giovedì 21 maggio 2020

Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 16,20-23 - Nessuno potrà togliervi la vostra gioia.



In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.
La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla».


Parola del Signore


Riflessione personale

In questa lettura Gesù avverte i suoi discepoli che verranno giorni difficili per loro. Ma questo avviso è anche per l’uomo di oggi in questo tempo di pandemia.
In questo momento così difficile per il mondo intero, tanti di noi stanno soffrendo il dolore di una separazione da una persona cara o attraversando tanti disagi per la perdita del proprio lavoro o sofferenze per problemi di salute. Tutto il mondo si è fermato.
Quante emozioni abbiamo vissuto e stiamo continuando a vivere in questo periodo! Quanta rabbia, paura, tristezza e dolore hanno riempito il nostro cuore! Quante volte ci siamo sentiti persi, soli e spaventati.
Meno male che ci pensavano le notizie e le immagini alla Tv a rincuorarci!! Un incubo ogni giorno... Era la fine del mondo!
Dobbiamo però ringraziare il buon Dio perché in questo triste momento la Chiesa è stata molto presente, anche se solo virtualmente. Ogni giorno in tanti modi ci ha fatto arrivare la Sua Parola e grazie alla Comunione Spirituale, ci ha aiutati a non lasciarci sopraffare da questa prova.
E proprio oggi il nostro buon Gesù, vuole che noi crediamo che dopo questi giorni difficili, sperimenteremo una nuova vita, un nuovo modo di vivere e vedere le cose.

