Pulzella”, cioè la vergine : « Con il
voto di verginità, Giovanna consacra in modo esclusivo tutta la sua
persona all’unico Amore di Gesù ; è la sua promessa fatta a
Nostro Signore di custodire bene la sua verginità di corpo e di
anima. La verginità dell’anima è lo stato di grazia, valore
supremo, per lei più prezioso della vita : è un dono di Dio che va
ricevuto e custodito con umiltà e fiducia » (Benedetto XVI,
Udienza generale, 26 gennaio 2011). Da allora, la ragazza diventa più
riservata e meno propensa ai giochi, frequenta maggiormente la chiesa
e partecipa alla Messa ogni volta che può. L’angelo le ha
affidato, da parte di Dio, la missione di soccorrere il re per
alleviare la situazione molto penosa del regno di Francia. Giovanna
ignora tutto dell’uso delle armi : come potrebbe condurre degli
uomini in battaglia ? Piange al pensiero di lasciare la sua famiglia.
L’angelo la rassicura : « Va’, figlia di Dio ! Il Re del cielo
ti verrà in aiuto, Egli provvederà a ciò che ti manca. »
In
un primo tempo, ella non dice nulla ai genitori. Nel maggio 1428,
approfittando di un soggiorno presso Durand Laxart, un cugino
d’acquisto al quale si è confidata, si fa accompagnare alla
castellania reale di Vaucouleurs. Là, prega il capitano Robert de
Baudricourt di far dire al delfino di non impegnare battaglia prima
della metà della Quaresima (3 marzo 1429) perché allora riceverà
aiuto. Ma viene congedata in modo rude.
«
Meglio oggi che domani ! »
Nel
mese di ottobre, gli inglesi stringono d’assedio Orléans, luogo
strategico che controlla il passaggio della Loira e protegge le
regioni rimaste fedeli al delfino. Se cadrà Orléans, tutto il regno
sarà inglese. Giovanna sa che deve recarvisi per liberare la città
: « Poiché Dio lo comandava, avessi avuto cento padri e cento
madri, fossi stata figlia di re, sarei partita ! », affermerà. Il
giorno dopo aver compiuto i suoi diciassette anni, lascia
definitivamente Domremy e si reca di nuovo da Robert de Baudricourt
da cui attende una scorta per raggiungere il delfino. Riceve un nuovo
rifiuto ; ma Jean de Metz, uno scudiero, l’ha notata e la interroga
sulle sue intenzioni. « Bisogna che io sia dal delfino prima di metà
Quaresima, risponde lei, dovessi consumarmi per questo i piedi fino
alle ginocchia…, anche se avrei molto preferito rimanere a filare
accanto alla mia povera madre…, ma bisogna che io vada e faccia
questo, perché il mio Signore lo vuole. » Nell’apprendere che il
suo Signore non è altri che Dio, Jean s’impegna a condurla presso
Carlo e le chiede quando vuole partire. « Meglio oggi che domani,
risponde lei, e domani che poi. » Dopo un pellegrinaggio a
Saint-Nicolas-de-Port, in Lorena, torna a Vaucouleurs e annuncia a
Baudricourt che l’esercito reale è appena stato sconfitto.
Impressionato, questi dà a Giovanna, ormai vestita da uomo, una
scorta di sei compagni ; la partenza avviene il 13 febbraio.
Il
percorso da Vaucouleurs a Chinon è un periplo di circa 600
chilometri in territorio nemico. Giovanna impressiona gli uomini per
la sua resistenza alle fatiche e la sua purezza semplice che eleva le
loro anime. Entra a Chinon il 23 febbraio. Trecento cavalieri si
affollano nella sala di ricevimento, ma lei va diritto al delfino che
si nasconde in mezzo a loro e gli dice : « Gentile Delfino, mi
chiamo Giovanna la Pulzella, e il Re dei Cieli vi fa sapere per mezzo
mio che sarete consacrato e incoronato nella città di Reims, e
sarete luogotenente del Re dei Cieli che è re di Francia. » Ella
rivela allora al delfino un segreto di cui lui solo e Dio potevano
avere conoscenza. Convinto in un primo momento, Carlo, che ha un
temperamento titubante, metterà tuttavia alla prova Giovanna.
