La conversione interiore
Pietro
Vigne, nacque a Privas, cittadina dell'Ardèche, in Francia, il 20
agosto 1670; quinto figlio di Pietro e Francesca Gautier, fu
battezzato il 24 agosto dello stesso anno nella parrocchia cattolica
di San Tommaso; padrino e madrina furono rispettivamente il fratello
Francesco e la sorella Eleonora. Pietro riceveva allo stesso tempo
una buona educazione e una seria istruzione che con il passare del
tempo arricchivano la sua personalità vivace e ardente. Il parroco
di San Tommaso notò la sua maturità tanto da sceglierlo come
testimone della sua parrocchia facendogli firmare i “Registri
di Cattolicità”
cioè dei battesimi, dei matrimoni e delle sepolture.
Sin
dall'adolescenza, Pietro conobbe le tensioni religiose che segnarono
la sua terra natale; egli vide le divisioni della Chiesa e conobbe
anche la miseria e l'ignoranza in cui viveva parte dei suoi
contemporanei. Alla fine del periodo adolescenziale, possiamo
situare, con ogni probabilità, un avvenimento trasmesso dalla
“tradizione”
che non trova documentazione storica: avendo il giovane Pietro
abbandonato la fede cattolica, mentre si recava a Ginevra per
conseguire il dottorato di “pastore
evangelico”,
incrociò un sacerdote cattolico che portava il Santo Viatico ad un
malato; egli continuò il cammino senza inchinarsi, ma il suo cavallo
s'impennò e cadde sulle zampe anteriori, costringendolo a rendere
omaggio a Cristo presente nell'Eucaristia. Il giovane sconvolto e
illuminato dalla grazia cambiò strada per entrare nel seminario di
Viviers.
Dal
racconto di questa “tradizione” deduciamo la profonda realtà che
essa racchiude: Pietro è stato trasformato da una travolgente grazia
eucaristica che ha prodotto in lui una conversione interiore. “O
Gesù, - affermerà
più tardi - Sole
di Luce… Gesù più grande, più perfetto ancora di quanto io possa
dire, Ti adoro, dal più profondo del mio cuore…”
Da questa esperienza deriviamo inoltre la sua straordinaria devozione
eucaristica, la sua vocazione sacerdotale, il suo impegno missionario
e la fondazione della Congregazione delle Religiose del SS.
Sacramento.
Il sacerdote
Afferrato
da Dio, Pietro Vigne intraprese con ardore, vivo interesse e grande
disponibilità gli studi che lo preparavano al sacerdozio. Presto
viene a contatto con la corrente di spiritualità sgorgata da Bérulle
e da Ollier.
Fedele
discepolo dei Padri di San Sulpizio, continuerà per tutta la sua
vita a visitarli e a consultarli nel seminario S. Ireneo di Lione. Il
18 settembre 1694 ricevette l'Ordinazione Sacerdotale dalle mani del
Vescovo di Viviers: Monsignor de la Garde de Chambonas, in
Bourg-Saint-Andéol.
Subito
si dedicò con grande zelo al ministero sacerdotale. A 24 anni e
mezzo fu nominato vicario a Saint-Agrève. Egli si prodigò senza
riserve nel suo dovere pastorale intravedendone presto l'austerità e
le difficoltà.
La
meditazione della parola di Dio, la preghiera davanti al SS.
Sacramento furono la forza del suo sacerdozio.
Il missionario
Desideroso
di una vita più perfetta, Pietro Vigne entrò nel 1700 nella
Congregazione dei Preti della Missione o Lazzaristi, fondata da San
Vincenzo de Paoli e fece il suo noviziato a Lione. I suoi superiori
lo inviarono a Valfleury, famoso santuario mariano; vi restò un
anno, poi fu inviato nelle diocesi di Annecy e nelle altre per fare
missione. Dopo quattro anni di missioni, egli uscì spontaneamente
dalla Congregazione senza abbandonare però il suo ministero
sacerdotale e le missioni. “Messire
Pietro Vigne”
era all'età di 36 anni: cercava di realizzare sempre meglio la sua
vocazione nella Chiesa.
