Poco
più di un secolo fa, il 6 luglio 1902, si spegneva Maria Goretti,
«l'Agnese del ventesimo secolo», come la chiamò Papa Pio XII in
occasione della canonizzazione, il 26 giugno 1950. Ma Dio, come
dice san Paolo, ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere
i forti; Dio ha scelto ciò che nel mondo è umile e disprezzato e
ciò che è nulla... perchè nessun uomo possa gloriarsi davanti a
Dio (1 Cor. 1, 27-29). In occasione di un pellegrinaggio nel
luogo del martirio della giovane santa, il 29 settembre 1991, Papa
Giovanni Paolo II sottolineava: «Dio ha scelto, ha glorificato una
semplice contadinella, di origine povera. L'ha glorificata con la
potenza del suo Spirito... Carissimi fratelli e sorelle! guardate
Maria Goretti... È diventata letizia per la Chiesa e fonte di
speranza per noi».
Maria
nasce il 16 ottobre 1890 a Corinaldo, provincia d'Ancona (Italia), in
una famiglia povera di beni terreni, ma ricca di fede e di virtù:
tutti i giorni, preghiere in comune e rosario; la domenica, Messa e
santa Comunione. Maria è la terza dei sette figli di Luigi Goretti e
di Assunta Carlini. Fin dal giorno dopo la nascita, viene battezzata
e consacrata alla Santa Vergine. Riceverà il sacramento della
Cresima all'età di sei anni.
Dopo la
nascita del quarto figlio, Luigi Goretti, troppo povero per
sopravvivere nel suo paese d'origine, emigra con la famiglia verso le
vaste pianure, all'epoca ancora malsane, della campagna romana. Si
stabilisce a Le Ferriere di Conca, al servizio del Conte Mazzoleni.
Lì, Maria non tarda a rivelare un'intelligenza ed un giudizio
precoci. Non farà mai un capriccio, mai una disubbidienza, non dirà
mai una bugia. È veramente l'angelo della famiglia.
In capo
ad un anno di lavoro spossante, Luigi è colpito da una malattia che
lo stronca in dieci giorni. Per Assunta ed i figli, comincia un lungo
calvario. Maria piange spesso la morte del padre ed approfitta di
ogni occasione per inginocchiarsi davanti al cancello del cimitero:
il papà si trova forse in Purgatorio, e siccome essa non ha i mezzi
per far dire Messe per il riposo della sua anima, si sforza di
supplire con preghiere. Non bisognerebbe pensare che la bambina
pratichi la bontà naturalmente. I suoi progressi stupefacenti sono
il frutto della preghiera. Sua madre dirà che il rosario le era
diventato in un certo modo necessario, ed infatti lo porta sempre
attorcigliato attorno al polso. Attinge alla contemplazione del
crocifisso un intenso amore per Dio ed un profondo orrore per il
peccato.
«Voglio
Gesù»
Maria
anela al giorno in cui riceverà la santa Eucaristia. Secondo
l'abitudine dell'epoca, dovrà aspettare fino all'età di undici
anni. «Mamma, chiede un giorno, quando farò la Comunione?... Voglio
Gesù. – Come la puoi fare? Non sai il catechismo, non sai leggere,
non abbiamo denaro per comprarti il vestito, le scarpe, il velo e non
abbiamo un attimo di libertà. – Mamma, ma allora non la farò mai
la prima Comunione! e io non voglio più stare senza Gesù! – Cosa
vuoi mai che faccia? Non posso vederti andare a fare la Comunione
come una piccola ignorante». Finalmente, Maria troverà modo di
prepararsi, grazie all'aiuto di una persona dei dintorni. Tutto il
paese si darà da fare per fornirle i vestiti da Comunicanda. Riceve
l'Eucaristia il 29 maggio 1902.
Il fatto
di aver ricevuto il Pane degli Angeli aumenta in Maria l'amore per la
purezza, e le fa prendere la risoluzione di conservare a qualsiasi
prezzo quest'angelica virtù. Un giorno, dopo aver sentito uno
scambio di parole sconvenienti fra un ragazzo ed una delle sue
compagne, dice indignata a sua madre: «Mamma, come parla male quella
ragazza! – Fa' ben attenzione a non partecipare mai a simili
conversazioni. – Non posso neanche pensarci, mamma; piuttosto che
farlo, preferirei...» e la parola «morire» le rimane sulle labbra.
Un mese dopo, la voce del suo sangue finirà la frase...
