domenica 7 luglio 2019

Beato Pierre (Pietro) Vigne - Privas (Francia), 20 agosto 1670 - Rencurel, 8 luglio 1740



La conversione interiore

Pietro Vigne, nacque a Privas, cittadina dell'Ardèche, in Francia, il 20 agosto 1670; quinto figlio di Pietro e Francesca Gautier, fu battezzato il 24 agosto dello stesso anno nella parrocchia cattolica di San Tommaso; padrino e madrina furono rispettivamente il fratello Francesco e la sorella Eleonora. Pietro riceveva allo stesso tempo una buona educazione e una seria istruzione che con il passare del tempo arricchivano la sua personalità vivace e ardente. Il parroco di San Tommaso notò la sua maturità tanto da sceglierlo come testimone della sua parrocchia facendogli firmare i “Registri di Cattolicità” cioè dei battesimi, dei matrimoni e delle sepolture.
Sin dall'adolescenza, Pietro conobbe le tensioni religiose che segnarono la sua terra natale; egli vide le divisioni della Chiesa e conobbe anche la miseria e l'ignoranza in cui viveva parte dei suoi contemporanei. Alla fine del periodo adolescenziale, possiamo situare, con ogni probabilità, un avvenimento trasmesso dalla “tradizione” che non trova documentazione storica: avendo il giovane Pietro abbandonato la fede cattolica, mentre si recava a Ginevra per conseguire il dottorato di “pastore evangelico”, incrociò un sacerdote cattolico che portava il Santo Viatico ad un malato; egli continuò il cammino senza inchinarsi, ma il suo cavallo s'impennò e cadde sulle zampe anteriori, costringendolo a rendere omaggio a Cristo presente nell'Eucaristia. Il giovane sconvolto e illuminato dalla grazia cambiò strada per entrare nel seminario di Viviers.
Dal racconto di questa “tradizione” deduciamo la profonda realtà che essa racchiude: Pietro è stato trasformato da una travolgente grazia eucaristica che ha prodotto in lui una conversione interiore. “O Gesù, - affermerà più tardi - Sole di Luce… Gesù più grande, più perfetto ancora di quanto io possa dire, Ti adoro, dal più profondo del mio cuore…” Da questa esperienza deriviamo inoltre la sua straordinaria devozione eucaristica, la sua vocazione sacerdotale, il suo impegno missionario e la fondazione della Congregazione delle Religiose del SS. Sacramento.
Il sacerdote

Afferrato da Dio, Pietro Vigne intraprese con ardore, vivo interesse e grande disponibilità gli studi che lo preparavano al sacerdozio. Presto viene a contatto con la corrente di spiritualità sgorgata da Bérulle e da Ollier.
Fedele discepolo dei Padri di San Sulpizio, continuerà per tutta la sua vita a visitarli e a consultarli nel seminario S. Ireneo di Lione. Il 18 settembre 1694 ricevette l'Ordinazione Sacerdotale dalle mani del Vescovo di Viviers: Monsignor de la Garde de Chambonas, in Bourg-Saint-Andéol.
Subito si dedicò con grande zelo al ministero sacerdotale. A 24 anni e mezzo fu nominato vicario a Saint-Agrève. Egli si prodigò senza riserve nel suo dovere pastorale intravedendone presto l'austerità e le difficoltà.
La meditazione della parola di Dio, la preghiera davanti al SS. Sacramento furono la forza del suo sacerdozio.
Il missionario
Desideroso di una vita più perfetta, Pietro Vigne entrò nel 1700 nella Congregazione dei Preti della Missione o Lazzaristi, fondata da San Vincenzo de Paoli e fece il suo noviziato a Lione. I suoi superiori lo inviarono a Valfleury, famoso santuario mariano; vi restò un anno, poi fu inviato nelle diocesi di Annecy e nelle altre per fare missione. Dopo quattro anni di missioni, egli uscì spontaneamente dalla Congregazione senza abbandonare però il suo ministero sacerdotale e le missioni. “Messire Pietro Vigne” era all'età di 36 anni: cercava di realizzare sempre meglio la sua vocazione nella Chiesa.
Con il titolo di Missionario Apostolico, percorse le province della Francia meridionale, riconducendo in seno alla Chiesa tante anime che seguivano le idee protestanti e calviniste. Iniziava la sua vita itinerante, evangelizzando e predicando le missioni al popolo di villaggio in villaggio, raggiungendo le zone più isolate, dove “il buon popolo della campagna”, come egli soleva dire, era più esposto al vento dell'eresia. Pietro trasportava, come unico bagaglio, un confessionale; nel sedile a cassetto deponeva qualche libro ed eccolo pronto per una missione itinerante verso i villaggi lontani e sperduti nelle montagne.