Con
il titolo di Missionario Apostolico, percorse le province della
Francia meridionale, riconducendo in seno alla Chiesa tante anime che
seguivano le idee protestanti e calviniste. Iniziava la sua vita
itinerante, evangelizzando e predicando le missioni al popolo di
villaggio in villaggio, raggiungendo le zone più isolate, dove “il
buon popolo della campagna”,
come egli soleva dire, era più esposto al vento dell'eresia. Pietro
trasportava, come unico bagaglio, un confessionale; nel sedile a
cassetto deponeva qualche libro ed eccolo pronto per una missione
itinerante verso i villaggi lontani e sperduti nelle montagne.
Le
sue missioni colpivano vivamente: gli abitanti di Privas, sua città
natale, dopo averlo sentito predicare, furono presi da un entusiasmo
tale da seguirlo nelle missioni che egli continuava a dare nelle
vicinanze. Le chiese erano piene e spesso l'affluenza fu tale che
egli si vide costretto a predicare all'aperto. La popolazione lo
reclamava come parroco, ma colui che la tradizione chiama
affettuosamente “il
Padre Vigne”,
non sarà mai curato, né di Privas, né di altrove.Troppo forte era
in lui l'istinto soprannaturale che lo portava verso i più poveri, i
più sprovveduti materialmente e spiritualmente.
Possediamo
un Diario intitolato “Memorie
dei miei affari temporali”,
che altro non è che un'agenda e un libro di conti: vi troviamo la
redazione di una lista dei luoghi in cui si recò a predicare dal
1694 al 1731. Egli vi enumera centottanta località, sparse nelle
diocesi di Lione, Tolosa, Montpellier, Rodez, Puy, Grenoble, Vienne,
Digne, Gap, Die, Valence e Viviers. In alcuni luoghi ripeteva più
volte le sue missioni che potevano durare da uno a quattro mesi; ma
talvolta si trattava semplicemente di ritiri spirituali o di prediche
occasionali.
Non
mancò di sottoporsi a parecchie privazioni per la povera gente, egli
conosceva bene il valore della Croce, ed era profondamente cosciente
che solo a questo prezzo si può ottenere la salvezza della anime.
Una povera vecchia scarpa sta ancora a testimoniare le sue corse
apostoliche che vanno ben oltre il Vivarais, attraverso aspri
sentieri; essa ci dice come egli abbia pagato di persona per
rispondere sempre all'appello dei Vescovi e dei sacerdoti che
vedevano in lui un apostolo sempre pronto ad “adoperarsi
per la salvezza delle anime”.
Ha
eretto le Croci, costruito Calvari e Via Crucis che rappresentavano
per lui “Il
Più Bel Libro”,
quello della Croce su cui Gesù dona se stesso. In un periodo in cui
disordini ed errori di vario genere dividevano i cristiani, Vescovi e
Sacerdoti fecero appello alla sua carità e alla solidità della sua
dottrina; videro e apprezzarono in lui un autentico figlio della
Chiesa.
Una
menzione particolare la merita la missione da lui sostenuta presso
Rochepaule. Vi si recò a predicare nel 1709, e vi eresse il suo
primo Calvario, dal nome di “Tre
Croci”.
Durante l'inverno particolarmente rigoroso, la peste si diffuse tra
gli abitanti già debilitati dalla fame e dalla miseria. Mentre tutti
fuggivano, il Servo di Dio rimase per curare gli ammalati con
dedizione ammirevole, e dando fondo alla propria carità preparava i
moribondi a comparire al cospetto di Dio.
Nel
1712, Pietro Vigne, durante una missione a Colombier-le-Jeune, giunse
a Boucieu-le-Roi. Rimase subito colpito dalla strana somiglianza del
luogo con Gerusalemme. Pochi anni più tardi costruirà in quel sito
una grandiosa Via Crucis.
