Fanciullezza
e adolescenza
La
Beata Teresa Manganiello, undicesima di dodici figli, nasce a
Montefusco, antica "città
regia"
del Principato Ultra, oggi Provincia di Avellino, il 1° gennaio
1849; i suoi genitori erano Romualdo Manganiello e Rosaria Lepore,
"onesti
concittadini"
pieni di fede e di profonda pietà cristiana. Il giorno dopo
riceve il Battesimo nella Chiesa Palatina di San Giovanni del Vaglio.
La
sua fanciullezza fu come il fiore del campo che si alimenta di
innocenza e di grazia. Certo non ebbe agi e comodità nella casa
colonica in mezzo a occupazioni e preoccupazioni di ogni giorno;
aiutava la numerosa famiglia sempre con dedizione e generosità, sia
nei lavori domestici che in quelli dei campi.
I
biografi informano che "bella
di aspetto, sorridente e affabile con tutti, parlava e agiva con
soavità e mitezza".
Priva di ogni malizia, in continua unione con Dio, fin da giovinetta
non si disperdeva in discorsi vani o peccaminosi; invitava dolcemente
anche le sue compagne a coltivare purezza e amore verso Dio e verso i
fratelli. Suoi prediletti i bambini, di cui si prendeva cura
come una madre premurosa. A chi le chiedeva come facesse a
tenere docili tra faccende e difficoltà i vivaci nipotini,
rispondeva: "Me
li quiete la Madonna". Amava
tutti in Dio, ma soprattutto i poveri, i malati di ogni specie di cui
non temeva i contagi; gli sventurati, i carcerati, gli orfani, che le
strappavano lacrime di sofferenza e che ricordava sovente nella
preghiera.
Per
Teresa i bisognosi, i sofferenti erano immagini di Dio e
personificazioni di Gesù, per cui amava soccorrerli tutti.
Particolare attenzione aveva per i malati. Per essi aveva
"creato"
nella sua casa la "farmacia",
con medicinali ricavati dalle erbe che lei stessa coltivava. La
"Farmacia"
di Teresa non conosceva turni o chiusura, sempre aperta, luogo dove
Teresa vive nell'abbraccio giubilante con la povertà; si sente in
comunione autentica con chi soffre e fra le varie faccende, svolge
anche quella di infermiera: leniva il dolore, lavava con acqua
tiepida le lesioni, con delicatezza le medicava con una pozione
particolare preparata da lei stessa; curava micosi, scabbia, eczemi,
malattie come le tigne, che figuravano nell'800 tra "quelle
più sordide della specie umana".
Affidarsi
alle cure di Teresa significava non cadere in balia del cieco
empirismo dei medicastri del tempo. Nonostante la sua giovane
età, ella metteva a repentaglio la sua reputazione e si esponeva al
continuo rischio di contrarre le affezioni della pelle di cui erano
portatori i poveri infermi che mendicava ed assisteva. Teresa
aveva un modo tutto suo, pieno di umanità, per assistere gli
infermi. Non solo li accoglieva nella sua casa, ma li cercava,
sapeva dove essi si trovavano e andava da loro per dispiegare la sua
azione curativa e caritativa. Meraviglioso anticipo del
"Volontario"
dei nostri giorni.
Aveva
un particolare riguardo per i sacerdoti. In ognuno di essi
vedeva e rispettava il Sommo Sacerdote Gesù. Per essi, come
del resto per tutti i fratelli in Cristo, offriva tutto quello che
poteva: riparazione, penitenza, testimonianza e, se necessario,
ammoniva con coraggio e fermezza.
Sulle
orme di S. Francesco
Nella
primavera del 1869, il Superiore del convento dei Cappuccini di
Montefusco, P. Lodovico Acernese, uomo schietto e umile, pieno di
carità, di grande ingegno e di pietà serafica, ma anche ben
determinato nelle sue azioni, impianta il Terz'Ordine
di San Francesco
chiamando uomini e donne di ogni ceto ad unirsi sotto il vessillo del
Poverello di Assisi. Con la santità di vita cercava di
risanare le piaghe doloranti del tempo, convinto che per una società
nuova occorresse ritornare agli ideali evangelici sia nella famiglia
che nella scuola. Teresa ventenne fu attratta dalla luce che
scaturiva dalla Parola di Dio, che ascoltava quando partecipava agli
incontri catechetici e alle conferenze tenute dal P. Lodovico,
divenuto suo direttore spirituale; avvertì con impeto la vocazione
francescana fino ad esclamare: "Che
tesoro, che tesoro ho trovato!".
