1 - Sconvolgente misericordia di Dio
2 - Perdono, iper donum
3 - Esperienza della misericordia di Dio
4 - Amore di predilezione inclusivo di tutti
5 - La crocifissione, misericordia infinita
6 - Lo sgretolarsi del senso del peccato
7 - Che cos'è il cristianesimo?
8 - Che cosa sarà mai il cristianesimo?
9 - Accogliere il Corpo di Cristo
10 - Chi mangia e beve indegnamente …
11 - Il peccato non solo individuale
12 - La metanoia
13 - Prendere una decisione, rompere con il peccato
14 - Esempi: sant'Agostino, Sir Kirkegard
15 - L'empietà
16 - La sofferenza
17 - Combattere il peccato con la lode
18 - Perdono ricevuto e dato
19 - Stupore per quanto è grande l'amore di Dio
1 - Sconvolgente misericordia di Dio
Cosa c'è
di più profondo, di più sconvolgente e di più misteriosamente
quasi incomprensibile della misericordia di Dio?
Potremmo
rischiare di parlarne per delle settimane intere senza per altro
averne colto veramente l'essenza, perché cogliere l'essenza della
misericordia di Dio significherebbe cogliere Dio stesso in ciò che
ha di più intimo.
Possiamo
semplicemente avere qualche intuizione su questo favoloso tema di
riflessione.
La
misericordia di Dio è davvero quella sorgente inesauribile
dell'azione di tutti gli uomini.
Perché
quando la misericordia di Dio scaturisce ed è zampillante, come in
una sorgente nel cuore di un uomo, ecco che quest'uomo quasi
inconsapevolmente cambia.
Come quello
che succede in un deserto, quando inaspettatamente una pioggia breve
e scrosciante trasforma quella valle arida in uno sbocciare di erbe e
di fiori, che nessuno si sarebbe mai aspettato.
Possiamo
considerare che il cuore dell'uomo, che è pur sempre un mistero,
nasconde degli abissi incomprensibili di vuoto e di lontananza, ma
anche dei tesori inestimabili, che Dio stesso ha nascosto nel cuore
di ogni uomo.
Voi capite
che pensare alla misericordia è un po' come pensare ad una cascata
dirompente, che viene a colmare l'abisso del nostro cuore.
Come dice
il salmo: "l'abisso chiama l'abisso con il fragore delle sue
cascate".
Evidentemente
il nostro cuore è un po' un abisso e noi stessi non siamo molto in
grado di concepire il vuoto che può esserci dentro di noi.
Ma d'altro
canto forse il lato positivo da pensare nei confronti di questo
abisso è proprio questo: che più grande è il vuoto, maggiore è la
capacità di contenimento; cioè a dire Dio lo può colmare in una
maniera incommensurabile e quindi fare del nostro vuoto in realtà
una pienezza, di gioia e di festa.
2 - Perdono, iper donum
Sotto
questo aspetto forse vale la pena di soffermarci non proprio fare una
grande trattazione, ma almeno a meditare su questo dono incredibile e
fantastico che è il perdono dei peccati.
La
misericordia, dice il testo del titolo del ritiro, si rivela nel
perdono dei peccati, nella volontà di Dio di salvare tutti gli
uomini.
Intanto noi
tutti sappiamo che la parola perdono nasconde dentro di sé già una
spiegazione dell'azione di Dio.
Iper donum
è mettere assieme due parole un greca e una latina: ma voi sapete
che nella cultura latina per molti secoli si parlava greco.
La nostra
stessa liturgia della Chiesa per i primi secoli era in greco.
A noi è
rimasto solo il chirie eleison che sono due parole greche.
Il perdono
è proprio quasi una reminiscenza di questa essenza liturgica dove il
donum è una parola latina e iper è una parola greca per dire il più
grande allora il dono più grande è la remissione dei peccati, forse
non pensiamo mai sufficientemente a ciò che consiste la remissione
dei peccati.
Intanto
nella remissione dei peccati sono necessarie alcune condizioni, che
conosciamo, ma che non ricordiamo, alcune volte proprio per un senso
di colpa, che nasce spontaneamente dentro ciascuno di noi; ed è
normale che sia così, lo voglio ben sottolineare, perché la nostra
psiche è fatta in questo modo.
Quando non
risponde in una maniera adeguata ad uno stimolo buono, ecco che nasce
dentro il meccanismo psichico, non spirituale, solo psichico, ecco
questa reazione che si chiama senso di inadeguatezza e scaturisce il
senso di colpa.
Nel senso
di colpa noi siamo portati sempre a riconsiderare la fallacia e gli
insuccessi, il peccato del passato; dimenticando invece che la
remissione del peccato, che Dio opera, è qualche cosa di
straordinario
È quasi
indescrivibile, certamente per noi molto difficile da intuire, perché
quando Dio rimette il peccato ad un'anima non è come quando si viene
qui con una spugna bagnata e si cancella la lavagna, per cui la
lavagna ritorna pulita.
È proprio
come se la lavagna tornasse nuova.
Noi non lo
possiamo vedere, perché non abbiamo in questo momento degli
strumenti di misurazione di questo genere.
Però
probabilmente, avvicinandosi molto a questa pietra potremmo vedere
che il gesso nel corso degli anni ha lasciato delle tracce sulla
lavagna.
Potremmo
intuire questo significato nel dire: la remissione del peccato non
pulisce la lavagna, la fa tornare nuova.
È come se
su quella lavagna nessuno avesse mai scritto niente.