La
Pulzella rimane tre settimane a Chinon. In questo periodo, Carlo le
presenta il duca Jean d’Alençon, principe del sangue, che ella
saluta così : « Voi, siate molto benvenuto. Quanti più saranno
insieme del sangue reale di Francia, meglio sarà. » Secondo quanto
testimonierà in seguito il duca, dopo la Messa del re, Giovanna
chiede al delfino di fare dono gratuito del suo regno al Re dei
Cieli, condizione perché lo ristabilisca nei suoi diritti. Il
delfino fa interrogare la Pulzella da un collegio di teologi riuniti
a Poitiers. Lì, ella detta una lettera agli inglesi, che invita, in
nome di Gesù, a concludere una vera pace nella giustizia. Non le
giungerà nessuna risposta. Intanto gli interrogatori mettono a dura
prova la pazienza della ragazza. Le viene chiesto un segno della sua
missione, ma lei ribatte che se verrà condotta a Orléans, si
vedranno i segni per i quali è stata inviata. Fa in questa occasione
quattro profezie : la revoca dell’assedio, la consacrazione a
Reims, la liberazione di Parigi e quella del duca Carlo d’Orléans,
prigioniero in Inghilterra. Quando le viene obiettato che Dio
potrebbe liberare la Francia senza mezzi umani, lei dichiara : « In
nome di Dio, gli uomini d’arme combatteranno, e Dio darà la
vittoria. » I giudici sono dell’idea che Giovanna sia una
buona cristiana e che le si possa dare fiducia. Il delfino le ordina
allora di lavorare all’approvvigionamento di Orléans, sotto la
guida del duca d’Alençon. A Tours, Giovanna si fa confezionare uno
stendardo con i gigli di Francia « sul quale è dipinta l’immagine
di Nostro Signore che tiene il mondo : icona della sua missione
politica. La liberazione del suo popolo è un’opera di giustizia
umana, che Giovanna compie nella carità, per amore di Gesù. Il suo
è un bell’esempio di santità per i laici impegnati nella vita
politica, soprattutto nelle situazioni più difficili »
(Benedetto XVI, ibidem).
La
“Pulzella d’Orléans”
Il
25 aprile, Giovanna raggiunge l’esercito a Blois. La sua prima
premura è di cacciarne le donne di malaffare, perché « sono i
peccati che fanno perdere le battaglie », e quindi di invitare gli
uomini a confessarsi. Non tollera che si bestemmi, e il duca
d’Alençon ammetterà che si tratteneva davanti a lei per paura dei
rimproveri. Con la bontà, il coraggio (dichiarerà di non aver mai
sparso sangue ; era tuttavia sempre in prima linea) e la
straordinaria purezza di cui testimonia la sua vita, Giovanna compie
presso i soldati una vera e propria missione di evangelizzazione. Il
28, la Pulzella è in vista di Orléans (che si trova sulla riva
destra della Loira), ma, contrariamente alle sue aspettative, viene
condotta attraverso la riva sinistra. Il Bastardo di Orléans (che
verrà chiamato in seguito Dunois), capo della piazzaforte, si
presenta di fronte a Giovanna, che lo saluta seccamente : « Siete
voi che avete dato il consiglio che io venissi qui da questa parte
del fiume, e che non andassi diritto, là dove sono Talbot e gli
inglesi ? – Io stesso e altri più saggi hanno dato questo
consiglio che sembra più sicuro del vostro. – In nome di Dio, il
consiglio del Signore nostro Dio è più saggio e più sicuro del
vostro… Vi porto l’aiuto del Re dei Cieli che, su richiesta di
san Luigi e di san Carlomagno, ha avuto pietà della città di
Orléans. » In quel momento il vento, che era contrario, gira, e le
imbarcazioni destinate all’approvvigionamento della città possono
risalire la corrente e attraccare. Il giorno dopo, la Pulzella viene
accolta nella città come una liberatrice. Nei giorni seguenti,
compie una serie di incursioni che sono altrettanti colpi da maestro,
per cui, l’8 maggio, le truppe inglesi lasciano quei luoghi. Per i
posteri, Giovanna rimarrà la “Pulzella d’Orléans”.