Il
15 maggio del 1870 la giovane Teresa divenne novizia nel Terz'Ordine
Francescano col nome di Sorella
Maria Luisa. "Fu volere di Dio che così si chiamasse, perché
dovea ammirarsi davvero quale redivivo S. Luigi Gonzaga, per la
straordinaria innocenza, semplicità e purezza, e per l'eroica
penitenza".
Per
meglio crescere in virtù ed arrivare più agevolmente alla
perfezione, fece insieme voto di castità e di verginità.
L'adesione
di Teresa al Terz'Ordine
della Penitenza
fu una scelta radicale e profonda, un'offerta di tutta se stessa al
Signore. E da allora fu come una scalata senza soste verso le
vette dell'amore. Ogni giorno una conquista, mai una stasi.
Non bastava aver avuto in dono l'innocenza, la modestia, la mitezza.
Bisognava custodirle, giorno per giorno, proteggerle, incrementarle e
fortificarle. Tra i suoi propositi, infatti, leggiamo: "Oggi
debbo, con aiuto di Dio e di Mamma Immacolata, fare più di ieri per
il mio Gesù".
Amore
filiale alla "Mamma Immacolata"
Teresa
amava chiamare, "Mamma,
sua la Vergine Santissima, da cui, diceva di aver sempre ottenuto le
grazie più singolari".
La invocava con i dolci nomi di "Mamma
mia", "Mamma cara", "Mamma bella", "Mamma
Immacolata".
Si sentiva veramente "figlia" della Madonna!.
Come
prova della sua singolare devozione alla Vergine Immacolata, "...
giovinetta, sui venti anni, nell'aprile della vita, quando la fresca
ragione conosce, palpita, ondeggia, Teresa recise la lunga e folta
sua chioma olivastra e ne fece un presente alla Madonna...".
La
vita della giovane terziaria era pervasa di preghiera mariana così
intensa, che potrebbe sembrare incredibile se si considera che lei
era impegnata in faccende domestiche della mattina alla sera.
Il
Rosario riempiva tutta la sua giornata. Questa semplice
contadina diventa maestra di vita per l'uomo del Terzo Millennio.
Teresa conclude l'esistenza terrena ripetendo la sua bella
invocazione:
"Oh! la mia cara Mamma! Solo in vostra compagnia sarò degna di
presentarmi al Figlio vostro, allo Sposo mio bello, Gesù!...".
Missionari
nelle sue contrade
Alla
scuola di Francesco d'Assisi Teresa comprende il valore della
povertà, che rende libero il cuore da ogni attaccamento terreno e
permea di letizia divina ogni azione, nella ferma convinzione che
ogni cosa viene dalla paterna volontà di Dio per il nostro bene.
Per questa sua capacità di diffondere serenità e concordia, Teresa
fu chiamata dai suoi contemporanei "Angelo
di pace".
Vero
"missionario
nelle sue contrade",
passava rimettendo pace e concordia nelle famiglie; annunciava il
Vangelo con la parola e la vita, leniva le sofferenze fisiche e
morali, condannava i vizi e incoraggiava le virtù.
Teresa
iniziava la sua giornata di buon mattino, "era
mattiniera",
informano le fonti biografiche. Presto raggiungeva a piedi la
suggestiva chiesetta di Sant'Egidio, dei Frati Cappuccini, per
immergersi in lunghi, profondi colloqui con lo Sposo divino, i quali
terminavano con la partecipazione all'Eucaristia e, spesso, al
sacramento della Riconciliazione. Il Signore si degnava di
intrattenersi con quest'anima ardente e generosa che corrispondeva
fedelmente alle grazie ricevute. La gente, nel vederla
sprofondata nella preghiera, esclamava commossa: "Sembra
un serafino di fuoco... Beata lei".
La
vita di Teresa era una predica silenziosa, ma efficace. Molti
furono richiamati, solo dal suo umile esempio, ad una vita più
coerente, molti si fecero come lei terziari francescani.