È come se
il peccato commesso, qualunque esso sia, una volta perdonato dal
Signore, non solo egli lo ha cancellato ma egli lo ha dimenticato.
Non esiste
più, non sussiste, anzi è come se non fosse mai accaduto.
Certo ci
rimane molto difficile da intuire tutto questo, ma ricordiamoci che
la passione di Cristo è stata più che sufficiente per colmare ogni
tipo di peccato di tutta l'umanità messa insieme.
3 - Esperienza della misericordia di Dio
Certamente
c'è un itinerario che ci viene proposto, la misericordia in se
stessa è sicuramente una esperienza di condivisione, nel senso che
Dio effonde il suo amore a favore, nei confronti di chi la voglia
ricevere; per cui, se si tratta di una condivisione, è evidente che
c'è qualcuno che dà e qualcuno che dovrebbe ricevere.
L'esperienza
della misericordia non è una esperienza univoca, cioè con un solo
movimento, Dio dà misericordia, è evidente che Dio è in se stesso
misericordia nel suo essere in relazione con gli uomini non può che
manifestare se stesso, non può che farci fare l'esperienza della
misericordia.
Come
possiamo descrivere questa esperienza della misericordia, se per caso
non l'abbiamo mai provata prima?
Nel tempo
del ritiro, anche se purtroppo vedo che gli orari sono sempre
abbastanza stringati, non pensate che ne valga la pena di soffermarsi
qualche tempo per riflettere e per domandarci seriamente: quando io
ho fatto l'esperienza della misericordia?
Se io
faccio l'esperienza della misericordia me ne ricordo, è fuori di
dubbio che io me ne ricordi, perché l'esperienza della misericordia
è un'esperienza di un bagno nella carità di Cristo, un bagno
nell'amore di Cristo, una immersione nella luce avvolgente e
accogliente dell'intera Trinità.
L'esperienza
della misericordia è una esperienza di non solo contemplazione, ma
proprio, direi quasi una forma mistica di partecipazione a ciò che
Dio è in se stesso, perché fare misericordia, costruire
misericordia significa aprire il nostro cuore alla visita di Dio.
Egli quando
viene, viene con tutto se stesso con tutto ciò che egli è,
misericordia è proprio la condivisione della propria vita con
qualcun altro.
Il
misericordioso è colui che avvolge nella sua magnanimità la persona
che si rivolge a lui.
4 - Amore di predilezione inclusivo di tutti
E un amore
di predilezione, un amore di protezione, l'amore che una mamma ha per
il bimbo che vede lì nella culla; il tipo di accoglienza, di guida,
di speranza, di accompagnamento, che il superiore ha nei confronti
dell'inferiore, ma non esercitando l'autorità, bensì esercitando la
carità; cioè quel trasporto che mi spinge ad usare nei tuoi
confronti tutto il bene possibile immaginabile, per amore tuo; tanto
è l'amore che io sento per te che io per te desidero niente di più,
niente di meno che il meglio.
L'esperienza
della misericordia è un'esperienza in cui Dio è il principale
attore, in cui Dio ha nei confronti di tutti gli uomini un amore
esclusivo di predilezione, anche se noi siamo sei miliardi l'amore
che Dio ha nei nostri confronti è esclusivo, come se noi fossimo
l'unica persona in tutto l'universo.
Voi capite
che per noi è difficile intuire una verità di questo genere, perché
il nostro amore non è inclusivo è sempre esclusivo.
Nella
nostra capacità di amore c'è una forma di gerarchia, amo più te
che lui, e quindi la nostra predilezione si manifesta anche con
atteggiamenti con dedizione, con sottomissione reciproca diversa a
seconda del grado di carità che io riesco usare nei confronti di
tutti.
Ma per Dio
non è così, per Dio l'amore che Egli ha è un amore di totale
partecipazione di sé con te, ma anche con tutte le altre persone.
Il suo
amore di predilezione è inclusivo di tutti, evidentemente il primo
attore di questa meravigliosa di questa vicenda, di questo poema, di
questo canto di amore è Dio e la sua volontà non cambia.
Lo ha
manifestato in tutti i modi fino al massimo della dedizione di sé,
che è la crocifissione.
5 - La crocifissione, misericordia infinita
Nella
esperienza della crocifissione noi contempliamo a quale grado di
donazione Dio sia capace di giungere, non solo nell'annullamento di
se stesso, quasi alla rinuncia della propria dignità: "Cristo
Gesù pur essendo di natura divina.. lo ricordate l'inno dei
Filippesi? ( Fil
2,6 )
Non solo in
una rinuncia visibile della sua altissima dignità, non solo
nell'abbracciare la debolezza della condizione umana, ma nel volere
che nell'abbracciare questa debolezza della condizione umana dopo il
peccato, s'inserisse e nascesse quel germe della vita nuova che rende
tutti gli uomini partecipanti della gloria della Trinità.
Lo so che
il discorso è un pochino difficile soprattutto dopo pranzo, però
dobbiamo pur cercare di avere una piccola riflessione.
Piuttosto
se ci sentiamo stanchi facciamo un breve canto di tanto in tanto, in
modo tale che la nostra mente si possa riossigenare.
Ripartiamo
dalla contemplazione del Crocifisso, perché è lì una delle per noi
più visibili e comprensibili dimostrazioni di questa misericordia
infinita, che Dio ha nei nostri confronti.
Perché, se
misericordia è partecipare tutto di se stessi a favore dell'altro,
ecco vediamo che nella crocifissione noi sappiamo molto bene che Gesù
si è fatto peccato e ha preso su di sé al posto nostro tutta la
nostra empietà.