Il fondatore
Nel
1713-1714 alcune giovani e signore che ricercavano l'aiuto spirituale
di Padre Vigne, si riunirono nel villaggio e presero ad accompagnare
i pellegrini per la Via Crucis e ad istruire le fanciulle. Il 30
novembre 1715 Padre Vigne donava la Croce e l'abito religioso alle
sette Prime Suore; nasceva la Congregazione del SS. Sacramento. L'8
settembre 1722 le prime Suore pronunciarono i loro Voti.
La
spiritualità eucaristica che il Padre trasmise loro orienterà tutta
la loro vita. Missionario lo è stato anche con i suoi scritti
lasciati dopo le missioni: orientamenti per la vita cristiana che
egli lasciava a coloro che si impegnavano nelle Confraternite che
fondava per incoraggiare i cristiani, uomini e donne a vivere
pienamente il loro Battesimo. Morì l'8 luglio 1740 a Rencurel, nel
corso di una missione.
È
sepolto nella chiesa di Boucieu-le-Roi. Non appena si diffuse la
notizia della sua morte, il popolo si portò in folla attorno al
defunto, versando lacrime a torrenti ed emettendo profondi sospiri.
La sua camera nella canonica di Rencurel, divenne un luogo di
pellegrinaggio. Fu sepolto nella cappella di Boucieu. Da allora
cominciarono i pellegrinaggi alla tomba del “Santo
di Boucieu”,
e su di essa migliaia di persone trovarono la guarigione.
La spiritualità
Era
un apostolo dedito alla contemplazione di Gesù in Croce; sapeva che
l'amore richiama l'amore. “Poiché
il mio cuore è destinato ad essere un giorno infiammato del vostro
amore, diventi fin da ora la vittima di questo fuoco divino”;
desiderava essere immolato, non per giustizia ma per amore; solo
coloro che accettano di essere piccoli sono condotti per la via
dell'Amore. La vita di Padre Vigne insegna il segreto profondissimo
della “povertà
spirituale”:
“Dove non è
amore, seminate amore, e raccoglierete amore”,
era una massima di San Giovanni della Croce. Dal mistero della croce
sorge quello dell'Eucaristia, sacramento dell'amore. Essere afferrato
da Cristo e ardere dal desiderio di annunziarlo, è la grazia
eucaristica ricevuta da Pietro Vigne! L'attrattiva che esercitavano
le sue parole e che spingeva alla conversione anche i cuori più
induriti, procedeva dall'ardore della sua fede, dalla sua carità,
dalla sua immensa compassione per i peccatori. Nei suoi discorsi,
come nei suoi libri, non vi era nulla di ricercato; fedele discepolo
di San Paolo, attinge alla prima Epistola ai Corinti; nei suoi
scritti cita egli stesso il passo famoso: “non
ho messo nei miei discorsi parole basate su persuasivi argomenti di
sapienza umana e noi parliamo di Dio non mediante parole studiate, ma
con quelle che lo Spirito suggerisce, a fine di comunicare le cose
spirituali alle persone spirituali”. Si era consacrato alla
salvezza del bravo popolo di campagna; per esso aveva rinunciato ai
successi che i suoi esordi di Privas già gli promettevano; per esso
aveva voluto servirsi solo di “quell'eloquenza che si ride
dell'eloquenza”
perché sgorga dal cuore e al cuore va direttamente. Ricercava i
poveri; poveri di beni, di sapere o di verità; ciò che voleva
ottenere dal peccatore è il pentimento nel cuore. “Se
conoscessimo bene questo grande Iddio,
- soleva dire - chi
non temerebbe e non sarebbe penetrato di confusione per averlo così
spesso offeso?”.
Temi
abituali delle sue predicazioni erano i Novissimi, per risvegliare il
timore di Dio nel cuore del peccatore ed indurlo a penitenza, il
sentimento della fragilità delle cose umane e la infinita grandezza
di Dio. Ma per conquistare le anime ci voleva un'altra cosa: il
prezzo della Croce, che egli conosceva bene. “Per
mezzo della Croce
- recitava rivolto al Signore - voi
santificate le vostre creature, volendo che esse servano alla vostra
gloria come il pane e il vino che si cambiano nel Corpo adorabile del
Cristo che… produce in noi ogni specie di Benedizioni”.