Entrando
al servizio del Conte Mazzoleni, Luigi Goretti si è associato con
Giovanni Serenelli e suo figlio Alessandro. Le due famiglie hanno
appartamenti separati, ma una cucina in comune. Luigi non ha tardato
a rimpiangere la vicinanza di Giovanni Serenelli, persona talmente
diversa dai suoi, bevitore e senza ritegno nelle parole. Dopo la
morte del marito, Assunta ed i suoi figli sono caduti sotto il giogo
dispotico dei Serenelli. Maria, che ha capito la situazione, si
sforza di sostenere sua madre: «Coraggio, mamma, non aver paura,
stiamo diventando grandi. Basta che Nostro Signore ci dia la salute.
La Provvidenza ci aiuterà. Lotteremo, lotteremo!»
Sempre
nei campi per provvedere ai bisogni dei figli, la Signora Goretti non
ha il tempo di occuparsi nè della casa, nè dell'istruzione
religiosa dei più piccoli. Maria si occupa di tutto, per quel tanto
che può. Non si siede a tavola se non dopo aver servito tutti e
prende per sè solo i resti. La sua compiacenza si estende anche ai
Serenelli. Dal canto suo, Giovanni, la cui moglie è deceduta
all'ospedale psichiatrico d'Ancona, si occupa ben poco del figlio
Alessandro, solido marcantonio di diciannove anni, sboccato, vizioso,
che si diverte a tappezzare la sua stanza di immagini oscene ed a
leggere libri cattivi. Sul letto di morte, Luigi Goretti ha
presentito il pericolo che rappresenta per i suoi figli la compagnia
dei Serenelli, ed ha ripetuto senza posa alla moglie: «Assunta,
torna a Corinaldo!» Purtroppo, Assunta è piena di debiti e
vincolata da un contratto d'affitto di fondo rustico.
«Non
farlo... È un peccato!»
Al
contatto dei Goretti, qualche sentimento religioso si è risvegliato
in Alessandro. Si associa talvolta al rosario che essi recitano in
famiglia; nei giorni festivi, assiste alla Messa, si confessa perfino
di tanto in tanto. Eppure, fa proposte oscene all'innocente Maria
che, all'inizio, non capisce. Poi, intuendo la perversità del
giovane, la ragazza sta in guardia e respinge le lusinghe tanto
quanto le minacce. Supplica sua madre di non lasciarla più sola in
casa, ma non osa esporle chiaramente i motivi del suo spavento,
perchè Alessandro l'ha avvertita: «Se riveli qualcosa a tua madre,
ti ammazzo». Il suo unico ricorso è la preghiera. La vigilia della
morte, Maria chiede ancora, piangendo, alla madre, di non lasciarla
sola. Non ottenendo altre spiegazioni, la Signora Goretti crede che
si tratti di un capriccio e non dà importanza alla supplica
reiterata.
Il 5
luglio 1902, si battono le fave sull'aia, ad una quarantina di metri
dalla casa d'abitazione. Alessandro conduce un carro tirato da buoi e
lo fa girare e rigirare sulle fave stese sul suolo. Verso le tre del
pomeriggio, mentre Maria è sola in casa, Alessandro domanda:
«Assunta, le dispiacerebbe guidare per un istante i buoi al posto
mio?» Senza nessun sospetto, la donna accetta. Maria, seduta sulla
soglia della cucina, rammenda una camicia che Alessandro le ha dato
dopo la colazione, e sorveglia nello stesso tempo la sorellina,
Teresina, che dorme accanto a lei.
«Maria!
grida Alessandro – Cosa vuoi? – Voglio che tu mi segua. –
Perchè? – Seguimi! – Dimmi quel che vuoi, altrimenti non ti
seguo». Davanti a tanta resistenza, il ragazzo la prende
violentemente per un braccio e la trascina nella cucina, di cui
sbarra la porta. La bambina grida, ma la sua voce non giunge
all'esterno. Non riuscendo a far cedere la sua vittima, Alessandro la
imbavaglia e brandisce un pugnale. Maria trema ma non cede. Furente,
il ragazzo prova a strapparle con violenza i vestiti. Maria si libera
dal bavaglio e grida: «Non farlo... È un peccato... Andrai
all'inferno». Poco preoccupato del giudizio di Dio, l'infelice alza
l'arma: «Se non vuoi, ti ammazzo». Davanti alla sua resistenza, la
colpisce a più riprese. La bambina grida: «Dio mio! Mamma!» e cade
a terra. Credendola morta, l'assassino butta il coltello ed apre la
porta per fuggire, quando la sente ancora gemere. Torna sui suoi
passi, raccoglie l'arma e la trafigge di nuovo da parte a parte, poi
sale nella sua stanza e vi si barrica. Maria ha ricevuto quattordici
ferite gravi; è svenuta.
