martedì 5 marzo 2024

La grandezza dell'anima dei bambini...

Quale consolazione devono essere state per Gesù le anime dei bambini che, nei loro cuori innocenti, seppero accogliere il suo amore e il suo vangelo molto meglio della maggior parte degli scribi e dei farisei, guide del popolo ebraico! Per questo il Signore, pieno di riconoscenza, proruppe in quella bellissima lode che ancora oggi commuove tutti noi: “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli”. (Mt 11,25) Anche gli apostoli dovettero sopportare il rimprovero del loro Maestro quando volevano trattenere i bambini dall'andare a Lui, "a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli". (Mt 19,14)

Si, attraverso la loro purezza e spontaneità, spesso i bambini possono capire più facilmente e velocemente i misteri dell'amore di Dio e in genere li prendono più seriamente degli adulti. È quindi consigliabile dare molta importanza all'educazione religiosa dei bambini, perché non di rado il terreno per una vita santa viene preparato fin dalla giovane età.

Pensiamo al martire polacco, il francescano minore san Massimiliano Maria Kolbe che, il 14 agosto 1941, ad Auschwitz, offrì la sua vita in cambio di quella di un padre di famiglia. Insieme ai suoi due fratelli, l'intraprendente Raimondo, questo era il suo nome di battesimo, era sempre pronto a fare delle marachelle. Quando un giorno mise di nuovo duramente alla prova la pazienza di sua madre, perché non si riusciva a domare il suo carattere, lei sospirò ad alta voce: "Povero ragazzo mio, che ne sarà di te?".

Queste parole colpirono il bambino, che non aveva ancora dieci anni, e non lo lasciarono più in pace. Addolorato, si rivolse alla Madre Celeste con la stessa domanda: che cosa ne sarebbe stato di lui.

Più tardi egli raccontò che la Madonna gli era apparsa e gli aveva risposto con una contromossa: "Teneva nelle mani due corone: una bianca, e l'altra rossa. Mi guardava con affetto e mi chiese di sceglierne una. La bianca significava che avrei perseverato nella purezza e la rossa che sarei stato un martire. Risposi che le accettavo tutte e due... Allora la Madonna mi guardò dolcemente e scomparve".

Questa grazia straordinaria rimane unica, però ci mostra quanto sarebbe ingiusto sottovalutare le decisioni di un bambino, perché Dio stesso le prende molto sul serio, come testimoniano la vita e la morte di san Massimiliano Kolbe.

Oppure guardiamo ai pastorelli di Fatima: al momento della prima apparizione, il 13 maggio 1917, Giacinta aveva appena sette anni, suo fratello due anni di più e la cugina Lucia ne aveva dieci. Fin dall'inizio, a questi pastorelli, la Madonna pone una domanda decisiva, esigente e impegnativa: "Volete offrirvi a Dio e sopportare tutte le sofferenze che Egli vorrà mandarvi come atto di riparazione per i peccati dai quali Egli è offeso e di supplica per la conversione dei peccatori?". Solo dopo il loro sì, Dio affidò loro un piano di pace mondiale che superava ampiamente tutti gli sforzi politici e diplomatici degli adulti. Quale stima, quale considerazione ha Dio della libera decisione di un bambino!

Decenni più tardi, Papa Giovanni Paolo II, nella sua omelia per la beatificazione di Francesco e Giacinta il 13 maggio 2000, ha confermato: "Nella vita [di Francesco] si opera una trasformazione che si potrebbe dire radicale; una trasformazione sicuramente non comune per bambini della sua età. Sopportò le grandi sofferenze causate dalla malattia, della quale poi morì, senza alcun lamento. Tutto gli sembrava poco per consolare Gesù; morì con il sorriso sulle labbra. Grande era, nel piccolo, il desiderio di riparare per le offese dei peccatori, offrendo a tale scopo lo sforzo di essere buono; i sacrifici, la preghiera".

Anche Giacinta, la sorella più giovane di lui di quasi due anni, si sacrificò eroicamente come vittima per i peccatori. "E desidero una volta di più celebrare la bontà del Signore verso di me, quando, duramente colpito in quel 13 maggio 1981, fui salvato dalla morte. Esprimo la mia riconoscenza anche alla beata Giacinta per i sacrifici e le preghiere fatte per il Santo Padre, che ella aveva visto tanto soffrire".

Alla scuola della Madonna questi due bambini hanno raggiunto la vetta della perfezione e sono diventati una benedizione inestimabile per la Chiesa e per il mondo.

