Rabbi
Baruch cerca la maniera di
spiegare che Dio non è uno straniero fra gli uomini, ma un loro
compagno d’esilio. Un giorno, suo nipote giocava a nascondiglio con
un altro ragazzetto. Quegli si nasconde, ma questi se ne va,
rifiutandosi di cercarlo. Piangendo, il ragazzo corre a lamentarsi
dal nonno. E Rabbi Baruch, anch’egli con il pianto negli occhi,
esclama: “Anche Dio dice così! Mi nascondo, ma nessuno mi viene a
cercare…”.
Oppure
quest’altra espressione, assai più forte: “Il pentimento apre
all’uomo la porta della preghiera e lo riconcilia con Dio, ma la
misericordia divina è il pentirsi di Dio…”.
Significativo
è pure quell’episodio di cui fu protagonista un santo. Un giorno,
venne da noi un santo. Mia madre, vedendolo in cortile fare capriole
per divertire i bambini, mi disse: “E’ veramente un santo, vai
anche tu da lui”. Posandomi una mano sulla spalla, il santo mi
chiese: “Piccino mio, che cosa conti di fare?”. “Non saprei,
che cosa volete che faccia?”. “No, dì tu quello che vorresti
fare”. “Oh! Mi piace giocare”. “Bene, vuoi giocare con il
Signore?”. Non seppi cosa rispondere. Poi egli soggiunse: “Vedi,
se tu riuscissi a giocare con il Signore, sarebbe la cosa più grande
che si sia mai fatta. Ma tutti lo trattano così seriamente, da
renderlo mortalmente noioso… Gioca con Dio, figlio mio; è il più
grande compagno di gioco”.
da:
Pavel Evdokimov, La preghiera della Chiesa Orientale
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