Potremmo
quasi giungere a dire che egli si è fatto maledizione, affinché non
fossimo più noi maledizione.
Noi
possiamo restare stupefatti nel racconto della storia dei martiri.
Mi viene in
mente il padre Massimiliano Colbe per esempio.
Quando
assistiamo a questo a questo atto di dedizione, che naturalmente
scaturisce dal cuore di Cristo, come emanazione, come partecipazione
alla sua incarnazione, rimaniamo stupefatti da degli atti di eroismo
di questo genere.
Dove il
padre di famiglia e gli altri si sentono sollevati da questo atto di
estrema carità del padre Massimiliano.
Ma che cosa
dire nei confronti di questo Dio che si è fatto uomo, che è sempre
stato frainteso, che è stato calunniato, che è stato ingiustamente
trattato, martirizzato?
E perfino
sull'alto della croce ben pochi si sono vagamente resi conto di
quello che stava succedendo.
Vediamo che
qui l'atto della misericordia raggiunge la sua purezza più alta;
poiché reietto dagli uomini, dice il profeta Isaia nel canto del
servo sofferente di Jahvè, ( Is
42,1-9; Is
49,1-7; Is
50,4-11; Is
52,13-15 ) viene completamente rigettato.
Egli si fa
rifiuto dell'umanità, rigettato dall'umanità in quanto si è fatto
veramente estraneo a tutto ciò che l'umanità, ma si è caricato
anche di tutto ciò che è il peccato dell'umanità e per questo
diventa anche, per assurdo ben inteso, rifiuto nei confronti di Dio.
Egli si fa
maledizione, ma si fa maledizione per amore.
Quindi una
misericordia, che è ben difficile che noi riusciamo ad intuire se
non averne una vaga visione della sua portata inestimabile.
Questa è
l'opera del movimento che Dio ha instaurato nei nostri confronti, a
questa opera naturalmente dovrebbe corrispondere una nostra reazione.
6 - Lo sgretolarsi del senso del peccato
Ma che cosa
possiamo dire carissimi fratelli nei confronti di questo difficile
tema che è quello del peccato.
Intanto
possiamo assistere quasi impotenti al progressivo sgretolarsi di
quello che è il senso del peccato.
La nostra
cultura il nostro tempo è continuamente in azione per sminuire il
senso del peccato; lo manifesta con modi di dire molto comuni:
peccatucci, difetti, oppure vizietti, dei diminutivi che instaurano
nella psiche umana quel tipo di distacco o di non sufficiente
valutazione della realtà del peccato.
Noi ci
veniamo a trovare in un ambito di cultura di questo genere dove la
parola del Signore è molto chiara, ma la nostra capacità di
ascoltare è stata resa quasi insensibile.
Come quando
una persona è stata sottoposta ad un improvviso rumore troppo forte
e per qualche tempo resta quasi stordita, i suoni giungono con molta
fatica alla comprensione.
Uno schok
auditivo che produce poi una parziale o temporanea o totale sordità.
Pare
proprio che nel nostro tempo ci sia questa forma di sordità nei
confronti del senso del peccato.
Ci si
scherza su facilmente, forse si ha paura di tutto: si ha paura della
guerra, si ha paura delle malattie, si ha paura dell'aids, si ha
paura dei problemi economici, si ha paura di tutto, ma non si ha
paura del peccato.
Bisogna che
intanto ci sia dentro di noi una capacità dottrinale di riconoscere
che cos'è il peccato.
A questo
proposito ci sarebbe una riflessione da compiere a riguardo proprio
del cristianesimo, quindi una cosa che ci tocca molto da vicino.
Qualche
tempo fa il cardinale Biffi, e voi sapete che il cardinale Biffi,
arcivescovo di Bologna, è una persona che parla senza mezzi termini,
è una persona molto saggia e credo che nel suo modo di fare faccia
apposta ad essere così provocatorio, per stappare molte orecchie che
si sono anestetizzate.
7 - Che cos'è il cristianesimo?
Lui faceva
questa domanda che cos'è il cristianesimo?
Generalmente
le persone erano un po' perplesse non sapevano che cosa rispondere.
Alcuni
dicevano il cristianesimo è una religione, e il cardinale
giustamente: no, il cristianesimo non è una religione.
Qualcun
altro disse: il cristianesimo è una fede.
Sembra che
sia già una risposta più centrata; ma anche in questo caso il
cardinale disse: veramente il cristianesimo non è neanche una fede.
A questo
punto la maggioranza delle persone non sapeva più cosa pensare.
8 - Che cosa sarà mai il cristianesimo?
Ebbene
dobbiamo avere la forza e il coraggio di ripetere a noi stessi, ma
anche a quante più persone conosciamo che siano realmente
intenzionate a fare un cammino spirituale serio, che il cristianesimo
è una persona.
Il
cristianesimo è Gesù stesso, e forse sebbene probabilmente questa
nozione l'abbiamo dentro di noi, essa si è fermata qui e non è
arrivata al cuore.
È al
cervello ma non è ancora arrivata al cuore; forse è il viaggio più
lungo che deve percorrere.
9 - Accogliere il Corpo di Cristo
Perché se
il cristianesimo è Gesù secondo la teologia di Paolo che è la
teologia della chiesa.
Chiesa come
popolo di Dio, come corpo di Cristo, in cui Cristo è il capo e noi
siamo le membra.