Le sue missioni colpivano vivamente: gli abitanti di Privas, sua città natale, dopo averlo sentito predicare, furono presi da un entusiasmo tale da seguirlo nelle missioni che egli continuava a dare nelle vicinanze. Le chiese erano piene e spesso l'affluenza fu tale che egli si vide costretto a predicare all'aperto. La popolazione lo reclamava come parroco, ma colui che la tradizione chiama affettuosamente “il Padre Vigne”, non sarà mai curato, né di Privas, né di altrove.Troppo forte era in lui l'istinto soprannaturale che lo portava verso i più poveri, i più sprovveduti materialmente e spiritualmente.
Possediamo un Diario intitolato “Memorie dei miei affari temporali”, che altro non è che un'agenda e un libro di conti: vi troviamo la redazione di una lista dei luoghi in cui si recò a predicare dal 1694 al 1731. Egli vi enumera centottanta località, sparse nelle diocesi di Lione, Tolosa, Montpellier, Rodez, Puy, Grenoble, Vienne, Digne, Gap, Die, Valence e Viviers. In alcuni luoghi ripeteva più volte le sue missioni che potevano durare da uno a quattro mesi; ma talvolta si trattava semplicemente di ritiri spirituali o di prediche occasionali.
Non mancò di sottoporsi a parecchie privazioni per la povera gente, egli conosceva bene il valore della Croce, ed era profondamente cosciente che solo a questo prezzo si può ottenere la salvezza della anime. Una povera vecchia scarpa sta ancora a testimoniare le sue corse apostoliche che vanno ben oltre il Vivarais, attraverso aspri sentieri; essa ci dice come egli abbia pagato di persona per rispondere sempre all'appello dei Vescovi e dei sacerdoti che vedevano in lui un apostolo sempre pronto ad “adoperarsi per la salvezza delle anime”.
Ha eretto le Croci, costruito Calvari e Via Crucis che rappresentavano per lui “Il Più Bel Libro”, quello della Croce su cui Gesù dona se stesso. In un periodo in cui disordini ed errori di vario genere dividevano i cristiani, Vescovi e Sacerdoti fecero appello alla sua carità e alla solidità della sua dottrina; videro e apprezzarono in lui un autentico figlio della Chiesa.
Una menzione particolare la merita la missione da lui sostenuta presso Rochepaule. Vi si recò a predicare nel 1709, e vi eresse il suo primo Calvario, dal nome di “Tre Croci”. Durante l'inverno particolarmente rigoroso, la peste si diffuse tra gli abitanti già debilitati dalla fame e dalla miseria. Mentre tutti fuggivano, il Servo di Dio rimase per curare gli ammalati con dedizione ammirevole, e dando fondo alla propria carità preparava i moribondi a comparire al cospetto di Dio.
Nel 1712, Pietro Vigne, durante una missione a Colombier-le-Jeune, giunse a Boucieu-le-Roi. Rimase subito colpito dalla strana somiglianza del luogo con Gerusalemme. Pochi anni più tardi costruirà in quel sito una grandiosa Via Crucis.
Il fondatore
Nel 1713-1714 alcune giovani e signore che ricercavano l'aiuto spirituale di Padre Vigne, si riunirono nel villaggio e presero ad accompagnare i pellegrini per la Via Crucis e ad istruire le fanciulle. Il 30 novembre 1715 Padre Vigne donava la Croce e l'abito religioso alle sette Prime Suore; nasceva la Congregazione del SS. Sacramento. L'8 settembre 1722 le prime Suore pronunciarono i loro Voti.
La spiritualità eucaristica che il Padre trasmise loro orienterà tutta la loro vita. Missionario lo è stato anche con i suoi scritti lasciati dopo le missioni: orientamenti per la vita cristiana che egli lasciava a coloro che si impegnavano nelle Confraternite che fondava per incoraggiare i cristiani, uomini e donne a vivere pienamente il loro Battesimo. Morì l'8 luglio 1740 a Rencurel, nel corso di una missione.
È sepolto nella chiesa di Boucieu-le-Roi. Non appena si diffuse la notizia della sua morte, il popolo si portò in folla attorno al defunto, versando lacrime a torrenti ed emettendo profondi sospiri. La sua camera nella canonica di Rencurel, divenne un luogo di pellegrinaggio. Fu sepolto nella cappella di Boucieu. Da allora cominciarono i pellegrinaggi alla tomba del “Santo di Boucieu”, e su di essa migliaia di persone trovarono la guarigione.
