"Nella nostra vita Gesù deve stare in alto sul candelabro", ha esclamato a gran voce, nel dicembre del 2019, il 65enne Wilhelm Buntz, soprannominato Willi, agli abitanti di un comune protestante della Svizzera, che lo ascoltavano incantati mentre raccontava loro della sua precedente carriera di pericoloso criminale”.
Veramente il passato di Willi si ascolta come un giallo avvincente, troppo violento per essere vero, se non ci fossero però 148 tatuaggi su tutto il suo corpo, uno per ogni delitto commesso.
Sono testimoni muti della sua lotta per essere riconosciuto e sono soprattutto l'unico grido per ottenere l'amore del padre terreno - ed anche l'amore del suo Padre Celeste. Ma quest'ultima cosa l'ex-carcerato l'ha capita solo molto tempo dopo la sua conversione! Wilhelm Buntz è nato a Ulm (Germania) nel 1954. Sua madre, che non voleva questo terzo figlio, abbandonò il suo piccolo in aperta campagna, dove il neonato venne ritrovato finendo poi in ospedale per sei mesi. Dopo di che quel bambino traumatizzato, che non aveva mai conosciuto l'amore, divenne un problema irrisolvibile sia in casa per suo padre che per psicologi ed educatori. Ricordando il suo passato Willi dice: "Picchiavo i miei fratelli, tagliavo le trecce alle ragazze e rubavo già all'asilo. E poiché picchiavo alla cieca, finché non scorreva il sangue, mi diedero presto il nome di “Willi bagno-di-sangue”. Tutti mi odiavano e avevano paura di me".
Poiché niente serviva, a sei anni finì nel primo di molti collegi. Quando, a 17 anni, con una macchina rubata, questo caso disperato causò un incidente, nel quale morì un poliziotto e un suo collega rimase paraplegico, "il bambino snervante, cresciuto in collegio, che picchiava tutti, era diventato un criminale", confessa lo stesso Willi. Comunque la sua carriera da malvivente, veramente rapida, iniziò solo dopo le pene detentive da minorenne: furti, rapine di gioielli, traffico d'armi e traffico di persone fino all'omicidio doloso. Dopo una rapina in banca, Buntz, ricercato in tutta la Germania, venne tradito dal suo complice e, grazie alla trasmissione televisiva "Sigla XY insoluta", catturato infine ad Amburgo.
La sentenza per il 23enne fu di 14 anni di detenzione, con le successive custodie in tutto un periodo di 25 anni dietro le sbarre!
In carcere le risse e i tentativi di evasione erano all'ordine del giorno. La punizione più severa per tutto questo era l'isolamento in una spoglia cella sotterranea nella quale c'era solo una Bibbia.
Willi vi fu detenuto quasi ogni settimana, spesso per parecchie settimane consecutive. La cosa più grave per lui era che lì non si poteva fumare. "Avevo però del tabacco portato dentro di contrabbando e per fortuna anche il grosso 'libro dei preti' di cui capii ben presto il valore. Voluttuosamente strappai la prima delle sottilissime pagine ed esclamai pieno di sarcasmo: 'Guarda un po, tu meraviglioso Dio, cosa so fare della tua parola!' . Solo per dispetto e per scacciare un po' il tempo, lessi attentamente la prima pagina e il retro. Poi piegai due volte la carta, la strappai a metà e avevo già quattro sigarettine di carta. Ne presi una, vi cosparsi sopra un po' di tabacco e l'arrotolai. Poi misi in bocca la mia prima 'sigaretta santa'. 'Adesso sono un fumatore di Bibbia!', pensai e ci risi su. In sei anni di detenzione in quella cella, ho fumato tutto l'Antico Testamento. E leggevo per esteso ognuna delle pagine, talvolta perfino parecchie volte. La maggior parte di esse mi lasciava indifferente, freddo". Ma infine, nel Nuovo Testamento, Willi arrivò al Discorso della Montagna che lo toccò a tal punto da quasi sfidare Dio: "Se tu veramente esisti e hai un progetto per la mia vita, allora devi cambiarmi. Però io non mi lascio cambiare. Nel caso tu fossi veramente più forte e mi vincessi, allora fà' di me qualcosa di sensato. E veramente Dio è stato più forte di me. Questa è stata la salvezza della mia vita". Le guardie carcerarie riconobbero per prime il grande cambiamento di Willi: per settimane nessuna rissa, nessuna imprecazione, nessun odio. Egli stesso non provava più nessun bisogno di violenza e al suo vicino di cella confessò: "Dieter, io credo! Il Dio vivente è più grande di me". A motivo della sorprendente buona condotta di Willi perfino il direttore del carcere intervenne personalmente per ottenere per lui la liberazione condizionale.
Quando all'epoca, nella Prima Lettera di Giovanni, Willi lesse: "Se riconosciamo i nostri peccati, egli che è fedele e giusto ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni colpa", inginocchiato nella cella chiese perdono per ogni singolo reato. "Avevo compiuto 148 reati, da cento ero stato assolto per mancanza di prove. Ed ora supplicavo: 'Signore, tu però non puoi aspettarti da me che io mi dichiari pubblicamente colpevole di essi! Questo mi costerà ancora 15-20 anni! Mi manca mezzo anno alla scarcerazione!'.
Alla fine in una lettera al procuratore scrissi la mia confessione pubblica: in 100 casi cento volte colpevole". Willi lesse poi con apprensione la risposta: con i 100 capi d'imputazione sarebbe risultata una condanna di 130 anni!