Forse noi
non abbiamo ancora valutato o sottolineato abbastanza la realtà che
ci compone, cioè di che cosa noi, realmente noi, facciamo parte.
Ci rendiamo
conto che essere chiesa significa che noi siamo Gesù Cristo?
Forse su
questo aspetto vale proprio la pena di soffermarsi perché la
misericordia che il Signore vuole far trascorre nel nostro cuore non
è qualche cosa di diverso da noi stessi.
Ossia
dentro di noi effettivamente circola il sangue divino, perché noi
realmente siamo il corpo di Cristo.
Fra poco
quando sarà ora celebreremo la divina eucaristia e quando
distribuirò le ostie consacrate ciascuno verrà e io dirò: il corpo
di Cristo.
E quando
noi assumiamo il corpo di Cristo che cosa assumiamo?
Il corpo,
il sangue l'anima e la divinità di Gesù Cristo giusto?
Siete tutti
d'accordo su questo punto? Ma non ho appena finito di dire che la
chiesa è Gesù Cristo?
Vuol dire
che assieme al corpo, al sangue all'anima e alla divinità di nostro
Signore Gesù Cristo c'è anche Maria SS. Ci sono gli apostoli i
martiri i santi.
Ci sono
tutte le persone buone che sono già nella chiesa trionfante, ci sono
tutte le persone buone che sono le anime sante del purgatorio, che
quindi sono già nel mistero di Dio.
Non abbiamo
mai pensato che accogliere il corpo di Cristo significa accogliere
l'intera chiesa.
Il corpo di
Cristo è Gesù nella sua chiesa l'intera chiesa.
Quando io
assumo il corpo di Cristo, non dice il sacerdote: il corpo di Gesù
il Cristo ma dice: il corpo di Cristo, che quindi è l'intera chiesa.
Io,
assumendo l'eucaristia sono in comunione con il Padre, per mezzo di
Gesù nello Spirito Santo, con Maria SS., gli apostoli, i santi, i
martiri e tutte le anime dei giusti, che sono già nella gloria dei
cieli.
Tutte le
anime dei giusti, che sono nello stato di purificazione e l'intera
famiglia umana, che è nella comunione di Cristo.
Questo
significa che questa misericordia circola dentro di me non solo con
le mie generazioni passate ma anche con tutti quelli che sono vivi
introno a me.
10 - Chi mangia e beve indegnamente …
Ora
l'apostolo Paolo nei suoi insegnamenti ci dice anche questo "chi
mangia e beve indegnamente del corpo di Cristo, mangia e beve la
propria condanna.
Cosa
significa mangiare e bere indegnamente del Corpo di Cristo?
Significa
tante cose, ma per chi come noi sta facendo un cammino molto serio su
quello che è la spiritualità cristiana, significa anche non
riconoscere il corpo di Cristo, non riconoscere che è corpo di
Cristo.
Facciamo
questo esempio: chi di noi sano di mente ad un certo momento prende
un martello e comincia a darsi le martellate sulle dita? Nessuno,
perché la propria mano è te stesso.
Se la mano
potesse parlare e tu le dicessi e tu chi sei?
La mano
direbbe io sono Mauro e così ognuno di voi direbbe questa stessa
cosa, così pure nel corpo di Cristo ogni membro del corpo di Cristo
è Gesù Cristo.
Se io e te
ad un certo momento non siamo in accordo e incominciamo a discutere e
magari a dividerci e a litigare, tra me e te si è creata una
frattura, c'è un taglio nel corpo di Cristo, c'è una divisione, c'è
un flagello, c'è una ferita, c'è quello che vuoi tra me e te c'è
quella famosa frustata che Gesù si è ricevuto quando fu legato alla
colonna; questa divisione c'è.
E se
continua ad esserci questa divisione, io posso andare all'altare del
Signore e ricevere il corpo di Cristo?
E io dico
amen.
Cosa vuol
dire amen? E così, è la verità, non ci piove; così sia è un po'
troppo dolce è un po' addolcito.
Amen è
proprio una affermazione forte per dire: non si discute è proprio
così! Più vero di così non c'è niente quindi dire amen significa
dire più vero di così non c'è niente.
Posso
andare davanti al sacerdote che mi dà l'ostia consacrata, che mi
dice: il corpo di Cristo e io dico sì, si è proprio così.
Ma io posso
mangiare il corpo di Cristo, quando c'è una divisione nel corpo di
Cristo?
Il vangelo
dice: quando tu ti presenti per portare all'altare la tua offerta e
ti ricordi che qualcuno ce l'ha con te, non che tu ce l'hai con
qualcuno, lascia perdere la tua offerta, non andare, vai prima a
riconciliarti con quello che ce l'ha con te, poi dopo vieni e assumi
l'unità del corpo di Cristo.
11 - Il peccato non solo individuale
Questo per
farci intuire come il peccato in realtà, non è semplicemente un
peccato individuale, il peccato è fare ammalare una parte del corpo
di Cristo.
Se nel
nostro corpo alcune cellule cominciano ad impazzire e si ammalano, si
dice che viene un cancro, fanno di testa loro, l'unico modo per
liberarsi della malattia e liberarsi di quelle cellule ammalate.
Nel corpo
di Cristo la kemioterapia non esiste, esiste la trasfusione del
sangue divino che si chiama eucaristia, ma certamente in questa
trasfusione del sangue divino deve partecipare anche l'ammalato,
simboleggiato dalle parole di Gesù.