Teresina,
svegliata dal rumore, lancia un grido stridente, che la Signora
Goretti sente. Spaventata, dice al giovane figlio Mariano: «Va'
subito a cercare Maria; dille che Teresina la chiama». In quel
momento, Giovanni Serenelli sale per le scale e, vedendo l'orribile
spettacolo che si presenta ai suoi occhi, esclama: «Assunta e anche
tu Mario, venite!» Mario Cimarelli, un operaio della fattoria, sale
i gradini a quattro a quattro. La mamma arriva a sua volta: «Mamma!
geme Maria che ha ripreso i sensi. – Che cosa è successo? – È
Alessandro che mi ha fatto male!» Si chiamano il medico ed i
carabinieri, che arrivano appena in tempo per impedire che i vicini,
sovreccitati, mettano a morte Alessandro seduta stante.
«Gli
perdono per amore di Gesù»
Dopo un
percorso lungo e molto penoso in ambulanza, si arriva all'ospedale,
verso le ore venti. I medici si stupiscono che la bambina non sia
morta a seguito delle ferite: sono stati colpiti il pericardio, il
cuore, il polmone sinistro, il diaframma, l'intestino. Vedendo che è
spacciata, chiamano il cappellano. Maria si confessa, perfettamente
lucida. Poi, i medici le prodigano cure per due ore, senza
anestesiarla. Maria non si lamenta. Non smette di pregare e di
offrire le sue sofferenze alla Santissima Vergine, Madre del dolore.
Si concede a sua madre di rimanere al suo capezzale. Maria trova la
forza di consolarla: «Mamma, cara mamma, ora sto bene!... Come
stanno i fratellini e le sorelline?»
Maria è
divorata dalla sete: «Mamma, dammi una goccia d'acqua. – Mia
povera Maria, il dottore non vuole, ti farebbe ancora più male».
Stupita, Maria continua: «È mai possibile che non possa avere una
goccia d'acqua!» Guarda allora Gesù sulla Croce che, anche lui,
aveva detto: «Ho sete!» e si rassegna. Il cappellano dell'ospedale
la assiste paternamente. Al momento di darle la Santa Comunione, la
interroga: «Maria, perdoni di tutto cuore al tuo assassino?» Essa
reprime una repulsione istintiva, poi risponde: «Sì, gli perdono
per amore di Gesù... e voglio che venga anche lui con me in
Paradiso... Lo voglio accanto a me... Che Dio gli perdoni, perchè io
gli ho già perdonato...» È con questi sentimenti, quelli di Cristo
stesso sul Calvario, che riceve l'Eucaristia e l'Estrema Unzione,
serena, tranquilla, umile nell'eroismo della sua vittoria. La fine si
avvicina. La si sente chiamare: «Papà». Finalmente, dopo un ultimo
appello a Maria, entra nella gioia immensa del Paradiso, il 6 luglio
1902, alle tre del pomeriggio.
«Perdete
il vostro tempo, Monsignore»
Tre mesi
dopo il dramma, ha luogo il processo di Alessandro. Per consiglio del
suo avvocato, confessa: «Mi piaceva. L'ho spinta al male due volte e
non ho potuto ricavarne nulla. Per dispetto, ho preparato il pugnale
di cui mi sono servito». Viene condannato a trent'anni di lavori
forzati. Finge di non pentirsi affatto del suo delitto. Talvolta, lo
si sente gridare: «Allegro, Serenelli, ancora ventinove anni e sei
mesi e tornerai alla vita civile!» Ma Maria, dall'alto del Cielo,
non lo dimentica. Qualche anno dopo, Monsignr Blandini, vescovo della
diocesi in cui si trova la prigione, ha l'ispirazione di visitare
l'assassino per portarlo a pentirsi. «Perdete il vostro tempo,
Monsignore, afferma il secondino, è un duro!» Alessandro riceve il
vescovo borbottando. Ma, al ricordo di Maria, del suo perdono eroico,
della bontà e dalla misericordia infinita di Dio, si lascia toccare
dalla grazia. Quando il prelato se ne va, piange nella solitudine
della sua cella, con grande stupore dei secondini.