La spiritualità
Era un apostolo dedito alla contemplazione di Gesù in Croce; sapeva che l'amore richiama l'amore. “Poiché il mio cuore è destinato ad essere un giorno infiammato del vostro amore, diventi fin da ora la vittima di questo fuoco divino”; desiderava essere immolato, non per giustizia ma per amore; solo coloro che accettano di essere piccoli sono condotti per la via dell'Amore. La vita di Padre Vigne insegna il segreto profondissimo della “povertà spirituale”: “Dove non è amore, seminate amore, e raccoglierete amore”, era una massima di San Giovanni della Croce. Dal mistero della croce sorge quello dell'Eucaristia, sacramento dell'amore. Essere afferrato da Cristo e ardere dal desiderio di annunziarlo, è la grazia eucaristica ricevuta da Pietro Vigne! L'attrattiva che esercitavano le sue parole e che spingeva alla conversione anche i cuori più induriti, procedeva dall'ardore della sua fede, dalla sua carità, dalla sua immensa compassione per i peccatori. Nei suoi discorsi, come nei suoi libri, non vi era nulla di ricercato; fedele discepolo di San Paolo, attinge alla prima Epistola ai Corinti; nei suoi scritti cita egli stesso il passo famoso: “non ho messo nei miei discorsi parole basate su persuasivi argomenti di sapienza umana e noi parliamo di Dio non mediante parole studiate, ma con quelle che lo Spirito suggerisce, a fine di comunicare le cose spirituali alle persone spirituali”. Si era consacrato alla salvezza del bravo popolo di campagna; per esso aveva rinunciato ai successi che i suoi esordi di Privas già gli promettevano; per esso aveva voluto servirsi solo di “quell'eloquenza che si ride dell'eloquenza” perché sgorga dal cuore e al cuore va direttamente. Ricercava i poveri; poveri di beni, di sapere o di verità; ciò che voleva ottenere dal peccatore è il pentimento nel cuore. “Se conoscessimo bene questo grande Iddio, - soleva dire - chi non temerebbe e non sarebbe penetrato di confusione per averlo così spesso offeso?”.
Temi abituali delle sue predicazioni erano i Novissimi, per risvegliare il timore di Dio nel cuore del peccatore ed indurlo a penitenza, il sentimento della fragilità delle cose umane e la infinita grandezza di Dio. Ma per conquistare le anime ci voleva un'altra cosa: il prezzo della Croce, che egli conosceva bene. “Per mezzo della Croce - recitava rivolto al Signore - voi santificate le vostre creature, volendo che esse servano alla vostra gloria come il pane e il vino che si cambiano nel Corpo adorabile del Cristo che… produce in noi ogni specie di Benedizioni”. I pentimenti che la Croce comporta non sono frutto di una nostra scelta, ma provengono dall'amore di Dio per noi. Essa è il simbolo della Passione di Cristo e nello stesso tempo un grande mistero religioso; nei suoi libri, come nelle sue predicazioni, si soffermava sul significato profondo delle Croci: “Noi ne andremmo in cerca se ne avessimo l'intelligenza profonda e se capissimo bene, per un dono dello Spirito Santo, che sono esse, sul piano pratico, le grandi verità e i misteri della Religione”. Dal profondo significato che egli attribuisce a questo mistero, si comprende come tema preferito delle sue predicazioni fosse la Passione di Gesù Cristo: “egli vi ha dato tutto il suo Sangue, non potrete dargli almeno tutte le vostre lacrime?”. In merito scrisse due volumi intitolati “Il più bel libro che è Gesù che soffre e muore in Croce per noi”; in essi si rintraccia il seguente passo, che egli amava citare alla folla accorsa ad ascoltarlo: “leggiamo dunque ancora una volta il libro dei libri che Dio ha composto nella pienezza del suo amore ardente per noi e scritto, non con l'inchiostro, ma con il suo sangue, non su carta, ma sul suo stesso corpo ricoperto di piaghe”.