Certamente
fu un atto prodigioso quella scomparsa delle piaghe che Teresa aveva
sul corpo a causa del cilicio e della disciplina che era solita
infliggersi quando, dovendo essere sottoposta ad una visita medica,
non voleva che esse fossero scoperte.
Ci
furono, inoltre, due fatti strepitosi di conversione: una ragazza
traviata alquanto nota del paese ritorna sulla retta via dopo
l'incontro con Teresa, e un sacerdote sospeso da dodici anni dalla
Messa per reati politici, attestò pubblicamente di essersi ravveduto
per la sola vista "dell'angelica
penitente Teresa".
Per
eliminare dalla sua vita il chiasso inutile che disperde i valori
dello spirito e per mantenere sempre il raccoglimento interiore fece
il voto del silenzio: mai una parola inutile, mai un discorso
leggero, oppure ozioso. Mente, cuore e labbra sempre rivolte
alle cose celesti.
Preghiera
e penitenza
Un
"olocausto
d'amore",
non potrebbe meglio di così intendersi la vita di Teresa: "Oh!
Io sento di amore potentemente! Sì, io amo! Ma l'Essere che forma
l'oggetto del mio amore brama e vuole il sacrificio della mente, del
cuore, di tutte le mie forze".
Teresa,
spinta da un ardente carità per Dio e per il prossimo, si sente
chiamata ad un alto e difficile apostolato: la riparazione.
Comprende che occorre pregare ed espiare per il male che si commette
nel mondo e, così, percorre la richiesta della Madonna di Fatima ai
tre pastorelli: "Molti
vanno all'inferno perché non c'è chi preghi e si sacrifichi per
loro. Volete offrirvi voi?".
Teresa si era offerta per la conversione dei peccatori e sempre aveva
sulle labbra la sua giaculatoria preferita: "Misericordia,
Signore, misericordia dei peccatori".
Il
Signore che si compiace di scegliere i piccoli e i deboli, come
agnelli candidi immacolati per il bene dei fratelli, fece sentire
questo invito anche all'innocente ragazza irpina, che rispose con
pronta generosità votandosi ad una vita di mortificazione e
penitenza inaudite, rimaste nascoste fino al giorno della sua morte
perfino ai familiari. Questo a sigillo della sua sincerità ed
umiltà. Unico testimone il direttore spirituale, P. Lodovico
Acernese, che seppe scoprire e dirigere questa particolare azione
dello Spirito Santo in un'anima tanto bella e la guidò per le vie
del Signore con sapienza e prudenza.
Oggi
si possono ammirare - esposti nel "Memoriale
Teresa Manganiello" -
allestito nella Casa Madre delle Suore Francescane Immacolatine in
Pietradefusi (AV) - gli strumenti del suo volontario supplizio,
diurno e notturno, compiuto nel silenzio, nella letizia, nell'ansia
apostolica di convertire i peccatori e salvare le anime.
Amare
i nemici...
Non
bisogna credere, però, che tutto sia facile per una creatura amata
da Dio. Rispondere alla chiamata del Signore richiede dominio,
sacrificio continuo perché tutto sia sempre degno della Sua presenza
santificatrice. La natura alle volte rende forti le esigenze e
le debolezze in quelli che amano Gesù; allora le tentazioni sono più
allarmanti e pericolose. Ecco la semplice preghiera con la
quale Teresa si difendeva dalle tentazioni e dalle insinuazioni del
male: "Mamma
bella, fate che non entri in me quello che Gesù non vuole".
Non
esiste santità senza prove convincenti: calunnie, maldicenze,
pettegolezzi e ingiurie non furono risparmiate alla giovane Teresa,
che tutto accettava: Se
l'anima mia è pura di tali macchie, non è una grazia del Signore?".
Anzi
umiliazioni e contumelie furono accolte da lei come una grazia e come
una benevolenza divina, sempre perdonando e pregando per i suoi
denigratori, tanto da rispondere a chi gliene parlava: "Preghiamo,
preghiamo per i nostri nemici. Non dubitatene, siatene certi,
la nostra fermezza nei doveri, sarà per loro un mezzo di
ravvedimento".
La
"grazia" di soffrire per Gesù
Teresa
dimostrò una sapienza superiore alla sua età e condizioni, tanto da
stupire ecclesiastici e letterati, che spesso venivano a visitarla.