Quando già
nell'ultima cena, ma poi ripreso in Gv
3,20 dell'Apocalisse ( Ap
3,20 ), l'accoglienza della persona umana, che invita Dio a far
parte della propria vita quando Dio bussa alla porta e noi gli
apriamo la porta; perché Dio non suona il campanello?
I
campanelli esistevano anche ai tempi di Gesù, non credete mica.
Perché
Gesù usa questa espressione: busso alla porta?
Non dice
che dà i calci alla porta, non dice che dà i pugni alla porta, ma
Gesù bussa alla porta.
Allo stesso
modo in cui Elia si era messo ad aspettare l'arrivo di Dio ( 1
Re 19,9-18 ) e lo riconobbe non nel terremoto o in tutti gli
altri eventi, lo riconobbe al passaggio della brezza leggera, perché
il passaggio di Dio è un passaggio che rispetta la nostra libertà.
Egli bussa
alla porta e poi aspetta per non costringerci ad aprirgli, ma perché
il nostro aprire alla sua presenza sia davvero una nostra scelta
libera e voluta.
Capite che
questa misericordia scaturisce dentro di noi nella misura in cui noi
siamo disposti al cambiamento della nostra mentalità perché il
secondo passo è proprio il pentirsi del peccato.
Se voi
ricordate per esempio negli Atti degli apostoli ( At
2,37s ), dove si narra della Pentecoste.
Subito
dopo, si dice che Pietro spalancò le finestre e fece questo discorso
breve, però il cuore di tremila persone sentì trafiggersi,sentì
uno stato che noi oggi definiremmo di compunzione.
Si
sentirono attraversare l'anima da un senso di verità, di sgomento,
di contemplazione. e da un momento di presa di coscienza di sé
stessi.
E Pietro
continuò nel suo discorso, che dobbiamo fare fratelli? Dunque
ciascuno di voi si penta dei propri peccati, poi si faccia
battezzare.
Il primo
passo è sicuramente quello ..
Si trovò
di fronte al Sinedrio e fece un discorso presso che simile, non ebbe
il medesimo risultato.
Mentre
quella volta tremila persone si convertirono, perché si sentirono
trafiggere il cuore, di fronte al Sinedrio ci fu un altro tipo di
reazione: ci fu il risentimento.
12 - La metanoia
Molto
dipende dal nostra capacità di accogliere la verità su noi stessi.
Il peccato
contro lo Spirito Santo è proprio questo: la non accettazione di ciò
che Dio ti offre , della verità che Dio ti offre.
Per avere
un autentico pentimento bisogna essere in grado di accettare la
verità su noi stessi, bisogna essere in grado di mettersi in
discussione.
Se non
siamo capaci di metterci in discussione, sicuramente dentro di noi
non si opererà il cambiamento della mentalità perché ci sia la
conversione bisogna che ci sia la possibilità che noi siamo disposti
a cambiare mentalità.
Come si
dice con una parola difficile, l'ho già detta tante volte, metanoia,
cambiamento completo del nostro modo di pensare.
Ma come?
Non un cambiamento completo del nostro modo di pensare, con un altro
nostro modo di pensare.
Bisogna che
ci sia un cambiamento da un nostro modo di pensare al modo di pensare
di Dio; bisogna essere talmente distaccati da noi stessi da essere
capaci di prendere le distanze da noi stessi e di guardare noi stessi
non come ci vediamo noi ma come Dio ci considera.
Voi capite
che questa è un'opera veramente di Dio, non la possiamo compiere in
maniera affrettata e superficiale, perché dobbiamo avere anche il
tempo affinché questa riflessione possa prendere spazio dentro di
noi, noi siamo fatti così.
Per
un'autentica conversione, che produca una remissione dei peccati,
bisogna che entriamo in una comunione profonda con Dio, perché è
Dio con la sua luce che ci viene a rivelare la verità di noi stessi
bisogna entrare nel giudizio di Dio, proprio come è scritto nel Sal
51,6 quando il re Davide, riconoscendo il proprio peccato dice
così: sei giusto Signore quando parli, retto nel tuo giudizio.
Quando noi
dobbiamo esaminare noi stessi non siamo né giusti nell'esaminarci né
retti nel nostro giudizio.
È
necessario dunque che il pentimento sia un'azione che Dio opera
dentro di noi.
Il
pentimento è un'azione dello Spirito Santo, è qualche cosa che lo
Spirito Santo viene a suscitare dentro di noi come forza che ci
cambia
In Gv
16,7 Gesù ce lo aveva rivelato.
È lo
Spirito Santo che vi convincerà di peccato.
In quel
momento succede un prodigio.
Quando tu
riconosci la tua colpa e il tuo peccato ti sta sempre dinanzi, allora
accade che Dio prende le tue difese.
Se tu
cominci ad accusare te stesso, invece Dio viene accanto a te e ti
giustifica, non ti scusa.
Dio non ti
scusa, ma ti giustifica, cioè ti rende giusto ossia: dice figlio
mio, finalmente hai accettato di vedere che dentro di te c'è una
caverna, figlio mio tu mi hai aperto questa caverna.
Meno male
che tu mi hai aperto questa caverna, così io la potrò riempire di
tutto il mio amore, questo si chiama misericordia.
13 - Prendere una decisione, rompere con il peccato
Il terzo
punto è quello impegnativo di rompere con il peccato.
Qualche
accenno al pentimento; ricordarsi che il pentimento è un'azione, che
lo Spirito Santo viene ad operare dentro di noi quindi è necessario
che noi ci mettiamo in una situazione di lasciare lo Spirito Santo
libero di agire dentro di noi.