I pentimenti che la Croce comporta non sono frutto di una nostra
scelta, ma provengono dall'amore di Dio per noi. Essa è il simbolo
della Passione di Cristo e nello stesso tempo un grande mistero
religioso; nei suoi libri, come nelle sue predicazioni, si soffermava
sul significato profondo delle Croci: “Noi
ne andremmo in cerca se ne avessimo l'intelligenza profonda e se
capissimo bene, per un dono dello Spirito Santo, che sono esse, sul
piano pratico, le grandi verità e i misteri della Religione”.
Dal profondo significato che egli attribuisce a questo mistero, si
comprende come tema preferito delle sue predicazioni fosse la
Passione di Gesù Cristo: “egli
vi ha dato tutto il suo Sangue, non potrete dargli almeno tutte le
vostre lacrime?”.
In merito scrisse due volumi intitolati “Il
più bel libro che è Gesù che soffre e muore in Croce per noi”;
in essi si rintraccia il seguente passo, che egli amava citare alla
folla accorsa ad ascoltarlo: “leggiamo
dunque ancora una volta il libro dei libri che Dio ha composto nella
pienezza del suo amore ardente per noi e scritto, non con
l'inchiostro, ma con il suo sangue, non su carta, ma sul suo stesso
corpo ricoperto di piaghe”.
Nelle
parole di P. Vigne Croce
ed Eucaristia
sono veramente i due fuochi che incendiarono il suo animo ed
alimentarono il suo ardore apostolico. Sacerdote, Missionario,
Fondatore, Pietro Vigne ha donato completamente se stesso con una
straordinaria capacità d'amore, che alimentava nell'Eucaristia. I
Vescovi, apprezzando il suo zelo, la sua dottrina e la sua santità,
lo richiedevano perché predicasse nelle parrocchie delle loro
diocesi. Egli ha sempre risposto sino all'estremo delle sue forze…
Mai ostentò uno spirito di proprietà; sui libri scritti di suo
pugno non compare il suo nome, ma la semplice menzione “un
Missionario del Clero”;
per la stessa ragione non firmò mai le Regole per le sue Religiose.
“Non voglio altra
gloria che quella di essere vostro servo”
scriveva nel 1737. Negli ultimi istanti della sua umile vita, quando
la febbre era violenta da togliergli il respiro e, torturato dalla
sete, riviveva nella sua carne le sofferenze del Salvatore del mondo,
le sue ultime parole furono rivolte a quel Cristo da lui tanto amato:
“Ah, Signore! Se
potessi ancora predicare, farei sentire ancora al popolo, per
l'esperienza che ne faccio io stesso, quanto era ardente la sete di
Gesù quando spirò per la salvezza degli uomini”.
Morì l'8 luglio 1740, di venerdì. Nelle parole di Pietro Vigne, si
rintracciano spesso considerazioni sul significato profondo del
Mistero Eucaristico, quel Mistero che il Cristo, prima di morire
sulla Croce e risorgere, lasciò ai suoi discepoli. “Il
tesoro di tutti gli uomini è Gesù nell'Eucaristia; questa è il bel
sole della Chiesa”.
Egli, immerso nella contemplazione di questo mistero, viene
totalmente trasfigurato, divinizzato perché ha sperimentato nella
sua carne “le
meravigliose attrattive di Cristo ivi presente che, come amante,
sollecita ed attira il cuore degli uomini”.
Nell'Eucaristia ha trovato “la
vera gioia in Dio Padre, nell'intimità col Figlio suo, Gesù Cristo,
nel gaudio dello Spirito”;
questa profonda devozione per Gesù presente nell'Eucaristia, spinge
Pietro Vigne ad affermare: “Nutriamo
un grande amore per Gesù Eucaristia; uniamoci a Lui con tenerezza e
in quest'intima unione diciamo: ho trovato Colui che il mio cuore
ama, l'ho abbracciato e non lo lascerò più!”
