In
quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.
La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla».
«In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.
La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla».
Parola del Signore
Riflessione
personale
In
questa lettura Gesù avverte i suoi discepoli che verranno giorni
difficili per loro. Ma questo avviso è anche per l’uomo di oggi in
questo tempo di pandemia.
In
questo momento così difficile per il mondo intero, tanti di noi
stanno soffrendo il dolore di una separazione da una persona cara o
attraversando tanti disagi per la perdita del proprio lavoro o
sofferenze per problemi di salute. Tutto il mondo si è fermato.
Quante
emozioni abbiamo vissuto e stiamo continuando a vivere in questo
periodo! Quanta rabbia, paura, tristezza e dolore hanno riempito il
nostro cuore! Quante volte ci siamo sentiti persi, soli e
spaventati.
Meno
male che ci pensavano le notizie e le immagini alla Tv a
rincuorarci!! Un incubo ogni giorno... Era la fine del mondo!
Dobbiamo
però ringraziare il buon Dio perché in questo triste momento la
Chiesa è stata molto presente, anche se solo virtualmente. Ogni
giorno in tanti modi ci ha fatto arrivare la Sua Parola e grazie alla
Comunione Spirituale, ci ha aiutati a non lasciarci sopraffare da
questa prova.
E
proprio oggi il nostro buon Gesù, vuole che noi crediamo che dopo
questi giorni difficili, sperimenteremo una nuova vita, un nuovo
modo di vivere e vedere le cose.
Naturalmente
la
gioia cristiana
non esclude la prova
e
non
ci
impedisce l'insuccesso di
un’impresa.
Il mondo ci
darà ancora e
sempre
afflizioni
perché
la vera gioia non si trova nel mondo, ma in Dio.
Gesù
vuole che noi comprendiamo che la
separazione con
una persona che noi abbiamo amato
non è per sempre, che un periodo
di gioia verrà di nuovo quando ci
ritroveremo con
loro,
e che quando arriverà quel momento, la nostra gioia sarà certa e
definitiva.
Lasciamo
che
queste incoraggianti
parole di Gesù si riversino nel nostro
cuore come un balsamo. Dobbiamo
essere convinti che
Dio è sempre
stato e
continua a essere
vicino
a
ognuno di noi. Insomma…
non
ci abbandonerà
mai.
Per
aiutarci a capire il suo messaggio, Gesù usa l'immagine di una
donna che partorisce. Anche se il travaglio è difficile o dolorante;
tuttavia, quando il pargolo nasce, non c'è gioia più grande. Un
magnifico dono infatti è nato da tutta quella sofferenza. Eppure
questa gioia è nulla in confronto alla gioia eterna e profonda che
Dio vuole donarci.
Ma
attenzione... la felicità duratura la troveremo solo con Gesù e in
Gesù e non nelle cose o con le persone del mondo. Una gioia non
momentanea ma che durerà anche nei momenti difficili, una gioia
permanente attraverso la Sua morte e risurrezione.
Possiamo
considerare la risurrezione di Gesù come
la Sua
risposta
alle nostre sofferenze.
Naturalmente
per risorgere dobbiamo anche morire, dobbiamo infatti cercare di
sbarazzarci dei nostri peccati e ridimensionarci un pochetto. Per
quest’ultimo ci ha pensato il coronavirus… E’ bastato un virus
invisibile per distruggere tutte le nostre sicurezze, tutta la nostra
spavalderia, tutto il nostro orgoglio.
Se
continuiamo a perseverare nei nostri peccati, allora non potremo mai
trovare la vera gioia in Cristo. Ho sempre detto che Dio non ama
vivere in un cuore troppo affollato. Dobbiamo quindi sbarazzarci di
qualche inquilino di troppo!Quindi dobbiamo vivere ogni giorno
morendo per il nostro orgoglio, egoismo, avidità, lussuria e altri
peccati.