Dargli il
tempo, mettersi nella verità, fare un po' di silenzio mettersi
davanti al tabernacolo.
Invocare la
luce di Gesù, invocare l'azione dello Spirito Santo, perché venga a
dirci la verità.
Perché non
è detto che nella nostra vita ci siano chissà quali peccati
sconvolgenti: a volte ci sono semplicemente degli aloni, che però
continuano a depositarsi, perché c'è una grande differenza tra i
peccati e il peccato.
Nella
nostra capacità di riconoscere il peccato bisogna che andiamo
veramente al centro, cioè alla scaturigine di tutto il resto.
In molte
piante c'è una radice principale, che è quella più profonda,
quella che va più in basso; ad essa sono collegate altre piccole
radichette, che servono più che altro per raccogliere l'umidità,
che viene poi sintetizzata dalla radice centrale per sciogliere i
sali minerali e dunque nutrire il resto della pianta.
Può
capitare questo che nella nostra vita ci siamo dati un gran da fare
per cercare di eliminare i peccati, però di tanto in tanto c'è
questa forma di polvere, di sabbia di nebbia che non ci rende
veramente brillanti o liberi come dovremmo essere.
È come se
qualcuno di noi potrà averlo visto in qualche occasione; è come
quando noi vediamo un ulivo in campagna, e vediamo questo tronco
possente molto contorto che magari è quasi del tutto rinsecchito.
Però sulla
cima di questo albero vediamo svettare alcune foglie fresche, verdi.
Come è
capitato che in questo albero ormai del tutto morto continuano ad
esserci delle foglie verdi?
È capitato
che sicuramente da qualche parte nelle fibre c'è ancora una vena in
cui circola la linfa vitale che continua a far vivere questo ulivo.
Può anche
succedere che nella nostra vita, sebbene che ci siamo sforzati di
eliminare da noi tutto ciò che al Signore non piace, e dunque non
piace neanche a noi, continui a manifestarsi dentro di noi qualche
cosa che ci umilia , qualche cosa che ci da fastidio, qualche cosa
che ci opprime.
Come fare
per riconoscerlo?
Nel fare
per esempio l'elenco o il discernimento su quelli che sono tutti i
nostri peccati dobbiamo prima di tutto diventare coscienti, o meglio
accorgersi che ci deve essere un peccato diverso da tutti gli altri,
nel senso che nei confronti di quel peccato io faccio una estrema
fatica, e forse non ci sono ancora riuscito a dire basta.
Potrei
rinunciare a tutte le altre cose che magari reputo delle sciocchezze
o delle stupidaggini o delle effettive debolezze.
Però per
quella cosa lì c'è una dipendenza che è meno involontaria, posso
rinunciare a tutto ma a questo mai!
Non è
detto che non voglio, magari a parole dico che non voglio questa
situazione, però dentro di me c'è una forma di assenso più o meno
inconscio.
14 - Esempi: sant'Agostino, Sir Kirkegard
Narra S.
Agostino nel suo libro delle Confessioni, narra con estrema
semplicità proprio questo fatto: che lui per esempio, aveva lottato
per molto tempo contro gli assalti della sensualità.
Diceva
sempre: Signore liberami, dammi la perfetta continenza, ed ad un
tratto si rese conto che nel suo inconscio, sebbene la sua parte
conscia dicesse: Signore liberami, nel suo cuore diceva: ma non
subito.
E quando
lui si accorse di tutto questo decise.
Come
sarebbe, non subito? perché non deve essere adesso l'ultimo momento,
in cui io sono schiavo di questo o qualunque altra cosa?
E da quel
momento egli fu totalmente libero.
Il noto
filosofo Sir Kirkegard, un grande pensatore cristiano, ci ha lasciato
nei suoi scritti dei bellissimi motivi di riflessione.
Voglio
proprio leggervi lo scritto che viene riportato qui.
A uno la
parola di Dio ha rivelato che il suo peccato è la passione del
gioco.
È questo
ciò che Dio gli chiede di sacrificargli, però l'esempio potrebbe
essere esteso anche ad altre abitudini peccaminose come la droga, il
bere, il rancore, il dire bugie, un'ipocrisia, una abitudine impura …
Quell'uomo
dunque è convinto di peccato e decide di smettere e dice, sentite il
discorso e poi capite il nostro nemico come è furbo: "faccio
voto solenne e sacro di non giocare mai più, mai più questa sera
sarà l'ultima volta"
Continua
Kirkegard, non ha risolto nulla.
Egli
continuerà a giocare come il resto della propria vita, come prima.
Egli
infatti deve dire a se stesso: d'accordo tutto il resto della mia
vita e tutti i giorni io potrò ancora giocare, ma questa sera no.
Se egli
mantiene il suo proposito e quella sera non gioca è salvo, non
giocherà probabilmente mai più per il resto della sua vita.
La prima
risoluzione è un brutto scherzo che la passione gioca al peccatore,
la seconda è , al contrario, un brutto scherzo che il peccatore
gioca alla passione.
( Sir
Kirkegard per l'esame di se stesso: lettera di s. Gc
1,22 )
Voi capite
che è proprio così, se noi non prendiamo il coraggio di dire basta,
ma non alla singola serie di tutte le cose nebulizzate, che possono
infiacchire la nostra immagine, ma proprio a quell'unica cosa nei
confronti della quale noi facciamo una estrema fatica a dire basta!
