sabato 22 aprile 2023

Beata Laura Vicuña


Lungo i secoli, sino ai nostri tempi, scriveva papa san Giovanni Paolo II, non mancano bambini e ragazzi tra i santi e i beati della Chiesa... Il Redentore dell'umanità sembra condividere con loro la sollecitudine per gli altri : per i genitori, per i compagni e le compagne. Egli attende tanto la loro preghiera. Che potenza enorme ha la preghiera dei bambini ! Essa diventa un modello per gli stessi adulti : pregare con fiducia semplice e totale vuol dire pregare come sanno pregare i bambini “ (Lettera ai bambini, 13 dicembre 1994).

Il Sud America ha donato alla Chiesa una bambina beatificata dallo stesso Papa. Laura del Carmen nasce il 5 aprile 1891, a Santiago del Cile, da José Domingo Vicuña, militare appartenente a una delle famiglie più illustri del Cile, e da Mercedes Pino, di umili origini. Laura viene battezzata quasi tre settimane dopo la sua nascita. In quello stesso anno, gravi disordini sociali mettono in pericolo i parenti di José Domingo, che deve fuggire con la sua famiglia. Si stabiliscono a Temuco, cinquecento chilometri a sud della capitale, in grande povertà. Nel 1894, nasce una seconda figlia, Julia Amanda, ma il padre muore pochi mesi dopo. La giovane vedova riprende con coraggio il suo mestiere di sarta e riesce ad aprire una piccola merceria. 

Laura si rivela una bambina tranquilla e obbediente : sua madre testimonierà che non le diede mai dispiaceri. Nel 1898, Mercedes incontra un gruppo di suore della congregazione salesiana di MARIA Ausiliatrice, guidate da padre Milanesio, un missionario intrepido. Esse desiderano andare in Argentina, ma le piogge e le abbondanti nevicate sulle Ande le trattengono a Temuco. Nel gennaio 1899, lasciando Mercedes e le sue figlie sul posto, le suore prendono la strada della montagna e arrivano qualche giorno dopo a Junín, nella provincia argentina di Neuquén. Questa postazione militare si trova a un altitudine di 780 metri, sui primi contrafforti delle Ande. Il paese conta allora trecentocinquanta abitanti, mentre altri duemila, per la maggior parte indigeni e cileni, vivono disseminati sugli "altiplanos" (altipiani) e nelle valli circostanti. I primi coloni del luogo sono arrivati solo una ventina di anni prima. La conquista spirituale è appena iniziata : la prima missione dei Salesiani risale al 1888. Don Milanesio è stato uno degli audaci missionari a cavallo della contrada; ha battezzato diverse centinaia, se non migliaia di Araucani (indiani del sud del Cile e dell'Argentina). Le Figlie di MARIA Ausiliatrice aprono la prima scuola per ragazze della regione, il 6 marzo 1899. Viene anche aperta dai Salesiani una scuola per ragazzi. I padri Augusto Crestanello e Zaccaria Genghini assicurano la direzione spirituale dei due istituti.

Un signore feudale... senza fede

RENDENDOSI presto conto che non c'è futuro per lei a Temuco, Mercedes decide di partire con le figlie. Durante la bella stagione, da dicembre a marzo, ci sono carovane che viaggiano regolarmente dal Cile alla vicina provincia dell'Argentina, che è più ricca. Arrivata a Junín, la giovane donna cerca un lavoro per pagare gli studi delle figlie. Per cinque o sei mesi, viene impiegata come domestica in una fattoria, poi si reca a Norquín, nell'estremo nord del Neuquén, e infine a Las Lajas, dove di tanto in tanto vengono i Salesiani. Mercedes è ansiosa di trovare un sostegno per poter offrire alle figlie una vita dignitosa e non sentirsi così sola. Incontra allora Manuel Mora, proprietario della fattoria di Quilquihue, che si trova vicino al villaggio di Chapelco, e di altre tenute agricole. Ottimo cavallerizzo, di un vigore eccezionale, molto ricco, è l'uomo forte del paese. Gli piace pavoneggiarsi e si comporta, nelle sue tenute, con molti servi e braccianti, come un signore feudale. Guai a chi gli si oppone : passa improvvisamente dall'atteggiamento amabile e cavalleresco a quello duro e grossolano. Le suore di Junín lo descrivono come un « ricco proprietario di bestiame, poco istruito e senza fede ». Tuttavia, Mercedes si lascia conquistare quando, in cambio della presa in carico dell'istruzione scolastica delle figlie, le chiede di venire a vivere con lui. Don Genghini, della missione salesiana, attesterà che all'epoca il 70% delle famiglie viveva in concubinato, senza preoccuparsi della legge civile o religiosa. Mercedes non si trova bene a casa di Manuel Mora, ma vi trova una certa sicurezza. Sopporta quindi anche le brutalità del suo concubino. Quando viene a sapere dell'apertura di una scuola da parte delle suore che aveva conosciute a Temuco, vi si reca per iscrivere le figlie. Laura è molto felice nel collegio che lei chiama "il mio paradiso" ; le suore apprezzano la sua devozione, la sua carità fraterna e la sua fedeltà ai doveri quotidiani. Lei è allegra e cerca di aiutare chi ha bisogno. Mercedes ne è sollevata. In seguito, Laura dichiarerà: «Il Bambino GESÙ doveva essere contento della decisione di mia madre, e anch'io. Il modulo di iscrizione porta scritto : « Junín, 21 gennaio 1900. Julia Amanda Vicuña, 6 anni, Laura del Carmen Vicuña, 9 anni ; cilene; genitori: Domingo e Mercedes Pino, cileni. Pagano quindici pesos al mese ciascuna. Le allieve della scuola sono ragazze che impugnano più facilmente le redini dei cavalli che la penna o l'ago.