Anche la "piccola araba", santa Mirjam Baouardy (1847-1878), originaria di Abellin, a soli 25 chilometri da Nazareth, già da ragazza era stata preparata a ricevere le grandi grazie mistiche con le quali un giorno avrebbe arricchito la Chiesa. Uno degli avvenimenti decisivi della sua infanzia, che si sarebbe dimostrata un'importante pietra miliare nel suo cammino di carmelitana stigmatizzata e "patrona della pace del Vicino Oriente", è collegato al suo profondo amore per la natura. Con tanta gioia, la piccola Mirjam aveva ricevuto in dono alcuni uccelli che cinguettavano allegramente e svolazzavano di qua e di là nella loro gabbia. Amando la pulizia, la bambina si era accorta tuttavia che gli animaletti non "si lavavano". Le sarebbe piaciuto "essere loro di aiuto” nella cura del corpo, ma con suo grande dispiacere gli uccellini morirono mentre lo faceva. Nel momento in cui, tra le lacrime, seppelliva i suoi prediletti in giardino, percepì interiormente una voce che le sussurrava: "Vedi, tutto passa! Ma se mi doni il tuo cuore, io rimarrò con te per sempre". Queste parole si impressero profondamente nella sua anima di bambina e continuarono a realizzarsi anche in seguito, quando nella sua vita si confrontò con situazioni dolorose.

Un altro esempio impressionante di quale grande importanza può avere la decisione di un bambino per la futura vocazione, lo conosciamo dall'autobiografia della serva di Dio Louise Marguerite Claret de la Touche (1868-1915). Nata vicino Parigi e cresciuta in una famiglia benestante, Louise Marguerite ricevette certamente una ricca formazione culturale e letteraria, quella religiosa tuttavia lasciava a desiderare. Quindi Gesù stesso divenne il suo maestro per prepararla alla grande missione di "messaggera dell'amore infinito" per i sacerdoti.

Nel periodo in cui si preparava alla Prima Comunione, sentì per la prima volta una misteriosa voce maschile che continuò a parlarle anche dopo, quando già viveva nel convento delle Suore della Visitazione. Lei scrisse: "In quel tempo, in dicembre (1878) o gennaio (1879), non ricordo precisamente, piacque a Gesù, il dolcissimo amico dei piccoli, di comunicarsi sensibilmente a me per la prima volta.

Una sera verso le cinque, mi trovavo sola nella camera di mia madre, seduta al tavolo, intenta ai miei compiti. Mia sorella mi aveva letto, nel corso della giornata, un episodio della grande Rivoluzione che dovevo, come esercizio di stile, raccontare io stessa. La mia famiglia era uscita, la cuoca era in cucina ed io, con la penna in mano, cercavo il modo di incominciare il mio racconto. Dopo aver cercato inutilmente per qualche tempo, mi venne un'idea luminosa. Sapevo in quale posto mia sorella aveva posato la rivista dove si trovava l'episodio che dovevo esporre. Avrei dato un semplice sguardo all'inizio del racconto, non certo per copiare, ma soltanto per avere un'idea, per mettermi in cammino. Nessuno l'avrebbe saputo del resto e poi, in realtà, non volevo rileggere la storia, la ricordavo così bene! Volevo soltanto vedere l'inizio, trovare un'ispirazione! Detto fatto: mi alzo, apro la porta della camera di mia sorella, entro; ...distinguo facilmente su una sedia in fondo alla camera la piccola rivista bianca e mi slancio per prenderla. Giunta a metà della camera, mi sento trattenere da un ostacolo, qualche cosa si è messo davanti a me all'altezza del petto, come un braccio teso che mi blocca il passaggio. Mi arresto stupita non vedendo nulla e sento una voce di uomo, grave e dolce, che mi dice: 'Ciò che stai per fare è male!'.

Mi guardo attorno per vedere chi mi parla, non vedo nulla; senza essere né spaventata, né turbata, rispondo: 'Oh, non guarderò che una riga, non più in là della prima riga!! Improvvisamente l'ostacolo scompare, mi sento libera di continuare il mio cammino, non ho che due passi da fare e la mia mano può prendere la rivista, però resto immobile. Faccio una riflessione, dico a me stessa: 'Però, poiché mi è stato detto che è male...', e con quella rapidità di risoluzione che mi è abituale faccio dietro front ed esco dalla camera. Mi rimisi al tavolo e, senza cercare altro, cominciai il mio compito. ... Un giorno, dopo la mia professione (religiosa), il Divino Maestro si comunicò a me e, mentre mi faceva sentire interiormente la sua voce, mi ricordai di averla già udita e subito la piccola scena descritta poco fa mi ritornò alla mente con precisione di particolari e con straordinaria nitidezza. Gesù mi disse allora che aveva voluto fare, quel giorno, una prima prova della fedeltà". Louise Marguerite capì: "Se fossi venuta meno, forse non mi avrebbe mai più dato le grazie di cui mi ha favorito in seguito".