Ma
sopratutto mettiamoci bene in testa che un cristiano cupo non
attirerà gli altri a voler seguire il buon Dio. Per essere testimoni
efficaci di Gesù, dobbiamo essere pieni della Sua gioia. Diceva bene
San Francesco (FF709): “... se la letizia di spirito riempie il
cuore, inutilmente il serpente tenta di iniettare il suo veleno
mortale. I demoni non possono recare danno al servo di Cristo, quando
lo vedono santamente giocondo. Se invece l'animo è malinconico,
desolato e piangente, con tutta facilità o viene sopraffatto dalla
tristezza o è trasportato alle gioie frivole...”.
Gesù
ci ha sempre insegnato che spesso troviamo Lui attraverso
la sofferenza, ma molto meno frequentemente Lo
troviamo
attraverso il
gaudio;
quindi
quando ci troviamo ad affrontare una prova, accettiamola senza tante
lagne, ricordandoci
sempre che la croce che noi portiamo in quel momento è un niente
rispetto a ciò che Dio ha patito per noi. Se riusciamo infatti in
quel momento a fare silenzio e ad offrire quella sofferenza, sarà
come se noi in quel momento fossimo tanti
“Simone di Cirene”. Sarebbe bello che ogni tanto aiutassimo
il buon Gesù a patire un po' meno. Non credete?
Quindi
se vogliamo avere la gioia nel cuore dobbiamo ricordarci che Gesù
non è un bell’accessorio, ma è un amico essenziale da cercare
ogni momento. Purtroppo siamo di dura cervice e comprendiamo questo
solo quando improvvisamente Dio ci spoglia delle cose materiali che
ci portano gioia temporanea e nei quali troviamo tanto conforto.
Appena
ci spoglia siamo un pochetto disorientati, ma alla fine ne vale la
pena, perché come dice Gesù: "Nessuno ti toglierà la tua
gioia".
Oh
mio Gesù,
ti chiedo ora di aiutarmi a rimanere sempre con te, di
aumentare la mia fede, di
essere vicino a te con un cuore pazzo
e di accettare pazientemente tutto ciò che vuoi da me; ma
sopratutto rendimi
una persona gioiosa!
Oh
mia tenera Madre e mio caro San Giuseppe, chiedo a voi che tanto
conoscete i disagi, le ingiustizie, le sofferenze - perché Dio Padre
non vi ha risparmiato da niente - di aiutarci a superare questa prova
e tutte le prove che il buon Dio ci manderà; ma sopratutto di essere
persone salde
nella fede, gioiose
nella speranza, operose
nella carità.
Voglio
terminare questa mia piccola riflessione con un racconto tratto dai
Fioretti di San Francesco: “
Avvenne un tempo che, san
Francesco d’Assisi
e frate Leone andando da Perugia a Santa Maria degli Angeli, il santo
frate spiegasse al suo compagno di viaggio cosa fosse la “perfetta
letizia”.
Era
una giornata d’inverno e faceva molto freddo e c’era pure un
forte vento tanto che procedevano camminando l’uno innanzi
all’altro e, mentre frate Leone stava avanti, frate Francesco
chiamandolo diceva: frate Leone, se avvenisse, a Dio piacendo, che i
frati minori dovunque si rechino dessero grande esempio di santità e
di laboriosità, annota e scrivi che questa non è perfetta letizia.
Andando
più avanti San Francesco chiamandolo per la seconda volta gli
diceva: O frate Leone, anche se un frate minore dia la vista ai
ciechi, faccia raddrizzare gli storpi, scacci i demoni, dia l’udito
ai sordi, fa camminare i paralitici, dia la parola ai muti, e
addirittura fa resuscitare i morti di quattro giorni; scrivi che non
è in queste cose che sta la perfetta letizia.