« La mia migliore preghiera »

LA direttrice, madre Piai, dichiarerà: « Fin dai primi giorni di collegio, si notava in Laura un giudizio superiore alla sua età e una inclinazione autentica alla pietà. La sua devozione, sebbene si trattasse di una ragazzina, era sincera, senza affettazione né alcuna esagerazione. » In attesa dell'inizio dell'anno scolastico, il 1° aprile, le sorelle Vicuña vivono con le suore. « Rendendomi subito conto che avevo davanti a me una creatura così eccezionale, scriverà ancora madre Piai, ebbi come una sensazione di paura e mi chiesi se io non rischiassi di rovinare l'opera del Signore in lei. Per questo la affidai in modo particolare a don Crestanello, il quale, più di me, dovette avere l'intuizione immediata del tesoro di quest'anima angelica, poiché non si limitò ad ammirarne la bellezza, ma la istruì per quattro anni con saggezza spirituale e paternità salesiana. » Laura affermerà: « Per me, pregare o lavorare è la stessa cosa, pregare o giocare, pregare o dormire. Facendo quello che mi viene chiesto di fare, faccio quello che Dio vuole che io faccia, ed è questo che io voglio fare; questa è la mia migliore preghiera. » Raggiunge un livello di preghiera così elevato e così continuo, testimonierà la sua direttrice, che talvolta la si vedeva, durante i momenti di ricreazione, assorta in Dio. «Mi sembra, diceva Laura, che sia Dio stesso che mantiene in me il ricordo della sua divina Presenza. Ovunque io mi trovi, in classe o in cortile, questo ricordo mi accompagna, mi aiuta e mi consola. » Tuttavia, la situazione coniugale della madre fa soffrire profondamente la bambina. « Ricordo che la prima volta che spiegai il sacramento del matrimonio, riferirà una delle suore, Laura svenne, probabilmente perché capì dalle mie parole che sua madre si sarebbe trovata in stato di peccato mortale finché fosse rimasta a casa di quel signore... Ne parlai con la direttrice e quest'ultima mi disse di ritornare su questo argomento per vedere se Laura ne soffrisse veramente e se ne rendesse conto. Cosa che feci. Allora, lei impallidì di nuovo e dovetti accorrere in suo aiuto. » Da quel momento, Laura iniziò a moltiplicare preghiere e penitenze per ottenere il ritorno della madre a Dio e la sua separazione da Manuel. Durante il processo di beatificazione della sorella, Julia Amanda dichiarerà : « Mi invitava a pregare, soprattutto per la mamma ; ne ignoravo i motivi allora, ma seppi in seguito che lo faceva per ottenere il suo ritorno sulla retta via. »

