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Bernardo (1090-1153) si fece monaco a Citeaux e, tre anni dopo,
divenne il primo abate di Clairveaux in Francia. Le doti di natura e
di grazia profuse in questo letterato, teologo e mistico, gli hanno
dato un fascino suo proprio. La sua opera rimane ancor oggi di grande
valore. Nei sermoni sul Cantico dei Cantici, egli ci tramanda, da
artista consumato, il frutto d'una lunga esperienza spirituale.
IL
VERBO MI HA VISITATO
Sopportate
un po' della mia stoltezza (2 Cor. 11, 1)... Ammetto e lo confesso
con semplicità che il Verbo mi ha visitato, ed anche molto spesso.
Ma, sebbene frequentemente egli sia penetrato in me, non ho mai, in
nessun caso, avvertito il momento della sua venuta. Ho sentito che
era presente; ricordo che è stato con me; talvolta ho potuto anche
presentire che egli sarebbe venuto; ma non ho mai avvertito il suo
arrivo o la sua partenza. Com'è egli venuto o andato? Non lo so...
Non è per gli occhi che egli entra, poiché non ha né forma né
colore che si possono discernere; non per le orecchie, perché il suo
arrivo non produce suono alcuno; la sua presenza non può nemmeno
essere avvertita dal tatto, poiché è intoccabile. Di dove è dunque
venuto? Dobbiamo creder che egli non sia venuto affatto, poiché non
proviene dall'esterno? In realtà, non rientra nel numero delle cose
esteriori. Ma egli non avrebbe modo di venire neppure dall'intimo di
me stesso, poiché egli è buono e in me, lo so benissimo, non v'è
nulla di buono. Sono salito sino al vertice di me stesso, e ho visto
che il Verbo risiedeva ancor più in alto. Come un esploratore
curioso, san disceso nel più profondo del mio essere, ma egli era
ancor più in basso. Allorché ho rivolto gli sguardi verso
l'esterno, ho constatato che egli era ancora al di là di tutto quel
che mi è esteriore; poi mi san rivolto verso l'interno, ma egli era
ancor più nell'intimo. Ho riconosciuto alfine la verità di quelle
parole che avevo letto nella Scrittura: In lui viviamo, ci muoviamo e
siamo (Atti, 17,28). Beato colui che è inabitato dal Verbo, vive per
lui e da lui è mosso.
Mi
domanderete allora: poiché non possono scoprirsi le tracce della sua
venuta, come ho potuto sapere che egli era presente? Perché è
vivente ed efficiente; appena penetrato in me, ha ridestato l'anima
mia assopita, ha vivificato, intenerito, spronato il mio cuore
intorpidito e arido come pietra. Ha cominciato a strappare e a
distruggere, a edificare e a piantare, a innaffiare la mia aridità,
a rischiarare le mie tenebre, a schiudere ciò ch'era sbarrato, a
infuocare la mia tiepidezza ed anche a raddrizzare i sentieri
tortuosi ed a spianare i tratti rugosi dell'anima mia, sì ch'essa
potesse benedire il Signore e tutto quello che è in me benedicesse
il suo santo Nome (cf. Sal. 102, 1)...
Dai
moti del cuore ho avvertito che egli era là. Ho riconosciuto la sua
forza e la sua potenza perché i vizi e le passioni si estinguevano
nella calma. Il mettere in discussione e sotto accusa i sentimenti
miei più nascosti mi ha portato ad ammirare la profondità della sua
sapienza. Ho sperimentato la sua dolcezza e la sua bontà per il
lieve progresso della mia vita. E vedendo rinnovarsi il mio spirito
nell'intimo di me stesso, ho scoperto un po' della sua bellezza.
Infine, abbracciando con uno sguardo l'insieme di queste esperienze
ho tremato dinanzi ali 'immensità della sua maestà.
Sermon
sur la Cantique, 4-6.
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