Però, a parte su un foglio bianco c'era scritto anche: "Caro fratello Buntz! Mi ricordo... Lei da accusato è stato un vero insolente. Ora mi rallegra molto leggere che è sinceramente cambiato e che conduce con Dio la sua vita... Da cristiano il mio cuore ne ha giubilato. In ogni caso come procuratore vale ... ciò che dice la legge. Ho elaborato la sua confessione ... e ho valutato la pena prevista... in conformità all'articolo 154 del Codice Penale con la presente sospendo il procedimento... e le auguro ogni bene e la benedizione di Dio per la sua scarcerazione il 15 febbraio 1985". Alcuni mesi dopo, a 31 anni, Willi era libero.
Per l'intero anno successivo, in tutta la Germania, Willi andò a far visita alle numerose persone alle quali aveva fatto qualcosa di male, per chiedere loro perdono. Ma naturalmente voleva soprattutto riconciliarsi con suo padre perché entrambi si erano macchiati di molte colpe. Quando nel carcere di custodia preventiva di Innsbruck, invece di abbracciarlo, il padre aveva schiaffeggiato il figlio diciottenne terribilmente infelice, la figura paterna in Willi si era totalmente frantumata. Si erano incontrati per l'ultima volta al processo e si erano addirittura augurati reciprocamente la morte. Anche dopo la conversione Willi si bloccava sempre leggendo la Bibbia, quando Gesù diceva: "Abbà, caro Padre, papà". A questo concetto non collegava niente di positivo. "Non riuscivo ad accettare Dio come padre.
Non mi era possibile dire il Padre Nostro. Non riuscivo a pregare Dio come padre. Intuivo che il problema con il Padre Celeste era connesso al rapporto con il mio padre terreno".
Willi era pronto alla riconciliazione, però non aveva nessun contatto con suo padre. Racconta: "Solo nel 1993 nel 'Centro di salvezza' di Schwarzenberg dove parlavo a degli alcolisti, il direttore mi chiese: sai che tuo padre abita proprio qui vicino?'. Lui telefonò a mio padre e mi porse la cornetta. Rimanemmo alcuni minuti in silenzio, finché papà mi chiese: 'Sei veramente tu? ' - 'Sì' , risposi con molta fatica. `Sono veramente io'. - 'Non sei più in galera', osservò. 'Dio mi ha liberato', dissi con voce rotta e mi sentii dire: 'Incontriamoci nel bosco! ' . Sapevo quale simbolo terribilmente forte, quale provocazione fosse questa. Mio padre mi aveva sempre trascinato nel bosco quando voleva picchiarmi senza che i vicini se ne accorgessero. Ma io volevo veramente riconciliarmi con lui. Con mio stupore mio padre aveva accolto la proposta. Così con le ginocchia tremanti percorsi i pochi chilometri fino al luogo dell'incontro. Era inverno, era freddo. Entrai nel bosco per circa duecento metri. Poi mi trovai di fronte a lui. Per parecchi minuti ci fissammo soltanto, non aggressivamente, non con rabbia, solo infinitamente tristi e indifesi: tutto il dolore, tutta la sofferenza, tutte le possibilità perdute. Ma all'improvviso iniziai a sorridere dolcemente. Che ci fosse la speranza di una riconciliazione? Feci un ampio sorriso e l'allentamento della tensione fu allo stesso modo percepibile in mio padre. Respirò profondamente e d'un tratto allargammo contemporaneamente le braccia stringendoci fortemente. Era la prima volta nella mia vita che abbracciavo mio padre. E non avrebbe dovuto verificarsi a quasi quarant'anni! Ci sciogliemmo dall'abbraccio e ci guardammo negli occhi. Le lacrime scendevano sui nostri volti e con voce commossa iniziai a raccontare cosa mi era accaduto. I nostri piedi erano terribilmente gelati, ma per noi era lo stesso! Chiesi perdono a mio padre per tutto e anche lui mi chiese perdono per quando mi aveva picchiato e per le sue aspre parole. Restammo insieme per due ore camminando in questo bosco ombroso, ma i nostri cuori erano rasserenati. Ad un certo punto ci gettammo insieme in ginocchio nella poltiglia di neve e ringraziammo... Dio per ciò che Lui aveva reso possibile. Mio padre divenne per me un carissimo amico fino alla morte... fino a che non si addormentò in pace e, redento in ogni senso, se ne andò da questo mondo.
Con la riconciliazione con mio padre, cambiò anche il mio rapporto con Dio. Si confermò il nesso che avevo intuito. Dopo che i muri tra me e mio padre si erano sgretolati, mi fu possibile sempre di più accettare anche l'idea di Dio come Padre per me. Avendo sperimentato che un padre può anche perdonare, mi fu più facile accettare il perdono da un Padre Celeste. Da allora per me è diventato molto importante essere da subito un buon padre per i miei due figli. Anche se fino ad oggi non so come si educano dei bambini, offro questo a Dio e gli chiedo saggezza. Quando i figli commettono degli errori, devono comunque sentire una cosa: che la mamma e il papà li amano nonostante tutto! Essi hanno bisogno del nostro amore. Ultimamente ero seduto sul sofà e mio figlio, che nel frattempo è quasi maggiorenne, mi ha accarezzato sulla schiena e mi ha detto: 'Papà, ti voglio tanto bene!'. In quel momento ho saputo che certamente ho fatto qualcosa di giusto".
Fino alla pensione nell'autunno del 2017, Wilhelm Buntz ha lavorato come assistente nell'Istituto per ciechi. Spesso accompagnato dalla moglie Anita, in diverse manifestazioni cristiane, ora ha più tempo per testimoniare, come cristiano evangelico e alla sua maniera sveva piena di umorismo, la potenza di Dio nella sua vita. Dice: "La cosa migliore è che posso servire Dio ogni giorno".
Tratto dalla rivista “Trionfo del Cuore” – Marzo Aprile 2021 – Opera di Gesù Sommo Sacerdote” – Sito https://www.familiemariens.info/html/it/index.html
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