Se noi
diciamo, per tutto oggi: io romperò definitivamente con quel
peccato, allora probabilmente per tutto il resto della tua vita tu
sarai completamente libero.
Ma se tu
dici da domani smetterò tutto questo, è sicuro che non inizierai
mai.
Rompere con
il peccato significa prendere una decisone.
Ma qualcuno
potrebbe dirmi, è troppo semplice.
Sembra che
rompere con il peccato sia semplicemente una disposizione della
volontà; quando proprio la volontà è ammalata, perché se la
nostra volontà non fosse ammalata noi peccheremmo?
Se la
nostra volontà fosse sana noi non peccheremmo, perché noi diremmo
basta, ho deciso.
Cos'è
tutta questa storia? non lo faccio più.
Ma
attenzione, il Signore non pretende da noi che siamo impeccabili ma
pretende da noi che siamo pentiti.
Perché se
noi siamo pii e cioè non empi, siamo tra coloro che corrono verso le
braccia del Padre per accogliere da Lui la Sua misericordia.
E il Padre
tutte le volte ricostruirà da capo la nostra esistenza, come se
nulla fosse accaduto.
Ma se noi
siamo tra quelli che invece non si sentono in grado e non vogliono
dire questo basta definitivo, sono quelli che sentono che Dio bussa
alla porta e dicono: sì, sì dopo ti vengo ad aprire.
Da un
giorno all'altro passano i mesi e poi gli anni…
Che cosa
fare concretamente: primo passo cerca di individuare qual è quel
punto della tua vita spirituale, che ti dà più fastidio rinunciare
15 - L'empietà
Secondo
aspetto: ricordati dell'empietà.
Sarebbe
molto bello che noi capissimo veramente il senso del sacramento della
riconciliazione.
In questo
sacramento è come se, ad un certo momento, il penitente, quello che
ha capito veramente che cosa vuol dire confessarsi e ricevere la
remissione dei peccati, andasse dal ministro di Dio e gli dicesse
questo: padre perdonami perché ho peccato.
Dimmi
fratello quali sono i tuoi peccati di cui vuoi chiedere perdono al
Signore.
E il
penitente dicesse ho peccato di empietà, perché fino adesso non ho
vissuto per Dio ma ho vissuto per me stesso.
Attenzione
bene. Alla fine della nostra vita noi non saremo giudicati sulle
opere ma sull'amore.
Questo non
vuol dire che noi ci mettiamo su di un sofà ad aspettare la fine
della nostra vita.
Ma come ho
richiamato in tante altre occasioni, le opere che noi compiamo sono
una normale conseguenza della nostra vita.
Però noi
dobbiamo avere un'igiene spirituale e umana di noi stessi; cioè a
dire se io ho da dimostrare qualche cosa a qualcuno, allora anche le
mie opere sono un'arma, che io uso per dimostrare agli altri che io
valgo.
Questo
equivale a dire che io vivo nell'empietà, perché non faccio le cose
per amore di Dio, ma le faccio perché io ho ragione.
Cosa dire
poi a proposito della ragione e del torto, e questo sarebbe il quarto
punto.
Sto
cercando di sintetizzare perché voi capite, su ciascuna di queste
cose probabilmente ci sarebbe anche da rifletterci, da pregarci su,
da lasciarsi riempire davvero da questo senso di stupore di grandezza
da parte di Dio.
16 - La sofferenza
Cosa dire a
proposito della sofferenza? come dice Giovanni Paolo II nella
"Salvifici dolores" è proprio questo: la sofferenza umana
è forse un canale che più rapidamente e più direttamente ci unisce
alla passione di Cristo.
Che cosa si
intende dire con questo? che la sofferenza è qualche cosa che
sicuramente ci assomiglia di più, ci fa assomigliare molto di più a
Gesù Cristo, nella sua passione e morte e risurrezione? Sì!
Ma le
sofferenze non debbono essere ricercate.
Noi non
siamo ad un grado di misticità come quella di Teresa d'Avila che
faceva suo motto "patire o morire" ricordate?
O come
altri mistici che dicono di passare dalla sofferenza, al piacere
della sofferenza.
Non siamo
ancora arrivati a quel grado di santità che ci spinge a ricercare la
sofferenza come un momento oblativo di donazione di noi stessi.
Però
almeno di essere in grado di non sciupare la sofferenza che già fa
parte della nostra vita.
Nella
sofferenza, c'è la sofferenza fisica e ci sono anche altri tipi di
sofferenza.
Una parte
non piccola da considerare è, per esempio, la sofferenza
dell'ingiustizia.
Una
sofferenza ingiusta è qualche cosa che in qualche modo ci dà la
possibilità di partecipare, in un modo più diretto, a quella che è
la passione morte e risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo.
La capacità
di accettare anche una critica, una sofferenza ingiusta, una
emarginazione mi danno la possibilità di veramente crescere nella
remissione dei peccati nel pentimento.
Unica
condizione imprescindibile che nessuno lo sappia.
Per non
sciupare una sofferenza ingiusta bisogna anche essere in grado di non
aprire quella boccetta, in cui è conservato questo flebile profumo
di Cristo così prezioso che è meglio che nessuno apra, perché tu
lo possa conservare fino al giorno del tuo ingresso nel regno
Perché
questo profumo non sia contaminato da un sottile profumo di
vanagloria.
Cioè
quando magari lamentandoti, anche giustamente delle tue sofferenze
subite in modo ingiusto, ecco che nel profumo di Cristo si viene a
mischiare anche l'odore della tua vanità, allora rischi veramente di
vanificare questo prezioso dono che fa già parte della tua
esistenza.