Nelle parole di P. Vigne Croce ed Eucaristia sono veramente i due fuochi che incendiarono il suo animo ed alimentarono il suo ardore apostolico. Sacerdote, Missionario, Fondatore, Pietro Vigne ha donato completamente se stesso con una straordinaria capacità d'amore, che alimentava nell'Eucaristia. I Vescovi, apprezzando il suo zelo, la sua dottrina e la sua santità, lo richiedevano perché predicasse nelle parrocchie delle loro diocesi. Egli ha sempre risposto sino all'estremo delle sue forze… Mai ostentò uno spirito di proprietà; sui libri scritti di suo pugno non compare il suo nome, ma la semplice menzione “un Missionario del Clero”; per la stessa ragione non firmò mai le Regole per le sue Religiose. “Non voglio altra gloria che quella di essere vostro servo” scriveva nel 1737. Negli ultimi istanti della sua umile vita, quando la febbre era violenta da togliergli il respiro e, torturato dalla sete, riviveva nella sua carne le sofferenze del Salvatore del mondo, le sue ultime parole furono rivolte a quel Cristo da lui tanto amato: “Ah, Signore! Se potessi ancora predicare, farei sentire ancora al popolo, per l'esperienza che ne faccio io stesso, quanto era ardente la sete di Gesù quando spirò per la salvezza degli uomini”. Morì l'8 luglio 1740, di venerdì. Nelle parole di Pietro Vigne, si rintracciano spesso considerazioni sul significato profondo del Mistero Eucaristico, quel Mistero che il Cristo, prima di morire sulla Croce e risorgere, lasciò ai suoi discepoli. “Il tesoro di tutti gli uomini è Gesù nell'Eucaristia; questa è il bel sole della Chiesa”. Egli, immerso nella contemplazione di questo mistero, viene totalmente trasfigurato, divinizzato perché ha sperimentato nella sua carne “le meravigliose attrattive di Cristo ivi presente che, come amante, sollecita ed attira il cuore degli uomini”. Nell'Eucaristia ha trovato “la vera gioia in Dio Padre, nell'intimità col Figlio suo, Gesù Cristo, nel gaudio dello Spirito”; questa profonda devozione per Gesù presente nell'Eucaristia, spinge Pietro Vigne ad affermare: “Nutriamo un grande amore per Gesù Eucaristia; uniamoci a Lui con tenerezza e in quest'intima unione diciamo: ho trovato Colui che il mio cuore ama, l'ho abbracciato e non lo lascerò più!” (Ct. 3, 4). Cogliamo immediatamente l'intensità del suo rapporto con l'Eucaristia; egli si incanta nella contemplazione della “follia” di un Dio che “per esserci intimamente unito ha voluto operare l'Incarnazione, e prolungarla con l'adorabile sacramento dell'Eucaristia”.
Testimone e ministro della Misericordia di Dio, egli trascorreva lunghe ore al confessionale e dalla sua esperienza trasse un libro: “Trattato di ciò che Dio ci ha donato di più eccellente per entrare nella sua amicizia”. L'Eucaristia era al centro della sua evangelizzazione. Nelle missioni, Padre Vigne annunziava come essa sia al centro di ogni vita cristiana. Il Mistero Eucaristico costituisce il fondamento del “Regolamento di Vita” da lui lasciato alle sue Religiose. Gesù ha donato liberamente la sua vita sulla croce perché vivessimo di una vita nuova. Ancora oggi partecipiamo a questo dono ricevendo l'Eucaristia e contemplando Cristo umilmente presente nell'Ostia. Per Pietro Vigne, la Cena e la Passione, esprimono la stessa realtà: Dio fa dono della sua vita perché l'uomo viva di una vita nuova.
La parola
Gli altri sacramenti sono grazie che scorrono dalle fonti del Salvatore, ma la Comunione è un mare abissale in cui si trova acqua per la vita eterna.
Gli altri sacramenti sono astri splendenti nella notte, ma l'Eucaristia ne è il bel Sole che ci comunica direttamente ogni luce. I Sacramenti sono frutti di vita, ma Gesù nell'Ostia ne è l'Albero. Sono doni ammirabili, ma qui il dono è Lui stesso…”
Con questo dono, Egli, l'amabile Salvatore, dimora con noi suoi figli sino alla consumazione dei secoli…”
Con questo dono, Egli, si unisce intimamente con coloro che ha amato sino alla fine…”
Se è vero che Pietro Vigne è l'innamorato e il cantore dell'Eucaristia, è altrettanto vero che il suo amoroso incontro dinnanzi a questo mistero, lo riporta immediatamente e costantemente alle sofferenze fisiche e morali da cui Cristo fu oppresso e che pure aveva accettato liberamente sino alla morte in Croce.
Poiché ricevo sempre nella Comunione il Frutto della Vita, che non ne dimentichi mai l'Albero (la Croce)! Da dove è sgorgata l'Eucaristia? Chi l'ha resa fruttuosa? Non è forse il Calvario?… Se adoriamo Gesù nell'Eucaristia, dobbiamo anche adorarlo sulla Croce, maltrattato, disprezzato, umiliato…”
Anche oggi, al di là delle ideologie, dei compromessi, solo la Croce innalzata sul mondo può salvare l'uomo. Cristo-Uomo che soffre, Cristo-Dio che risorge, Cristo-Pane spezzato e Sangue versato per un mondo nuovo è il cuore della Spiritualità delle Religiose del SS. Sacramento. E Maria, “bel tabernacolo di Dio tra gli uomini”, secondo l'espressione del Fondatore, è stata sempre, ieri come oggi, la Madre che insegna a perseverare nella comunione, nella frazione del pane e nella preghiera; è invocata col titolo di “Nostra Signora del SS. Sacramento”.



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