L’uomo, per natura, ha “iniziativa” ed è
questa che Dio da lui esige. E perciò il Signore vuole che l’uomo
dapprima comprenda, e dopo aver compreso, ami e prenda l’iniziativa
con la sua libera volontà. E che possa realizzare il proposito o
sopportare la fatica o portare a compimento l’opera, tutto ciò
concede la Grazia di Dio a colui che abbia desiderato e creduto. A
tal fine la volontà umana è, per così dire, la condizione
essenziale. Se manca la volontà, Dio stesso non fa nulla, sebbene lo
possa, libero come è. Perciò il compimento dell’opera per mezzo
dello Spirito dipende dalla volontà dell’uomo. D’altra parte, se
noi offriamo la pienezza della nostra volontà, Dio, in tutto
ammirabile e del tutto incomprensibile, ci attribuisce il merito di
tutta l’opera.
Come l’emorroissa, sebbene non potesse guarire e
rimanesse vittima della sua malattia, tuttavia aveva i piedi per
avvicinarsi al Signore, e, dopo essersi accostata a lui, guarire ed
analogamente il cieco, sebbene non potesse avvicinarsi a Gesù,
perché privo della vista, gettò tuttavia un grido più veloce dei
messaggeri: “Figlio di David, abbi pietà di me” (Marco 10, 47).
Per cui, avendo creduto, ricevette la guarigione quando il Signore si
accostò a lui e gli diede la vista; così anche l’anima, per
quanto coperta dalle piaghe di passioni vergognose ed avvolta nelle
tenebre del peccato, tuttavia ha la volontà d’invocare Gesù e
chiamarlo perché venga e la liberi per sempre.
Come il cieco, se non avesse invocato Gesù e
l’emorroissa, se non si fosse accostata al Signore, non avrebbero
ottenuto la guarigione, così se uno non si avvicinerà al Signore
per propria volontà e non lo pregherà con fede sicura, non riceverà
la guarigione. Infatti, perché quelli furono subito guariti, mentre
noi siamo ancora in preda alle passioni nascoste? Per la nostra
mancanza di fede, per i nostri dubbi, per il fatto che non lo amiamo
con tutto il cuore e non crediamo in lui
sinceramente, non abbiamo ancora
ottenuto la guarigione spirituale e la salvezza. Perciò crederemo in
lui e sinceramente ci accosteremo a lui, affinché egli possa quanto
prima guarirci realmente. Infatti promise di dare “il Santo Spirito
a quanti glielo avessero chiesto” (Luca 11, 13), di aprire la porta
a quanti bussassero e che quanti l’avessero cercato, l’avrebbero
trovato (Matteo 7, 7). E non mente “colui che promise” (Tito 1,
2).
Sebbene un bambino non sia in grado di fare
alcunché, né recarsi, camminando sui suoi piedi, dalla madre,
tuttavia, cercandola, si agita, grida e piange. E la madre ha
compassione di lui ed è contenta che il bambino, sforzandosi ed
invocandola, la cerchi. E siccome il piccino non può recarsi da lei,
essa stessa, vinta dall’amore materno, s’avvicina a lui e
delicatamente lo prende fra le braccia, lo accarezza e lo nutre. Allo
stesso modo fa il Signore nel suo grande amore per gli uomini, nei
riguardi dell’anima che a lui s’accosta e l’invoca. Anzi,
spinto dall’amore che gli è proprio e dalla sua bontà, egli si
unisce all’anima ragionevole e, secondo le parole dell’Apostolo,
diventa con essa “un solo spirito” (1 Corinti 6, 7).
Il Signore è misericordioso ed ha un’infinita
pazienza nell’attesa della nostra conversione e, se pecchiamo, lo
sopporta nell’attesa della nostra penitenza. Se cadiamo, non si
vergogna di accoglierci di nuovo, come disse il Profeta: “Forse che
si cade senza speranza di sollevarsi? Oppure, ci si perde senza
speranza di ritorno?” (Geremia 8, 4). Da parte nostra dobbiamo solo
essere ragionevoli, ed in fretta e sinceramente volgersi a lui,
cercando il suo aiuto. Ed egli è pronto a salvarci, poiché attende
che la nostra volontà, secondo le nostre forze, si volga verso di
lui, piena di fede e di zelo. Ed è lui stesso che produce in noi
ogni risultato positivo. Perciò, liberi da ogni preconcetto,
dall’indifferenza e dalla pigrizia, ci affretteremo a prendere
coraggio e ad essere pronti ad andare dietro a lui, senza rimandare
questa decisione di giorno in giorno, a causa del peccato, poiché
non sapremo quando usciremo dal corpo.
da:
“Dobrotoljubije I”, 129-131, Jordanville
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