Marie Mauritz di Vienna, cresciuta nella parrocchia di San Rocco, ha perso la fede da ragazza, quando era un'adolescente assetata di vita e amante delle feste. Oggi, però, a conforto di molti genitori preoccupati, può dire: "Il Natale ha cambiato completamente la mia vita. Sono la prova vivente che anche oggi Dio può spostare le montagne". Diventata suora di Madre Teresa, ci racconta il suo cambiamento interiore.
Sono stata battezzata, cresimata e solo per tradizione ho portato a termine "l'intero percorso catechistico". Poi ho deciso: "Dalla cresima al matrimonio, ci sono cose più importanti di Dio. Lui lassù, io quaggiù". Non avendo un carattere triste, volevo semplicemente vivere la vita al massimo, partecipare ad ogni festa, sorridendo sempre, mostrarmi super. Ma presto ho sentito un vuoto crescente dentro di me, un "buco" che voleva essere riempito, un ricercare qualcosa di più "ovunque e da nessuna parte", senza sapere cosa fosse questo "di più". Così ho dondolato da un estremo all'altro e sono scivolata sempre più in basso. Dopo il diploma, a 18 anni, ho iniziato a viaggiare molto: Africa, Sud America ... e alla fine il Guatemala è stato il culmine assoluto: vita di feste, sole, amici, tanto alcol - e Santiago, l'uomo della mia vita... no, lo è stato solo per tre anni. Ero così infelice che annegavo il mio estremo mal d'amore in molte lacrime e spesso nell'alcol! In qualche modo a 22 anni sono comunque riuscita a portare a termine la mia formazione come infermiera. Ma mentre tenevo il diploma tra le mani, nel settembre del 2005, ero così piena di autocommiserazione che volevo solo andarmene lontano. Ho pianificato una pausa di sei mesi dalla professione e un viaggio intorno al mondo, come per chiudere un capitolo, ma in realtà era solo una fuga da me stessa. "Un'idea strampalata", l'ha definita mio fratello Emmanuel, che mi conosceva bene e mi ha consigliato: "Sei un'infermiera, forse dovresti occuparti delle sofferenze degli altri per poter superare la tua. Perché non vai in India dalle Suore di Madre Teresa? Aiuta chi sta peggio di te!".
Due settimane dopo, al posto delle bianche spiagge delle Fiji, mi trovavo a Calcutta con folla, calca, rumori di auto, cattivi odori e ratti! Al telefono ho rimproverato mio fratello: "Mi hai mandato all'inferno mentre tu non ci sei mai stato!" . Tuttavia, come per raggiungere il culmine della miseria, fin da subito sono voluta andare nella Casa dei moribondi per affrontare il peggio. Avevo immaginato che il posto fosse un incubo di dolore, solitudine, disperazione e morte, con persone malate che stavano peggio di me. Speravo di guarire di fronte a questi "scenari dell'orrore". Ma queste aspettative sono state "deluse". Quanta pace assoluta regnava in quella casa! Mi aspettavo sofferenza, miseria, sporcizia e pensavo: "Vengo come super infermiera per guarire", ma alla fine sono stata io ad essere guarita!
Ho trovato Gesù senza volerlo! E tutto questo dopo due squallidi mesi di lavoro professionale al 100% come infermiera tra i letti n. 1 e n. 55, con degli atteggiamenti senza gioia: "Moriranno più in fretta di quanto io possa ricordare i loro nomi” . Inoltre con le suore non volevo avere niente a che fare.