«
Sarà consacrato ! »
Il
13 maggio, Giovanna incontra il delfino a Tours, dove ella difende il
progetto della consacrazione contro il parere del consiglio reale.
Una volta incoronato il re, assicura lei, la potenza dei nemici non
farà che diminuire. Il 30, viene decisa la marcia su Reims. La
campagna della Loira, sotto il comando del duca d’Alençon, deve
garantire la sicurezza di Orléans. Ne segue una serie di battaglie
gloriose : Jargeau, Beaugency, Meung, Patay, in cui l’assistenza
divina è palpabile. Nonostante queste vittorie, il delfino esita
ancora e mettersi in cammino. L’esercito è tuttavia entusiasta, e
Giovanna piena di sicurezza : « Condurrò, dice, il gentile delfino
Carlo e la sua compagnia sicuramente, e sarà consacrato a Reims. »
Il 29 giugno, Carlo parte finalmente per una cavalcata di 200 km su
terre nemiche. Le città fanno la loro sottomissione le une dopo le
altre senza colpo ferire. Il 16 luglio, la guarnigione inglese lascia
Reims dove il re viene accolto. Tutta la notte serve ai preparativi
della consacrazione che deve essere celebrata il giorno successivo.
Nella grandiosa cattedrale, l’arcivescovo della città, Regnault de
Chartres, unge il delfino con l’olio della Santa Ampolla, pone sul
suo capo la corona e lo fa re. Sarà da allora in poi riconosciuto
come tale da molte città dove passerà. Giovanna è felice di vedere
il suo stendardo accanto al re : « Era stato così spesso alla
fatica, era ben giusto che stesse all’onore ». Come unica
ricompensa per i suoi servizi, ella chiede l’esenzione perpetua
dalle imposte reali per Greux e Domremy.
Il
giorno stesso della cerimonia, mentre, nello slancio della vittoria,
l’esercito dell’incoronazione si trova molto vicino alla
capitale, il re avvia trattative di tregua con i Borgognoni in cambio
della promessa della resa di Parigi. In realtà, si trattava per il
duca di Borgogna di dare il tempo a tremilacinquecento inglesi
partiti il 15 luglio da Calais di prendere piede per bloccare la
marcia reale. Il re inizia una serie di contromarce esitanti che lo
conducono a Compiègne. Lì, Giovanna fa sapere al duca d’Alençon
che conta di andare a vedere Parigi più da vicino. L’8 settembre,
danno l’assalto : Giovanna è ferita alla gamba da una freccia di
balestra, ma incoraggia ancora gli attaccanti. Viene tirata fuori dal
fossato e il campo è abbandonato per la notte. Il giorno successivo,
il re richiama i suoi capitani. L’esercito reale riprende la strada
della Loira, poi viene licenziato fino a settembre. Bisognerà
attendere sei anni perché Parigi sia liberata.
Il
consiglio reale, geloso dei successi della Pulzella, persuase il re a
separare Giovanna e il duca d’Alençon : essi formano un tandem
troppo bellicoso e ostacolano il progetto di ottenere la pace per via
diplomatica. Il duca di Borgogna entra pienamente nel gioco delle
trattative francesi, mentre prepara in segreto con Bedford la
riconquista delle città perdute. Giovanna, dapprima allontanata
dalla vicinanza del re per missioni senza importanza decisiva, viene
richiamata da quest’ultimo per essere nobilitata, con la sua
famiglia, il 29 dicembre. Nel febbraio 1430, Reims e Troyes sono
minacciate dai Borgognoni. Giovanna sostiene queste città con tutto
il suo potere. Di fronte all’inerzia del re, prende l’iniziativa
e, all’inizio di aprile, raggiunge Lagny, tra Saint-Denis e Meaux.
Lì, risuscita con la sua preghiera un bambino morto da tre giorni.