Una buona intenzione non basta

IL cuore puro di Laura discerne il pericolo che minaccia sua madre, perché non è mai lecito fare il male, anche in vista di un bene (cfr. Rm 3,8). La povertà e la preoccupazione per il futuro delle sue figlie costituiscono certamente, per Mercedes, delle circostanze attenuanti; tuttavia il Catechismo della Chiesa Cattolica insegna : « Un'intenzione buona (per esempio, aiutare il prossimo) non rende né buono né giusto un comportamento in se stesso scorretto (come la menzogna e la maldicenza). Il fine non giustifica i mezzi... Le circostanze, in sé, non possono modificare la qualità morale degli atti stessi; non possono rendere né buona né giusta un azione intrinsecamente cattiva » (CCC, nn. 1753-1754). San Giovanni Paolo II spiega questo principio : « L'apostolo Paolo dichiara esclusi dal Regno dei cieli immorali, idolatri, adulteri... (cfr. iCor 6,9-10)... Il motivo è il seguente : il comandamento dell'amore di Dio e del prossimo non ha nella sua dinamica positiva nessun limite superiore, bensì ha un limite inferiore, scendendo sotto il quale si viola il comandamento... La Chiesa ha sempre insegnato che non si devono mai scegliere comportamenti proibiti dai comandamenti morali, espressi in forma negativa nell'Antico e nel Nuovo Testamento... Si ha peccato mortale quando l'uomo, sapendo e volendo, per qualsiasi ragione sceglie qualcosa di gravemente disordinato. In effetti, in una tale scelta è già contenuto un disprezzo del precetto divino, un rifiuto dell'amore di Dio verso l'umanità e tutta la creazione : l'uomo allontana se stesso da Dio e perde la carità» (Enciclica Veritatis splendor, 6 agosto 1993, nn. 49, 52, 70).

Alla fine dell'anno 1900, le allieve si disperdono e tornano ciascuna a casa propria per le vacanze. Allontanarsi dal collegio è un vero sacrificio per Laura; vi partecipava quotidianamente alla Messa, alla preghiera del Rosario con tutte le allieve e le suore, vi si confessava spesso e beneficiava dei consigli pieni di saggezza di padre Crestanello. Di conseguenza il ritorno al collegio nel marzo 1901 è per lei una festa. Quando il suo confessore le annuncia che sarà ammessa quell'anno a fare la sua prima Comunione, versa lacrime di gioia. Questo primo incontro con GESÙ nell'Eucaristia avviene il 2 giugno 1901; Laura ha dieci anni. Il suo confessore scriverà : « Era sempre stata obbediente, sottomessa, umile e amabile, ma da quel giorno si notò che metteva in ogni cosa una maggiore perfezione, un maggior raccoglimento e un maggior fervore nelle sue pratiche di pietà. » La stessa Laura spiegherà in seguito : « Che momenti deliziosi ! Unita a GESÙ, gli ho parlato di tutti e per tutti ho invocato grazie e favori ! » Padre Crestanello commenterà : « Si possono sperare grandi cose da un bambino che fa bene la sua Prima Comunione. » Sull'esempio di san Domenico Savio, proposto come modello nelle scuole salesiane, Laura scrive di suo pugno tre propositi : « 1. Voglio, mio GESÙ, amarti e servirti per tutta la mia vita; per questo ti offro tutta la mia anima, tutto il mio cuore e tutto il mio essere. 2. Preferisco morire che offenderti con il peccato ; voglio quindi allontanarmi da tutto ciò che potrebbe separarmi da te. 3. Prometto di fare tutto il possibile, anche grandi sacrifici, perché tu sia sempre più conosciuto e amato e per riparare le offese che ogni giorno ti infliggono uomini che non ti amano, specialmente quelle che ricevi da coloro che mi sono vicini. O mio Dio, concedimi una vita di amore, di mortificazione e di sacrificio ! »

L'unico dolore che oscura quella giornata è che sua madre non fa la Comunione con lei.

Una fonte di forza

INCONTRO indimenticabile con Gesù è senz'altro la prima « Comunione, giorno da ricordare come uno dei più belli della vita. L'Eucaristia, istituita da Cristo la vigilia della sua Passione durante l'ultima Cena, è un sacramento della Nuova Alleanza, anzi, il più grande dei sacramenti. In esso il Signore si fa cibo delle anime sotto le specie del pane e del vino. I bambini lo ricevono solennemente una prima volta — nella prima Comunione, appunto — e sono invitati a riceverlo in seguito il più spesso possibile per rimanere in intima amicizia con Gesù... Per quanti bambini nella storia della Chiesa l'Eucaristia è stata fonte di forza spirituale, a volte addirittura eroica! » (Giovanni Paolo II, Lettera ai bambini, 13 dicembre 1994)