Ma poi in una sola notte, nel Natale del 2005, ho incontrato il Signore! Ho ricevuto una grazia che è stata come uno schiaffo in faccia che mi ha scosso e letteralmente rivoltato come un calzino. Ma c'era stato un precedente: delle ragazze carine, volontarie come me, mi avevano detto: "Guarda Marie, è l'Avvento; perché non fai un sacrificio e vieni alla Santa Messa e ti prepari al Natale?" . All'epoca non sapevo nemmeno cosa fosse l'Avvento e avevo risposto: "Siete completamente impazzite? Ho sacrificato il mio viaggio intorno al mondo, lavoro qui gratis, quale altro sacrificio dovrei fare? ". Ma avevano insistito, e per puro orgoglio di poter affrontare anche questo, avevo detto: "Va bene, verrò a Messa con voi per tutto il periodo dell'Avvento". Segretamente tra me e me pensavo: "Queste Messe mi basteranno per tutta la vita! ". Così per la prima volta sono entrata nella Casa Madre e per i primi tre giorni ho dormito profondamente durante la Messa del mattino. Poi, quando il corpo si è abituato, per superare quell'ora noiosa ho lasciato che i miei occhi vagassero fino a quando ho visto la croce sul muro dietro l'altare. Sotto si leggeva: "Ho sete", e questo mi ha fatto molto arrabbiare: in fondo ero io l'anima assetata e arida! Questi erano i miei sentimenti! Di cosa avrebbe dovuto avere sete Lui, l'Onnipotente?
Il giorno dopo, durante l'omelia, ho avuto la risposta: "Dio ci ha dato la libertà di scegliere se andare con Lui o senza di Lui, se dire sì o no. Ma Gesù ha sete del mio sì. Ha sete di me, del mio amore". Allora il mio cuore si è stretto e ho pensato: perché dovrebbe avere sete di me, quando io non ho mai avuto sete di Lui? E ho detto: "Onestamente, Signore, guarda, ci sono 120 sorelle sedute qui e tutte darebbero la loro vita per te. Lasciami in pace! Tu lassù, io quaggiù, che rimanga così! " .
Poi, la Vigilia di Natale, mi sono inginocchiata davanti alla croce e per la prima volta dalla mia cresima ho pronunciato una preghiera dal cuore: "Allora, eccomi qui! È Natale, il tuo compleanno, e vedo che tutti quelli che credono in te sono felici, soprattutto le suore! Anch'io voglio essere felice... e se questo significa lasciarti entrare nella mia vita... voglio provarci. Tu sei Gesù... e io voglio conoscerti, eccomi qui, la tua Marie! Ma ti prego di darmi un segno in fretta, perché in questo momento sono molto euforica e domani può essere completamente diverso". Ancora una volta ho guardato la croce e ho chiesto al Signore di farmi un occhiolino, un saluto o qualche altra cosa. Ma subito non è successo niente, il mio segno è arrivato quattro ore dopo, in un modo totalmente inaspettato.
Cristo è nato nel mio cuore
Dopo la Messa di mezzanotte, noi volontari abbiamo attraversato le baraccopoli di Calcutta con un migliaio di coperte, che avevamo comprato per donarle ai senzatetto. Faceva un freddo pungente, era umido e l'intera operazione doveva essere fatta rapidamente e molto silenziosamente. Nessuno doveva essere svegliato; le coperte non erano sufficienti per il numero enorme di poveri, malati e moribondi che giacevano come sardine sulle strade. Se l'uno o l'altro si fosse svegliato mentre veniva coperto, dicevamo: "Questo è un dono di Gesù. Buon Natale!". Aveva iniziato a piovere e tutto quello che volevo fare, stanca morta, era andare a casa a dormire, insomma erano anche le quattro del mattino!
Camminavo su un marciapiede e gettando una coperta su un uomo seminudo, sdraiato in una pozzanghera, ricordo di aver pensato: "Ah, uno in meno, finisci in fretta!". Ma qualcosa mi ha improvvisamente attirato a quell'uomo. Mi sono chiesta se mi avesse chiamato. Difficilmente, era troppo debole per questo! In ogni caso, mi sono voltata indietro, gli ho tolto la coperta e immediatamente ho capito che questo indù di fronte a me, vestito solo di un panno, in una pozzanghera fangosa, stava per morire. Le sue mani erano bagnate, probabilmente pesava solo 35 chili, un tipico caso di tubercolosi, uno scheletro come i tanti che avevo visto prima di lui a Calcutta nei mesi passati. Ma quello che mi ha veramente scioccato è che avevo semplicemente gettato una coperta su questo essere umano indifeso, credendo anche di aver fatto qualcosa di buono - senza nemmeno guardare!