Il piccolo, che era già nero, riprende abbastanza vita per essere
battezzato, poi muore di nuovo ed entra in Paradiso.
Venduta
e tradita
Il
22 aprile, le voci di Giovanna la avvertono che sarà presa entro due
mesi ; le raccomandano di non preoccuparsi e di « accettare tutto di
buon grado », perché Dio la aiuterà. La Pulzella vola in soccorso
di Compiègne assediata dai Borgognoni ed entra in città
accompagnata da quattrocento uomini armati. Il 23 maggio, dopo aver
fatto la Comunione durante la Messa, si rivolge alla folla che la
circonda : « Miei cari amici, sono stata venduta e tradita, sarò
presto messa a morte. Pregate per me, perché non servirò più il re
né il regno di Francia. » Il giorno stesso, Giovanna fa una
sortita, ma la manovra va male e, durante la ritirata, viene fatta
prigioniera davanti alle porte della città che ha trovate chiuse. Le
viene intimato di dare la sua fede (la sua parola) di lasciarsi
condurre, ma lei replica : « Ho dato la mia fede ad altri che a voi
e gli manterrò il mio giuramento. » Trascinata da una prigione
all’altra, Giovanna tenta invano di evadere. Una prima volta,
riesce a rinchiudere le sue guardie, ma viene riconosciuta al momento
di uscire dagli edifici. A Beaurevoir, si lascia scivolare da una
torre di più di quindici metri nonostante il parere contrario delle
sue voci. Viene ritrovata svenuta. Santa Caterina la consola, le
ordina di confessarsi e di rimanere nella pace in ogni circostanza.
Alla fine del mese di agosto, viene venduta e, il 19 novembre,
consegnata agli inglesi, che la conducono a Rouen ; raggiungono la
città il 23 dicembre.
Lì,
il vescovo di Beauvais, Pierre Cauchon, incaricato da Bedford, ha
elaborato il suo piano : screditare la Pulzella con un processo per
eresia e stregoneria. Quando la ragazza chiede i sacramenti per il
Natale, glieli rifiuta. Mentre ella avrebbe dovuto, secondo il
diritto ecclesiastico, essere custodita da donne in una prigione
ecclesiastica, viene detenuta in una torre dove cinque soldati
inglesi la maltrattano e la incatenano di notte. Il 21 febbraio,
Giovanna, che ha appena diciannove anni, esaurita da nove mesi di una
dura prigionia, compare davanti a Cauchon circondato da più di
quaranta assessori. Sei sessioni pubbliche si svolgono fino al 3
marzo. Ogni volta, per almeno tre ore, Giovanna è presa sotto il
fuoco di fila di domande capziose. Chiede un avvocato difensore, una
giuria mista inglese e francese, nonché la possibilità di
partecipare alla Messa. Cauchon rifiuta tutto. A ogni sessione, la
assilla a lungo. Giovanna fa chiaramente sapere che ha promesso di
non rivelare nulla riguardo al suo re : « Voi non dovete volere che
io spergiuri… Voi dite che siete il mio giudice : Considerate
seriamente ciò che fate ; perché in verità, sono stata inviata da
parte di Dio. Voi vi gettate in un grande pericolo. » Dal 4 al 9
marzo, i dottori si riuniscono per valutare le risposte e preparare
l’interrogatorio supplementare che si terrà a porte chiuse. Le
domande ruoteranno intorno alla moralità di Giovanna e alle sue
voci, alla sua sottomissione alla Chiesa, al segno dato al re e al
suo abbigliamento maschile.