Durante un periodo di vacanza, Laura subisce violenti attacchi da parte di Manuel Mora, che, attratto dalla sua bellezza nascente, cerca di sedurla. Di fronte al rifiuto molto fermo che lei gli oppone, egli annuncia a Mercedes che da allora in poi smetterà di pagare l'istruzione scolastica delle sue figlie. Le persone responsabili del collegio permettono allora a Laura e Julia Amanda di proseguire gratuitamente i loro studi. Ma Laura soffre nel vedere che la situazione della madre è peggiorata e si rimprovera di non far nulla per aiutarla. L'anno scolastico 1902 inizia, il 1° marzo, con i preparativi della missione che predicherà a Junín mons. Cagliero, salesiano, vicario apostolico per la Patagonia settentrionale. Questa missione si apre il 25 marzo, mercoledì delle Ceneri. Dona Mercedes viene per qualche giorno alla missione, perché le sue due figlie devono, il 29 marzo, ricevere la Cresima. Secondo i missionari, « il miracolo più straordinario della grazia durante la missione fu il gran numero di matrimoni che poterono essere benedetti e legittimati ». Mercedes, tuttavia, non ne beneficia. Laura concepisce nel suo cuore il progetto di restare per sempre con le suore e chiede alla direttrice il favore di essere ammessa come aspirante presso le Figlie di MARIA Ausiliatrice. Ma la risposta è negativa. La sua amica Francisca Mendoza spiegherà in seguito : « Mi disse che voleva entrare nell'Istituto delle Figlie di MARIA Ausiliatrice e pronunciare i suoi voti, ma che aveva il grande dolore di non poterlo fare, perché non aveva i documenti necessari e mi chiese di aiutarla pregando per lei. » In effetti, l'adulterio di Dona Mercedes aveva sollevato dubbi sulla legittimità della nascita di Laura e le Costituzioni delle Figlie di MARIA Ausiliatrice sono severe al riguardo. Solo molti anni dopo — nel 1943 — verrà ritrovato il suo certificato di Battesimo e quel dubbio verrà dissipato. Laura, però, non si scoraggia e, preparata dal suo confessore, pronuncia voti privati, nel maggio del 1902. In quell'anno, pur seguendo le lezioni della sua classe, aiuta le allieve più piccole a vestirsi, a pettinarsi, a farsi il letto, a mantenersi pulite e gioiose. Ripaga così il suo debito di gratitudine verso il collegio che la riceve gratuitamente. Francisca Mendoza dichiarerà : « Si comportava come una madre con le piccole » e una ex compagna aggiungerà: «Nei due anni in cui fui con lei, non la vidi mai dare segni di cattiva volontà o di ripugnanza, come accade a coloro che prestano dei servizi. »

« Che mia madre si salvi !»

Poco dopo la missione di Junín de los Andes, che aveva portato così evidenti frutti di conversione, vedendo che la madre non aveva abbandonato la sua vita disordinata, Laura prende una decisione di carità eroica, che rimane come la caratteristica della sua breve esistenza : offrirsi a Dio come vittima per la conversione della madre. Si ricorda, infatti, della frase di Gesù : Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici (Gv 15,13). «La sua fiducia nella protezione di Maria e nella bontà del Cuore divino, riferirà il suo confessore, la incoraggiava a insistere sulla sua richiesta e, non avendo più null'altro da offrire per ottenere questa grazia, decise di offrire la sua stessa vita e di accettare volentieri la morte in cambio di questa conversione tanto desiderata. » Ella supplica il sacerdote di autorizzarla a compiere questo atto eroico e di benedire il suo ardente desiderio. Dopo un tempo di esitazione e di fronte alla sua insistenza, questi concede il permesso richiesto, vedendo in questa determinazione l'azione manifesta dello Spirito Santo. Laura corre immediatamente a gettarsi ai piedi del Signore e, versando lacrime di gioia, nella speranza di essere ascoltata, si offre in olocausto a Gesù e a Maria. Qualche mese dopo, si ammala : « Signore, che io soffra tutto ciò che ti sembra buono, ma che mia madre si converta e si salvi ! »

L'8 dicembre 1902, Laura viene ammessa nella confraternita delle Figlie di MARIA. Vestita di bianco, con una cintura blu, l'aspirante si avvicina al sacerdote che le consegna il nastro con la medaglia e il manuale di Figlia di MARIA, dicendole : « Ricevi questo nastro e questa medaglia come insegna di MARIA Immacolata e come segno esteriore della tua consacrazione a questa dolce Madre. Ricordati che, indossandola, devi mostrarti sua degna figlia, con una vita innocente e santa. » Julia Amanda dichiarerà: « Il giorno in cui Laura ricevette il nastro di Figlia di MARIA fu per lei uno dei più gioiosi ! » Felix Ortiz, seminarista salesiano, testimonierà sul giornale di Viedma del 14 maggio 1910 : «Anch'io andai a trovarla... Avvicinandomi al suo letto, le chiesi che cosa la rendesse più felice in quel momento. Sorridendo, lei mi sussurrò quasi all'orecchio : "Quello che mi consola di più in questo momento è di essere sempre stata devota a MARIA. Oh sì, lei è mia Madre, è mia Madre ! Niente mi rende più felice che pensare che sono una Figlia di MARIA! » Suor María Rodríguez confermerà questa testimonianza dichiarando : « Laura aveva una grande devozione per la Vergine, specialmente la Vergine del Carmelo, come ogni buona cilena. »