(Ct. 3, 4). Cogliamo immediatamente l'intensità del suo rapporto con
l'Eucaristia; egli si incanta nella contemplazione della “follia”
di un Dio che “per
esserci intimamente unito ha voluto operare l'Incarnazione, e
prolungarla con l'adorabile sacramento dell'Eucaristia”.
Testimone
e ministro della Misericordia di Dio, egli trascorreva lunghe ore al
confessionale e dalla sua esperienza trasse un libro: “Trattato
di ciò che Dio ci ha donato di più eccellente per entrare nella sua
amicizia”.
L'Eucaristia era al centro della sua evangelizzazione. Nelle
missioni, Padre Vigne annunziava come essa sia al centro di ogni vita
cristiana. Il Mistero Eucaristico costituisce il fondamento del
“Regolamento
di Vita” da
lui lasciato alle sue Religiose. Gesù ha donato liberamente la sua
vita sulla croce perché vivessimo di una vita nuova. Ancora oggi
partecipiamo a questo dono ricevendo l'Eucaristia e contemplando
Cristo umilmente presente nell'Ostia. Per Pietro Vigne, la Cena e la
Passione, esprimono la stessa realtà: Dio fa dono della sua vita
perché l'uomo viva di una vita nuova.
La parola
“Gli
altri sacramenti sono grazie che scorrono dalle fonti del Salvatore,
ma la Comunione è un mare abissale in cui si trova acqua per la vita
eterna.
Gli altri sacramenti sono astri splendenti nella notte, ma l'Eucaristia ne è il bel Sole che ci comunica direttamente ogni luce. I Sacramenti sono frutti di vita, ma Gesù nell'Ostia ne è l'Albero. Sono doni ammirabili, ma qui il dono è Lui stesso…”
Gli altri sacramenti sono astri splendenti nella notte, ma l'Eucaristia ne è il bel Sole che ci comunica direttamente ogni luce. I Sacramenti sono frutti di vita, ma Gesù nell'Ostia ne è l'Albero. Sono doni ammirabili, ma qui il dono è Lui stesso…”
“Con
questo dono, Egli, l'amabile Salvatore, dimora con noi suoi figli
sino alla consumazione dei secoli…”
“Con
questo dono, Egli, si unisce intimamente con coloro che ha amato sino
alla fine…”
Se
è vero che Pietro Vigne è l'innamorato e il cantore
dell'Eucaristia, è altrettanto vero che il suo amoroso incontro
dinnanzi a questo mistero, lo riporta immediatamente e costantemente
alle sofferenze fisiche e morali da cui Cristo fu oppresso e che pure
aveva accettato liberamente sino alla morte in Croce.
“Poiché
ricevo sempre nella Comunione il Frutto della Vita, che non ne
dimentichi mai l'Albero (la Croce)! Da dove è sgorgata l'Eucaristia?
Chi l'ha resa fruttuosa? Non è forse il Calvario?… Se adoriamo
Gesù nell'Eucaristia, dobbiamo anche adorarlo sulla Croce,
maltrattato, disprezzato, umiliato…”
Anche
oggi, al di là delle ideologie, dei compromessi, solo la Croce
innalzata sul mondo può salvare l'uomo. Cristo-Uomo che soffre,
Cristo-Dio che risorge, Cristo-Pane spezzato e Sangue versato per un
mondo nuovo è il cuore della Spiritualità delle Religiose del SS.
Sacramento. E Maria, “bel
tabernacolo di Dio tra gli uomini”,
secondo l'espressione del Fondatore, è stata sempre, ieri come oggi,
la Madre che insegna a perseverare nella comunione, nella frazione
del pane e nella preghiera; è invocata col titolo di “Nostra
Signora del SS. Sacramento”.
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