Una
notte, Maria gli appare in sogno, vestita di bianco, nei giardini
fioriti del Paradiso. Sconvolto, Alessandro scrive a Monsignor
Blandini: «Mi pento tanto più del mio delitto, che sono conscio di
aver tolto la vita ad una povera ragazza innocente che, fino
all'ultimo momento, ha voluto salvare il suo onore, sacrificandosi,
piuttosto che cedere alla mia volontà criminale. Domando
pubblicamente perdono a Dio ed alla povera famiglia, per il grande
delitto commesso. Voglio sperare che otterrò anch'io il perdono,
come tanti altri su questa terra». Il suo pentimento sincero e la
buona condotta in prigione gli valgono di essere liberato quattro
anni prima del termine della pena. Trova allora un posto di
giardiniere in un convento di cappuccini e vi si mostra esemplare. È
ammesso al Terz'Ordine di San Francesco.
Grazie
alle sue buone disposizioni, Alessandro è chiamato a testimoniare al
Processo di Beatificazione di Maria. È qualcosa di molto delicato e
di molto penoso per lui. Ma confessa: «Devo riparare e fare tutto
quel che posso per la sua glorificazione. Il male è tutto dalla mia
parte. Mi sono lasciato andare alla passione brutale. Essa è una
santa, una vera martire. È una fra le prime in Paradiso, dopo quel
che ha dovuto soffrire per causa mia».
A Natale
del 1937, si reca a Corinaldo, dove Assunta Goretti si è ritirata
con i figli, unicamente per riparare e chiedere perdono alla madre
della vittima. Non appena davanti a lei, chiede piangendo: «Assunta,
mi perdona? – Maria ti ha perdonato, non potrei perdonarti
anch'io?» balbetta questa. Nel giorno di Natale, gli abitanti di
Corinaldo non sono poco stupiti e commossi di veder avvicinarsi alla
Tavola Eucaristica, l'uno accanto all'altra, Alessandro e Assunta.
«Guardatela!»
L'influenza
di Maria Goretti continua ai nostri giorni. Papa Giovanni Paolo II la
propone come modello ai giovani: «La nostra vocazione alla santità,
che è la vocazione di chiunque sia battezzato, è incoraggiata
dall'esempio della giovane martire. Guardatela, soprattutto voi
adolescenti, voi giovani. Siate, come lei, capaci di difendere la
purezza del cuore e del corpo; sforzatevi di lottare contro il male e
il peccato, alimentando la vostra comunione con il Signore attraverso
la preghiera, l'esercizio quotidiano della mortificazione e la
scrupolosa osservanza dei comandamenti» (29 settembre 1991).
La
totale osservanza dei comandamenti è un frutto dell'amore. «L'amore
di Dio e l'amore del prossimo sono inseparabili dall'osservanza dei
comandamenti dell'Alleanza», ricordava il Papa nell'Enciclica
Veritatis splendor (6 agosto 1993, n. 76). Da questo
sappiamo che conosciamo Dio, dice San Giovanni: se osserviamo
i suoi comandamenti. Chi dice di conoscerlo, ma non osserva i suoi
comandamenti, è bugiardo, e la verità non è in lui... L'amore di
Dio consiste nell'osservare i suoi comandamenti (1 Giov. 2, 3-4;
5, 3). È sempre possibile osservare i comandamenti, con il soccorso
della grazia divina. «Dio non comanda cose impossibili, ma
comandando, ti invita a fare quel che puoi e a domandare quel che non
puoi e ti aiuta a potere. I suoi comandamenti non sono gravosi (1
Giov. 5, 3), il suo giogo è dolce ed il suo carico leggero (ved.
Matt. 11, 30)» (Concilio di Trento, VIª sessione, cap. 11). La
virtù della speranza viene offerta senza posa all'uomo. È nella
Croce di Gesù, nel dono dello Spirito Santo e nei sacramenti
(specialmente quelli della Penitenza e dell'Eucaristia) che egli
trova la forza di essere fedele al suo Creatore, anche nelle più
gravi difficoltà (ved. Veritatis splendor, 103).
La
realtà e la potenza del soccorso divino si manifestano in un modo
particolarmente tangibile nei martiri. Elevandoli agli onori degli
altari, «la Chiesa ha canonizzato la loro testimonianza e dichiarato
vero il loro giudizio, secondo cui l'amore di Dio implica
obbligatoriamente il rispetto dei comandamenti, anche nelle
circostanze più gravi, ed il rifiuto di trasgredirli, anche
nell'intenzione di salvare la propria vita» (Veritatis splendor,
91). Certamente, poche persone sono chiamate a subire il martirio
del sangue. Ma, «di fronte alle numerose difficoltà che la fedeltà
all'ordine morale può far affrontare, anche nelle circostanze più
ordinarie, ogni cristiano è chiamato, con la grazia di Dio implorata
nella preghiera, ad un impegno talvolta eroico, sostenuto dalla virtù
della forza attraverso cui – come insegna San Gregorio Magno –
può arrivare fino ad «amare le difficoltà di questo mondo in vista
delle ricompense eterne»» (Id., 93).