Poi tutto è stato spaventosamente chiaro per me: questo è esattamente quello che succede sempre nel mio cuore e si riflette sulla mia vita! Ogni volta che mi succedeva qualcosa di brutto, ci buttavo sopra una coperta dopo l'altra e soffocavo tutto. "Non guardare, non pensare, andare avanti!". Mi sono seduta sul marciapiede e ho messo sulle mie ginocchia la testa dell'uomo, che era già quasi in coma. Improvvisamente ha aperto i suoi occhi morenti, e per una frazione di secondo mi ha guardato in modo così penetrante come nessuno aveva mai fatto. Era uno sguardo che arrivava nel più profondo della mia anima, e improvvisamente ho capito: c'è qualcun altro che mi guarda! Questo è il Signore! Questo è ora il mio segno! Sì, credo che Gesù abbia permesso a questo indù di giacere morente su una strada in India per salvare la mia anima! Era la "mia" Notte Santa quando LUI è nato nel mio cuore. Poi abbiamo portato l'uomo alla Casa dei moribondi, dove la mattina del 25 dicembre è stata celebrata la Messa di Natale molto festosa con tutti i pazienti, le suore e gli aiutanti. È stata certamente la Messa più santa e più bella alla quale mi sia mai stato concesso di partecipare. Noi volontari ci siamo seduti al capezzale del "mio" moribondo, che è morto durante la consacrazione. In quel momento il mio cuore si è aperto e ho capito: non sarà mai più come prima!
A Natale sono diventata una persona completamente nuova, mi sono stati dati occhi nuovi e un cuore nuovo! Non ero più solo un'infermiera per i pazienti, ma "Marie" per i "miei fratelli e sorelle". Un'esperienza incredibile, sembrava di volare, perché improvvisamente provavo per tutti un amore che non avevo mai conosciuto prima. A quel tempo ero come una spugna insaziabile, volendo assorbire tutto ciò che la fede aveva da offrire. Anche se ero una dormigliona, non vedevo l'ora di fare la preghiera del mattino alle cinque, ed era quasi impossibile farmi uscire dalla Messa e dall'adorazione. Questa fame di Dio è diventata sempre più intensa; anche se le "farfalle nello stomaco" sono diminuite dopo sei mesi, la gioia è rimasta. Il mio precedente "buco" era riempito e nell'anno e mezzo in cui sono rimasta a Calcutta, ho sentito sempre più una profonda pace al pensiero che il Signore mi voleva tutta per sé - anche se avevo sempre sognato di sposarmi e di essere madre di 15 figli! Nel maggio 2007 ho accolto l'invito di Gesù e mi sono unita alle Suore di Madre Teresa.
Nel dicembre 2019, Marie Mauritz ha fatto la professione perpetua prendendo il nome di sr. Mia Noél, in italiano sr. Mia "Natale". Quando a metà ottobre del 2021 l'abbiamo chiamata a Madrid, suor Mia Noél ci ha detto al telefono che sperava di poter tornare presto in buona salute alla sua missione in Marocco, dove a Casablanca lavora in una casa per ragazze madri e malati terminali di cancro: "Tutti quelli di cui ci occupiamo lì sono musulmani, perché non ci sono cristiani marocchini locali. Ma è un compito bellissimo, in cui si impara a predicare senza mai poter usare la parola `Gesù', semplicemente con l'esempio e la consapevolezza che vivo l'amore per i poveri camminando mano nella mano con Gesù, senza dimenticare Chi mi tiene per mano".
Tratto dalla rivista “ Trionfo del Cuore”
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