«Domani, mi confesserò !»

A METÀ gennaio 1904, Laura si confessa per l'ultima volta, poi riceve la santa Comunione. Sente che la sua fine si sta avvicinando. Venendo allora a sapere che madre Piai, Suor Azocar e padre Crestanello stanno per andare in Cile : « Mio Dio, sospira, dovrò morire senza che nessuno di quelli che possono aiutarmi si trovi accanto a me ! Ah, mio Gesù, com'è difficile ! Ma sia fatta la tua volontà ! » Il suo confessore prega padre Genghini di assisterla fino alla morte. Il 22 gennaio, alle 5 del mattino, mentre la carovana si mette in cammino verso Temuco, padre Genghini le porta la Comunione come viatico e, durante la mattinata, le amministra l'Estrema Unzione. Sono presenti due sue amiche, María e Mercedes Vera (entrambe diventeranno suore, Figlie di MARIA Ausiliatrice), nonché suor Maria Rodríguez e Felix Ortiz. Alle 5 del pomeriggio, Laura chiede a padre Genghini di chiamare la madre. Quest'ultima, comprendendo che è la fine, esclama : « Figlia mia, figlia mia Mi lascerai ? » Vincendo la sua commozione, Laura le risponde con voce tremante ma piena di tenerezza : « Sì mamma, muoio, perché io stessa l'ho chiesto a Gesù... Sono quasi due anni che gli ho offerto la mia vita per te, per ottenere la grazia della tua conversione a Dio. Oh mamma! non avrò la gioia, prima di morire, di vederti pentita? — Mia cara Laura, ti giuro in questo momento che farò quello che mi chiedi... Mi pento, Dio è testimone della mia promessa! » Dona Mercedes aggiunge : "Sì, figlia mia. Domani mattina, andrò in chiesa con Amanda e mi confesserò. » Laura esulta : « Grazie Gesù, grazie MARIA! Ora muoio contenta! » Spira dopo queste parole, alle sei di sera, quel 22 gennaio. Ha dodici anni e nove mesi. «Nella sua bara, osserva Julia, era vestita da Figlia di MARIA ». Il pomeriggio stesso della morte di Laura, Dona Mercedes prega padre Genghini di far sapere a Manuel Mora di non pensare più a lei, perché ha deciso di cambiare vita. Il sacerdote testimonia : « Durante la Messa del funerale di Laura, la signora Vicuña si confessò e ricevette la Santa Comunione... Da allora, e fino al suo ritorno in Cile, sono stato il suo direttore di coscienza. » Dona Mercedes si nasconde, poi fugge a Temuco. Tornò in seguito a Junín de los Andes e visse del suo lavoro, fino al matrimonio della figlia Julia Amanda nel 1906. Partì allora per il Cile, vi si risposò e visse cristianamente fino alla sua morte, avvenuta il 17 settembre 1929, all'età di cinquantanove anni.

Laura è stata dichiarata beata da papa san Giovanni Paolo II, il 25 febbraio 1982. Quest'ultimo scriveva, nella sua Lettera ai bambini: «Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel Regno dei cieli (Mt 18,3). Non pone forse GESÙ il bambino come modello anche per gli adulti ? Nel bambino c'è qualcosa che mai può mancare in chi vuol entrare nel Regno dei cieli. Al cielo sono destinati quanti sono semplici come i bambini, quanti come loro sono pieni di fiducioso abbandono, ricchi di bontà e puri. Questi solamente possono ritrovare in Dio un Padre e diventare a loro volta, grazie a GESÙ, altrettanti figli di Dio » (13 dicembre 1994).

Chiediamo alla beata Laura di ispirarci una grande compassione per i peccatori e un amore filiale per il nostro Padre celeste !

Dom Jean-Bernard Marie

"Lettera mensile dell'abbazia Saint-Joseph, F. 21150 Flavigny- Francia
(Website : www.clairval.com)"



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