Due anni prima di Louise Marguerite, nell'allora principato del Montenegro, era nato il piccolo Leopoldo Mandić (1866-1942), la cui fama di confessore santo, da Padova, si sarebbe diffusa in tutto il mondo. Durante la sua canonizzazione nel 1983, Papa Giovanni Paolo II onorò questo gigante del confessionale come "eroico servitore della riconciliazione e della penitenza". In modo simile al Curato di Ars, padre Leopoldo, alto solamente 1,35 m., trascorreva ogni giorno fino a quindici ore in confessionale. Grazie all'umiltà di questo frate cappuccino, i suoi penitenti sperimentarono, in un modo molto speciale, la pietà e la bontà di Dio. Tutto questo ebbe origine da una dolorosa esperienza del santo nell'infanzia, che egli stesso raccontò: “Quando ero un bambino di otto anni, un giorno commisi una mancanza che non mi sembrava grave, e tale la giudico ancor oggi. Mia sorella mi rimproverò e poi mi condusse dal parroco, perché mi correggesse e castigasse. Io confessai al parroco la mia colpa ed egli, dopo avermi aspramente rimproverato, mi mise in ginocchio in mezzo alla chiesa. Io rimasi profondamente addolorato e dicevo tra me stesso: ma perché si deve trattare tanto aspramente un bambino per una mancanza leggera? Quando sarò grande, voglio farmi frate, diventare confessore e usare tanta misericordia e bontà con le anime dei peccatori".

Anche la vivace piccola francese Yvonne Aimée de Malestroit (1901-1951), fin da bambina prese delle decisioni di coscienza che furono orientative per la sua futura vita di religiosa e di valente superiora. Era pronta a non preferire niente e nessuno all'amore di Dio? Lei stessa ci racconta i suoi baratti apparentemente innocenti: "La mia piccola amica Reine de Malglaive aveva due incantevoli piccole bambole: una era rivestita di seta celeste, l'altra di seta rosa. Ogni mio desiderio era rivolto a queste bambole. Avrei dato qualunque cosa per possederle. Allora misi da parte matite, seta, nastri, piccoli giocattoli e caramelle per acquistarle. Trovavo che Reine fosse molto esigente. Tuttavia, un giorno la mia amica mi disse che presto avrebbe scambiato il mio bazar con quelle famose bambole. Ero fuori di me dalla gioia. Due giorni dopo diventarono mie figlie e le misi teneramente nel mio scrittoio". Non solo le bambole erano stupende, ma avevano il vantaggio di essere piccole. Per questo Yvonne poteva portarle con sé dappertutto senza dover aspettare la sera per rivederle. Presto però la sua felicità fu messa in discussione: "Alcuni giorni dopo, alla mia amica, da un libro che stava sfogliando cadde fuori un'immaginetta sacra. Non era né carina né artistica. Tuttavia mi colpì molto l'espressione del Cristo. Nello stesso tempo ebbi in cuor mio l'impressione che Gesù mi chiedesse: 'Mi ami tanto quanto le tue bambole?'. Gli risposi: 'O sì, molto, molto di più!'. E per dimostrargli che era vero, chiesi subito alla mia compagna di classe se mi lasciava la sua immagine in cambio delle bambole. Reine mi guardò completamente stupita, ma fu pronta all'istante. Le restituii le 'mie figlie' e osservai Gesù. Prese nel mio scrittoio il posto delle due bambole ed ogni volta che aprivo lo scrittoio, baciavo la sua immagine e gli dicevo: 'Non è forse vero che ti amo? Che ci amiamo tanto?"."

In seguito Gesù rispose a questo amore colmando la sua sposa di speciali doni di grazia come visioni, locuzioni e la bilocazione, facendola partecipare anche alle sue sofferenze di Redentore attraverso le stimmate visibili.

Il padre gesuita Père Questel, che nel 1910 preparò Yvonne alla santa Comunione, riconobbe la profondità spirituale e la maturità della bambina. Per questo le propose di fare una promessa al Signore: "Prega Gesù che leghi in modo particolare alla tua anima quella di un bambino chiamato al sacerdozio, senza desiderare conoscerne il nome né il paese d'origine. Prega ogni giorno per questo bambino e sacrificati per la sua vocazione".

Yvonne accettò questa proposta senza esitazione. Così per la ragazza di nove anni iniziò una vera maternità spirituale per i sacerdoti, per i quali da adulta sarebbe stata pronta ad offrire molte sofferenze di espiazione.


Tratto dalla rivista “IL TRIONFO DEL CUORE” Gennaio-Febbraio 2024

www.familiemariens.org



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