17 - Combattere il peccato con la lode
L'altro
aspetto consiste nelle condizioni di lode.
Bisogna
imparare a combattere il peccato, non con dei mezzi piccoli , con dei
mezzi negativi ma con dei mezzi positivi.
I mezzi
negativi possono essere simboleggiati semplicemente dalla ascesi.
Ben inteso
non ho detto che i mezzi ascetici non debbono essere sfruttati, ho
detto che nel nostro cammino, nella lotta contro il peccato noi non
ci possiamo limitare all'aspetto negativo cioè al combattimento, a
costruire delle mura di difesa.
Invece noi
per combattere il peccato, poiché il peccato è un esercito
agguerrito che sta già facendo la carica di attacco contro di noi,
noi dobbiamo usare delle armi pienamente offensive, pienamente
efficaci e queste armi sono Dio stesso nella sua lode.
Il
combattimento contro il peccato, il combattimento contro l'assalto
del peccato è proprio questo: andare contro il peccato con la
potenza della lode.
Ci sono
molte ragioni non abbiamo il tempo per esaminarle tutte.
Voglio
semplicemente lasciarvi questa idea: quando tu pecchi stai pensando a
te stesso, ad un bene particolare, che assume la preponderanza su
tutto, in quel momento tu dici: questo è bene per me e lo faccio e
non mi interessa niente.
Quando tu
lodi non sei più tu al centro dei tuoi pensieri, ma lo è Dio, lui
diventa il centro gravitazionale di tutto il tuo agire e di tutto il
tuo pensiero e di tutta la tua spiritualità ed è proprio questo
uscire da noi stessi per abbracciare Dio, che è l'arma vittoriosa
contro l'assalto del nemico, che viene per costruire dentro di noi
una sua lugubre fortezza.
Da tutto
questo si evince che dopo tutto questo lavoro non possiamo vanificare
il resto continuando un atteggiamento di vita che sia come quello di
prima.
18 - Perdono ricevuto e dato
È
necessario che al perdono richiesto e ricevuto corrisponda il perdono
dato come ho fatto l'esempio prima.
Se noi due
litighiamo dividiamo il corpo di Cristo, ma se noi non ci
riconciliamo il corpo di Cristo resta rotto, resta flagellato, la
ferita continua ad uscire.
È
necessario che nel perdono ricevuto da Dio non è esente il concetto
di perdono dato al mio prossimo.
Pietro nel
vangelo dice a Gesù: quante volte dovrò perdonare a mio fratello
che pecca contro di me, fino a sette volte? E Gesù dice non ti dico
fino sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Ora
cerchiamo di fare una piccola intuizione.
Sulla
scrittura è scritto che il giusto pecca sette volte al giorno e
Pietro dice: Signore io devo perdonare il giusto che pecca contro di
me?
E invece
Dio dice tu non solo devi perdonare il giusto, ma tu devi perdonare
l'iniquo che pecca contro di te, perché dire settanta volte sette
non vuol dire 490 peccati, vuol dire che chi sta peccando contro di
te veramente è una persona iniqua, che probabilmente non vorrà
cambiare vita.
Il perdono
da dare al nostro prossimo è un perdono che non dipende dal
cambiamento dell'altro; è un perdono che parte dal mio cuore è una
spremuta di cuore, è genuino è autentico, proviene dall'amore di
Dio ed è molto meglio se diventa reciproco.
Il
consacrato è veramente tale, come Gesù, se perdona sempre, perdona
tutti e se, dopo il perdono dato e ricevuto, ristabilisce il rapporto
d'amore e di collaborazione infranti dal peccato.
Il perdono
è qualche cosa di fenomenale, non c'è una potenza più grande al
mondo come quella del perdono.
È bello
che nella giornata in cui si rinnovano le vostre consacrazioni ci sia
anche il momento dedicato al perdono, dico bene?
Iniziamo
questa quaresima e questa meditazione ci possa essere utile.
Ed è bello
che questa pratica del perdono sia conservata, sia approfondita e sia
meditata con una maggiore consapevolezza, perché il perdono ricevuto
da Dio ti vincola.
Perché tu
sei il corpo di Cristo, tu non puoi ricevere il perdono di Dio e
mantenere la divisione con lo stesso corpo di Dio.
19 - Stupore per quanto è grande l'amore di Dio
Il perdono
dato e ricevuto deve assolutamente scaturire in una semplicità di
rapporti, in una donazione completa e totale fino anche
all'accettazione dell'incomprensione.
Come ho
detto prima della sofferenza ingiustamente subita perché è Cristo,
perché tu sei Cristo tu sei il corpo di Cristo, ma ti rendi conto
che tu sei Gesù Cristo?
Gesù
Cristo non ha mantenuto distanze, non ha mantenuto giudizi, non ha
mantenuto opposizioni Gesù ha detto: per te Padre qualunque cosa.
Perdonali
non sanno quello che fanno, li accolgo così come sono.
Tutto
questo è semplicemente un cogliere di tanto in tanto una spiga che
s'innalza dall'immenso campo della misericordia di Dio.
Chiediamo
al Signore che in questo tempo di meditazione e di riflessione egli
possa parlare nel nostro cuore e suggerire veramente un itinerario di
stupore di quanto grande è l'amore suo nei nostri confronti, da
elargirci con una tale generosità tutto il suo amore.
Sia lodato
Gesù Cristo.
Dal
sito http://www.unionecatechisti.it/
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