Il suo zelo e la sua santa vita fecero presagire al P. Acernese la
fondazione di una famiglia religiosa femminile, che avesse come
carisma la fisionomia spirituale di Teresa: la
riparazione, lo spirito francescano, la devozione alla Madonna
Immacolata e la formazione dei fanciulli, specialmente delle giovani.
Si
fecero progetti, preparativi. Teresa recò personalmente a Roma con
una famiglia nobile di Benevento per chiedere al Santo Padre, Pio IX,
la benedizione per la nascente Congregazione. Fu ricevuta in "udienza
privata" dal Sommo Pontefice, il quale benedisse e incoraggiò
il progetto fondazionale.
Ma,
quando ormai si avvicina il momento della fondazione, il Signore
chiamò a Sé l'umile fiore della terra irpina.
Un
violente sbocco di sangue rivelò il male allora inesorabile della
tisi che, in meno di due anni stroncò la florida vita della "Prima
Terziaria di Montefusco".
Dal
letto del dolore Teresa diede gli estremi insegnamenti col sangue,
con le parole e con l'eroico sorriso. A chi si meravigliava di
tanta rassegnazione diceva: "Il
Signore mi ha fatto la grazia di patire per Lui ed io debbo
lamentarmi? Egli sa già l'aiuto che mi occorre!".
Sembrava
che un solo desiderio la guidasse: vedere il suo Sposo, unirsi a Lui
in un eterno abbraccio: "Non
così lieto riceve l’annunzio di rivedere i patrii lidi l’esule
derelitto; né quello di abbandonare l’orrido carcere il povero
prigioniero; non esulta così la giovane sposa a nozze condotta, come
Teresa quando sa di dover morire. Benedetta!…
Fra
i trasporti più fervidi di amore, Teresa, dopo di aver chiesto
perdono e benedizione a tutti della famiglia, negli amplessi
del suo Gesù, dipartivasi, letiziando, da questa valle di lagrime e
quale candida nube si elevava per le regioni superne a vivere in seno
a Dio una sempiterna pace: premio alle sue sublimi virtù ed al suo
sovrano amore".
Era
il 4 novembre 1876. Teresa aveva 27 anni e fu proclamata "Beata
da tutto un popolo".
Dalla
morte alla gloria
Dopo
la sua morte si verificarono fatti alquanto prodigiosi, tra cui, una
ragazza che stata sempre scortese nei suoi riguardi, caduta
gravemente ammalata, invocato il suo aiuto ottenne improvvisamente e
inaspettatamente la guarigione; la sua cognata, Maria Villano,
che le era stata avversa per le sue pratiche religiose, si fece
terziaria francescana, "diventandone
quasi perfetta imitatrice".
Nel
1881, grazie all'opera instancabile del P. Lodovico Acernese, il seme
gettato da Teresa germogliò dando vita alla Congregazione delle
Suore Francescane Immacolatine che riconoscono in lei la "madre
spirituale"
e la "pietra
angolare"
dell'Istituto. Oggi la Congregazione è presente in Europa, in
America, in Asia e in Australia per diffondere ovunque il messaggio
avvincente della giovane donna irpina: amore e sacrificio, letizia e
povertà, preghiera e apostolato, tutto per Dio e per i fratelli.
Teresa
Manganiello ha saputo vivere nel senso più pieno e più bello la sua
giovinezza e addita ai giovani le vette che rendono grande e danno
valore alla vita, ha saputo vivere la logica dell'amore nei confronti
di Dio e dei fratelli nella concretezza della vita quotidiana.
Teresa ha compreso cosa che invece il mondo non riesce a cogliere,
cioè, che Dio è l'unico valore degno veramente di amore. Dio
dev'essere amato, come preciso e fondamentale dovere di vita, con
tutte le forze e con tutta l'anima.
La
Causa di Beatificazione
Il
processo di beatificazione e canonizzazione della Serva di Dio Teresa
Manganiello è in fase ben avanzata. Il Postulatore della Causa in
atto è Mons. Luigi Porsi. Sono sempre più frequenti le segnalazioni
di grazie, guarigioni, favori di ordine morale e spirituale ottenuti
da Dio per la sua intercessione.
In
questo Terzo Millennio, segnato ancora da tanta violenza, dall'odio e
dalle guerre, Teresa si ripresenta come modello autentico di vita
cristiana per aiutare tutti a edificare la civiltà dell'amore, della
solidarietà e della pace.
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