Così,
il Papa raccomanda ai giovani: «Non abbiate paura di andare
controcorrente, di respingere gli idoli del mondo... Con il peccato,
ci si distoglie da Dio, nostro unico bene, e si sceglie di schierarsi
dalla parte degli «idoli» che ci conducono alla morte ed alla
condanna eterna, all'inferno». Maria Goretti «ci incoraggia a
sperimentare la gioia dei poveri che sanno rinunciare a tutto, pur di
non perdere l'unica cosa necessaria: l'amicizia di Dio... Cari
giovani, ascoltate la voce di Cristo che chiama anche voi sulla
strada angusta della santità» (29 settembre 1991).
Santa
Maria Goretti ci ricorda che questa strada angusta passa per la
fedeltà alla virtù della castità. Ai nostri giorni, la castità è
spesso schernita e disprezzata. Il Cardinale López Trujillo scrive:
«Per certi, che si trovano negli ambienti in cui si offende e si
discredita la castità, vivere castamente può esigere una lotta
dura, talvolta eroica. Ad ogni modo, con la grazia di Cristo, che
nasce dal suo amore di Sposo per la Chiesa, tutti possono vivere
castamente, anche se si trovano in condizioni poco favorevoli»
(Verità e significato della sessualità umana, Consiglio
Pontificio per la Famiglia, 8 dicembre 1995, n. 19).
Un
lento e lungo martirio
La
preservazione della castità implica che siano rifiutati certi
pensieri, parole ed opere peccaminose, come pure che siano evitate le
occasioni di peccare. «Che l'infanzia ridente e la giovinezza
ardente apprendano a non lasciarsi andare perdutamente alle gioie
effimere e vane della voluttà, nè ai piaceri di vizi inebrianti che
distruggono l'innocenza tranquilla, ingenerano una cupa tristezza,
indeboliscono, presto o tardi, le forze dell'anima e del corpo»,
ammoniva Papa Pio XII, in occasione della canonizzazione di Santa
Maria Goretti. Il Catechismo della Chiesa Cattolica ricorda: «O
l'uomo comanda alle sue passioni e consegue la pace, oppure si lascia
asservire da esse e diventa infelice» (CCC, 2339). Pertanto,
è necessario seguire una regola di vita che «richiede forza, una
costante attenzione, nonchè una coraggiosa rinuncia alle seduzioni
del mondo. Dobbiamo far prova di una vigilanza incessante, da cui non
dobbiamo distoglierci per nessuna ragione... fino al termine del
nostro percorso terreno. Si tratta di una lotta contro se stessi che
possiamo assimilare ad un lento e lungo martirio. Il Vangelo ci
esorta chiaramente a tale lotta: Il Regno dei Cieli soffre
violenza, ed i violenti se ne impadroniscono (Matt. 11, 12)»
(Giovanni Paolo II, id.).
Per
creare un clima favorevole alla castità, è importante praticare la
modestia ed il pudore nello sguardo, nel parlare, nell'agire e nel
vestirsi. Attraverso queste virtù, la persona viene rispettata ed
amata per se stessa, invece di esser guardata e trattata come oggetto
di piacere. Così, i genitori veglieranno a che certe mode non
violino la soglia di casa, in particolare attraverso un cattivo uso
dei mass media. I bambini e gli adolescenti saranno incoraggiati a
stimare ed a praticare la padronanza di sè ed il ritegno, a vivere
con ordine, a fare sacrifici personali con uno spirito d'amore per
Dio e di generosità per gli altri, senza soffocare i sentimenti e le
inclinazioni, ma canalizzandoli verso una vita virtuosa (Ved.
Consiglio Pontificio per la Famiglia, id., nn. 56-58).
Seguendo l'esempio di Santa Maria Goretti, i giovani scopriranno «il
valore della verità che libera l'uomo dalla schiavitù delle realtà
materiali», e potranno «assaporare il gusto della bellezza
autentica e del bene che vince il male» (Giovanni Paolo II, id.).
Santa
Maria Goretti intercedi per noi. Poichè la purificazione del cuore,
indispensabile per essere ammessi a vedere Dio in Cielo, «esige la
preghiera, la pratica della castità, la purezza dell'intenzione e
dello sguardo» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2532),
ottienici queste grazie, che ci condurranno alla Vita eterna!
Dom
Antoine Marie osb
"Lettera
mensile dell'abbazia Saint-Joseph, F. 21150 Flavigny- Francia
(Website : www.clairval.com)"
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