Nel
pericolo, Giovanna ha ricorso al Signore, al quale si confida nella
preghiera : « Dolcissimo Dio, in onore della vostra santa Passione,
vi chiedo, se mi amate, che mi riveliate come devo rispondere a
queste persone di chiesa. » In effetti, le parole della santa
brilleranno di una saggezza ispirata. « Perché siete voi piuttosto
che un’altra ad essere stata scelta da Dio per liberare Orléans ?
le viene chiesto. – Piacque a Dio di compiere questa opera
attraverso un’umile e povera ragazza. – Che cosa chiedete alle
vostre voci come ricompensa ? – Una sola : la salvezza della mia
anima. – Avete bisogno di confessarvi, credendo alla parola delle
vostre Voci che sarete salvata ? – Non so assolutamente di aver
peccato mortalmente… riguardo al confessarmi, però lo vorrei,
penso che non si possa purificare mai troppo la propria coscienza. –
Siete in stato di grazia ? – Se non vi sono, Dio mi ci voglia
mettere ; se vi sono, Dio mi ci voglia custodire. Comunque sarei la
donna più infelice del mondo se sapessi di essere in stato di
peccato mortale. – Fondavate la speranza della vittoria su di voi o
sul vostro stendardo ? – Né su di me, né sul mio stendardo ; la
mia fiducia era tutta in nostro Signore Gesù Cristo. »
Amare
la Chiesa fino alla fine
Si
vuole convincere Giovanna di eresia mostrando che non si sottomette
alle decisioni della Chiesa, alla quale Cauchon e i suoi assessori
s’identificano. Viene incalzata : « Un giorno, vi rimetterete al
parere della Chiesa ? – Io mi rimetto a nostro Signore che mi ha
inviata, alla Madonna, ai santi del Paradiso. Mi pare che è un
tutt’uno Nostro Signore e la Chiesa, e che di questo non si debba
fare difficoltà. Perché fate difficoltà su questo ? » Papa
Benedetto XVI dirà : « Questa affermazione, citata nel
Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 795, ha un carattere
veramente eroico nel contesto del processo di condanna, di fronte ai
suoi giudici, uomini di Chiesa, che la perseguitarono e la
condannarono. Nell’Amore di Gesù, Giovanna trova la forza di amare
la Chiesa fino alla fine, anche nel momento della condanna »
(ibidem).
A
più riprese, Giovanna fa appello al giudizio del Papa, ma i suoi
giudici non ne tengono conto. Dopo un processo farsa, Cauchon
condanna la Pulzella ad essere bruciata viva sulla piazza del mercato
vecchio. L’esecuzione avviene il 30 maggio 1431 : Giovanna riceve i
sacramenti poi chiede che le venga messo il crocifisso sotto gli
occhi per tutta la durata del supplizio. Spira così guardando Gesù
crocifisso e pronunciando più volte e ad alta voce il suo santo
nome. I carnefici getteranno nella Senna il cuore della santa,
ritrovato intatto tra le ceneri.
Dopo
la morte di Giovanna, le sue profezie si realizzarono : il Duca di
Orléans rientrò in Francia, Parigi venne liberata il 13 aprile
1436, e la guerra dei Cent’anni si concluse nel 1453 con la presa
di Bordeaux. Nel 1456, un lungo processo evidenziò l’innocenza e
la perfetta fedeltà di Giovanna alla Chiesa. Beatificata da san
Pio X nel 1909, la Pulzella è stata canonizzata il 16 maggio
1920 da Benedetto XV, e nominata patrona secondaria della
Francia (la Madonna ne è la patrona principale), il 2 marzo 1922.
«
Cari fratelli e sorelle, il Nome di Gesù, invocato dalla nostra
santa fin negli ultimi istanti della sua vita terrena, era come il
continuo respiro della sua anima, come il battito del suo cuore, il
centro di tutta la sua vita. “Il mistero della carità di Giovanna
d’Arco”, che aveva tanto affascinato il poeta Charles Péguy, è
questo totale amore di Gesù, e del prossimo in Gesù e per Gesù.
Questa santa aveva compreso che l’Amore abbraccia tutta la realtà
di Dio e dell’uomo, del cielo e della terra, della Chiesa e del
mondo. Gesù è sempre al primo posto nella sua vita, secondo la sua
bella espressione : “Nostro Signore servito per primo”. Amarlo
significa obbedire sempre alla sua volontà (ibidem). Che la
Santa della Patria ci ottenga questo amore ardente di Gesù che è il
solo che può rinnovare la società !
Dom
Antoine Marie osb
"Lettera mensile dell'abbazia Saint-Joseph, F. 21150
Flavigny- Francia (Website : www.clairval.com)"
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