E
ancora andando per un poco san Francesco grida chiamandolo: O frate
Leone, se un frate minore parlasse tutte le lingue e conoscesse tutte
le scritture e le scienze, e sapesse prevedere e rivelare non solo il
futuro ma anche i segreti più intimi degli uomini; annota che non è
qui la perfetta letizia.
E
andando ancora più avanti san Francesco chiamando forte diceva: O
frate Leone pecorella di Dio, anche se il frate minore parlasse la
lingua degli angeli, conoscesse tutti i misteri delle stelle, tutte
le virtù delle erbe, che gli fossero rivelati tutti i tesori della
terra, e tutte le virtù degli uccelli, dei pesci, delle pietre,
delle acque; scrivi, non è qui la perfetta letizia.
E
andando più avanti dopo un po’ san Francesco chiamava il su
compagno di viaggio: O frate Leone, anche se i frati minori sapessero
predicare talmente bene da convertire tutti i non credenti alla fede
di Cristo; scrivi non è questa la perfetta letizia.
E
così andando per diversi chilometri quando, con grande ammirazione
frate Leone domandò: Padre ti prego per l’amor di Dio, dimmi dov’è
la perfetta letizia. E san Francesco rispose: quando saremo arrivati
a Santa Maria degli Angeli e saremo bagnati per la pioggia,
infreddoliti per la neve, sporchi per il fango e affamati per il
lungo viaggio busseremo alla porta del convento. E il frate portinaio
chiederà: chi siete voi? E noi risponderemo: siamo due dei vostri
frati. E Lui non riconoscendoci, dirà che siamo due impostori, gente
che ruba l’elemosina ai poveri, non ci aprirà lasciandoci fuori al
freddo della neve, alla pioggia e alla fame mentre si fa notte.
Allora se noi a tanta ingiustizia e crudeltà sopporteremo con
pazienza ed umiltà senza parlar male del nostro confratello, anzi
penseremo che egli ci conosca ma che il Signore vuole tutto questo
per metterci alla prova, allora frate Leone scrivi che questa è
perfetta letizia. E se noi perché afflitti, continueremo a bussare e
il frate portinaio adirato uscirà e ci tratterà come dei gaglioffi
importuni, vili e ladri, ci spingerà e ci sgriderà dicendoci:
andate via, fatevi ospitare da altri perché qui non mangerete né vi
faremo dormire. Se a tutto questo noi sopporteremo con pazienza,
allegria e buon umore, allora caro frate Leone scrivi che questa è
perfetta letizia.
E
se noi costretti dalla fame, dal freddo e dalla notte, continuassimo
a bussare piangendo e pregando per l’amore del nostro Dio il frate
portinaio perché ci faccia entrare. E questi furioso per cotanta
molesta insistenza si riprometterebbe di darci una sonora lezione,
anzi uscendo con un grosso e nodoso bastone ci piglierebbe dal
cappuccio e dopo averci fatto rotolare in mezzo alla neve, ci
bastonerebbe facendoci sentire uno ad uno i singoli nodi. Se noi
subiremo con pazienza ed allegria pensando alle pene del Cristo
benedetto e che solo per suo amore bisogna sopportare, caro frate
Leone, annota che sta in questo la perfetta letizia. Ascolta infine
la conclusione, frate Leone: fra tutte le grazie dello Spirito Santo
e doni che Dio concede ai suoi fedeli, c’è quella di superarsi
proprio per l’amore di Dio per subire ingiustizie, disagi e dolori
ma non possiamo vantarci e glorificarci per avere sopportato codeste
miserie e privazioni perché questi meriti vengono da Dio. Infatti le
sacre scritture dicono: cosa hai tu che non sia stato concesso da
Dio? E se tu hai ricevuto una grazia da Dio perché te ne vanti come
se fosse opera tua? Noi ci possiamo gloriare nella nostra croce fatta
di sofferenze e privazioni. Sul Vangelo sta scritto: Io non mi voglio
gloriare se non nella croce di nostro Signore Gesù Cristo.”
Pace
e bene
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