Naturalmente la gioia cristiana non esclude la prova e non ci impedisce l'insuccesso di un’impresa. Il mondo ci darà ancora e sempre afflizioni perché la vera gioia non si trova nel mondo, ma in Dio.
Gesù vuole che noi comprendiamo che la separazione con una persona che noi abbiamo amato non è per sempre, che un periodo di gioia verrà di nuovo quando ci ritroveremo con loro, e che quando arriverà quel momento, la nostra gioia sarà certa e definitiva. Lasciamo che queste incoraggianti parole di Gesù si riversino nel nostro cuore come un balsamo. Dobbiamo essere convinti che Dio è sempre stato e continua a essere vicino a ognuno di noi. Insomma… non ci abbandonerà mai.
Per aiutarci a capire il suo messaggio, Gesù usa l'immagine di una donna che partorisce. Anche se il travaglio è difficile o dolorante; tuttavia, quando il pargolo nasce, non c'è gioia più grande. Un magnifico dono infatti è nato da tutta quella sofferenza. Eppure questa gioia è nulla in confronto alla gioia eterna e profonda che Dio vuole donarci.
Ma attenzione... la felicità duratura la troveremo solo con Gesù e in Gesù e non nelle cose o con le persone del mondo. Una gioia non momentanea ma che durerà anche nei momenti difficili, una gioia permanente attraverso la Sua morte e risurrezione.
Possiamo considerare la risurrezione di Gesù come la Sua risposta alle nostre sofferenze.
Naturalmente per risorgere dobbiamo anche morire, dobbiamo infatti cercare di sbarazzarci dei nostri peccati e ridimensionarci un pochetto. Per quest’ultimo ci ha pensato il coronavirus… E’ bastato un virus invisibile per distruggere tutte le nostre sicurezze, tutta la nostra spavalderia, tutto il nostro orgoglio.
Se continuiamo a perseverare nei nostri peccati, allora non potremo mai trovare la vera gioia in Cristo. Ho sempre detto che Dio non ama vivere in un cuore troppo affollato. Dobbiamo quindi sbarazzarci di qualche inquilino di troppo!Quindi dobbiamo vivere ogni giorno morendo per il nostro orgoglio, egoismo, avidità, lussuria e altri peccati.
Ma sopratutto mettiamoci bene in testa che un cristiano cupo non attirerà gli altri a voler seguire il buon Dio. Per essere testimoni efficaci di Gesù, dobbiamo essere pieni della Sua gioia. Diceva bene San Francesco (FF709): “... se la letizia di spirito riempie il cuore, inutilmente il serpente tenta di iniettare il suo veleno mortale. I demoni non possono recare danno al servo di Cristo, quando lo vedono santamente giocondo. Se invece l'animo è malinconico, desolato e piangente, con tutta facilità o viene sopraffatto dalla tristezza o è trasportato alle gioie frivole...”.
Gesù ci ha sempre insegnato che spesso troviamo Lui attraverso la sofferenza, ma molto meno frequentemente Lo troviamo attraverso il gaudio; quindi quando ci troviamo ad affrontare una prova, accettiamola senza tante lagne, ricordandoci sempre che la croce che noi portiamo in quel momento è un niente rispetto a ciò che Dio ha patito per noi. Se riusciamo infatti in quel momento a fare silenzio e ad offrire quella sofferenza, sarà come se noi in quel momento fossimo tanti “Simone di Cirene”. Sarebbe bello che ogni tanto aiutassimo il buon Gesù a patire un po' meno. Non credete?
Quindi se vogliamo avere la gioia nel cuore dobbiamo ricordarci che Gesù non è un bell’accessorio, ma è un amico essenziale da cercare ogni momento. Purtroppo siamo di dura cervice e comprendiamo questo solo quando improvvisamente Dio ci spoglia delle cose materiali che ci portano gioia temporanea e nei quali troviamo tanto conforto.
Appena ci spoglia siamo un pochetto disorientati, ma alla fine ne vale la pena, perché come dice Gesù: "Nessuno ti toglierà la tua gioia".
Oh mio Gesù, ti chiedo ora di aiutarmi a rimanere sempre con te, di aumentare la mia fede, di essere vicino a te con un cuore pazzo e di accettare pazientemente tutto ciò che vuoi da me; ma sopratutto rendimi una persona gioiosa!
Oh mia tenera Madre e mio caro San Giuseppe, chiedo a voi che tanto conoscete i disagi, le ingiustizie, le sofferenze - perché Dio Padre non vi ha risparmiato da niente - di aiutarci a superare questa prova e tutte le prove che il buon Dio ci manderà; ma sopratutto di essere persone salde nella fede, gioiose nella speranza, operose nella carità.
Voglio terminare questa mia piccola riflessione con un racconto tratto dai Fioretti di San Francesco: “ Avvenne un tempo che, san Francesco d’Assisi e frate Leone andando da Perugia a Santa Maria degli Angeli, il santo frate spiegasse al suo compagno di viaggio cosa fosse la “perfetta letizia”.
Era una giornata d’inverno e faceva molto freddo e c’era pure un forte vento tanto che procedevano camminando l’uno innanzi all’altro e, mentre frate Leone stava avanti, frate Francesco chiamandolo diceva: frate Leone, se avvenisse, a Dio piacendo, che i frati minori dovunque si rechino dessero grande esempio di santità e di laboriosità, annota e scrivi che questa non è perfetta letizia.
Andando più avanti San Francesco chiamandolo per la seconda volta gli diceva: O frate Leone, anche se un frate minore dia la vista ai ciechi, faccia raddrizzare gli storpi, scacci i demoni, dia l’udito ai sordi, fa camminare i paralitici, dia la parola ai muti, e addirittura fa resuscitare i morti di quattro giorni; scrivi che non è in queste cose che sta la perfetta letizia.
E ancora andando per un poco san Francesco grida chiamandolo: O frate Leone, se un frate minore parlasse tutte le lingue e conoscesse tutte le scritture e le scienze, e sapesse prevedere e rivelare non solo il futuro ma anche i segreti più intimi degli uomini; annota che non è qui la perfetta letizia.
E andando ancora più avanti san Francesco chiamando forte diceva: O frate Leone pecorella di Dio, anche se il frate minore parlasse la lingua degli angeli, conoscesse tutti i misteri delle stelle, tutte le virtù delle erbe, che gli fossero rivelati tutti i tesori della terra, e tutte le virtù degli uccelli, dei pesci, delle pietre, delle acque; scrivi, non è qui la perfetta letizia.
E andando più avanti dopo un po’ san Francesco chiamava il su compagno di viaggio: O frate Leone, anche se i frati minori sapessero predicare talmente bene da convertire tutti i non credenti alla fede di Cristo; scrivi non è questa la perfetta letizia.
E così andando per diversi chilometri quando, con grande ammirazione frate Leone domandò: Padre ti prego per l’amor di Dio, dimmi dov’è la perfetta letizia. E san Francesco rispose: quando saremo arrivati a Santa Maria degli Angeli e saremo bagnati per la pioggia, infreddoliti per la neve, sporchi per il fango e affamati per il lungo viaggio busseremo alla porta del convento. E il frate portinaio chiederà: chi siete voi? E noi risponderemo: siamo due dei vostri frati. E Lui non riconoscendoci, dirà che siamo due impostori, gente che ruba l’elemosina ai poveri, non ci aprirà lasciandoci fuori al freddo della neve, alla pioggia e alla fame mentre si fa notte. Allora se noi a tanta ingiustizia e crudeltà sopporteremo con pazienza ed umiltà senza parlar male del nostro confratello, anzi penseremo che egli ci conosca ma che il Signore vuole tutto questo per metterci alla prova, allora frate Leone scrivi che questa è perfetta letizia. E se noi perché afflitti, continueremo a bussare e il frate portinaio adirato uscirà e ci tratterà come dei gaglioffi importuni, vili e ladri, ci spingerà e ci sgriderà dicendoci: andate via, fatevi ospitare da altri perché qui non mangerete né vi faremo dormire. Se a tutto questo noi sopporteremo con pazienza, allegria e buon umore, allora caro frate Leone scrivi che questa è perfetta letizia.
E se noi costretti dalla fame, dal freddo e dalla notte, continuassimo a bussare piangendo e pregando per l’amore del nostro Dio il frate portinaio perché ci faccia entrare. E questi furioso per cotanta molesta insistenza si riprometterebbe di darci una sonora lezione, anzi uscendo con un grosso e nodoso bastone ci piglierebbe dal cappuccio e dopo averci fatto rotolare in mezzo alla neve, ci bastonerebbe facendoci sentire uno ad uno i singoli nodi. Se noi subiremo con pazienza ed allegria pensando alle pene del Cristo benedetto e che solo per suo amore bisogna sopportare, caro frate Leone, annota che sta in questo la perfetta letizia. Ascolta infine la conclusione, frate Leone: fra tutte le grazie dello Spirito Santo e doni che Dio concede ai suoi fedeli, c’è quella di superarsi proprio per l’amore di Dio per subire ingiustizie, disagi e dolori ma non possiamo vantarci e glorificarci per avere sopportato codeste miserie e privazioni perché questi meriti vengono da Dio. Infatti le sacre scritture dicono: cosa hai tu che non sia stato concesso da Dio? E se tu hai ricevuto una grazia da Dio perché te ne vanti come se fosse opera tua? Noi ci possiamo gloriare nella nostra croce fatta di sofferenze e privazioni. Sul Vangelo sta scritto: Io non mi voglio gloriare se non nella croce di nostro Signore Gesù Cristo.”

Pace e bene



Articoli correlati per categorie



Nessun commento:

Posta un commento